di Barbara Lee, dll sito de "Il paese delle donne", http://www.womenews.net
Barbara Lee, delegata al Congresso americano per la California, ha pronunciato nella seduta del 15 settembre 2001 l'unico voto contrario alla risoluzione che autorizzava il Presidente Bush all'uso della forza contro i terroristi responsabili degli attentati dell'11 settembre
Mi sono svegliata stamani con il cuore pesante, condividendo la tristezza
per le famiglie e l'amore per coloro che sono stati uccisi e feriti a New
York, Virginia e Pennsylvania. Solo i piu' folli, o i cuori piu' induriti,
possono non capire il dolore che ha colpito il popolo americano e milioni
di persone in tutto il mondo.
Questo indicibile attacco agli Stati Uniti mi ha forzato a riferirmi
alle mie convinzioni morali, alla mia coscienza e al mio Dio per avere
un'indicazione. L'11 settembre ha cambiato il mondo. Le nostre piu' profonde
paure ora ci incalzano. Tuttavia io sono convinta che l'azione militare
non servira' a prevenire altri atti di terrorismo internazionale contro
gli Usa. So che la risoluzione sull'uso della forza passera' lo stesso,
e noi sappiamo che il presidente puo' iniziare la guerra addirittura senza
una nostra risoluzione. Per quanto difficile sia questo voto, qualcuno
deve incitare a limitare l'uso della repressione. Deve esserci qualcuno
di noi che dica facciamo un passo indietro per un momento, pensiamo alle
implicazioni dell'azione che noi compiamo oggi - cerchiamo di capirne pienamente
le conseguenze.
Non siamo stati affrontati con una guerra tradizionale. Non possiamo
rispondere in maniera convenzionale. Non voglio vedere questa spirale incontrollata.
Questa crisi coinvolge questioni di sicurezza nazionale, politica estera,
protezione civile, intelligence, economia e morte. La nostra risposta deve
essere adeguata. Non dobbiamo precipitare il giudizio. Sono morte gia'
troppe persone innocenti. Il nostro paese e' in cordoglio. Se ci affrettiamo
a lanciare il contrattacco, corriamo il rischio che donne, bambini e altri
non combattenti, siano colpiti da un fuoco incrociato. Ne' possiamo permettere
che la nostra rabbia giustificata verso questi atti oltraggiosi, condotti
da degenerati assassini, infiammi il pregiudizio contro gli arabi americani,
i musulmani, i sudasiatici, o qualsiasi altra persona a causa della sua
razza, religione o etnia.
Ed infine, dobbiamo stare attenti a non imbarcarci in una guerra senza
fine, senza nemmeno una strategia per uscirne e un bersaglio ben individuato.
Non possiamo ripetere gli errori del passato.
Nel 1964 il Congresso diede al Presidente Lyndon Johnson, il potere
di prendere "tutte le misure necessarie" per respingere gli attacchi e
prevenire altre aggressioni. Cosi' facendo esso venne meno alle proprie
responsabilita' costituzionali e lancio' il nostro paese in un'annosa guerra
non dichiarata in Vietnam.
A quel tempo il senatore Wayne Morse, che pronuncio' uno dei due soli
voti che si levarono contro la risoluzione sul Golfo del Tonchino, ebbe
a dichiarare: "Io credo che la storia registrera' che abbiamo commesso
un grave errore sovvertendo e aggirando la Costituzione degli Stati Uniti.
Credo che ancora nel prossimo secolo le future generazioni guarderanno
con disgusto e gran disappunto al Congresso che e' ora sul punto di commettere
questo storico errore". Il senatore Morse aveva ragione, e io temo che
noi oggi possiamo ripetere lo stesso errore. E ne temo le conseguenze.
Mi sono dibattuta su questo voto. Sono arrivata a formularlo durante
una penosa, ma bella, funzione commemorativa alla National Cathedral, quando
un membro del clero ha cosi' eloquentemente detto: "Quando agiamo, Signore,
non farci diventare uguali ai demoni che deploriamo".