Finanziaria leggera?

Franco Turigliatto, intervento in Senato, novembre 2007


Signor Presidente, Signori del Governo, Colleghi,
La finanziaria del 2008 è stata presentata come una finanziaria leggera: un implicito riconoscimento della iniquità della precedente manovra economica che come è noto ha operato tagli pesantissimi alla spesa pubblica e allo stato sociale, che ha dato miliardi di euro a imprese, banche ed assicurazioni attraverso il cuneo fiscale, che ha rinunciato alla tassazione delle rendite finanziarie, che ha trasferito le liquidazioni delle lavoratrici e dei lavoratori al Tesoro per finanziare le grandi opere e che ha aumentato del 13% le spese militari. Quale distanza tra le speranze di una cambio radicale di passo e di risarcimento sociale e la realtà delle scelte economiche liberiste in piena continuità coi governi precedenti!
La prima osservazione che va fatta sulla finanziaria attuale è che essa non modifica in alcun modo quei provvedimenti dello scorso anno che quindi continuano tranquillamente ad operare. La Fiat può “largheggiare” anticipando trenta denari ai proprio lavoratori, tanto continuerà anche nel 2008 e negli anni successivi a percepire i 5.000 euro (10.000 al sud) all’anno per ogni lavoratore.
I tagli alla spesa pubblica sono naturalmente permanenti e così via.
La seconda osservazione è che questa finanziaria resta del tutto interna alle priorità liberiste di rientro del debito pubblico, confermando una politica del tutto monetarista, così come è ben specificato nell’articolo 1. Certo c’è sempre qualcuno, come la Banca d’Italia e le istituzioni finanziarie internazionali che chiede di più. Ma si sa i padroni e le istituzioni monetarie del capitalismo sono insaziabili.
In terzo luogo questa finanziaria continua ad avere al centro l’impresa: è il senso della drastica riduzione dell’IRES e dell’IRAP. Sembra poco credibile l’affermazione che si allarga la base imponibile per cui il gettito rimarrà invariato. Per ora le imprese incassano la riduzione, e infatti non sembrano lamentarsi, e poi si vedranno gli effetti sulle entrate dello Stato.
Questa scelta è tanto più inaccettabile perché va di pari passo col fatto che, dopo una breve discussione, la tassazione delle rendite finanziarie scompare ancora una volta dall’agenda legislativa
C’è da trasecolare anche perché nel corso degli ultimi anni sia le imprese industriali, che le banche e le assicurazioni hanno dichiarato profitti sempre più alti e distribuito cospicui dividendi agli azionisti.
Per quanto riguarda poi le agevolazioni dell’ICI, oltre ad essere solo una riduzione e non una esenzione per chi possiede solo la casa in cui abita, la si concede a tutti senza differenza di reddito : uno scandalo, come uno scandalo è l’esenzione delle proprietà della chiesa da questo tributo, quando non si tratta di luoghi di culto, ma di immobili per attività commerciali
Per venire poi alle scelte sociali vere e proprie: la finanziaria non può essere giudicata separatamente dai contenuti del protocollo sul welfare: i due provvedimenti sono intimamente collegati, dal punto di vista delle scelte politiche e dal punto di vista finanziario.
Il protocollo altro non è che la conferma della legge Maroni, cioè dell’ennesima controriforma delle pensioni, che subisce alcuni parzialissimi correttivi, in un quadro che per certi versi peggiora la condizione dei futuri pensionandi, che costituisce un altro duro colpo alla previdenza pubblica, che penalizza intere generazioni, un duro colpo dato non solo a quelli che stanno per maturare la pensione, ma per milioni di giovani che avranno grandi difficoltà a raggiungerla.
Il protocollo conferma poi la legge 30, cioè l’archetipo della precarietà. Tutta l’Unione, in campagna elettorale aveva detto che occorreva abolire o superare quella legge. Se passa il protocollo sarà la pietra tombale su questa legge. Diventerà sempre più immodificabile. Altro che rivedere tutta la legislazione che ha alterato il quadro dei diritti e della contrattazione a totale vantaggio delle imprese.
Bisogna avere chiaro che questa scelta significa che la maggioranza opta ancora una volta per la linea della flessibilità e del basso costo del lavoro. Fatto grave anche perché è in corso l’ennesimo attacco di Confindustria al contratto nazionale di lavoro, al suo ruolo e contenuto e che questo attacco trova orecchie compiacenti in troppi esponenti dell’Unione stessa.
Quando poi si propone il consolidamento dell’occupazione nel pubblico impiego con l’assunzione di una parte dei precari, - misura peraltro già contenuta nella precedente finanziaria con scarsi risultati pratici, c’è subito qualcuno nell’Unione che si mette di traverso, ma soprattutto vengono stanziate risorse irrisorie per questa finalità.
In generale le risorse che vengono stanziate sul piano sociale, sono poche, delle modeste elemosine nei confronti dei più derelitti. Niente, ancora una volta, viene previsto per la gran massa delle lavoratrici e dei lavoratori. L’anno scorso la presunta riduzione fiscale (per altro riferita a tutti i soggetti e non solo al lavoro dipendente) si era tramutata in una vera e propria beffa e molte volte anche in un danno.
Oggi arriviamo al ridicolo: di fronte all’evidenza di una situazione in cui salari e stipendi non riescono più a garantire un livello di vita decente e alla farsa di un campione del liberismo e della riduzione del costo del lavoro come il governatore della Banca d’Italia, che parla di salari troppo bassi, si risponde, non come si dovrebbe, inserendo in finanziaria la restituzione del fiscal drag, ma promettendo, con tanti se e tanti ma, per un futuro incerto, lontano e indefinito, una misura che vada in tal senso… Più che una promessa sembra una presa in giro.
In compenso ingenti risorse vengono ancora una volta indirizzate verso le grandi opere e, come è noto, un altro punto del programma elettorale, la chiusura definitiva del progetto del ponte sullo stretto, è saltato nel voto sul decreto fiscale.
La partita, ovverosia lo scontro con le popolazioni che si oppongono alla distruzione del loro territorio, resta dunque aperto.
Ho lasciato per ultimo lo scandalo delle spese militari. Come se niente fosse, anzi correlato dalle grida di allarme del ministro della Difesa e naturalmente dalle discrete, ma sollecite pressioni delle gerarchie militarti, la spesa militare lievita ancora di un altro 11%. Milioni e milioni per acquistare velivoli da guerra e di attacco, fregate con la stessa funzione, in un quadro in cui sono in tanti, anche ai vertici maggiori dello stato a parlare del ruolo militare crescente dell’Italia in giro per il mondo per “garantire la pace”.
Anche per questa via si straccia la Costituzione.
Per questo esprimo un giudizio fortemente negativo.
In alternativa propongo una serie di emendamenti che individuano almeno 20 i miliardi di euro che si potrebbero ottenere con una diversa impostazione economica e finanziaria. Con un intervento che ridistribuisca seriamente il reddito da profitti e rendite al lavoro dipendente si possono aumentare seriamente i salari, battere la precarietà, ridurre la pressione fiscale. Basta colpire chi si è arricchito negli ultimi quindici anni e che continua ad essere assistito anche dall’attuale governo. Basta poco.
In sintesi propongo:
1. Recupero del fiscal drag
2. Recupero del differenziale tra inflazione reale e programmata
3. Salario sociale ed estensione degli ammortizzatori sociali
4. Assunzioni a tempo indeterminato per completare le piante organiche nella pubblica amministrazione
5. Definizione del rapporto 1:10 tra retribuzioni massime e minime nella p.a.
6. Definizione delle pensioni minime e massime
7. Riduzione delle indennità e soppressione del vitalizio dei parlamentari
8. Misure assistenziali e previdenziali per esposti amianto
9. Soppressione e detraibilità Ici prima casa e misure fiscali a beneficio dei comuni
10. Misure per salute e ambiente (uso risorse idriche agricoltura,...)
da ottenersi attraverso
• Cancellazione del cuneo fiscale per le imprese
• Tassazione delle rendite finanziarie e riduzione imposte c/c al 20%
• Tassazione delle transazioni valutarie (Tobin Tax)
• Introduzione Ici per attività anche commerciali degli istituti religiosi
• Assunzione ispettori per contrasto evasione fiscale e contributiva
• Cancellazione spese per nuove armi e per missioni militari
• Cancellazione finanziamento del G8 alla Maddalena e dei Cpt.
Solo in questo modo si può operare per garantire maggiore occupazione, maggiore sicurezza sociale, un livello di vita decente per la stragrande maggioranza della popolazione, una più giusta distribuzione della ricchezza che viene prodotta nel paese.