Joseph Halevi, www.rifondazione.it, 26 marzo 2012
Ora vi dico cose per voi (forse) spiacevoli.
La riforma Fornero, che devo ancora vedere nei suoi dettagli (in inglese
si dice the essence is in the fine print, nel dettaglio appunto) mi sembra
si cali in una oggettività che la sinistra tradizionale proveniente
dal movimento operaio classico non coglie: l'occupazione industriale classica
a tempo pieno non si riprenderà.
La Fiom rappresenta una categoria confinata ad alcuni rami per il resto
andrà ed é in declino. Una qualsiasi ripresa probabilmente
NON COMPORTERA' una rinnovata dinamica dell'occupazione tradizionale bensì
sarà di tipo precario ed in settori fluidi. A sinistra coloro che
ne sono epidermicamente consapevoli reagiscono in maniera errata domandando
il reddito di cittadinanza non rendendosi conto dell'errore in quanto convoglia
le energie per ottenere una forma di poor laws elisabettiane invece di
combattere per cambiare le relazioni sociali e di produzione (inoltre paramettrizza
il salario sul reddito di cittadinanza). Inutile dire queste cose sul manifesto
completamente sbandato sul piano dell'analisi. Sono due mesi che sprono
il manifesto a dedicare pagine alla riforma per smantellarne le premesse
concettuali (flessibilità eccetera) e questo deve essere fatto con
la strumentazione teorica adatta essendo capaci poi di farla calare nel
contesto giuridico specifico contemplato dalla riforma. Risultato: zero.
Bisogna poi analizzare come oggettivamente si determina la dinamica occupazionale
oggi. La grande ondata dell'esercito industriale di riserva é ormai
arrivata in Europa (da un po' di anni). Germania compresa ove la disoccupazione
effettiva si situa sul 18%. A mio avviso l'intercapedine tra la lotta contro
la crisi ed una battaglia dichiaratamente socialista, volta alla pianificazione
dell'economia (unico modo per pensare l'occupazione) si é assottigliata
moltissimo in questi ultimi anni specialmente in paesi come UK, Francia,
Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. Nel primo la maggioranza della popolazione
é stata confinata da tre decenni nei gulag sociali dei midlands
e del nord dell'Inghilterra con disoccupazione e/o lavori zombati e salari
che vi corrispondono (come spiegato, meglio di qualsiasi economista o sociologo,
da Ken Loach). In Francia hanno un tasso di disoccupazione ufficiale del
10% dal 1983 e con una sotto-occupazione dilagante stimata intorno 40%
della popolazione in età lavorativa.
Saluti, Joseph Halevi