di Valerio Evangelisti (e, involontariamente. di L.F. Céline), "Carmilla on line", 6 ottobre 2005
Mi capita sempre più spesso di imbattermi in proteste per
l'emarginazione cui la sinistra, ritenuta egemone in campo culturale, avrebbe
condannato il pamphlet di Louis-Ferdinand Céline Bagatelle per un
massacro (1937). Ci si riferisce in particolare al fatto che l'edizione
Guanda del 1981 fosse esclusa dal commercio e limitata alle biblioteche
- in sintonia con la messa al bando del volume in tutta Europa.
E' recente una protesta di Franco Cardini, nell'ambito di una intervista
a La Repubblica, contro questa "ingiusta" esclusione. Altre, meno autorevoli,
sono seguite.
Fermo restando che, a mio parere, non si dovrebbe censurare pressoché
nulla (tanto che, sia su questo sito che in altre sedi, ho tessuto le lodi
di Von Salomon quale scrittore di eccezionale levatura)), vorrei fare capire
al lettore ignaro come mai Bagatelle per un massacro (a differenza di altre
opere importanti di Céline, come Viggio al termine della notte e
Morte a credito), abbia comportato reazioni censorie e guai giudiziarri
per l'autore.
Riporto quindi un capitolo di Bagatelle (il più breve che
ho trovato), facendo presente che gli altri sono tutti così, per
oltre 250 pagine. Il testo completo, in francese, è facilmente reperibile
on line.
Nell'Italia odierna - sperando che tra breve le cose cambino - non
si dovrebbe avere paura a definirsi fascisti. Lungi dal correre rischi,
se ne può fare addirittura titolo di gloria. Allora non si capisce
perché gli appassionati di Bagatelle continuino a camuffarsi da
"liberali" e talora, paradosso dei paradossi (che però non investe
Cardini), da "amici di Israele". Insomma, un po' di coerenza, camerati...
"Bisogna imparare — per non correre il rischio di rimanere più
stupido, più opaco, più credulo di un vitello di una settimana
— a scoprire la marca, la traccia, l'impresa, l'iniziativa degli Ebrei
in tutti i cataclismi del mondo... in Europa, in America, in Asia... in
qualsiasi luogo si preparano le ecatombi, la distruzione sistematica, accanita,
degli spiriti e dei corpi ariani... Bisogna imparare a svelare nella pratica
quotidiana, il colore, il tono, la vanagloria dell'imperialismo ebreo,
della propaganda ebrea (o massonica), bisogna imparare a snidare, a determinare,
in fondo a tutte le ombre, attraverso lutti i dedali parolai, attraverso
le trame di tutte le calamità, dietro le smorfie, bisogna scoprire
l'universale menzogna, l'implacabile megalomania conquistatrice degli Ebrei...
le sue ipocrisie, il suo razzismo, talora larvato, talora arrogante, talora
delirante. La sua impostura, l'enorme armamento di questo apocalissi cosmico,
permanente.
Bisogna fiutare il diavolo da lontano... in tutti gli angoli... attraverso
il mondo... tra i sottili paragrafi di qualsiasi fatto quotidiano apparentemente
innocente... il segno del pollice, furtivo... appoggiato... segnaletico...
la parola favorevole... lusingatrice... la messa in valore, francamente
pubblicitaria... il denigramento sedicente imparziale... Nulla è
indifferente per il Trionfo ebreo... l'addizione opportuna e anche fuori
proposito di un decigrammo, di una mezza, sfumatura... per il successo
della minima «presentazione» ebrea... Le facezie di qualsiasi
ebreo, del più insignificante pittore ebreo, pianista ebreo, banchiere
ebreo, vedetta ebrea, ladro ebreo, autore ebreo, libro di ebreo, commedia
ebrea, canzone ebrea... aggiungono sempre una pietruzza, un atomo vibrante,
all'edificazione della nostra prigione, la nostra prigione di ariani...
Per la perfezione della tirannia ebrea, nulla è perduto. Questa
colonizzazione interna si realizza con le buone o con le cattive, tra gli
interessi e i ritmi ebrei del momento... In Francia, questa manomessa si
mette per lo meno un po' i guanti... oh, non per molto tempo... tra poco,
le carte saranno rovesciate, quelli che non saranno di quell'idea verranno
senz'altro serviti e l'Ebreo apparirà agli sguardi ammirati del
gregge prosternato, solido, implacabile, con la sferza in mano..."