"Umanità nova", n. 31, 6 novembre 2011
Oggi un tallone di ferro schiaccia il mondo del lavoro e ogni misura di flessibilità e di liberalizzazione serve solo a calare i salari e i diritti, a sfruttare di più. (G. Cremaschi)
Giorgio Cremaschi è coordinatore della rete 28 aprile, la corrente
di sinistra nella CGIL, è membro della segreteria della FIOM e,
alla vigilia della manifestazione del 15 ottobre, ha lanciato un appello
che ha raccolto semplici militanti, collettivi, realtà politiche
e sindacali all’interno del coordinamento “Dobbiamo fermarli”, con l’obiettivo
di costruire un nuovo soggetto politico.
Nei giorni scorsi, di fronte alla lettera scritta dal presidente del
consiglio italiano all’Unione Europea, ha preso nuovamente posizione (http://www.rete28aprile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=...),
chiedendo a gran voce che l’opposizione strappi tutte le lettere, sia quella
inviata da Berlusconi, sia quella inviata precedentemente dalla Banca Europea.
Con atteggiamenti di questo tipo Cremaschi si è conquistato
indubbiamente una posizione di rilievo all’interno delle organizzazioni
estremiste italiane, sopratutto fra quelle ex-parlamentari, che sperano
con l’appoggio della sinistra FIOM di conquistare nuovamente un posto in
parlamento.
Prima la battaglia per i diritti, contro il piano Marchionne, poi la
lotta contro il debito, oggi la storia delle lettere: si tratta evidentemente
di prese di posizione che più che ad un leader sindacale fanno pensare
ad un leader politico, ed il progetto su cui è nato il coordinamento
“Dobbiamo fermarli” rimanda esplicitamente ad un soggetto politico, in
cui i vari aderenti speravano che gli altri lavorassero per loro, e tutti
speravano che Cremaschi, novello pifferaio magico, portasse migliaia di
voti al nuovo soggetto politico; in realtà Cremaschi ha lavorato
per distogliere gli aspiranti rappresentanti del popolo dall’occuparsi
dei problemi reali degli sfruttati, dal costruire una reale alternativa
politica al meccanismo della delega e della democrazia.
Mentre Cremaschi le sparava grosse sul Web e sui giornali, a Cervia
si svolgeva l’assemblea dei delegati della FIOM e il nostro Giorgio, da
buon membro dell’apparato, votava disciplinatamente la piattaforma contrattuale,
che contiene aumenti salariali ridicoli e ben all’interno delle compatibilità
capitalistiche.
Ecco allora svelata la strategia del nostro pifferaio magico: spariamole
grosse contro il Governo, contro le banche, i profitti, la crisi, magari
le macchie solari, ribadiamo che è necessario cambiare governo,
basta che a nessuno venga in mente che la condizione miserevole in cui
oggi versano i lavoratori può essere cambiata con la lotta, che
la loro sorte sta nelle loro mani e non in quella di un governo futuribile,
perché assieme a questa idea può venire quella che questa
situazione miserevole non nasce con la crisi, con le manovre del governo,
ma nasce con la concertazione salariale - prodotto dell’accordo interconfederale
del 1992, quello che ha cancellato la scala mobile e i consigli di fabbrica
- accettata e sostenuta dai sindacati CGIL, CISL e UIL nel loro complesso,
e infine può venire quella di farla finita con questi dirigenti
traditori, Cremaschi compreso.
Per fortuna nelle fabbriche la contestazione operaia è ancora
viva: alla Piaggio e alla SAME i lavoratori, con un referendum, hanno bocciato
la bozza di piattaforma, e dovunque l’opposizione ottiene consensi superiori
alle aspettative. Questo può rappresentare la premessa, assieme
all’azione dei sindacati di base, per una riscossa operaia.
Per fortuna Cremaschi si è trovato sulla propria strada il 15
ottobre a Roma, che non a caso ha definito un disastro. Il pifferaio magico
ha fatto la fine dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e finirono
suonati.