Di questo innalzamento della violenza fascista nessuno ne parla, ne
i giornali, ne le televisioni, ma anche tante forze politiche cosiddette
democratiche, malgrado le reti antifasciste hanno lanciato non uno ma mille
segnali di allarme e di denuncia, di allerta per una vigilanza democratica.
Dopo centinaia di iniziative e mobilitazioni antifasciste, dopo aver preparato
dossier, conferenze, iniziative di controinformazione, dopo aver denunciato
dettagliatamente le connivenze politiche, le ingenti coperture finanziarie,
le collusioni criminali, poco o nulla si è mosso; anzi le aggressioni,
i pestaggi e gli attentati hanno continuato ancor più in questa
settimana di campagna elettorale.
La manifestazione di sabato non può essere compresa se scollegata
da questo contesto più generale. Le forme e i modi di contestazione
alla parata neonazista di Milano non sono state solo un errore grave perché
hanno prestato il fianco alle strumentalizzazioni elettorali della destra,
ma anche tatticamente autolesioniste. Soprattutto credo che sarebbe stato
infinitamente più efficace al fine del consenso opporre ad una sfilata
fascista forme di disobbedienza sociale. Inseguire i fascisti sul terreno
della loro violenza è stato disastroso.
Ma certo erano ben altre le forze che avrebbero dovuto stare sabato
mattina in Corso Buenos Aires ad impedire il concentramento dei fascisti.
Se ci fossero state probabilmente l’esito dell’iniziativa sarebbe stato
diverso.
C’è un assordante silenzio rispetto a un presidente del consiglio
che non solo ha sdoganato i neonazisti ma ha addirittura stretto un accordo
elettorale: se Chirac si fosse alleato con Le Pen o la Merkel con i neonazisti
ci sarebbe stata una rivolta morale prima ancora che politica. E invece
è solo il movimento e i centri sociali che si trovano a dover fronteggiare
a volte efficacemente, altre volte con esiti disastrosi il riemergere dei
neonazisti.
Ma su questo punto vorrei essere molto chiaro: io faccio parte del
movimento, ma non sono né il “portavoce” come vorrebbero sempre
i giornali, né il “mandante” come vorrebbe Pisanu, né tanto
meno il “giudice” come pretendono Rutelli e Fassino. Per cui non vorrei
che per i prossimi anni ogni volta che accade qualcosa vengono a chiederne
conto a me.
Il movimento ha molte facce e molte sensibilità, non è
univoco né tanto meno è possibile dividere tra buoni e cattivi.
Pisanu farebbe bene a non utilizzare il Viminale come strumento di propaganda
elettorale.
La responsabilità politica di quello che è successo è
anche del questore di Milano che ha autorizzato quel corteo che come già
è successo in precedenza poteva e doveva essere vietato. Ora il
problema è capire come rilanciare in termini di massa le mobilitazioni
antifasciste perché non bisogna delegare a ristretti gruppi di attvisti
antifascisti la battaglia contro il pericolo neofascista, mentre questa
battaglia deve investire tutte le soggettività individuali e collettive
sinceramente democratiche, individuando pratiche di lotta in grado di coniugare
il conflitto, la partecipazione, la radicalità e il consenso.
Ricordo tanti giovani che come me hanno lottato mettendosi in gioco
al fianco degli esclusi e dei senza voce, chi si è sdraiato sui
binari per bloccare i treni carichi di armi, chi ha pichettato le fabbriche
insieme agli operai, chi ha sostenuto le lotte degli sfrattati.
Pur non condividendo l’esito dell’iniziativa di Milano, piuttosto che
speculare elettoralmente su quei fatti bisognerebbe avere il coraggio,
tutti insieme, di chiedere per rasserenare il clima la liberazione dei
ragazzi arrestati.