Valerio Evangelisti, "Carmilla on line", 30 maggio 2005
Perdonatemi, non posso trattenere il mio entusiasmo. Con una partecipazione
al voto del tutto imprevista, i cittadini francesi hanno espresso un NO
secco e corale alla Costituzione europea. Il fatto è che, di fronte
a un referendum, hanno potuto conoscere qual era la posta in gioco. Cosa
che non è avvenuta in altri paesi, come l'Italia, in cui parlamenti
riempiti da una classe politica dedita all'autoperpetuazione hanno votato
a larga maggioranza un documento di cui non si sapeva nulla.
Comunque la si metta, si tratta dela prima ribellione europea - e non
in un paese secondario - contro l'ideologia chiamata neoliberismo. Già
messa in questione, anche nelle piazze, in America Latina e in altre parti
del mondo.
Cosa sanciva la cosiddetta Costituzione europea ("cosiddetta" perché
di solito le Costituzioni nascono da una mobilitazione popolare, e non
da un atto burocratico) nei suoi articoli, praticamente non riformabili
né rigoneziabilii, e dunque teoricamente destinati a vita eterna?
Sanciva anzitutto l'assoluta libertà del mercato, e dunque l'esposizione
senza freni alla concorrenza altrui - anche se il concorrente è
avvantaggiato da una condizione dei lavoratori prossima allo schiavismo.
Sanciva l'imperativo di una progressiva offerta a pagamento dei servizi
ora gratuiti - inclusi, era il corollario, scuole e cure mediche.
Sanciva la perdita dei diritti conquistati dai lavoratori in un secolo
e mezzo di lotte, come la fissazione di un orario massimo di lavoro. La
"flessibilità" diventava norma stabilita dalla maggiore fonte giuridica
esistente.
Nel contempo, questa cosiddetta Costituzione ammetteva deroghe circa
il divieto del lavoro minorile e, sfiorando l'umorismo, accordava ai disoccupati
il diritto a cercarsi un'occupazione qualsiasi.
Last but not least, si stabiliva in via costituzionale l'appartenenza
perpetua alla NATO dei paesi già membri della stessa, più
gli altri ansiosi di aderirvi. Facendo così rienttrare fra i "diritti"
quello di partecipare a tutte le guerre decise dagli Stati Uniti, veri
padroni d'Europa.
Qui tralascio, per limiti di tempo, le infinite restrizioni alla democrazia
contenute nel documento abortito (ma che si cercherà sicuramente
di riproporre, magari chiedendo ai francesi di votare una seconda volta,
visto che la prima si erano "sbagliati").
Sta di fatto che, appena un popolo europeo ha potuto esprimersi in
piena libertà, e con cognizione di causa, ha mandato il neoliberismo
a farsi fottere. Come sta avvenendo in America Latina e un po' dovunque.
Il bello è che i pontefici dei vari media francesi, i soloni
degli organi di stampa, gli editorialisti "accreditati" (da chi?) erano
praticamente tutti per il SI'. Stando ai sondaggi, i francesi hanno votato
il contrario non per motivi egoistici (timori per l'immigrazione dai paesi
dell'Est, ecc.), bensì perché ne hanno le palle piene dell'ultaliberismo
di taglio americano. Un giretto su Internet rivelava, del resto, quale
fosse l'umore prevalente. Per coloro che, controllando l'informazione,
si illudevano di controllare anche le coscienze, è per una volta
scattata la "legge del Menga".
Ho idea che scatterà ancora.