"Liberazione" 20 giugno 2002
Chi parla paga. Il carabiniere Valerio Mattioli ha parlato ed ora è
fuori dall'Arma. Radiato per «scarso rendimento» sta scritto
nel documento a firma del tenente generale Bruno Simeone. Ma chi è
il carabiniere scelto che i suoi superiori accusano di aver rivelato «qualità
professionali e personali negative»? E' colui che nel '99 denunciò
le schedature illegali di cittadini (settantacinque milioni di dossier
sui fatti privati di ciascuno, in meticolosa violazione del diritto alla
privacy), lo stesso che subito dopo l'omicidio di Carlo Giuliani scrisse
un articolo su Liberazione riguardo l'utilizzo delle armi da fuoco in piazza
e le disposizioni impartite per i giorni del G8. Poi ricorse ai giudici
di Genova e alla Procura militare di Roma (per la verità, senza
grandi risultati). Un carabiniere che riconosce le infrazioni alla legge,
non le tace, prende carta e penna e scrive a un quotidiano. Un carabiniere
che rifiuta l'omertà e ostenta indifferenza alle intimidazioni.
Un carabiniere da punire per scarso rendimento.
Il licenziamento in tronco arriva infatti dopo uno stillicidio di procedimenti
disciplinari e pesanti pressioni. Mattioli è stato anche indagato
per calunnia, per la faccenda delle schedature di massa. Il giudice chiese
l'archiviazione. Accusato di essersi concesso un caffè al bar durante
il servizio, il 31 maggio del 2000 viene denunciato alla procura militare
di La Spezia per abbandono di posto e violata consegna. il giudice l'assolve
per non aver commesso il fatto.
Le grosse grane arrivano con il G8. Per gli spari di piazza Alimonda
è sotto accusa il carabiniere di leva Mario Placanica. Le foto di
Tano Amico ritraggano una pistola spuntare da un blindato della Benemerita
in via Tolemaide. Quando la denuncia di Mattioli arriva in edicola qualcuno
deve aver ritenuto la misura ormai colma. «Il generale di brigata
Arturo Esposito inviò la lettera ai miei superiori con preghiera
di formulare le valutazioni di competrenza» racconta Mattioli. Risultato:
dodici giorni di rigore come misura disciplinare. Per aver leso il prestigio
delle forze dell'ordine.
«Quando mi sono sentito accusare di aver parlato di argomenti
riservati di servizio ho chiesto che proprio per questo le mie denuce venissero
inoltrate alla procura di Genova, ma mi imbattei in un drastico rifiuto,
per questo alla fine gliele ho inviate io». Il Cocer non lo difende.
E i commilitoni? Come reagiscono gli altri carabinieri alle rivelazioni
del collega? «Qualcuno mi ha detto che avrebbe voluto arrestarmi
lui stesso. Nessuno mi ha appoggiato. Hanno paura». Dove andrà
adesso a cercarsi un lavoro il tenace Mattioli, coraggio da vendere, quarant'anni
suonati, dal novembre del '79 nella Benemerita? «Non lo so, non riesco
nemmeno a pensarci, io sono un carabiniere».