Angelo Cannatà, "Il fatto quotidiano", 8 dicembre 2011
Dopo che Berlusconi ci ha portato sull’orlo della bancarotta è
arrivato Monti, con una manovra fatta di «sacrifici per i poveri,
pochi per i ricchi, esenzioni per il Vaticano»
Educato e feroce
Non si tratta di discutere se Monti sia “meglio” o “peggio” di Berlusconi
ma di prendere atto che la necessaria e positiva rimozione del secondo
è avvenuta nel modo peggiore e per niente definitivo.
Questo governo pratica un «berlusconismo dal volto educato»
ha scritto argutamente Paolo Flores d’Arcais. Va aggiunto che Monti è
più educato, ma anche più feroce. Il Caimano, «sceso
in campo» solo per fare i propri interessi, doveva cercare anche
i consensi dei ceti medio-bassi, elargendo elemosine e rinvii (ovviamente
illusori e disastrosi). Monti, Fornero, Passera & soci, invece,
non avendo bisogno del “consenso”, usano questa apprezzabile libertà
non per tartassare i ricchi ma per colpire con giansenistica inflessibilità
lavoratori e pensionati, elargendo al più qualche lacrima, pur di
far tornare i “saldi” per la loro classe e per la loro chiesa.
Monti, uomo dei poteri forti (non per caso ha dichiarato che in Italia
non esistono, come i mafiosi dicono che non esiste la mafia), come editorialista
del Corriere aveva approvato la riforma Gelmini e la politica antioperaia
di Marchionne (e come capo del governo fa presidiare punti nevralgici dai
ministri Catricalà, Severino e Passera, graditi al cavaliere). Si
pone quindi in continuità politica con Berlusconi. Al tempo
stesso gli fa da schermo e fa il lavoro sporco per lui, insieme a Bersani.
Così il principale artefice del disastro sociale, morale e economico
del paese potrà intestarsi presso un’opinione pubblica notoriamente
smemorata i miglioramenti “strappati” a una manovra che ha votato per «senso
di responsabilità».
E intanto l’altro complice del disastro, la Lega, può cercare
di recuperare o incrementare i consensi sfruttando il fatto di essere l’unica
benché fittizia opposizione (che nessuno denuncia e sanziona neppure
adesso, quando apre un “altro” parlamento, eversivo e anticostituzionale).
In attesa dell’equità
Per difendere l’indifendibile molti, fra cui una Repubblica quasi ridotta
a passatoia del governo, hanno accampato il curioso argomento che non si
possono pretendere cose di sinistra da un uomo di destra. Per cui, argomenta
Serra nella amaca del 9 dicembre, la sinistra deve oggi sostenere Monti,
rimandando le sue giuste esigenze di equità a dopo le elezioni e
a un futuro governo.
A parte che Serra può permettersi il lusso di attendere un altro
mondo, mentre lavoratori e pensionati rischiano di andarci, gli sfugge
che mille volte nella storia governi di destra hanno fatto cose non
di destra, o non del tutto, perché costretti dall’opposizione parlamentare
e popolare. E soprattutto gli sfugge che se non si svilupperà subito
in parlamento e fuori una mobilitazione politica, sindacale e sociale,
rischiamo di arrivare alle elezioni del 2013 con un centro-sinistra screditato
e disgregato e un centro-destra pronto per tornare a Palazzo Chigi e al
Quirinale. Altro che governo dell’equità o fine del berlusconismo
e del leghismo.
Dal ricco puttaniere ai paperoni sobri
Consoliamoci, ad ogni modo, perché il Vaticano non si è
fatto trovare impreparato al passaggio dal ricco puttaniere, sostenuto
fino a ieri, ai sobri paperoni, subito elogiati come «bella squadra».
Dicono che il Vangelo condanni sia chi dà scandalo, cui Gesù
consiglia la macina al collo con quel che segue; sia i ricchi, che fanno
più fatica ad entrare in cielo di quanta ne faccia un cammello a
passare per la cruna dell’ago. Ma la Chiesa ha deciso da duemila anni di
togliere le macine e di allargare le crune, in cambio di prebende, leggi
ad ecclesiam e altri privilegi.
Con Berlusconi e Monti non ha fatto eccezione: si è solo premurata
di inserire nel nuovo governo cattolici meno scalcagnati e improbabili
di quelli che figuravano in quello precedente. Cattolici di marca come
lo stesso Monti, che porta a messa la moglie e la scorta; il presidente
della Comunità di Sant’Egidio, Riccardi, che sull’esenzione perpetua
dell’ICI per la Chiesa dice che bisogna vedere caso per caso; il rettore
dell’università cattolica Ornaghi; il docente di diritto nella stessa
e presidente d’un movimento ecclesiale Balduzzi, che pare abbia qualche
problema col preservativo. “Vicini” anche Profumo e l’immancabile Passera
più sottosegretari vari.
Tutta gente intenzionata ad assumere come stella polare dell’azione
politica (secondo l’esortazione fatta da Angelo Scola alla festa di Sant’Ambrogio)
la dottrina sociale della Chiesa il cui top – ha detto qualche tempo
fa Benedetto XVI – è «dare ai poveri il superfluo»,
cioè quanto avanza.
L’unico problema è che ai ricchi non avanza mai niente perché,
come hanno spiegato Monti Passera e Fornero a Ballarò e a Porta
a porta, una volta soddisfatte le loro necessità sempre ingenti
devono investire il superfluo nella crescita, per assicurare una prospettiva
alle future generazioni.