Tommaso Di Francesco, "il manifesto", 9 gennaio 2009
«Abbiamo deciso di attuare il boicottaggio degli acquisti nei negozi del commercio a Roma che si rifanno alla comunità israelitica romana». La protesta contro «il massacro» che gli israeliani stanno perpetrando a Gaza annunciata ieri dalla Flaica-uniti-Cub, sindacato autonomo di base degli alimentaristi, è antisemitismo allo stato puro. Manca solo la proposta di appiccicare la stella di Davide sulle vetrine. Noi non sappiamo se questo Giancarlo Desiderati, segretario provinciale della Flaica Cub di Roma, si consideri e sia considerato uno di sinistra, «un compagno». Sappiamo però che è, coscientemente o no, un anti-semita e anche - ci scuserà la franchezza - un po' coglione. Tanto è vero che poi, una volta scoppiato logicamente e giustamente l'inferno, ha firmato e diffuso un altro comunicato in cui ha provato a «smentire»: «Non è mai stata nominata nei nostri comunicati la comunità ebraica romana, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà per le sofferenze che ha subito nel passato... Non esiste né sarà diffusa nessuna lista dei negozi in cui non comprare perché della comunità israeliana. Condanniamo a prescindere qualunque forma di antisemitismo di destra e di sinistra...». Troppo facile e troppo tardi. A meno che il primo comunicato sia un falso, i due semi-sconosciuti Flaica e Desiderati hanno provocato danni tremendi alla causa palestinese, già malmessa per conto suo, e favori enormi alla causa israeliana, sia in Israele sia in Italia, come si è già visto dalla valanga di reazioni. Danni enormi alla sinistra (visto che i sindacati di base sono identificati con la sinistra) che deve difendersi dagli attacchi di «antisemitismo», spessissimo strumentali e infondati (ma purtroppo non in questo caso). Danni enormi a quella minoranza di ebrei critici che in Israele e in Italia fra enormi difficoltà, fatiche e ostracismi, si battono per una soluzione giusta ed equa del conflitto Israele-Palestina (en passant la bella iniziativa della Flaica, chiedendo «per cominciare» il boicottaggio dei prodotti made in Israel, identificati con le tre cifre iniziali 729 sul codice a barre, ha mandato a farsi fottere anche una iniziativa controversa ma non per questo antisemita). Un grazioso pacco-regalo per chi, come noi del manifesto, ha sempre rivendicato con forza la distinzione fra lo stato di Israele e gli ebrei, fra antisemitismo e anti-sionismo.