Luca Kocci, Adista, 21 gennaio 2008
Il papa bacchetta il sindaco di Roma Walter Veltroni perché nella
capitale la povertà a causa dell’l'aumento del costo della vita,
in particolare i prezzi degli alloggi, proprio mentre Vaticano, congregazioni
ed enti religiosi rimettono in moto le procedure – già avviate nello
scorso mese di ottobre – per sfrattare circa 200 famiglie, molte
delle quali composte da anziani e disabili, che vivono
in affitto in case di proprietà ecclesiastica.
La ‘tregua’ che aveva bloccato l’esecuzione degli sfratti per le feste
di Natale è terminata infatti proprio lo stesso giorno in cui papa
Benedetto XVI ha ricevuto in udienza in Vaticano gli amministratori
della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, lo scorso
10 gennaio. "Un’altra emergenza che si aggrava è quella della povertà
– ha ammonito il papa –: essa aumenta soprattutto nelle grandi periferie
urbane, ma comincia ad essere presente anche in altri contesti e situazioni,
che sembravano esserne al riparo. La Chiesa partecipa di tutto cuore allo
sforzo per alleviarla, collaborando volentieri con le istituzioni civili,
ma l’aumento del costo della vita, in particolare i prezzi degli alloggi,
le sacche persistenti di mancanza di lavoro, e anche i salari e le pensioni
spesso inadeguati rendono davvero difficili
le condizioni di vita di tante persone e famiglie".
"La Chiesa partecipa di tutto cuore allo sforzo per alleviarla. Sfrattandoci!",
replicano dal Comitato contro le precarietà città storica
(facente capo all’associazione Diritti in Movimento), che sostiene la lotta
per il diritto alla casa degli ‘sfrattati dal Vaticano’. "Siamo donne,
uomini, anziani, bambini, giovani, famiglie che provano sulla propria pelle
l’impossibilità di continuare a vivere.
L’Apsa (Amministrazione del Patrimonio apostolico della Sede Apostolica,
guidata dal card. Attilio Nicora, ndr), Propaganda Fide, vari Collegi e
Confraternite ci stanno sfrattando per finita locazione, per aprire negli
appartamenti in cui abbiamo sempre vissuto bed and breakfast o per affittarli
in modo clientelare e a prezzi di mercato. Continueremo a lottare per il
diritto alla casa, ricordando a questi burocrati che i loro sguardi sono
gelidi e lontani anni luce da quelli pieni d’amore di quel Dio buono e
giusto che osannano a parole ogni giorno". Il calendario degli sfratti
è piuttosto fitto: il 22 gennaio l’ufficiale
giudiziario si presenterà al Colle Oppio da Nadia Evangelisti,
in affitto in una casa di proprietà dell’Ordine dei Maroniti della
Beata Vergine Maria; il 29 dal 73enne Rinaldo Tesei e il 30 da Anna La
Vista,
ambedue sfrattati direttamente dal Vaticano dal momento che le loro
abitazioni appartengono all’Apsa; il 31 da Nancy Jacobson, 72enne, che
vive in affitto in una palazzina del Venerando Ospizio Armeno di San Biagio,
gestito dal Pontificio Collegio Armeno, dove abitano altri due inquilini
sotto sfratto, la 73enne Anna Venturini e Guido Bianchi, invalido, entrambi
residenti lì da oltre 70 anni.
"Siamo intenzionati a resistere, anche se l’ufficiale giudiziario si
presentasse con la forza pubblica, del resto al momento non abbiamo un’altra
casa dove poter andare", spiega ad Adista la signora
Evangelisti, sessantenne, costretta su una sedia a rotelle per un grave
incidente risalente a 34 anni fa. Insieme al marito pensionato hanno un
reddito complessivo mensile di 2mila e 200 euro con cui pagano ai
Maroniti un affitto di 780 euro al mese che però, tre anni fa,
p. Mhanna Charbel – Procuratore generale presso la Santa Sede dell’ordine
(che dipende dalla Congregazione vaticana per le Chiese Orientali) – ha
aumentato di oltre il 300%, portandolo a 2mila e 500 euro, respingendo
la controfferta della coppia che era disposta a pagarne mille e 200. "Il
22 sosterremo Nadia organizzando un picchetto sotto la sua abitazione,
in via della Polveriera 10 – annuncia Luigi Cerini, dell’associazione Diritti
in Movimento –, e speriamo, come già prima di Natale, di ottenere
un rinvio".
E a febbraio si prevede un’altra ondata di sfratti: quasi 4mila in
Italia, 2mila a Roma, di cui circa 200 richiesti dal Vaticano, dallo Ior
(la banca della Santa Sede), da istituti e congregazioni religiose, enti
ecclesiastici e confraternite che nella capitale possiedono un quinto
del patrimonio immobiliare della città su cui oltre all’esenzione
dal pagamento dell’Ici – che riguarda non la totalità ma buona parte
degli
edifici di proprietà ecclesiatica – c’è il 50% di sconto
dell’Ires, cioè l’imposta sul reddito derivante dai canoni di affitto.