Vladimiro Giacchè, "il fatto quotidiano", 2 agosto 2011
Con oltre un anno di ritardo rispetto a quanto sarebbe stato necessario,
le autorità europee hanno finalmente preso atto dell’inevitabilità
di una ristrutturazione almeno parziale del debito pubblico greco.
Non sono mancate note stonate: come la proposta di chiedere in pegno il
Partenone, avanzata
dai finlandesi. Una proposta che fa il paio col titolo comparso sul
quotidiano tedesco “Bild”: “Vendete le vostre isole,
Greci bancarottieri!”.
Quello dei Greci bancarottieri è soltanto uno dei molti luoghi
comuni che sono diventati popolari in Europa in questi mesi. Vediamoli.
1. I Greci lavorano troppo poco. Falso: prima della crisi i Greci lavoravano
in media 44,3 ore alla settimana. La media dell’Unione Europea è
di 41,7 ore, quella tedesca è di 41 ore (rilevazioni Eurostat).
Secondo la banca francese Natixis il totale delle ore lavorate per addetto
sono 2.119 in Grecia, 1.390 in Germania.
2. I Greci sono sempre in vacanza. Falso: i lavoratori greci godono
di 23 giorni di vacanza all’anno. Il record europeo è dei Tedeschi:
30 giorni.
3. I Greci hanno stipendi troppo elevati. Falso: Il livello salariale
medio in Grecia è pari al 73% della zona euro (e un quarto dei lavoratori
greci guadagna meno di 750 euro al mese). Gli impiegati pubblici guadagnerebbero
di più dei loro omologhi europei: ma già prima della crisi
gli insegnanti, ad esempio, dopo 15 anni di servizio guadagnavano in media
il 40% in meno che in Germania (Fonte: Rosa Luxemburg Stiftung).
4. I Greci hanno delle pensioni d’oro, e sono tutti p e n s i o n a
t i - b a by. Falso due volte: I lavoratori maschi vanno in pensione in
media all’età di 61,9 anni. In Germania a 61,5 anni. Le presunte
“pensioni d’o ro ”, poi, sono queste: una media di 617 euro al mese, pari
al 55% della media della zona euro.
5. In Grecia c’è un’eccessiva presenza dello Stato nell’economia.
Falso: Prima della crisi, tra il 2000 e il 2006, il rapporto tra spesa
pubblica e Pil era sceso dal 47% al 43% e si era sempre mantenuto al di
sotto del livello tedesco. Per non parlare della Svezia, il cui rapporto
tra spesa pubblica e Pil negli ultimi 10 anni si è sempre mantenuto
tra il 51% e il 55%.
6. I Greci hanno truccato i conti. Vero. Il deficit è sempre
stato superiore al limite del 3% previsto dal Trattato di Maastricht dal
1997 in poi. I trucchi contabili sono stati evidenti sin dal 2004. Come
mai nessuno ha fatto niente? Perché era funzionale agli interessi
di Germania e Francia (in quanto esportatori e in quanto creditori) che
la Grecia fosse nella zona euro.
7. La Grecia non è competitiva. Vero. La Grecia ha da molti
anni un forte deficit della bilancia commerciale, che nel 2009 ha raggiunto
il 14% del prodotto interno lordo. Questo è il vero problema della
Grecia. Peccato che all’origine del problema ci sia (anche) l’euro, che
ha ridotto i rischi legati al tasso di cambio
tra i Paesi europei e impedito le svalutazioni competitive, favorendo
così le importazioni di prodotti manifatturieri dalla Germania e
accentuando la specializzazione produttiva greca in servizi non destinati
all’espor tazione.
8. Il debito pubblico greco è troppo elevato. Vero. E' passato
dal 115% del Pil del 2007 al 143% del 2010. La causa ultima è rappresentata
dal deficit della bilancia commerciale nei confronti dell’e s t e ro: quando
c’è uno squilibrio prolungato di questo genere, qualcuno deve indebitarsi;
nel caso della Grecia lo Stato. Ma l’impennata recente del debito è
dovuta in buona parte alle pressioni speculative, la cui responsabilità
grava soprattutto sulla pessima gestione della situazione da parte delle
istituzioni europee.
9. La Grecia deve risparmiare di più. Falso. A causa delle misure
di austerità intraprese nel 2010, il reddito dei Greci si è
ridotto in media del 20%. Allora ci si può chiedere per quale motivo
il debito pubblico abbia continuato a crescere. La risposta è semplice:
perché – proprio a causa delle misure di austerity – si è
avuto un crollo della domanda interna (-18% a marzo 2011 rispetto a un
anno prima), quindi dell’economia (65.000 imprese hanno fatto bancarotta),
quindi anche delle entrate fiscali per lo Stato (-1,2 miliardi di euro
quest’anno rispetto alle previsioni).
10. Le privatizzazioni possono rappresentare una soluzione. Falso.
Quando si deve vendere per forza il prezzo lo fa chi compra e oggi è
difficile trovare compratori a prezzi non di saldo. Inoltre, quando lo
Stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.