"la Contraddizione", N. 87, novembre-dicembre 2001
L’alacre attività (de)legislativa del nuovo governo di centrodestra
prosegue indisturbata, in perfetto spregio delle regole e della prassi
democratico-istituzionale. Le misure legislative vengono completamente
predisposte in sede privata (a stretto contatto con gli esponenti ed i
tecnici di confindustria e banca d’Italia) e preferibilmente non corredate
di alcuna relazione tecnica che ne illustri fondatamente i probabili effetti
eco-nomici e giuridici. Il personale delle amministrazioni pubbliche viene
tenuto, per quanto possibile, accurata-mente distante dall’attività
di disegno legislativo, non richiedendosi generalmente alcun parere o consulenza.
Alcuni magistrati del ministero della giustizia sono stati licenziati dal
ministro Castelli (che, pensate un po’!, era responsabile tecnico di una
ditta di scarichi per moto, cosa ci azzecca con la giustizia?) per aver
espresso un parere non gradito sulla legge riguardante le rogatorie internazionali.
Altri, dirigenti del Tesoro, sono stati costretti a scrivere il Dpef sotto
la dettatura di neolaureati forzaitalioti introdotti alla bisogna: ecco
perché il documento in questione ha quello stile (interessato ovviamente)
da fanzine economica elaborata da un defi-ciente.
La comunicazione con l’opinione pubblica, poi, è la ciliegina
sulla torta, preparata da un governo guidato da un venditore di pubblicità
che ha iniziato la sua carriera come intrattenitore da night, e servita
abilmente da un ex attore (il sottosegretario Letta). La “comunicazione
sociale” – come la chiamano – è uno sconcertante esempio di vaghezza,
lacunosità, genericità, inattendibilità, impunità
e falsità. Ad esempio, durante la presentazione ufficiale della
finanziaria, dove tra l’altro Berlusconi ha recitato in prova il discorso
sull’islam e sul medio oriente – che ha poi replicato esattamente a Berlino
(altro che fraintendimenti!), l’ing. Lunardi, ministro per le infrastrutture,
dopo aver sparato cifre a caso (ed esser stato ripreso dai suoi stessi
colleghi), ha sfrontatamente affermato che lo stato deve investire soprattutto
in spese di progettazione. Lui!, titolare di una delle principali società
di progettazione italiane. Ma mi “facci” il piacere. A prescindere da tali
questioni di forma, che poi solo di forma non sono, l’intento di questa
nota è di dare un breve e schematico riassunto del contenuto (la
torta) dei provvedimenti di politica economica sin qui adottati dalla cricca
berlusconiana, as-sieme ad una precisazione sul fantasmatico “buco” di
bilancio.
Legge Tremonti bis
È l’ennesima forma di detassazione dei profitti che va ad aggiungersi
al regime di tassazione agevolata già previsto dalla Dit. Essa prevede
“l’esclusione dall’imposizione del reddito d’impresa e di lavoro autono-mo
del 50% del volume degli investimenti in beni strumentali in eccedenza
rispetto alla media degli investimenti realizzati nei cinque periodi d’imposta
precedenti, con facoltà di esclusione del periodo in cui l’investimento
è stato maggiore”. L’incentivo si applica anche al costo di dipendenti
impegnati in attività di formazione e aggiornamento, sino ad un
20% del costo complessivo. A differenza della prima versione della legge
(quella del 1994), l’area di applicazione viene estesa a lavoratori autonomi,
banche ed assicurazioni.
Chiaramente, la nuova legge rappresenta un ottima occasione per far
emergere dalle pieghe dei bilanci redditi altrimenti non dichiarati, tanto
più che la legge si riferisce a beni strumentali all’esercizio delle
attività d’impresa e di lavoro autonomo, beni non meglio definiti
dal punto di vista delle loro specifiche caratteristi-che utili. Su Affari
& finanza del 9 luglio, De Cecco faceva notare: ”come già avvenne
nel 1994, la Tremonti permetterà alle imprese di comprarsi tante
belle macchine di lusso per i propri proprietari e manager, un certo numero
di barche da crociera, appartamenti di buon livello, ora anche per i lavoratori
autonomi di alto bordo, e altro "equipaggiamento industriale" del genere”.
Il conto della mancante copertura generata da que-ste minori entrate, come
già avvenuto in passato, sarà ovviamente a carico dei lavoratori
dipendenti.
Azzeramento della tassa sulle successioni e donazioni
Eliminazione dell’imposta progressiva gravante su tali trasferimenti
patrimoniali. In questo modo il Ber-lüska si è anche confezionato
l’opportunità di risolvere a costo zero il conflitto d’interessi,
contro i circa 1500 mrd. che ciò gli sarebbe costato in caso di
donazione (o successione a causa di morte?, qualora stia ve-ramente male
come alcune voci suggeriscono). En passant, si gusti l’allucinante motivazione
espressa in un comunicato del consiglio dei ministri, dove si parla di
“eliminazione di una tassa datata rispetto alla crescen-te dematerializzazione
della ricchezza”!
Adozione della direttiva europea sui contratti a termine
Il comunicato di palazzo Chigi è molto chiaro: il disegno di
legge di recepimento della direttiva europea sui contratti a tempo determinato
“rovescia l’impostazione tradizionale per cui è tutto vietato salvo
ciò che è permesso”. Le novità salienti della deregolamentazione
di questa forma contrattuale sono:
- la quasi completa libertà di fatto, per l’impresa, della decisione
di ricorrere all’impiego di contratti a termine (sia pur nel rispetto dei
limiti quantitativi fissati dalla contrattazione collettiva di categoria):
bastano delle generiche “ragioni di carattere tecnico, produttivo organizzativo,
sostitutivo”;
- liberalizzazione della durata dei contratti; i contratti superiori
a tre anni non possono essere rinnovati, quelli con durata inferiore possono
essere rinnovati una sola volta a patto che non si superi la durata com-plessiva
dei tre anni;
- eliminazione dei limiti quantitativi al numero dei contratti a termine
impiegati quando si tratti di lavora-tori con più di 55 anni, assunzione
di giovani, lavoratori stagionali nelle fasi di avvio di un’impresa e nel
caso di sostituzione di lavoratore assente.
Emersione del lavoro sommerso
Le imprese che intendano regolarizzare la propria posizione potranno
presentare entro il 28.02.2002 una “dichiarazione di emersione”, che produrrà
effetti molto taumaturgici, quali:
- pagamento, per i tre anni seguenti l’emersione di un imposta sostitutiva
di Ipef, Irpef e Irap calcolata ad aliquote assai agevolate; analogo beneficio
vale dal punto di vista dei contributi previdenziali;
- sanatoria delle irregolarità urbanistico-ambientali commesse
dall’impresa;
- la dichiarazione avrà valore di “proposta di concordato tributario
e previdenziale”, del contenzioso rela-tivo al periodo precedente l’emersione,
che si perfezionerà con il pagamento di un’imposta forfettaria.
Riforma del diritto societario
Secondo Il Sole 24 ore, la legge – che delega il governo a riscrivere
le norme del diritto societario – “riduce fortemente le "fattispecie criminose"
dei reati societari (falso in bilancio, falso in prospetto, formazione
fittizia di capitale, aggiotaggio, ecc.) grazie ad un sostanziale sfoltimento
dei casi penalmente rilevanti. In particolare, il falso in bilancio, e
nelle altre relazioni e comunicazioni sociali previste dalla legge, diviene
re-ato di danno e non più di pericolo, richiedendosi per essere
perseguito penalmente il sussistere delle seguente insieme di condizioni:
l’intenzione di ingannare soci e pubblico, l’accertamento della presenza
di un movente di ingiusto profitto, la sensibile alterazione della situazione
economico, patrimoniale e finanziaria della società – definita tramite
il superamento di precise soglie quantitative (!).
Da osservare l’importanza di quest’ultima condizione che graziosamente
garantisce – a chi compia il fal-so in bilancio – un’area di impunità
per legge, area la cui estensione verrà discrezionalmente stabilita
dalla cricca di governo. In sostanza tutto ciò, oltre a ridimensionare
l’estensione e la gravità penale del reato di fal-so in bilancio,
allo stesso tempo sposta l’onere della prova essenzialmente sui danneggiati,
rendendo di fatto molto più difficile l’accesso all’azione penale
(i contenziosi saranno fra i titolari di interessi rilevanti: come ultima
ratio, qualora non trovino un accordo fra “gentlemen”, si adiscono le vie
legali e cioè lo sputtanamen-to penale, a pene comunque ridotte).
Emersione di capitali detenuti all’estero
Il provvedimento è una sanatoria dei capitali formatisi in evasione
della normativa tributaria e contributi-va italiana, e detenuti all’estero
da persone fisiche, enti non commerciali e società semplici. Contro
il paga-mento di una modica sanzione del 2,5% del valore totale dichiarato,
si ottiene un condono fiscale e contribu-tivo, per l’ammontare dichiarato
e relativamente ai periodi d’imposta non ancora caduti in prescrizione
al momento di entrata in vigore della legge, nonché la non punibilità
per i reati fiscali connessi all’esportazione (fatta eccezione dell’utilizzo
di documenti falsi o comportamenti fraudolenti volti ad ostacolare l’accertamento).
Gli intermediari finanziari italiani vengono pesantemente beneficiati
dalla misura in questione [“Un assist al sistema finanziario italiano”,
titolava l’articolo sul Sole di un esponente di Intesa-Bci]. Infatti, per
benefi-ciare della sanatoria, l’interessato deve provvedere al deposito
– in appositi conti “secretati” – del denaro, at-tività finanziarie
e beni di valore, e alla contestuale compilazione di una “dichiarazione
riservata”. Gli inter-mediari, poi, provvedono al pagamento dell’imposta
forfettaria dovuta all’amministrazione, garantendo il totale anonimato
del depositante/dichiarante e delle informazioni sulle attività
emerse, garanzia che può venir meno solo in caso di processi penali.
La regolarizzazione è concessa sia ai capitali che si decida
di rimpatriare sia a quelli che vengano mante-nuti all’estero. Secondo
la prima versione, attualmente vigente, della legge (il decreto legge entrato
in vigore il 27 settembre 2001) ne possono beneficiare, con dichiarazione
da effettuare fra il primo novembre 2001 ed il 28 febbraio 2002, tutti
coloro che detenevano capitali all’estero alla data di entrata in vigore
del decreto. Ecco perché in settembre, in connessione con l’avvicinarsi
dell’approvazione della legge, dal contenuto ora-mai noto, si era assistito
ad un forte aumento di trasferimenti di denaro all’estero. Le legge ha
operato, dun-que, anche come un vera e propria istigazione all’evasione
fiscale, permettendo agli interessati di precosti-tuirsi un comodo scudo
fiscale per le somme da evadere nel periodo d’imposta attualmente in vigore.
Un fat-to di evidente dubbia costituzionalità, e che solo un presidente
della repubblica come Ciampi – che ha avuto il coraggio di accogliere il
giuramento di fedeltà alla repubblica di un eversore come Bossi
ed ha tranquilla-mente promulgato una vergognosa legge sulle rogatorie
internazionali – poteva lasciar passare.
La farsa del buco di bilancio, ovvero il giuoco delle tre carte
Nella vicenda della presunta esistenza di un buco di bilancio, rispetto
agli obiettivi programmatici indicati dal vecchio governo, l’esecutivo
di centro-destra ed i suoi complici, primo fra tutti Sant’Antonio da Sora,
hanno raggiunto punte di ciarlataneria e di raggiro da veri e propri bari
di strada. Confondendo artatamente il maggiore fabbisogno di cassa del
settore statale con l’indebitamento di competenza della pubblica ammini-strazione
(quello che invece realmente conta ai fini del rispetto del patto di stabilità),
esordirono, in primavera, affermando che ci sarebbe stato un ammanco di
25 mmrd. Nei mesi successivi, a fronte di un fabbisogno di cassa in costante
miglioramento mensile, i bari hanno pensato bene di non fare la figura
dei ridicoli, segui-tando a sbandierare quella cifra oramai del tutto implausibile.
Sicché la nuova versione ufficiale sui conti pubblici (data alla
presentazione della finanziaria) è che l’attuale governo ha messo
in opera, per l’anno in corso, misure correttive di bilancio per circa
12 mmrd., ed in conseguenza di questa azione il rapporto defi-cit/Pil dovrebbe
raggiungere a fine anno l’1,1% o poco più.
Come stanno i fatti? In realtà, per migliorare l’andamento dei
conti pubblici, la cricca Berlusconi-Tremonti non ha fatto niente di più
di quanto avesse stabilito il governo precedente. I famigerati 12 mmrd.,
infatti, provengono principalmente dall’attuazione dei programmi di contenimento
dei consumi intermedi e di dismissione degli immobili deliberati lo scorso
anno, la restante parte provenendo dalla inattesa diminu-zione della spesa
per interessi. D’altro canto, come candidamente ammesso dai documenti di
lavoro dei tec-nici del Tesoro, l’attuale amministrazione valuta come pari
a zero l’impatto sul bilancio 2001 delle cosiddet-te misure dei cento giorni!
Ma c’è di più.
L’ultimo documento di previsione ufficiale redatto dal governo di centro
sinistra, la relazione trimestrale di cassa presentata ad inizio aprile,
stabiliva un valore del fabbisogno di cassa di 51.700 mrd., ed un rapporto
deficit/Pil pari all’1%. Rispetto a questa vecchia previsione, attualmente
al Tesoro valutano in circa 5 mmrd. il probabile sforamento dei conti pubblici,
ma questo è uno sforamento chiaramente dovuto alla minore cre-scita
del prodotto interno lordo, che ad aprile era ancora valutata al 2,9% e
adesso non supera il 2%. Dunque, di fatto il buco non è mai esistito
se non nelle prestidigitazioni della premiata ditta Tremonti-Fazio, tanto
è vero ciò che se uno aggiorna le previsioni di aprile con
il nuovo tasso di crescita del pil ottiene un valore del rapporto deficit/Pil
che si colloca tra l’1,1 e l’1,2%, cioè esattamente quanto previsto
dal governo Berlüska. Carta vince, carta perde…….
Pensioni minime e finti sgravi fiscali alle famiglie
Si tratta di misure che verranno inserite nella finanziaria per l’anno
2002, attualmente in corso di appro-vazione e di cui presenteremo una discussione
più completa nei prossimi numeri della rivista. Trattandosi di materie
ad alta risonanza sociale è il caso di fare alcune precisazioni.
L’aumento dei minimi pensionistici ad un milione mensile, per i circa due
milioni di pensionati che hanno più di 65 anni ed un reddito inferiore
ai 13 milioni – come promesso da Maroni, costa circa 8 mmrd. Il governo
per questa voce ha fissato uno stan-ziamento che raggiunge appena la metà
della cifra necessaria (4.100 mrd.), è chiaro dunque che nonostante
i proclami governativi la metà dei pensionati dovrà rinunciarvi,
quali che siano i criteri di assegnazione che verrano scelti!
Un altro divertente giuoco di prestigio riguarda le nuove detrazioni
Irpef a favore delle famiglie con red-dito inferiore ai 70 milioni e più
di due figli a carico. Queste dovrebbero ammontare a circa 3000 mrd., se
non fosse che – contestualmente – l’esecutivo di centro-destra ha deciso
la sospensione della riduzione delle aliquote Irpef, stabilite dalla finanziaria
dello scorso anno per il 2002. Contemporaneamente, dunque, le fa-miglie
in questione sono state private di circa 2400 mrd. Che problema c’è?
Con un mano do e con l’altra le-vo.
Il giuoco è fatto, Totò docet!