Roberto Galantini, dalla mailing list benicomunicarpi@yahoogroups.com, 5 luglio 2011
Bene, tutti i giornali in coro hanno raccontato della battaglia di ieri;
so che mi odierete, ma la realtà vista dalla Val di Susa è
"purtroppo" molto diversa.
Dico "purtroppo" perché farebbe comodo a tutti pensare che i
NOTAV siano violenti, abbiano torto, perciò vadano puniti. Farebbe
comodo perché, se così fosse, il problema non ci riguarderebbe
più, noi potremmo continuare ad occuparci dei fatti nostri e lasciare
che la Polizia faccia il proprio mestiere.
Invece ciò che avviene in Val di Susa ci riguarda tutti, e riguarda
in particolare coloro che si battono in qualche modo per avere un mondo
migliore.
Che lo vogliate o no la lotta dei NOTAV è una lotta non violenta:
sono quasi vent'anni che si oppongono ad un'opera assurda ed inutile, senza
che nessuna istituzione al di fuori della valle abbia mostrato rispetto
o lealtà per le loro motivazioni più che valide. Da
sei anni sono sottoposti a ondate di occupazione para-militare della valle
(con tutti gli effetti collaterali del caso come la morte di una donna
schiacciata pochi giorni fa da un autoblindo, cosa che naturalmente nessuno
ha raccontato, oppure gli atti orrendi compiuti alle tende del presidio
sgomberato, anche questi documentati soltanto dal web) e, nonostante ciò,
la loro opposizione è stata e rimane non violenta.
Ieri il corteo organizzato (di protesta per l'ennesimo tentativo, infruttuoso,
di aprire il cantiere con la forza) ha attraversato pacificamente i due
versanti della valle ed era aperto da amministratori e famiglie con bambini,
che hanno compiuto tutto il percorso senza incidenti. Si stima che ci fossero
70-80.000 persone, più passa il tempo più la solidarietà
si espande.
Una parte di manifestanti, in maniera autogestita ed indipendente,
è uscita dal corteo autorizzato per andare a circondare il "fortino"
ricavato in fretta e furia dalla Polizia nei pressi del presidio NoTav
sgomberato, con la forza, lunedì scorso (durante il quale non è
volata una pietra, guardatevi il video su youtube); qui la Polizia ha sparato
centinaia di lacrimogeni e proiettili di gomma ad altezza d'uomo su chiunque
si avvicinasse, ha caricato e rincorso nel bosco tutti i gruppi che arrivavano
a tiro, ha atteso e manganellato gruppi di persone che, senza aver fatto
nulla, stavano tornando ai loro mezzi. Ora se pensate ancora che sia possibile
subire tutto ciò senza che nessuno possa ritenere legittimo rispondere
a sassate a tanta violenza, significa che disponete di una invidiabile
varietà di pesi e misure per i vostri giudizi, o che vi fidate troppo
delle ricostruzioni fornite dai "professionisti dell'informazione" (che
invece dovremmo chiamare mercenari, fatte poche rare lodevoli eccezioni)
che hanno descritto solo una parte del conflitto.
Sia ben chiaro che tirare pietre è sbagliato ed inutile ma,
viste le premesse, sarebbe disonesto non considerarlo una conseguenza inevitabile
della violenza primaria e ben più grave messa in campo dallo Stato.
Quindi chi oggi invoca l'intervento delle forze dell'ordine, proprio col
pretesto di proclami contro la violenza, dovrebbe farsi un bell'esame di
coscienza (a partire dal Ministro dell'Interno pregiudicato per resistenza
a pubblico ufficiale).
Tra i vari movimenti e comitati nati in Italia negli ultimi anni, quello
NoTav è tra i più radicati nella popolazione, tra i più
attivi nella ricerca e discussione di modelli socio-economici risolutivi
della crisi attuale, tra i più legittimi (pensando a quanto è
assurda la devastazione che rischiano di subire): se permettiamo che si
possa passare con l'esercito sopra questo dissenso, seppelliremo per decenni
qualsiasi possibilità di rinascita di questo paese.
Sono passati dieci anni da Genova, anche allora le "autorità"
mostrarono il loro volto peggiore e ci raccontarono un fracasso di balle
su black-block e compagnia bella. Ce la vogliamo bere un'altra volta?