Mariano Leone, "Marx21", n. 2/2012, luglio 2012
Il richiamo continuo e ripetuto alla sacralità del pareggio di
bilancio fino al suicidio italiota di inserire nella nostra bella Costituzione
la costrizione del pareggio di bilancio mi ricorda i moniti dei nostri
preti di campagna: fate quello che dico ma non fate quello che faccio.
Quello che viene intimato agli altri non vale per la Germania. Agli altri
paesi vengono imposti tagli allo stato sociale da un paese che ha un livello
di assistenza sociale fra i più elevati di Europa. Ma allora da
dove nasce questa richiesta di austerità per gli altri?
La Germania ha affrontato con Kohl uno dei più grossi indebitamenti
della storia per la riunificazione della Germania dell’Est. Anche ammettendo
che questo sforzo possa esser stato assorbito nel tempo, più recentemente
la Germania è intervenuta con l’indebitamento pubblico a salvare
le sue aziende, fra le quali quelle automobilistiche, pur continuando ad
avere una notevole spesa sociale.
Da dove nasce allora questa voglia di bacchettare l’intervento pubblico
degli altri paesi europei?
La favoletta di una sorta di complesso psicologico originale che renderebbe
la Germania estremamente sensibile, fino alla schizofrenia, alla paura
di innestare un processo inflattivo è troppo ripetuta dai cronisti
e commentatori per essere vera. Di fatto la formula: “l’austerità
uccide l’economia”, sta diventando patrimonio comune. Tanto che anche le
destre la stanno facendo propria. Ci devono essere altre ragioni per un
comportamento così ostinato.
Cominciamo col dire che la predica viene dalla parte sbagliata e che
ci sono due aspetti che non sono stati presi in molta considerazione dalla
narrativa economica.
Il primo è l’ipocrisia della proposta; il secondo , più
subdolo, è che questa proposta politica viene fatta solo perché
è nell’interesse della Germania.
Che cosa vuole salvare la Germania? Vuole salvare le banche tedesche.
I conti delle banche tedesche al netto dell’ondata dei derivati - stiamo
parlando dei primi anni del 2000 - erano i conti peggiori fra le banche
europee . La virtuosità tedesca era in vacanza sia in occasione
del fallimento della Hypo Real Estate costata ai cittadini tedeschi 100
miliardi di euro nell’anno 2009 e con una successiva iniezione, altri 40
miliardi nell’anno successivo.
Ancora. Le banche regionali tedesche sono per la gran parte a maggioranza
pubblica. Anche questo non è molto noto. Nell’anno 2009 l’ente di
controllo e sorveglianza, il BaFin, calcolava un totale di 355 miliardi
di euro a rischio di insolvenza del settore bancario pubblico. Lo ripeto:
pubblico . Stiamo parlando di 15 fra le 20 maggiori banche della Germania.
Non una rappresentanza periferica del settore bancario.
La Germania avrà anche i suoi conti a posto, avrà anche
il vantaggio delle proprie esportazioni in eccedenza grazie alla contrazione
delle esportazioni dei propri partner e concorrenti europei, ma se affondiamo
l’analisi nei suoi bilanci possiamo avere delle sorprese. Forse i conti
federali stanno in buone condizioni, ma quanta parte del deficit è
nascosta nei bilanci delle banche a partecipazione pubblica?
Ma non basta. Tutta la politica tedesca nei confronti degli stati e
per prima della Grecia è stata finalizzata al salvataggio del sistema
bancario tedesco. In questa prospettiva è più leggibile il
comportamento della Merkel. Per salvare il credito delle banche tedesche
nei confronti del sistema paese Grecia è plausibile che la Cancelliera
abbia fatto pagare il salvataggio (per ora) della Grecia con le risorse
della banca centrale europea per salvare i crediti della banche pubbliche
tedesche. Ipotesi che non sono in grado di quantificare perché nella
letteratura e cronaca economica non ho trovato quanto credito greco ci
sia nelle casse tedesche. Ma è una ipotesi che mi pare plausibile:
far pagare a tutti il debito greco che altrimenti avrebbe dovuto essere
pagato solo dalla perdite delle banche tedesche .
A questa ondata di austerità si è accodato lo stesso
partito democristiano tedesco, quello che ha realizzato nei decenni scorsi
il piano sociale della Germania. Se facciamo un grossolano riferimento
storico, dobbiamo ricordare che sono state le misure eccessivamente punitive
di Versailles (1919) contro la Germania a portare al decennio di Weimar
con l’epilogo che conosciamo sulla nostra pelle.
La perdita di sovranità del popolo, in Grecia come in Italia,
con la formula del tecnicismo e del governo dei tecnici è una soluzione
che ha portato a governi di destra. I tecnici in economia non esistono.
Si fanno chiamare tecnici, ma sono dei politici che con la definizione
di tecnici possono meglio realizzare il programma politico.
Il fatto grave è che anche la nostra sinistra, come il partito
democristiano tedesco, si sta allineando alla formula dell’austerità.
Dire che la crisi è strutturale può servire solo da alibi
per giustificare la propria inettitudine a mettere in moto gli strumenti
di ripresa economica. Ma se non riparte l’economia, qualsiasi contrazione
di spesa potrà solo spostare nel tempo il nostro collasso.
Tutto il resto è chiacchiera.