documento dei Cobas, 17 settembre 2002
La protesta e l'opposizione contro l'aggressività e l'arroganza
del governo Berlusconi cresce ogni giorno di più nella società
e tra i lavoratori/trici e nel contempo cresce la richiesta di forme di
lotta incisive, generalizzate ed unitarie, mentre una piattaforma
alternativa ai programmi ultraliberisti e antipopolari del governo
si va delineando e diffondendo. In particolare, la richiesta più
pressante è che si arrivi, in tempi brevi, ad un nuovo sciopero
generale, massimamente generalizzato e unitario. A quali condizioni questo
può avvenire e quali passi potrebbero consentire la realizzazione
della massima unità? Ci pare che un significativo livello di unità
dovrebbe essere ricercato innanzitutto sui contenuti del conflitto sociale
e politico che ci oppone al governo e al padronato. E' indubbio che la
lotta si è estesa e indurita a partire dal tentativo governativo
di cancellare l'art.18: ma negli ultimi mesi è cresciuta una mobilitazione
generale che sta mettendo in discussione tutto il processo di precarizzazione
e cancellazione dei diritti dei lavoratori, avanzato in questi anni a passi
da gigante sia con i governi di centrosinistra sia di centrodestra, in
particolare dall'approvazione del pacchetto Treu in poi. E' dunque pensabile
che lo sciopero generale abbia come obiettivo solo la difesa dell'art.18
per chi ne ha ancora la copertura oppure, come chiedono milioni di lavoratori,
va
sostenuta l'estensione dell'art.18 a qualsiasi forma di lavoro dipendente
e l'introduzione di nuove garanzie e di nuove "rigidità"
(tra le quali, a nostro parere, la certezza del lavoro/reddito minimo
per vivere) a favore anche di tutto il lavoro precario e/o non
contrattualizzato e totalmente indifeso a cui appartiene la grande
maggioranza degli assunti nell'ultimo quinquennio? E in questa
prospettiva non è un'arma a disposizione di tutto il movimento
il referendum per l'estensione dell'art.18, sul quale sono state raccolte
700 mila firme?
Nel paese sta contemporaneamente crescendo una protesta generalizzata
contro il vistoso aumento del costo della vita e tra i
lavoratori/trici una forte spinta perché si apra una radicale
vertenza sul salario, falcidiato negli ultimi anni, verso quell'obiettivo
del salario europeo che simboleggia il rifiuto della prospettiva concertativa
e delle "compatibilità", di cui si richiede il definitivo abbandono.
E' possibile che tale spinta si immiserisca in richieste contrattuali che
innalzino solo di pochi decimi il grottesco 1,4% offerto dal governo? Non
risponde alle richieste dei lavoratori/trici l'obiettivo, interno allo
sciopero, di consistenti aumenti uguali per tutti e in paga-base che colmino
lo scarto con gli analoghi salari dei principali paesi europei e facciano
recuperare almeno buona parte di quanto perso in questi anni?
Inoltre, si sta diffondendo, ben oltre i lavoratori direttamente interessati,
una protesta generalizzata contro la privatizzazione,
l'aziendalizzazione e la mercificazione della scuola, della sanità
e delle altre strutture pubbliche che dovrebbero essere patrimonio gratuito
di tutti i cittadini. Si può pensare che nello sciopero generale
la lotta in difesa di scuola e sanità pubblica si limiti ad una
protesta solo contro la riforma Moratti e gli ultimi tagli alla sanità?
O, ad esempio, la cancellazione della legge di parità scolastica,
imposta dal centrosinistra e "madre" di tutte le privatizzazioni nella
scuola, merita di far parte delle richieste unitarie, avendo il movimento
anche a disposizione l'arma referendaria grazie alle 600 mila firme raccolte
su questo tema? E sulla sanità non va rimessa in discussione tutta
la privatizzazione e la politica dei tagli realizzata negli ultimi anni
sia nelle regioni governate dal centrosinistra che in quelle del centrodestra?
Il governo, poi, annuncia e prepara un ulteriore attacco alle pensioni.
Anche di fronte al tracollo internazionale delle garanzie fornite dai fondi-pensione
privati, non va rimessa in discussione tutta la prospettiva dei fondi integrativi,
della cessione del Tfr, del meccanismo contributivo che annulla quello
retributivo, verso un ripristino delle garanzie pensionistiche per tutti
e tutte?
La legge Bossi-Fini è una legge para-schiavistica oltre che
razzista e la lotta contro di essa è per noi anche e soprattutto
una lotta per le garanzie ai lavoratori immigrati. Ma, oltre a batterci
per la cancellazione di essa, lo sciopero generale non deve anche chiedere
l'eliminazione di quella ignominia, introdotta dal centrosinistra, costituita
dai "centri di permanenza temporanea"?
Mentre il conflitto sociale si estende in Italia, su tutti/e noi incombe
la volontà guerrafondaia del governo statunitense, intenzionato
a compiere un ulteriore ed atroce passo sulla strada della guerra permanente
e globale aggredendo l'Iraq, nonostante la diffusissima opposizione popolare
e persino di tanti governi coinvolti nelle precedenti guerre dell'ultimo
decennio. Deve essere presente nella piattaforma dello sciopero generale
un fermissimo No alla guerra, che si avvalga o meno della complicità
dell'Onu, e alla partecipazione italiana ad essa, o dovremo risentire la
proposizione delle categorie della "guerra umanitaria" o della "contingente
necessità" di interventi bellici? C'è poi la cruciale questione
della democrazia nei posti di lavoro, senza la quale nessuna altra forma
democratica, politica e civile, sarà mai garantita e duratura. E'
pensabile che la Cgil sottolinei la centralità e ineludibilità
del consenso dei lavoratori sugli accordi tramite il pronunciamento referendario,
nonché la garanzia dei diritti di rappresentanza, solo ora che il
suo potere contrattuale è messo in discussione e Cisl e Uil hanno
fatto strame del parere dei lavoratori? O il fatto che i lavoratori/trici
debbano votare sugli accordi per renderli validi deve valere sempre e per
tutti/e? E sosterremo insieme la assoluta necessità di una legge
sulla rappresentanza davvero democratica e valida per tutti? E finirà
la guerra, condotta in questi anni non solo da Cisl e Uil ma anche dalla
Cgil, contro i Cobas e il sindacalismo di base ai quali è stato
impedito qualsiasi accesso democratico possibile nei luoghi di lavoro,
fino alla sottrazione persino del diritto
di assemblea?
Proponiamo dunque alla Cgil di aprire urgentemente, con i Cobas e il
sindacalismo di base, un tavolo di confronto, per provare a rispondere
efficacemente su questi temi alle richieste diffusissime tra i lavoratori/trici,
giungendo ad uno sciopero generale unitario. Naturalmente, per arrivare
ad una data unica, che noi riteniamo debba essere fissata entro ottobre
e preferibilmente intorno alla metà del prossimo mese, e a manifestazioni
unitarie, il tavolo di confronto deve approntare anche una gestione unitaria
dei cortei e certamente la presenza negli interventi conclusivi, che presumibilmente
si terranno nelle iniziative di piazza che accompagneranno lo sciopero,
delle strutture organizzate che parteciperanno al tavolo di confronto.