"Battaglia Comunista", maggio 2004
La maggior parte delle manovre economiche con cui il Cavaliere e il
"geniale" ministro del Tesoro e delle Finanze pretendevano di rilanciare
l'azienda Italia e distribuire ricchezza e benessere al popolo, si è
dissolta in un quadro macro-economico sempre più grigio. Le proposte
che avrebbero dovuto "difendere la coesione sociale", in un fraterno abbraccio
tra sfruttati e sfruttatori, in realtà la stanno sempre più
incrinando, mentre le fantasie cerebrali di Tremonti mostrano la corda.
La voragine nei conti dello Stato è sempre lì nonostante
i miliardi risparmiati per la riduzione dei tassi di interesse del debito
pubblico, le entrate straordinarie dei condoni e le manovre dei flussi
di cassa operati dalla "finanza creativa" dell'ex consulente fiscale e
ora Ministro. Il quale, solo qualche tempo prima di andare al governo,
scriveva articoli condannando come immorali proprio i condoni!
Su una riduzione fiscale Berlusconi giurò in campagna elettorale
ma i buchi nel bilancio statale hanno bloccato la riforma, introducendo
solo l'unificazione al 23% delle aliquote dei due primi scaglioni di reddito,
fino a circa 15 mila euro, e l'esenzione dalle imposte fino a 3 mila euro
di reddito. Nulla è cambiato per le famiglie proletarie, alle prese
con gli inasprimenti delle addizionali Irpef comunali e regionali, mentre
la pressione fiscale dal 2001 al 2003 è aumentata dello 0,6% (dati
Istat). Nel 2001 si promisero 30 miliardi di euro in riduzioni fiscali
(e quindi di entrate); ora Berlusconi prospetta un "risparmio bonus" di
6 miliardi: sarebbe il "secondo modulo" che però nessuno sa come
finanziare se non con altri tagli alle spese sociali, stratagemmi contabili
e fondi di emergenza che in minima parte escono dalle Casse del Tesoro
mentre il grosso va a carico delle Regioni. Le quali si rifaranno aumentando
i loro balzelli.
Se pur di raccogliere voti la "Casa… nostra" dovesse abbassare le tasse
al 33% per i redditi imponibili superiori ai 100 mila euro annui, è
chiaro che mentre i borghesi plaudirebbero, i proletari con redditi medi
annui varianti dai 7.480 ai 3.000 euro, subirebbero una beffa drammatica
con gli inevitabili aumenti delle imposte locali, ticket sanitari, tasse
scolastiche, ecc. Ma se la destra, dietro i sorrisi a bocca aperta del
suo attuale Condottiero, ha poco da gioire, la sinistra non ride: in vista
di una possibile "alternanza" si appiglia a un possibile dimezzamento dell'Iva
sui servizi turistici (forse per favorire le vacanze dei proletari alle
Hawaii!) o a una aliquota contributiva Inps unica attorno al 25% invece
dell'attuale 33% per i lavoratori e del 17% per artigiani e commercianti.
Con uno sforzo in più, si arriva solo a proporre un aumento di qualche
punto per l'imposta sulle rendite finanziarie (12,5%) che è oggi
a 4 punti in meno rispetto alla media europea. Altro che risorse per fantomatici
"sviluppi economici" (ricerca, innovazione e competitività). Per
tutti si vive alla giornata, con "locomotive" nazionali e internazionali
in frenata, con un Tremonti che si fa beffe delle stime analitiche di entrate
e uscite di un Fazio che ha le sue gatte da pelare e con la Confindustria
che addebita alle mancate "riforme" (cioè stangate ai pensionati
e precarietà di lavoro e di salario ai proletari) la causa dell'asfittico
respiro del capitalismo italiano.
PS.
Nonostante nella Conferenza stampa di fine 2002 Berlusconi avesse solennemente dichiarato di non ricorrere ad alcun condono per "le aziende della mia famiglia", Mediaset ha aderito - "a seguito di un invito della controllante Fininvest" - al condono fiscale del 2003 e del febbraio 2004. Il Biscione, Berlusconi e famiglia, hanno così "risparmiato" 130 milioni di euro (260 miliardi di vecchie lire) dopo aver versato 62,2 milioni di euro al posto dei dovuti 191,8. Come molte altre aziende, italiane e straniere, anche la Fininvest ha difeso i propri sudati guadagni contro i "furti" perpetrati dallo "Stato criminogeno" (da un testo di Tremonti edito a Bari nel 1997). Il Presidente del Consiglio ha così portato il proprio reddito imponibile per il 2003 alla considerevole cifra di 12.731.041 euro. Non solo, ma grida allo "scandalo di una cosa ingiusta, iniqua e immorale: si tratta di italiani (i baby pensionati) che vivono alle spalle e alle spese di tutti i cittadini". Per fare giustizia, Forza Italia e soci hanno immediatamente respinto alla Camera un abbassamento del tetto massimo per le "pensioni d'oro"…