Trascrizione del reportage di Chiara Baldassari per la trasmissione "Report" del 4 ottobre 2001
- Chiara Baldassari: Da un po' di tempo a questa parte sugli scaffali
della grande distribuzione alimentare troviamo prodotti contraddistinti
da un particolare marchio che ci garantisce, almeno questo e' quello che
leggiamo sull'etichetta, che il prezzo riconosciuto al produttore gli consente
di promuovere migliori condizioni di vita e opportunita' per uno sviluppo
autonomo. Questi prodotti noi li troviamo nei supermercati sotto l'indicazione
"equosolidale". Perche' avete deciso di iniziare a venderli?
- Giuseppe Brambilla (direttore supermercati GS): GS e anche il gruppo
Carrefour, di cui facciamo parte, attua una politica di offrire al consumatore
quante piu' alternative possibili.
- Chiara Baldassari: Ma di queste alternative possibili i consumatori
ne sanno qualcosa? Cosa e' un prodotto "equosolidale"? Lei lo sa?
- Una signora che fa la spesa: Sono quei prodotti che vengono direttamente
dai paesi d'origine e vengono venduti a minor prezzo per aiutare le popolazioni
del terzo mondo.
- Chiara Baldassari: La signora dice "minor prezzo", non e' proprio
cosi': basta andare a vedere. Barretta Lindt, la piu' costosa: 2380 lire;
barretta Novi 1450, barretta Milka 1600. La nostra barretta equosolidale
costa 1790 lire, per cui 500 lire meno della barretta piu' griffata e 300
lire in piu' rispetto alle altre.E' leggermente piu' cara rispetto alle
altre barrette?
- Giuseppe Brambilla (direttore supermercati GS): Sicuramente non nella
fascia piu' economica dei prodotti, ma credo che ci siano dei contenuti
importanti in questi prodotti che ce lo giustificano.
- Chiara Baldassari: Ritorniamo allora sui contenuti importanti.
- Un signore che fa la spesa: Equosolidale... equo vuol dire che e'
uguale, e solidale che e' amico di qualcuno, non e' cosi'?
- Chiara Baldassari: Non e' proprio cosi', ma andiamo avanti. In percentuale
quanto cacao equosolidale vendete, per esempio?
- Giuseppe Brambilla (direttore supermercati GS): La quota raggiunta
dal cacao e' intorno al 2 per cento dei prodotti che noi vendiamo.
- Chiara Baldassari: Solo il 2 per cento! Forse e' per questo che tra
i consumatori regna ancora tanta confusione...
- Ragazze che fanno la spesa: Prodotti equosolidali? Sono quei prodotti
il cui ricavato va ai paesi del terzo mondo senza passare dalle multinazionali.
- Chiara Baldassari: Le multinazionali non c'entrano, e' vero, ma non
ci siamo ancora. A pochi chilometri da Pisa c'e' il Centro Nuovo Modello
di Sviluppo e dove se non meglio di li' ci sanno spiegare la differenza
tra un prodotto equosolidale e uno tradizionale?
- Francesco Gesualdi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo): Per quanto
riguarda i produttori la differenza sostanziale e' nel prezzo; nel caso
del cacao venduto nel circuito del commercio tradizionale l'obiettivo dell'acquirente,
del commerciante, della multinazionale e' quello di ottenere un prezzo
piu' basso possibile, per avere poi un profitto piu' alto possibile. Nel
caso del
cacao venduto nel circuito del commercio equo, l'obiettivo e' quello
di garantire ai piccoli produttori la possibilita' di vivere in maniera
dignitosa e di riuscire anche a garantire alla comunita' locale di poter
avviare tutta una serie di progetti che permettono di superare una serie
di situazioni tragiche che sono state create attraverso il colonialismo.
- Chiara Baldassari: La barretta che ho comprato e' questa, m'informo
per capire da dove viene il cacao e scopro che arriva dal Ghana. A questo
punto non resta che partire per andare a vedere se chi lo ha raccolto beneficia
dei vantaggi descritti sulla nostra etichetta. Kumasi, Ghana, citta' di
piu' di 1.000.000 di abitanti a circa 200 Km a nord dalla capitale Accra
e dal
mare. Siamo di fronte all'ufficio di una cooperativa di contadini che
raccolgono il loro cacao e poi lo vendono. Quando a comprarlo e' un'organizzazione
equosolidale il guadagno per i contadini e' maggiore. Quest'anno su 32.000
tonnellate vendute, 400 sono andate al commercio equo. Tradotto in soldi
cosa vuol dire? Lo chiediamo al direttore generale.
- Kwabena Ohemeng (direttore generale): Se calcola che quest'anno abbiamo
venduto 400 tonnellate al commercio equo, se fa due conti, vede che abbiamo
guadagnato 299.500 dollari in piu' rispetto allo stesso peso venduto ad
una multinazionale.
- Chiara Baldassari: Vale a dire 630 milioni di lire circa. Questi
soldi costituiscono un fondo che per il 75% va a finanziare progetti equi
e il 25% finisce nelle tasche dei contadini. Ma in che modo?
- Kwabena Ohemeng (direttore generale): I soldi del commercio equo
vengono redistribuiti tra i contadini per sacco di cacao venduto. Per ogni
sacco venduto quest'anno i contadini hanno guadagnato 400 lire in piu'.
- Chiara Baldassari: Sara' vero? La verifica la faccio alla banca dei
contadini soci della cooperativa.
- Un contadino davanti alla banca: Si', e' vero, per ogni sacco venduto
noi guadagnamo 80.000 lire piu' 400 lire del commercio equo".
- Chiara Baldassari: Non e' un po' pochino solo 400 lire per sacco?
- Contadino davanti alla banca: Qualcuno potrebbe avere 100 sacchi,
o 50 sacchi, cosi se calcoli 400 lire per 100 sacchi per esempio, sono
abbastanza.
- Chiara Baldassari: E il resto dei soldi dove sono andati a finire?
Quest'anno la maggior parte dei soldi sono serviti per costruire le
pompe dell'acqua. Senza l'intervento di nessuna organizzazione non governativa
e senza l'aiuto di nessun missionario. Purtroppo su 667 villaggi di piccoli
produttori i soldi sono bastati per 60, Fenaso e' uno di questi villaggi.
- Un contadino del villaggio: Prima dovevamo percorrere piu' di un
chilometro e mezzo a piedi per trovare l'acqua potabile, adesso ce l'abbiamo
e la pompa e' qui, fuori di casa, e l'abbiamo costruita noi con i nostri
soldi.
- Una donna del villaggio: Voi non potete avere idea della felicita'
che puo' dare una pompa dell'acqua; se riuscissimo a risolvere anche il
problema della scuola saremmo davvero a posto.
- Chiara Baldassari: cioe', cosa vuol dire? Che non ci sono insegnanti?
Che i bambini non vanno a scuola? Che la scuola costa troppo?
- Rita Damoah (Center of development of people): I contadini non possono
permettersi di mandare i loro figli a scuola, alcuni non hanno i soldi
per comprare neanche le uniformi. Le uniformi costano dalle tre alle cinquemila
lire, e qualcuno addirittura non e' in grado di comprare neanche quelle.
- Chiara Baldassari: Qualcuno non e' in grado di comprarle e sicuramente
tra questi ci saranno anche i soci della nostra cooperativa, ma loro a
differenza di tutti gli altri, in virtu' del loro status di soci, possono
chiedere un prestito alla loro banca senza pagare tassi da usura.
- Un contadino del villaggio: Capisci? Abbiamo fondato una banca e
cosi' anche il piu' povero puo' chiedere un prestito a tassi bassissimi.
Per pagare le tasse scolastiche, per esempio.
- Chiara Baldassari: cinquemila lire all'anno piu' l'uniforme per mandare
i figli a quelle che possono essere le nostre elementari. Per mandare i
figli alle scuole medie si puo' arrivare a pagare dalle 500 alle 700 mila
lire l'anno. Facciamo allora due conti in tasca ai contadini.Quanto cacao
avete venduto lo scorso anno?
- Contadini davanti alla banca: Io lo scorso anno ho prodotto 65 sacchi...io
l'ultimo anno 45... 65 sacchi... io ho prodotto 100 sacchi.
- Chiara Baldassari: Stando ai conti della cooperativa, per ogni quattro
produttori come questi ne esistono altri quindici che non superano i cinque
sacchi venduti all'anno, con un guadagno intorno alle 400 mila lire. Per
cui se le elementari, con grossi sforzi, se le possono permettere tutti,
le medie rimangono un lusso per pochi. E per il maestro di un villaggio
i problemi non finiscono qui.
- Un maestro in classe: Nel periodo della raccolta del cacao molti
bambini vengono portati dai genitori a lavorare nei campi, e cosi' non
possono venire a scuola... e tu arrivi e ti ritrovi la classe vuota.
- Chiara Baldassari: Ecco la magagna! Bambini che lavorano nelle piantagioni.
Ma allora non e' vero che il nostro cacao e' piu' buono degli altri! La
buona notizia vacilla pericolosamente. Ma non e' che, anche voi della cooperativa,
fate lavorare i bambini nei campi?
- Contadino davanti alla banca: No, e' proibito! Assolutamente proibito!
Non c'e' lavoro infantile.
- Chiara Baldassari: E' vietato! Allora andiamo a vedere. In queste
piantagioni raccolgono il cacao e di bambini al lavoro non ne abbiamo trovati.
- Kwaku Owusu-Yeboah (giornalista della tv pubblica ghanese): La cooperativa
ha affermato forte e chiaro: noi coltiveremo, produrremo il cacao, ma questo
non significa che faremo i nostri affari a spese dell'educazione dei nostri
figli. Non li manderemo nei campi quando dovrebbero essere a scuola.
- Chiara Baldassari: In effetti all'ultima riunione plenaria dei contadini
della cooperativa la risoluzione di non avvalersi del lavoro dei bambini
nelle piantagioni e' stata votata all'unanimita'. Ecco un'altra sostanziale
differenza tra i contadini soci della cooperativa e gli altri. All'interno
della cooperativa le iniziative imprenditoriali vengono sostenute con un
piccolo contributo del fondo equosolidale. Le donne di un villaggio hanno
avviato una vera e propria impresa di produzione di sapone con gli scarti
del cacao e poi lo vanno a vendere al mercato.
- Signora del villaggio: Quando aiutiamo i nostri mariti nei campi,
non e' che ci paghino. E cosi' quando non dobbiamo andare a raccogliere
il cacao possiamo fare il sapone e andarlo a vendere. E quei soldi sono
nostri e possiamo spenderli come ci pare.
- Chiara Baldassari: Per cui, ritornando alla nostra barretta di cacao
le garanzie che ci da' l'etichetta vengono rispettate. Anche se abbiamo
visto che il dato rilevante non sono certo ne' le 400 lire in piu' per
sacco, ne' il resto dei soldi che non sono sufficienti per migliorare sensibilmente
la vita di tutti. Il dato rilevante e' che per stare all'interno del circuito
del commercio equo i contadini si devono organizzare in strutture democratiche,
non sono solo braccia da sfruttare.
- George Grantadjepong (Dipartimento Cooperative del Ghana): La cooperativa
e' organizzata effettivamente secondo principi democratici. Le scelte politiche
provengono dalla base, non dall'alto al basso ma dal basso all'alto...
un uomo un voto.
- Chiara Baldassari: Un uomo un voto anche quando si deve eleggere
l'uomo della bilancia, cioe' colui che al momento della vendita pesa i
sacchi di cacao. Anthony e' per questo motivo che e' felice di essere membro
della cooperativa.
- Anthony: Io sono membro della cooperativa che pesa il mio sacco di
cacao, se la bilancia dice 60 chili, io so che sono proprio 60 chili. Tutti
gli altri contadini, invece, che non sono soci, vendono ad altre compagnie,
e queste cosa fanno? Pagano lo stesso, ma rubano sul peso. Puo' capitare
che con le bilance truccate arrivino a fregarti anche 10 chili.
- Chiara Baldassari: Come? i soci della cooperativa sono 35 mila, ma
i contadini che vendono il cacao in Ghana sono molti di piu'. Metti che
si rubino 10 Kg per sacco, e' un bell'affare! Sara' vero? In un capannone
c'e' una bilancia di una compagnia concorrente alla cooperativa. E l'unico
modo che ho per verificare se la bilancia pesa correttamente e' quello
di pesarmi. Dato che se c'e' una cosa di cui tutti siamo certi e' il nostro
peso. Salgo sulla bilancia e peso 52 chili. E' impossibile! Io di chili
ne
peso 67. Per cui ogni contadino che viene a vendere il cacao qui ci
rimette 15 chili per sacco. Altro villaggio, altra bilancia. Questa e'
quella della PBC, una compagnia che prima era del governo e adesso e' stata
privatizzata. Qui peso 64 chili, quindi questa bilancia ruba solo tre chili.
Lei che qui e' il responsabile, crede che le bilance siano tarate?
- John Sarfo (commissione marketing della PBC): Si', questa e' perfetta.
- Chiara Baldassari: E anche le bilance che avete negli altri villaggi
pesano correttamente?
- John Sarfo: Dipende da dove sono state settate, questo puo' portare
anche a un chilo di differenza.
- Chiara Baldassari: Altro che un chilo di differenza, caro John Sarfo...
io in un colpo solo ne avevo persi 15 di chili. Adesso non mi resta che
l'ultima verifica, la bilancia della cooperativa. Infatti qui sono 67 chili
belli tondi, come la bilancia di casa mia. Pessima conferma per me nonostante
la dieta africana, e buona notizia per i contadini che vendono il cacao
al commercio equo. Nessuno li frega sul peso, i bambini vanno a scuola,
hanno la loro banca che gli concede prestiti a tasso quasi zero e con i
loro guadagni, anche se piccoli, si sono costruiti la loro pompa per l'acqua.