Bandiera rossa news, n. 90, 12 settembre 2002
I candidati piu' quotati al premio Oscar per la bugia sono ovviamente
il presidente George W. Bush e i suoi piu' stretti collaboratori. In questi
giorni, mentre intensificavano i bombardamenti sul territorio dell'Iraq,
alla faccia di tutte le convenzioni internazionali, hanno ripetuto di "avere
le prove" dei legami di Saddam Hussein e Bin Laden, e inoltre di avere
la
certezza che entro sei mesi l'Iraq sarebbe in grado di avere armi atomiche.
Le prove, naturalmente, "non possono essere rese pubbliche per ragioni
di sicurezza". Ma i governi alleati o clienti, a cui ovviamente potevano
essere benissimo fornite, sostengono che non ci sono. Anche quasi tutti
i consiglieri del padre di Bush hanno espresso forti dubbi (e certo, se
hanno
affiancato quello che era il presidente degli Stati Uniti al momento
delle guerra del Golfo del 1991, non dovrebbero essere stati oggi tenuti
all'oscuro per "motivi di sicurezza").
Le "prove" sui preparativi iracheni di dotarsi di armi atomiche sono
assolutamente risibili: i satelliti spia avrebbero rilevato attivita' edilizie
in zone dove in precedenza c'erano impianti militari smantellati.
Ma tutti sanno bene che gli impianti nucleari (pacifici) iracheni,
distrutti con un azione di pirateria aerea israeliana, erano stati allestiti
da tecnici francesi, e avevano bisogno di una costante assistenza esterna.
Anche se Saddam Hussein volesse predisporre le strutture edilizie per
accoglierli, la messa in opera di questi impianti dipenderebbe da fornitori
occidentali da cui sarebbe semplice ottenere informazioni. Ammesso che
qualche impresa statale francese o russa o tedesca avesse stabilito accordi
per fornire questi impianti (cosa inverosimile in questo contesto)
intervenire per bloccare tutto sarebbe facilissimo, senza infliggere
nuove sofferenze allo sventurato popolo iracheno.
Nel 1990-1991, molti imbecilli ripetevano che Saddam era il nuovo Hitler
e l'Iraq la nuova Germania con il quarto esercito mondiale. Era una balla
grottesca, data l'arretratezza di partenza del paese, interamente dipendente
dalle forniture militari di paesi piu' sviluppati, tra cui gli stessi Stati
Uniti, la Germania e anche l'Italia. Per giunta, era dipendente dagli Stati
Uniti anche sul piano alimentare, sicche' i mezzi per una pressione
non mancavano. Ma quello che serviva non era "fermare Saddam Hussein",
bensi' dare una dimostrazione al mondo di cosa poteva aspettarsi chi veniva
prescelto come bersaglio dall'imperialismo.
L'unico dei collaboratori dell'ex presidente Bush e di Reagan che oggi
si e' schierato con gli interventisti, Caspar Weinberger, in un'intervista
apparsa sul "Corriere della Sera" del 7 settembre 2002, alla domanda: "Esistono
prove sufficienti dei legami tra Iraq, Osama e Al Quaeda?", ha risposto
testualmente: "Certo. Basti pensare al tipo di uomo che e' Saddam, al
brutale attacco che perpetro' contro il vicino Kuweit, all'uso del
gas per sopprimere la sua stessa popolazione, a tutte le promesse che aveva
fatto all'ONU per le ispezioni e che non ha mai mantenuto. Siamo in possesso
di
tutte le prove che ci occorrono." Le vere colpe di Saddam e quelle
attribuetegli dagli ex complici Incredibile: nessuna di queste "prove"
ha qualcosa a che fare con gli ipotetici legami di Saddam col presunto
centro del terrorismo mondiale (e che questo sia rappresentato da Bin Laden,
e' stato messo fortemente in dubbio da persone che se ne intendono, come
i presidenti di due paesi alleati degli Stati Uniti, Egitto e Pakistan!).
Partiamo a ritroso dall'ultimo argomento per smontarli a uno a uno:
Saddam Hussein in realta' ha accettato per anni gli osservatori delle Nazioni
Unite, fino a quando furono sostituiti da noti agenti della CIA. Lo hanno
confermato con le loro dimissioni i principali rappresentanti dell'ONU
a Baghdad come lo svedese Rolf Ekeus, l'assistente di Kofi Annan Denis
Halliday, il suo successore Hans von Sponeck, e lo stesso Scott Ritter,
capo degli ispettori per il disarmo, che dimettendosi ha ammesso che una
parte dei suoi uomini lavoravano apertamente ed esclusivamente per i servizi
segreti statunitensi, in aperto spregio di quanto prescritto dai regolamenti
dell'ONU.
L ultimo capo degli ispettori, Richard Butler, e' stato denunciato
dal suo stesso predecessore: quando lascio' Baghdad nel dicembre 1998,
presento' il suo rapporto non all'ONU, come avrebbe dovuto fare, ma direttamente
agli Stati Uniti, per consentire l'inizio di una nuova serie di bombardamenti
prima che Kofi Annan potesse recarsi nel paese.
Quanto alla "prova" rappresentata per Weinberger dal "tipo di uomo
che e' Saddam", varrebbe anche per decine di fedeli alleati di Washington
nel Medio Oriente, in Africa, in America Latina, di cui molti hanno al
loro attivo aggressioni a paesi vicini, e tutti sono esperti in uso di
gas e altre armi letali contro la loro stessa popolazione.
Parlare dell'aggressione al Kuweit e' poi incredibile da parte di un
esponente degli Stati Uniti: Saddam forni' infatti la prova (un video)
dell'incontro in cui all'inizio dell'agosto 1990 l'ambasciatrice degli
Stati Uniti, April Glaspie, gli assicurava che il suo paese non era interessato
alle rivendicazioni irachene sul Kuweit (che era in origine un pezzo della
provincia irachena di Bassora trasformato dalla Gran Bretagna in uno staterello
vassallo ed era stato rivendicato piu' volte anche dai governi iracheni
precedenti al regime di Saddam). E come poteva dubitare di quelle rassicurazioni
Saddam, che dagli Stati Uniti e dai suoi fantocci nel Golfo (Arabia Saudita,
Emirati, e lo stesso Kuweit) era stato incoraggiato, finanziato e armato
contro l'Iran degli
ayatollah, di cui nel 1980 si temeva la capacita' di proselitismo?
Saddam e Bin Laden
Indicare come "complice di Saddam" il fantomatico Bin Laden (sempre
che esista ancora) e' due volte grottesco, sia perche' costui e' stato
a lungo alleato degli Stati Uniti contro l'URSS e socio in affari della
famiglia Bush, sia perche' il suo integralismo non ha nessun punto di contatto
col laicismo del Baath iracheno.
Gli stessi argomenti di Weinberger sono stati usati (sul "Corriere
della sera" dell'8/9/2002) dalla Consigliera per la Sicurezza nazionale
Condoleezza Rice, che allude ancor piu' spudoratamente non solo all'invasione
del Kuweit, ma anche alla guerra con l'Iran (Saddam "ha attaccato due volte
i suoi vicini"). Per giunta, secondo la Rice, Saddam avrebbe "pagato 25.000
dollari ai kamikaze palestinesi" (chi glielo ha detto? Qualche cinico giornalista
convinto che solo per denaro qualcuno puo' dare
la vita per una causa? O l'inventore delle "prove" basate sul video
con l'esecuzione di un cagnolino in un laboratorio di chissa' quale parte
del mondo?). Saddam poi secondo la Rice avrebbe "cercato di assassinare
un ex Presidente degli Stati Uniti". Quale? E che "prove" ci sarebbero?
Mentre lei stessa, come Bush o Weinberger, parla apertamente di uccidere
Saddam!
E quanti attentati contro Castro sono stati ammessi dalla stessa stampa
statunitense?
La Rice dice tranquillamente poi che "l'assenza di risoluzioni dell'ONU
non e' il cuore del problema. Su questo punto ci si permetta di essere
realistici". Ed aggiunge che, visto che Saddam avrebbe ignorato moltissime
risoluzioni dell'ONU (ma abbiamo visto che cio' e' falso!), "vedremo se
e' il caso di tornare all'ONU"!
Un altro candidato al Premio Oscar per la menzogna e l'ipocrisia, e'
Tony Blair, che ha il coraggio di chiamare "ispezioni coercitive" un piano
che prevede "l'invio di 20-50 mila soldati alleati ai confini iracheni
con l' incarico di aprire la strada e di proteggere gli ispettori internazionali"!
E intanto, nonostante l'opposizione di molti ministri, ha gia' inviato
i suoi bombardieri a fianco di quelli USA a scaricare armi micidiali sul
territorio iracheno (ma il Pentagono precisa che "i suoi top guns erano
stati aggrediti e si sono difesi"). Gli Stati Uniti infatti sostengono
che quando i loro piloti "hanno la sensazione" di essere inquadrati dai
radar, devono reagire alla inequivocabile "aggressione irachena".
Il piu' ipocrita di tutti: Shimon Peres
Ma forse il massimo "alloro" per l'ipocrisia va assegnato al "Premio
Nobel per la pace" Shimon Peres. Al meeting di Cernobbio del 6 settembre
Peres ha dichiarato testualmente che "le colpe di Saddam Hussein sono moltissime:
la guerra con l'Iran, costata 7 milioni di morti e l'invasione del Kuwait,
che provoco' un altro conflitto con trecentomila morti". Nel primo caso,
in realta', la stima massima ha parlato di due milioni di morti (che non
sono pochi, ma vanno divisi comunque in parti eguali tra Iran e Iraq, come
le responsabilita' per la guerra, che se era stata iniziata da Saddam su
istigazione occidentale, e' stata protratta poi testardamente da Komeini
anche dopo che aveva costretto le truppe irachene a ritirarsi dal territorio
iraniano, nel tentativo di privare l'Iraq dello sbocco sul Golfo). Nel
secondo caso, Peres parla come se il 95% delle vittime (forse molto piu'
di 300.000, e quasi tutti civili) non fossero state irachene, in conseguenza
della enorme sproporzione tecnologica e anche numerica tra le forze occidentali
e lo scalcagnato esercito iracheno, che era stato grottescamente presentato
come quello della quarta potenza mondiale, in procinto di invadere l'Arabia
Saudita (mentre la foto dei satelliti sovietici accertarono che l'invasione
del Kuweit era stata compiuta da un contingente ridotto, circa 10.000 uomini,
con cui sarebbe stato impensabile un attacco all'armatissimo regime saudita).
Quanto alle altre colpe di Saddam, si attagliano perfettamente anche
al criminale Sharon, di cui Peres e' completamente complice. Il colmo dell'ipocrisia
e' stato manifestato da Peres in un'intervista rilasciata il giorno successivo
al giornale cattolico "Avvenire": dopo aver caldeggiato l'attacco all'Iraq,
Peres si e' affrettato a dichiarare che "quella irachena e quella israelo-palestinese
sono due questioni separate, che e' fondamentale tenere separate". Paura
di ritorsioni irachene?
Difficile, dato che gli israeliani sanno bene, come sapevano benissimo
nel 1991, quanto la tanto paventata "potenza militare" dell'Iraq sia un
bluff (altra cosa, ma riguarda gli eserciti di terra, che un'invasione
possa trovare una resistenza ben diversa da quella dello sventurato Afghanistan,
prostrato da oltre un ventennio di guerre combattute sulla sua terra).
E comunque, se ci fossero problemi, Sharon ha gia' dichiarato di essere
pronto a intervenire con ogni mezzo, compresa qualcuna delle 200 atomiche
che Israele ha costruito fin dagli anni Settanta in collaborazione col
Sudafrica allora razzista.
A tutti quelli che ripetono in buona fede le bugie di Bush e soci su
Saddam che avrebbe rifiutato gli osservatori dell'ONU (mentre ha rifiutato
solo quelli della CIA), chiediamo perche' non si ricordano mai di Israele,
che ha sempre rifiutato ogni ispezione internazionale sui suoi arsenali
atomici, e perfino su "normali" crimini di guerra come il massacro di Jenin?
Sicche' i
mancati "osservatori" si sono limitati, a distanza, a ripetere i dati
forniti dall'esercito sionista, che negavano semplicemente il fatto. Ultimo
episodio, l'uccisione di altri bambini e donne sicuramente estranei al
"terrorismo", su cui, dopo che era stata sollevata da autorevoli commentatori
israeliani qualche perplessita', si e' fatto il "bel gesto" di annunciare
un'inchiesta dell'esercito. Naturalmente l'inchiesta ha concluso scagionando
ogni militare israeliano (erano stati imprevedibili "effetti
collaterali). Ancora una volta Israele segue l'esempio degli Stati
Uniti, che si sono autoassolti per il bombardamento di una festa di nozze
in Afghanistan, come per tanti altri massacri di civili che non avevano
neppure l'idea di cosa fosse un grattacielo.
Veramente un record di ipocrisia. Purtroppo Peres continua a godere
di tanta benevolenza nella sinistra italiana, che perfino su "Liberazione"
la dichiarazione all'Avvenire che abbiamo citato e' stata scambiata per
una dissociazione dalla posizione di Bush, mentre invece si tratta di un
atteggiamento classico in Peres: fanno bene gli Stati Uniti ad affrontare
il "pericolo Saddam", ma la questione palestinese ce la vediamo da soli.
Il tutto condito da una dichiarazione di buoni sentimenti: "se il primo
problema per noi, ora, e' quello della sicurezza, e' anche perche' desideriamo
tornare a una situazione di liberta': il conflitto e' anche per
noi una prigione, dalla quale desideriamo uscire con tutto il cuore".
Anche questa frase e' stata segnalata positivamente su "Liberazione dal
commentatore che firma "lo spettatore", che a quanto pare non ne ha colto
il senso, che e' questo: vogliamo tornare alla "liberta'" che avevamo prima
della rinascita della resistenza palestinese con l'Intifada.
Allora assolviamo Saddam?
Lungi da noi l'intenzione di assolvere Saddam, che abbiamo condannato
quando massacrava i curdi e aggrediva l'Iran col plauso di tutto l'occidente.
Ma come dimenticare che le colpe di cui si e' macchiato, oltre ad aver
avuto come complici quelli che ora lo additano come incarnazione del male,
non sono un'eccezione ma la regola in gran parte del mondo?
Basta pensare alla Turchia, a cui nessuno ha fatto pagare l'occupazione
di un terzo di Cipro e il massacro - che continua - non solo dei curdi,
ma anche di moltissimi turchi democratici? E per quanti anni l'Indonesia
e' stata libera di massacrare il popolo di Timor Est, prima che la crisi
del regime militare istallato nel 1965 con uno spaventoso bagno di sangue
spingesse l'ONU a intervenire tardivamente? E non occupa ancora la parte
occidentale della Papuasia-Nuova Guinea, annessa col nome di Irian?
E il Marocco non e' stato lasciato libero di occupare la Repubblica
Saharawi? E che dire dei governanti di Cile, Guatemala, Bolivia, Argentina,
Brasile, Salvador, Colombia, Messico, ecc., che hanno massacrato i loro
popoli con armi e consigli degli Stati Uniti? Non parliamo dei crimini
compiuti prima dai regimi coloniali in Africa, e poi portati avanti - dopo
l'indipendenza formale - da governanti infami sotto la guida di paesi imperialisti.
Basta ricordare il ruolo della Francia nei massacri nel Ruanda
e Burundi. E poiche' non siamo ne' siamo mai stati "campisti", come
si definivano quelli che vedevano solo le colpe dei paesi imperialisti
(o almeno di quelli che in quel momento non erano alleati dell'URSS o della
Cina), nell'elenco dei crimini impuniti mettiamo anche l'oppressione del
popolo ceceno iniziata dagli zar, proseguita dall'URSS staliniana e perpetuata
oggi da Putin in
nome della "lotta al terrorismo islamico", come la Cina usa lo stesso
pretesto per continuare a opprimere le minoranze nel Tibet e nel Xinjang,
e l'India per combattere il separatismo nel Kashmir. Naturalmente se la
Russia o la Cina, dopo aver tratto il massimo vantaggio dall'adesione alla
"crociata contro l'integralismo", riterranno troppo pericolosa la politica
di Bush e si dissoceranno da essa facendo davvero uso (per la prima volta
dopo decenni) del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, invece di
assentarsi o astenersi, (o magari, anche se e' piu' improbabile ancora,
se lo fara' la Francia), saluteremo positivamente questo gesto, senza per
questo dimenticare i diritti delle minoranze oppresse da quei governi,
e senza illudersi che con quel gesto quei paesi diventino baluardi delle
lotte di liberazione.