Intervista a cura di Fabio Sebastiani, http://www.controlacrisi.org/, 1 febbraio 2012
I sindacati europei hanno detto che quanto deciso al vertice europeo
del 30 gennaio è tutto fumo e niente arrosto. Condividi?
Non solo, direi che i sindacati sono stati pure troppo generosi: quel
fumo è altamente tossico perché le decisioni che sono state
prese sono comunque delle decisioni prevalentemente recessive, cioè
renderanno ancora più rigida la disciplina dei bilanci pubblici
e i tentativi di Mario Monti per non rendere troppo rigida la disciplina
di bilancio hanno prodotto comunque risultati modesti. Ci sono meccanismi
semi-automatici e la costituzionalizzazione rende sempre più difficile
la gestione dei bilanci pubblici in fase di crisi. Quello che noi rischiamo
di registrare nei prossimi mesi è l’inasprimento della recessione
e il boom della disoccupazione che, come ci stiamo rendendo conto adesso,
è fortemente asimmetrico. Comunque il sistema produttivo dell’Europa
centrale sta addirittura consolidando le proprie posizioni mentre le aree
periferiche stanno registrando forti incrementi della disoccupazione che
vanno al di là delle stesse previsioni. Questo è chiaramente
un sintomo di quella che gli economisti definiscono “mezzogiornificaizone”,
ovvero quel fenomeno in cui si realizza un processo di contrazione dei
capitali e a volte dei livelli alti di occupazione verso le aree centrali,
mentre le aree periferiche subiscono una desertificazione. Non è
più una teoria ma un fatto.
La divisione internazionale del lavoro e la conformazione geopolitica
delle aree economiche si va quindi ridisegnando. Quale scenario per il
Mediterraneo e quale ruolo per gli Usa?
Che la crisi generi conflitto tra capitali e quindi automaticamente
tra stati nazionali è una cosa che era facile attendersi e che soltanto
gli ingenui sostenitori della tesi della fine dello Stato-nazione potevano
escludere. Francamente non credo che i problemi attuali dell’unione monetaria
europea si possano più di tanto imputare all’azione delle agenzie
di rating o della speculazione di marca statunitense. Le agenzie di rating
agiscono secondo i loro schemi, tuttavia dobbiamo renderci conto che l’Europa
è entrata in crisi e deve contare solo su se stessa. L’Europa, da
questo punto di vista, è completamente autonoma. Per quanto riguarda
i possibili sviluppi abbiamo già avuto una chiara evidenza in Libia.
Lì si è in realtà giocata una partita post-coloniale
che ha visto l’Italia e le sue postazioni di approviggionamento energetico
perdere una partita contro la Francia. Ed è possibile ovviamente
che nel prossimo futuro si registrino fenomeni simili. Una delle partite
potenzialmente violente è quella degli approviggionamenti energetici
che potrebbero preludere a comportamenti imperialisti, come si definiva
una.
Gli unici a banchettare sono i banchieri…
La Bce ha realizzato una operazione di rifinanziamento delle banche
private dei vari paesi europei per molti versi vantaggiosa per loro. Presta
denaro all’un per cento e le banche ci acquistano titoli che rendono il
6%. Le banche private prendendo questi prestiti avrebbero potuto riorientare
il credito verso le imprese. Questo era l’intento della Bce. Ma dai dati
esce che le banche stanno comprando solo in misura limitata i titoli e
non stanno prestando i soldi alle imprese. In più le risorse che
restano disponibili vengono impiegate per operazioni ribassiste, che in
molti casi operano in direzione contraria a quella che potremmo auspicare.