"Battaglia Comunista", ottobre 2004
Pur ammettendo l'oppressione ideologica e materiale di una leadership
borghese, alcuni gruppi che si presentano come avanguardie di una tendenza
comunista dalle molte sfaccettature e interpretazioni, sostengono l'adesione
e la solidarietà incondizionata ad una resistenza popolare delle
masse arabe, come unica contrapposizione possibile alla guerra e al terrore
imperialista. "Una vera guerra popolare" sarebbe in corso in Iraq ed anche
le azioni kamikaze sarebbero "i momenti di un'articolata lotta di resistenza
alla ricolonizzazione del paese". Si inneggia ad una popolazione che sarebbe
mossa da un "desiderio di riscatto", armato e sostenuto dalle diverse fazioni
della borghesia che mandano al massacro proletari disperati e storditi
dai fumi ideologici del nazionalismo e/o del fondamentalismo islamico.
Il popolo sarebbe l'indefinito contenitore sociale in cui si mischiano
tra di loro operai, contadini, studenti, artigiani, commercianti, militari,
preti, industriali, finanzieri e petrolieri arabi. Anziché denunciare
questa realtà e tracciare una netta barriera di classe, viene sostenuto
un fronte unico interclassista il cui collante sarebbe la lotta all'imperialismo
straniero, indipendentemente da chi egemonizza la direzione politica della
lotta. Un tragico copione che ripete quello della lotta partigiana nel
secondo conflitto mondiale, a fianco dell'imperialismo anglo-americano.
Ben conosciamo le "ragioni" degli Usa, gli interessi del dollaro e
della banda che governa il "paese della libertà", così come
le concorrenziali brame e gli egemonici piani europei in costruzione attorno
all'euro. E siamo i primi a denunciare le condizioni del proletariato e
delle masse di sotto-proletariato, nei paesi avanzati e in quelli arretrati,
lanciando l'appello all'unità di classe oltre ogni differenza di
colore e di religione. Ma sarebbe almeno ingenua la pretesa - elevata a
momento di strategia rivoluzionaria - di sorvolare su natura e componenti
di una "resistenza" chiaramente nazionalista e a sua volta aspirante imperialista,
solo perché "migliorerebbe" (?) l'assetto mediorientale colpendo
gli interessi occidentali, più "famelici" rispetto ai "moderati
appetit" del capitale orientale.... Fa da paravento ideologico la prospettiva
di una "rivoluzione d'area" che dovrebbe scontare l'appoggio armato a una
mobilitazione (un controterrorismo a sua volta grondante sangue di proletari,
donne e bambini) capeggiata da forze borghesi che diffondono il veleno
antiproletario dell'oscurantismo religioso e del nazionalismo reazionario.
Forze che sfruttano il proletariato locale con mire imperialistiche contrastanti
con quelle americane (questo farebbe la differenza!), tanto da essere considerate
aggressive al loro interno ma dignitose nel loro rapporto conflittuale
con gli Usa…
Pur rifiutando un falso umanitarismo perbenista (proveniente da chi
non ha mai esitato a lordarsi le mani di sangue di ogni sesso ed età),
o una scelta fra buone o cattive maniere, ci chiediamo: chi controlla,
organizza e dirige con una tale disponibilità di mezzi militari
e finanziari? Quali scopi si prefigge? Esiste o non esiste una borghesia
medio-orientale che rivendica un ruolo più attivo di appropriazione
della rendita petrolifera e di sfruttamento del proletariato indigeno?
Ebbene, il compito dei comunisti non è quello di sostenere un movimento
dai contenuti politici e dai progetti economici dichiaratamente capitalistici
(già inseriti nel mercato internazionale, commerciale e finanziario)
all'interno di un involucro di potere teocratico; non è quello di
reggere la coda a forze concretamente capitalistiche e realisticamente
borghesi, in grado di accentrarsi imperialisticamente a loro volta.
Per noi la lotta antimperialista, oggi, non può avere conduzione
e obiettivi favorevoli al proletariato senza una chiara strategia rivoluzionaria
internazionale, in grado di fornire anche alle masse arabe una soluzione
politica ed economica di classe, anticapitalista, la quale abbia il suo
indispensabile punto di forza nella presenza, radicata e operante, del
partito comunista. Il partito comunista che dobbiamo costruire, operante
di fatto e non solo come astratta affermazione. E' questa la questione
principale del nostro drammatico tempo: non può essere rimandata
o evitata nascondendosi dietro l'esibizionismo di tanto truculente quanto
scellerate frasi "rivoluzionarie" che pretendono di giustificare un terrorismo
orientale che, come quello occidentale, ha per sua unica matrice la barbarie
borghese.