Mariangela Maturi, "il manifesto", 11 novembre 2008
Il sito internet dell'associazione «Troviamo i bambini»
segnala tutti i bambini scomparsi in Italia e nel mondo. Spulciando fra
le pagine web, le parole «rom» o «zingaro» compaiono
un numero infinito di volte. Si parla dei bambini rom venduti, di quelli
costretti a mendicare. Ma anche di piccoli italiani rapiti dagli zingari.
In un'intervista a la Padania di qualche mese fa, Cora Bonazza, dell'associazione,
ha dichiarato: «Non vogliamo dire che tutti i rom sono dediti al
rapimento, ma il problema esiste. Abbiamo ricevuto segnalazioni di rom
che si aggirano fra i supermercati, dove i bambini piccoli siedono esposti
sul carrello della spesa. Basta un attimo di distrazione della madre, e
il piccolo sparisce». Ammesso e non concesso che i rom vadano al
supermercato per rapire bambini e mai per fare la spesa, il mito della
zingara rapitrice affonda le radici nella storia dei tempi. Ancora oggi,
negli anfratti più nebbiosi della campagna veneta, le anziane minacciano
i nipotini disobbedienti: «Ti faccio portar via dagli zingari».
Molto più grave, è stato proprio un caso di presunto rapimento
di bambino ad opera di una piccola rom a scatenare la furia e i roghi di
Ponticelli.
Eppure, mito e realtà discordano. Ieri mattina, ai microfoni
di Radio Vaticana, è stata presentata una ricerca sulle «zingare
rapitrici»: promosso dalla fondazione Migrantes della Conferenza
Episcopale italiana, lo studio è stato commissionato all'Università
di Verona (la città del sindaco leghista Tosi, condannato dal tribunale
per «propaganda di idee razziste»).
I 29 casi di presunti rapimenti di bambini gagè (come i rom
chiamano i bambini non rom) e gli 11 casi di sparizioni di bambini vanno
dal 1986 al 2007, e nessuno di questi annovera il conivolgimento di rom
nel rapimento. L'analisi, condotta avvalendosi anche dell'archivio dell'Ansa
e dei fascicoli dei Tribunali, riporta: «Nessun esito corrisponde
ad una sottrazione dell'infante effettivamente avvenuta, ma si è
sempre di fronte ad un tentato rapimento, o meglio, ad un racconto di un
tentato rapimento». Sei casi fra quelli analizzati hanno portato
all'apertura di un procedimento penale contro un rom, ma i risultati sono
stati «sempre negativi». Non solo: «Questi bambini sono
stati vittime di una violenza brutale tutta interna ai contesti in cui
vivevano». Come nei casi di violenza sulle donne, quasi sempre il
mostro è fra le mura domestiche, non al supermercato, o ai giardinetti.
La ricerca non perdona neanche i media, colpevoli troppo spesso di
«generare confusione» nel puntare il dito contro i rom, senza
poi dar rilievo alla notizia dell'assoluzione degli accusati (esempio lampante,
quello di un presunto tentato rapimento a Catania lo scorso maggio, poi
sconfessato in sede di tribunale).
«Un risultato sorprendente, anzi sconcertante», dichiara
monsignor Saviola. E aggiunge: «Non dico che i provvedimenti del
governo siano contro questi valori, ma vorrei sottolineare una maggiore
attenzione verso questi problemi».
La deriva xenofoba prende piede in tutta Europa. L'altro ieri in Ungheria
due rom sono stati uccisi a fucilate nella loro casa (data alle fiamme)
durante un raid razzista. Il presidente del consiglio nazionale dei rom
e il presidente della Fondazione dei diritti civili dei rom hanno denunciato
l'ondata di razzismo dilagante.
Perseguitare i popoli in Europa non è mai passato di moda.