da ilnuovo.it, 18 gennaio 2002
ROMA – Seimila lacrimogeni sparati in due giorni al G8 di Genova. E
caricati con un gas potenzialmente micidiale.
E’ la denuncia di alcuni parlamentari di Verdi e di Rifondazione Comunista
che annunciano un dossier sugli effetti del "Cs", un gas che secondo studi
americani potrebbe avere conseguenze anche letali su persone particolarmente
sensibili. Nel dossier, sostengono i parlamentari, ci saranno tutte le
segnalazioni di persone che dopo essere state a contatto con il lacrimogeno
hanno avuto disturbi come diarree, malori, problemi cutanei.
Per Francesco Martone, senatore dei Verdi, le forze dell'ordine hanno usato questi gas senza avvertire nessuno dei pericoli a cui si andava incontro. In Canada, per lo meno, sottolineano i parlamentari, le forze di sicurezza hanno consigliato alla popolazione di lavare i muri della case dove c'erano stati scontri con i manifestanti.
Il gas "Cs" è una sostanza chimica messa al bando dalla convenzione
di Ginevra che invece viene ammesso per risolvere problemi di ordine pubblico.
L’Unione europea, lo scorso anno, ha messo a punto un lungo documento nel
quale sottolinea l’inopportunità di usare questo gas proprio perché
può provocare degli effetti collaterali anche irreversibili.
“Per le persone sofferenti di cuore - spiega Martone - c'è addirittura
la possibilità che cinque candelotti lacrimogeni rappresentino una
dose letale”. Per il senatore gli italiani hanno il diritto di sapere cosa
è stato fatto a Genova durante quella che ha definito "la più
grande operazione di guerra chimica svolta dall'Italia".
Per Giovanni Russo Spena, di Rifondazione comunista, per fare luce su
quello che è accaduto a Genova bisogna aprire un contenzioso legale
con i vertici delle forze di sicurezza e contemporaneamente impegnarsi
nella campagna che metta al bando questi tipi di gas.
Paolo Cento, dei Verdi, ricorda che è interesse anche del ministero
dell'Interno scoprire la verità sul "Cs" perché anche numerosi
poliziotti avrebbero avuto gli stessi disturbi dei manifestanti.