di Paolo Barnard *
La cosa più bella di Porto Alegre è stata la sua energia
gioiosa. La cosa più pericolosa di Porto Alegre è la sua
gioiosa energia. Perché? Perché potrebbe diventare la
sua bara, o meglio il velo che soffoca sul nascere l'Altro
Mondo in Costruzione. L'energia gioiosa era certamente importante,
poiché ha dato le calorie necessarie a far
partire quesa miracolosa macchina, ma oltre questo essa ci porta ora
il rischio della sovrastima delle nostre
possibilità e di conseguenza il rischio di fatali errori. Il
fatto è, cari amici, che abbiamo un nugolo microscopico di
speranze di farcela e dobbiamo usarle con enorme oculatezza. L'umiltà
unita a uno sguardo di realismo attorno a
noi ci dicono inequivocabilmente che un Altro Mondo NON è affatto
in Costruzione, ed è più utile, oltre che più
onesto, dirci che finora quello che si è costruito è
appena un inizio di utopia. Questa utopia è condivisa sul pianeta
terra da qualche centinaia di migliaia di persone (che sappiamo esserci),
ma per ciò che riguarda il consenso degli
altri cinque miliardi e passa non sappiamo nulla, ma soprattutto loro
non sanno quasi nulla o addirittura nulla di noi.
Ecco il primo rischio: Porto Alegre ci dà l'impressione di essere
tanti, ma siamo ancora un'inezia della storia.
LA RAPPRESENTATIVITA' Già, chi rappresentiamo esattamente? Ricordo
uno comunicato del Bologna Social Forum alla
vigilia del G8 di Genova che recitava: "..noi ci facciamo carico delle
istanze degli sfruttati e dei poveri della terra..". Davvero?
Se c'è una cosa che ho sempre riscontrato nei miei viaggi nel
Terzo Mondo è che le istanze dei poveri della terra non esistono,
perché semplicemente non hanno i mezzi né la "cultura"
per pensarle. La mia esperienza diretta è che nelle piantagioni
di caffé
della Tanzania, nelle raffinerie di Lusaka o fra i lustrascarpe di
Santo Domingo le parole sindacato, sicurezza sociale o
sfruttamento occidentale lasciano i volti di chi ti ascolta indifferenti.
E' la violenza profonda di secoli di indicibile miseria che
muove le loro mani e che guida i loro desideri: mangiare, accaparrarsi
tutto quello che si può, e domani, se possibile, di più.
Punto. L'immagine del "buon nero" desideroso di un mondo giusto, dignitoso
e sostenibile è una fiction ridicola ad uso e
consumo occidentale, e purtroppo viene spacciata sulle copertine di
quasi tutte le pubblicazioni delle ONG a caccia di fondi.
Per noi le multinazionali del petrolio sono mostri, nelle baracche
di Luanda o di Jakarta l'illusione è che la Total e la Exxon
Mobil magari un giorno gli porteranno la luce elettrica, o chissà,
forse anche il gas. A Luanda o a Jakarta pochissimi le
contestano (quei pochi li conosciamo bene e sono degli eroi), e i dati
ce lo confermano: la richiesta di energia crescerà del 40%
nei prossimi 15 anni e i tre quarti di quella richiesta verrà
dal Terzo Mondo. Vorranno soprattutto petrolio: nel 1972 le nazioni
ricche consumarono il 75% del petrolio prodotto, quelle povere il 25%.
Nel 2010, e cioé fra poco, le percentuali sarànno 50%
a 50%. Dal 1970 al 2010 gli Usa registreranno un aumento di consumo
di petrolio del 42%; nello stesso periodo l'aumento di
consumi per Cina e India sarà rispettivamente del 567% e 510%.
(1) Vogliono petrolio, ne hanno una sete infinita e ne hanno
diritto. E noi li rappresentiamo? La nostra "sostenibilità"
e le energie alternative sono belle cose, ma quando finalmente toccherà
a loro poter volare per andare in ferie o accendere l'aria condizionata
o inaffiare il giardino o avere l'Airbag nell'auto, mi chiedo
se l'Altro Mondo Costruito sarà in grado di fornigli i mezzi.
Porto Alegre ha risposto a questa domanda? Ma soprattutto quali
sono i PREZZI che noi ricchi dovremmo pagare fin da oggi per garantire
in futuro a miliardi di persone i diritti al nutrimento, alla
salute, all'istruzione, alla prosperità? Porto Alegre ha listato
quei PREZZI e li ha comunicati agli 800 milioni di
consumatori-elettori benestanti che poco ci conoscono ma che sanno
benissimo ciò cui NON vogliono rinunciare?
QUANTO COSTA L'ALTRO MONDO IN COSTRUZIONE? Vogliamo costruire un mondo
trasformando e/o eliminando il
WTO, il Fondo Monetario, la General Dynamics, i Trips, la BigPhrma,
la Goldman Sachs, la Novartis, un mondo senza l'11 di
Settembre e senza Intifada, senza Bhopal e senza Operazione Condor
o Plan Colombia, un mondo senza bambini schiavi e
senza più le foto di Salgado a dirci quanto orrore accade ogni
giorno, un mondo che chiude la School of the Americas e dove
John Poindexter e il suo Information Awareness Office non hanno ragione
di esistere, un mondo dove Amnesty International va
in pensione, e dove anche le braccianti di Haiti possano aprire un
rubinetto dell'acqua e farsi il bagno prima di coricarsi. Ma
tutto ciò è gratis per noi? Stiamo coi piedi per terra,
e allora agli economisti di Porto Alegre chiedo: nell'Altro Mondo Costruito
quali saranno le RINUNCE AL CONSUMO che ci toccheranno? e quali nostre
ABITUDINI AL CONSUMO dovranno
mutare? Potrò volare Roma-Londra-San Francisco-New York per
1.400 euro (devo finire una inchiesta e ho un budget
limitato)? Quante volte potrò usare l'anticalcare nella mia
doccia? Quante auto a famiglia? La mia tuta da calcetto in puro
cotone pakistano costerà sempre uguale? E la plastica? le tv?
i cd? Noi ricchi potremo ancora spendere 26.000 miliardi
all'anno in profumi? Quanto costerà il mio caffé? Il
costo dello smaltimento dei nostri rifiuti sarà sempre lo stesso
quando non
potremo più scaricarli in Nigeria? E Internet? Già, Internet.
Leggo uno scritto di Naomi Klein sul World Social Forum, dove la
nota portabandiera no-logo scrive di una nottata in un camping per
giovani a Porto Alegre, dove un vasto gruppo riunito
attorno a un altoparlante ascoltava una diretta dal World Economic
Forum di New York. La voce era quella di una
corrispondente di Indy Media, e arrivava vibrante e inalterata grazie
a Internet. Scrive la Klein: "Per me quello è stato il
momento più rappresentativo dell'intero Forum. Ad un certo punto
il server americano si è disconnesso, ma all'istante un server
italiano ci ha soccorsi!" Certamente Naomi Klein si rende conto che
il suo "momento più rappresentativo" si è materializzato
per
gentile concessione del controllore mondiale di Rete che è la
Internet Society in Virginia, vale a dire per gentile concessione dei
falchi dei Diritti di Proprietà Intellettuale come Microsoft,
come Hewlett Packard o IBM, per gentile concessione degli
impietosi licenziatori come Nortel & Alcatel (50.000 lavoratori
a casa), come Hitachi (20.000) o come Intel e Lucent
(20.000), per gentile concessione dei vampiri della speculazione finaziaria
come la JP Morgan, e infine per gentile concessione
dei venditori di morte come Marconi Corp., come WorldCom, come Motorola
Inc, come la Rand e come la Defense
Information Systems Agency. (2) E allora chiedo: l'entusiasmante tecnologia
internet che ha soccorso Naomi Klein e i giovani di
Porto Alegre sarà ancora possibile nell'Altro Mondo in Costruzione,
e cioé in un mondo ripulito dai sopraccitati mascalzoni?
Non si può evadere la risposta. L'Altro Mondo in Costruzione
vorrà essere più vicino alla natura, ed è un bene.
Ma a quali
PREZZI? Un piccolo esempio che ha come protagonista un altro Guru No-Global,
José Bové. Il francese denuncia il sistema di
nutrizione dei vitelli: il latte che essi potrebbero naturalmente bere
dalle vacche gli viene sottratto, poi spedito ad alcune
industrie, pastorizzato, decremato, essiccato, e infine ricostituito,
impacchettato e ritrasportato dai vitelli.
La UE finanzia questo processo con miliardi per tenere il prezzo del
prodotto industriale inferiore a quello del latte che i vitelli
potrebbero semplicemente succhiare dalle vacche. Aberrante, siamo d'accordo,
ma se vogliamo abolire questo ciclo ci
dobbiamo chiedere: a quali PREZZI? quanti posti di lavoro si perderebbero?
quanta economia e quanto indotto andrebbero
perduti? otterremmo il consenso su questo da chi quel PREZZO lo dovrà
pagare? Insomma, Porto Alegre ha studiato e
divulgato i PREZZI in termini di MEZZI RICHIESTI PER LA FATTIBILITA'
+ PREZZI & RINUNCE AL CONSUMO +
OCCUPAZIONE + EQUILIBRI POLITICI + CRESCITA ECONOMICA (sia qui che
al Sud) di ognuno degli otto punti di
lotta listati al termine della Dichiarazione Finale del World Social
Forum e dei tanti altri slogan dell'Altro Mondo in Costruzione?
CE N'E' PER TUTTI? Il fatto è che il Primo Mondo si sta metaforicamente
svenando per continuare a garantire non solo i
margini di profitto delle multinazionali, ma soprattutto il nostro
standard di vita. Porto Alegre dovrà saper convertire almeno la
maggioranza di quegli 800 milioni di persone il cui benessere oggi
più che mai è minacciato da ogni parte. E quelle persone
hanno PAURA. Guardiamo alcui dati. Usa: dal 1973 al 1993 la retribuzione
media è crollata dell'11% - in Virginia, nella culla
della New Economy, la lista d'attesa per un posto al dormitorio è
di 70 famiglie al giorno - l'organizzazione Living Wage è nata
per chiedere il salario di sopravvivenza(!) per milioni di famiglie
americane - la povertà infantile oggi è superiore a quella
di 20
anni fa (13 milioni di bambini) e questo è dovuto agli stipendi
stagnanti e all'alto costo della vita. Gran Bretagna: gli ultimi dati
sulla povertà parlano ufficialmente di 1 povero su 4 cittadini,
mentre gli esperti della previdenza integrativa hanno già affermato
che i fondi pensione britannici non potranno garantire una sopravvivenza
decente a milioni di futuri pensionati. Giappone: il 3%
delle imprese giapponesi si trova oggi a mantenere a galla l'87% dell'economia
al collasso, il debito nazionale è al 130% del
PIL, i consumi sono alla paralisi, la deflazione è in agguato.
La Germania ha toccato il tetto storico di 4 milioni di disoccupati, e
oggi assumere in Germania costa il 40% in più che in Olanda
o in GB. E anche la ridente Italia si ritrova con 2.600.000 famiglie
ufficialmente povere, mentre la Fiat cala del 10% all'anno nelle vendite.
I fallimenti aziendali sono all'apice, i licenziamenti pure:
Ford, Motorola, Consigna, Fiat, France Telecom, Alcatel, Hitachi, General
Motors e Philips hanno in pochi mesi licenziato un
totale di 222.000 lavoratori. Di fronte alla PAURA che ciò crea
in noi, i politici occidentali hanno deciso di proteggere il nostro
standard di vita in una lotta senza esclusione di colpi e con l'arma
del Protezionismo. Alcuni dati: il Protezionismo delle merci
americane voluto da Reagan e Clinton è stato superiore a quello
di tutti i presidenti americani nei passati 50 anni, e l'Occidente
finanzia la sua agricoltura da export (e il reddito dei suoi contadini)
con 1 miliardo di dollari al giorno; il Protezionismo di casa
nostra costa al Terzo Mondo il doppio di quello che gli diamo in aiuto.
Ce ne dispiace, ma è in gioco il nostro standard di vita,
e lo reclamiamo senza pietà.(3) Che il Neoliberismo sia una
delle principali cause dei nostri stessi guai economici è possibile,
ma il punto è un altro: Porto Alegre sta dicendo a questi 800
milioni di impauriti e insicuri, aggrappati alle loro auto, alle
vacanze, ai fondi di investimento, agli abiti alla moda, ai telefonini
ecc.. che la soluzione sta in un Altro Mondo in Costruzione, di
cui innanzi tutto non conosciamo il PREZZO, ma che soprattutto verrà
fra quanto? 50 anni? 150 anni? 500 anni? Ma il dentista
di Parigi o il commerciante di Posillipo, la biologa di Madrid o la
maestra di San Diego hanno PAURA oggi, e vogliono oggi
soluzioni a breve termine. Cercano casa, devono curarsi o ripagare
i mutui, hanno i figli all'università, e hanno PAURA, paura di
perdere il lavoro, paura dell'immigrazione, del terrorismo, e di tanto
altro. PORTO ALEGRE E LA NATURA UMANA
Soffermiamoci sulla PAURA. La giusta idea del mio amico Giorgio Dal
Fiume (pres. CTM Altromercato), e tema in risalto a
Porto Alegre, secondo cui la vera prevenzione dei conflitti sta nella
giustizia sociale ed economica globale non tiene conto di
una cosa: che di fronte alla PAURA, la parte meno evoluta della natura
umana diventa "di destra" e chiede a gran voce soluzioni
drastiche e rapide a problemi complessi (che è il classico impianto
della mente conservatrice). E' precisamente per questo che
di fronte all'11 Settembre, che di fronte a Richard Reid con l'esplosivo
nelle scarpe, che di fronte allo spaccio magrebino e alla
violenza urbana, che di fronte alle convulsioni dei miliardi di disperati
del mondo, il politico che propone tali semplicistiche
soluzioni ottiene ampi consensi. Berlusconi, Blair e Bush l'hanno capito
e in questo sono stati geniali. Porto Alegre è tutto il
contrario. E' moralità, intelligenza, dedizione, elasticità
delle analisi, creatività, e soprattutto un lungo paziente lavoro
per
ottenere risultati duraturi a lungo termine. Ma sapremo convincere
800 miliooni di persone che è meglio la gallina domani
piuttosto che l'uovo oggi? E nel frattempo? Perché anche se
magicamente potessimo spegnere oggi stesso i mefitici motori del
Fondo Monetario, del WTO, delle bolle speculative, del Pentagono, della
Commissione Europea e del Neoliberismo, l'abbrivio
dell'odio contro di noi che abbiamo creato al Sud e la corsa dei poveri
al materialismo a tutti i costi durerebbe ancora decenni,
e ancora per decenni i benestanti del Nord dovrebbero fare i conti
con i Bin Laden, con i Saddam, con i fanatismi, con le mafie
globali, con tutto quello da cui ci sentiamo minacciati oggi. E la
domanda è: in quei lunghi anni di attesa saprà Porto Alegre
tenere vivo il consenso per le soluzioni intelligenti e a lungo termine?
Sappiamo benissimo che oggi, e in futuro, per ogni Daniel
Pearl(4) assassinato dai fanatici migliaia di persone qui da noi riprecipiteranno
nell'ansia e nella vecchia convinzione che il
dialogo non paga. Meglio le bombe. E infatti la notizia della morte
di Pearl non era neppure trapelata che già Thomas Friedman
scriveva sul New York Times: "Abbiamo ascoltato gli europei e abbiamo
optato per il Dialogo Costruttivo. I nemici
dell'America hanno sentito in ciò puzza di debolezza, e per
questo noi abbiamo pagato un prezzo enorme...
Quale era l'alternativa degli europei? Aspettare che Uday Hussein, che
è ancor più psicopatico di suo padre Saddam, possegga
armi biologiche per colpire Parigi? No, Bush sta dicendo a questi Paesi
e ai loro terroristi: 'Sappiamo cosa state ordendo, ma
se credete che staremo ad aspettare un altro attacco vi sbagliate!
Siete dei folli? Incontrate Donald Rumsfeld, è ancor più
folle
di voi!' ... L'intenzione di Bush di essere almeno folle come i nostrie
nemici è ciò che di giusto sta facendo." (5) Non è
la cecità
di queste parole che conta qui, quello che conta è che riflettono
il consenso di milioni di occidentali impauriti, e non solo.
Farcela qui sarà durissima. E infine il problema forse più
insidioso. Si chiama velocizzazione della vita di tutti noi. E', per il
cittadino medio, il principale ostacolo all'adozione di stili di vita
sostenibili, equi e solidali. I ritmi di crescita economica
desiderati ci tolgono il respiro, l'impegno del lavoro oggi è
una spirale in crescita continua. L'economia britannica vola ben al di
sopra della media europea, ma Londra è esente dal rispetto della
Direttiva Europea sul Tempo di Lavoro e molti inglesi stanno
a lavorare più di 48 ore alla settimana. Tony Blair se ne vanta.(6)
Ed Campodonico, giovane rampante della New Economy di
Seattle, lavora 84 ore alla settimana, e il suo ex datore, la Microsoft,
lo portava come modello. (7) Stiamone certi, questo è il
futuro dei nostri giovani, ma anche il presente non ci lascia spazi.
Il fatto è che per aderire al progetto di Costruire un Altro
Mondo bisogna 1) informarsi 2) dibatterne 3) partecipare 4) farsi carico
dei PREZZI e tanto altro. Le giornate della nostra virta
sono fatte di 24 ore; se togliamo il lavoro, il sonno, il mangiare,
e la fatica di vivere di ciascuno di noi, non rimane più nulla,
anzi,
già non è rimasto più nulla a metà strada
di questo calcolo. Come faremo a comunicare con persone che non hanno lo
spazio di
vita per ascoltarci? Porto Alegre ha affrontato questo tema? Concludo.
Sulla via per Costruire un Altro Mondo abbiamo
dunque ostacoli immensi, forse insormontabili. Dobbiamo rispondere
a tante domande (quelle sopraccitate sono solo alcune) e
non ho visto le nostre risposte divulgate alla gente. La speranza di
un Altro Mondo è forse fallimentare in partenza, forse oggi è
troppo tardi per fermare la macchina neoliberista. Ma una certezza
io l'ho: se permetteremo all'energia gioiosa di Porto Alegre
di offuscare la tremenda difficoltà del cammino, ai primi passi
sdrucciolevoli migliaia di noi crolleranno sgonfi come palloni
bucati. E' successo in passato a tanti movimenti pieni di ideali. Il
realismo, e una serie di risposte precise per quei cinque miliardi
e passa che ci ignorano, sono l'unica microscopica speranza che abbiamo.
* Paolo Barnard è giornalista di Report, Raitre
Note al testo (1) Alan Schriesheim, PhD, Argonne National Laboratory,
11/1997. (2) The Federation of American Scientists,
Arms Sales Monitoring, 02-2002. (3) Kevin Phillips, The Politics of
Rich and Poor - Homeless Oversight Committee - NCCP,
Columbia Univ.- Maria Scott, The Observer, 2002 - ISTAT - HSBC - Guardian
Special Reports - IMF World Economic
Outlook 2001 - UNDP. (4) Giornalista del Wall Street Journal assasinato
nel feb. 2002 da un gruppo di rapitori pakistani. (5)
Thomas Friedman, NYT 16/02/2002
l'unica lotta che si perde e' quella che si abbandona. (madri di plaza
de mayo)