di Gennaro Carotenuto, dal sito http://www.gennarocarotenuto.it, 29 ottobre 2011
Dicono che sia bravo e simpatico Matteo Renzi, e buchi il video con la parlata fiorentina, la faccia da ragazzo e la mela della Apple come status symbol ostentato, estenuante fino a divenire pacchiano. Da San Giovanni a Santo Steve Jobs come se davvero, come nella pubblicità, anche per l’Italia di oggi bastasse un’App per ogni cosa.
Ho ascoltato con l’attenzione che merita la riunione messa insieme da
uno dei possibili candidati del centrosinistra per le primarie alla Stazione
Leopolda di Firenze. Ho ascoltato una quantità di idee e ideine
di buon senso comune, che potevano far parte di qualunque programma politico,
da Larussa a Grillo ma avrei stretto la mano a Renzi quando ha scandito:
“chi nasce in Italia è italiano”.
Alla fine, e cerco di spiegare perché, ne ho ricavato tre sensazioni
guida. La prima è che gli intervenuti cancellino a pié pari
l’ultimo decennio e tornino agli anni novanta, a Bill Clinton, alla New
economy (l’oblio per Barack Obama è assordante) per poter cancellare
(seconda sensazione) tutti i fallimenti certificati del modello economico,
a partire dalla crisi, e poter riproporre lo stesso pensiero unico come
se il muro di Berlino fosse caduto ieri e non ventidue anni fa. La terza
è la triste impressione del fashion per il fashion e di un marketing
politico che dall’essere mezzo diviene il fine stesso della politica.
Va di moda il cervello in fuga e mettiamoci il cervello in fuga e non
importa se calunniamo anche il giusto con il peccatore e chi l’Università
la manda avanti tutti i giorni senza un Euro e ci è entrato senza
raccomandazioni né essendo figlio di barone. È vecchia come
il mondo l’arte di scegliere il nemico e bastonarlo per compiacere i propri.
Vanno di moda le “startup” (nuove imprese) e non parliamo d’altro. Sono
importanti, ma il mercato del lavoro è un po’ più complesso.
Va di moda la banda larga (per carità, che ideona!) e qualcuno tra
gli oratori sembra ancora credere che domani sarà tutto telelavoro.
Forse perciò nessuno ha nominato i treni per i pendolari, il tessile
di Prato, i mobili di Matera, la ceramica di Sassuolo, le scarpe di Montegranaro
(do you know Della Valle, Renzi?), i cassintegrati cinquantenni. Che noia
i cassintegrati cinquantenni, vero? Meglio nasconderli sotto il MacBook.
A volte la gioventù (insomma, 36 anni, mica 16…) fa perfino
brutti scherzi. Ma è possibile riproporre “as is” le “tre ï”,
Internet, Inglese, Impresa, senza neanche spiegare che sì, era il
programma di Berlusconi del 2001, ma noi lo faremo (chissà perché),
meglio? Si può parlare di meritocrazia con gli stessi foglietti
dei ghost writer di Mariastella Gelmini? Ci si può spacciare per
nuovi, per rottamatori, col programma di D’Alema del secolo scorso: “pensiero
unico”, mercato, flessibilità, profitto, spolverandolo appena con
un po’ di fotovoltaico e un po’ di banda larga? Cosa vende ‘l Renzi,
se non l’adesione piena al modello economico che ci ha portato al disastro,
con Marchionne “senza sé e senza ma”, e con la lettera della BCE
come programma politico –dichiarato- da applicare pedissequamente come
se Trichet fosse Mosé?
Spero di sbagliare ma mi pare che nessuno abbia parlato di “beni comuni”.
Come nessuno ha fatto riferimento agli “indignati” che dal Cairo a Madrid
a Santiago fino a Wall Street (dove di banda larga ne hanno a pacchi e
le startup nascono come funghi) stanno palesando quanto il modello economico
dal quale Renzi non si differenzia mai non sia affatto –neanche negli Stati
Uniti dove i neolaureati sono sepolti dai debiti- pensato per favorire
i gggiovani e il merito, ma solo i ricchi e i ben nati. Non perché
tu debba andare ad occupare Wall Strett, ma neanche puoi far finta che
nulla sia successo nell’ultimo decennio, che la crisi non sia sistemica
e che basta fare come in America per far rifiorire l’Italia… Sta roba,
Matteo, andava bene al tempo di Clinton e della bolla della new economy,
non dopo il 2008 e mi sa che quello vecchio qui sei tu.
Se è un’altra parrocchia lo si dichiari, senza infiocchettare
il nulla, come ha fatto lo scrittore Alessandro Baricco. Ai più
avvertiti quelle parole di Baricco avranno ricordato lo squallido esercizio
retorico di Giampaolo Pansa, “e se lo dico io che sono di sinistra che
i partigiani erano brutti e cattivi…”, “e se lo dico io che sono di sinistra
–ha detto- che siamo più conservatori dei conservatori…”.
Non fatevi ingannare dal packaging. Quella frase non vuol dire nulla. Semplicemente
suona bene: un mantra buono per Cicchitto come per Baricco, per Gelmini
come per Renzi: “la sinistra è conservatrice e va buttata come acqua
sporca insieme al bambino”. Alla Leopolda s’è ripetuto fino alla
noia. Poi Renzi sfotte Pierluigi Bersani su Martin Aubry (la segretaria
del PSF sconfitta alle primarie) e si sente François Hollande (il
burocrate di partito che l’ha battuta) ma neanche sa chi è Arnaud
Montebourg (il vero outsider, con un programma critico verso il neoliberismo).
Candidati Renzi. Io ti voto contro.