No allo stato di eccezione

Appello unitario sulla rivolta delle banlieus francesi, dicembre 2005

Messo di fronte ad una rivolta nata dall'accumulazione delle ineguaglianze e delle discriminazioni nelle banlieues e nei quartieri poveri, il governo ha appena segnato uno nuova tappa, d'estrema gravità, nell'escalation securitaria. Persino nel maggio 1968, quando la situazione era ben più drammatica, non fu utilizzata dai poteri pubblici alcuna legge d'eccezione.
La proclamazione dello stato d'urgenza risponde a una rivolta le cui cause sono profonde e ben conosciute sul solo terreno della repressione.
Al di là del messaggio simbolico disastroso che alimenterà il richiamo alla guerra d'Algeria, non si tratta solo di "coprifuoco", il che è già dentro una logica di guerra. Di fatto il governo ha scientemente mentito. La legge del 3 aprile 1955 autorizza divieti di soggiorno per "ogni persona che cerchi di ostacolare, in qualunque maniera, l'azione dei poteri pubblici", obblighi di residenza per "ogni persona la cui attività si riveli pericolosa per la sicurezza e l'ordine pubblici", la chiusura dei "luoghi di riunione di ogni natura" e l'interdizione delle "riunioni che abbiano come natura il provocare o il mantenere il disordine". Il governo ha anche previsto perquisizioni notturne. Può, inoltre, "prendere ogni misura per assicurare il controllo della stampa e delle pubblicazioni di ogni natura", e dare competenza alle giurisdizioni militari in concorrenza con i giudici ordinari.
Fermare le violenze e ristabilire le solidarietà nelle banlieues è una necessità. Ciò implica forse sottometterle a una legislazione d'eccezione ereditata dal periodo coloniale? Si sa dove porta il ciclo ben conosciuto che concatena provocazioni e repressione, e quali risultati permette d'ottenere. Le banlieues non hanno bisogno di stato d'eccezione: hanno bisogno, disperatamente, di giustizia, di rispetto e d'uguaglianza.

Firmatari:

Alternative Citoyenne, ATMF, CEDETIM, Comité des sans-logis, CRLDHT, Fédération syndicale unitaire, Ligue communiste révolutionnaire, Ligue des droits de l'Homme, MRAP, Parti communiste français, Syndicat des avocats de France, Syndicat de la magistrature, Union syndicale Solidaires, Les Verts.