di Curzio Maltese, "la Repubblica", 29 novembre 2002
Le celebrazioni dei ladroni di Tangentopoli come "eroi" e "vittime"
da parte di un nuovo ceto politico avido di ripercorrere le gesta di Poggiolini
& co. non sono rimaste senza conseguenze pratiche. Nelle pieghe della
Finanziaria sta per scivolare un emendamento che regala ai partiti un'altra
pioggia di miliardi, consente l'azzeramento delle tasse e ripristina in
Italia, unica democrazia dell'Occidente, il finanziamento occulto. Il provvedimento,
che rischia di essere approvato in commissione al Senato fra oggi e lunedì,
è firmato dal senatore mastelliano Fabris ma sarebbe frutto di un
largo accordo bipartisan (quello che non si trova per la Fiat). Il tutto
naturalmente senza dare troppa, anzi alcuna pubblicità alla piccola
rivoluzione.
Uno dei sei commi prevede il ritorno del finanziamento occulto ai partiti,
cancellato negli anni Settanta dopo lo scandalo dei petroli, primo di una
lunga serie. Se passa l'emendamento, da domani sarà possibile per
chiunque finanziare il partito di riferimento senza dover comparire in
un elenco pubblico, come da legge. L'elargizione - detta il comma 5 - può
avvenire attraverso un notaio, che è tenuto alla riservatezza con
tutti, persino con il partito che riceve i soldi: il quale così
può non conoscere, per legge, l'identità dei suoi generosi
finanziatori. Il tocco di classe sta nella spiegazione, davvero comica:
"tutela della privacy". Un argomento che non mancherà di sconvolgere
i legislatori europei e degli Stati Uniti, dove la trasparenza dei finanziatori
è un cardine della democrazia.
Un altro passaggio del provvedimento garantisce ai partiti la totale
detassazione di ogni attività, non soltanto le feste di partito
ma anche l'affitto o la vendita di immobili e qualsiasi tipo di transazione
economica. I comma 3 e 4 scendono nel dettaglio: viene sollevata dall'imposizione
fiscale anche "la somministrazione di alimenti e bevande effettuata, anche
se dietro pagamento, direttamente da bar o esercizi similari". Dalle feste
di partito agli esercizi commerciali di circoli e sedi: tutti detassati.
In definitiva, per i partiti viene creato un mini paradiso fiscale
in patria, senza bisogno di passare per le Mauritius. A completare il quadro
deprimente è il comma finale che in poche righe sancisce l'impunità
dei tesorieri di partito, i quali non dovranno più rispondere di
fronte agli eventuali creditori. I tesorieri di partito sono liberi dunque
di lanciarsi nella "finanza creativa", come direbbe il ministro Tremonti.
Ai partiti viene consegnato un lasciapassare su tutta la linea. Non devono
spiegare dove prendono i soldi, non pagano le tasse e gli amministratori
non hanno l'obbligo di rispondere ai creditori. Manca soltanto l'immunità
parlamentare totale di fronte a qualsiasi tipo di reato. Ma per questo
esiste già una proposta di legge depositata in Parlamento, stavolta
dalla maggioranza, e in attesa di venir ripresa appena si sarà trovato
un compromesso nella maggioranza fra i le colombe di Berlusconi e i falchi
di An.
La riformina rappresenterebbe, se fosse approvata, un trionfo del conflitto
d'interessi e sancirebbe la totale rivincita della partitocrazia a un decennio
dalle inchieste. La misura sembrava già colma questa estate, quando
il Parlamento, a larga maggioranza, aveva approvato una sorta di miracolosa
decuplicazione del finanziamento pubblico, con relativa pioggia di soldi
sulle varie sigle, 70 miliardi all'anno a Forza Italia, 40 ai Ds, 34 alla
Margherita, una trentina ad An e così via. Un colpo di mano, visto
che in teoria il finanziamento pubblico ai partiti sarebbe stato abrogato
dal referendum del '93. Allora i "miracolati" si erano difesi dicendo che
il finanziamento pubblico, referendum o no, rimaneva l'unica forma per
garantire trasparenza al sistema dei partiti. Una foglia di fico che ha
retto fino a oggi.
Ora i partiti, incassati i soldi del finanziamento, calano una cortina
fumogena sulla loro vita interna, osano laddove la classe dirigente di
Tangentopoli non era arrivata. Rispetto ai Cirino Pomicino e ai De Lorenzo,
questi possono contare sul servilismo dei media, che allora sarebbero insorti
contro la partitocrazia e ora probabilmente osserveranno la consegna del
silenzio. O addirittura, come va di moda nei salotti televisivi, si lanceranno
nella sfrontata difesa dell'abuso di potere. Senza contare che la nuova
classe di rampanti gode i vantaggi del sistematico annientamento della
magistratura. In assenza di controlli, la nuova partitocrazia avanza, lottizza
selvaggiamente la Rai e gli enti pubblici con la scusa di un moderno spoils
system, si garantisce privilegi inimmaginabili in qualsiasi altro Paese
e perfino nell'Italia del Caf.