Antifascisti veronesi, "Carmilla on line", 9 marzo 2009
All'alba del 17 novembre 2009, la Digos ha arrestato due antifascisti
a Verona. L'accusa è d'aver aggredito con “premeditazione” un noto
fascista di Forza Nuova, che anni prima era stato l'autore del vigliacco
accoltellamento dei due antifascisti, aggrediti, con un'altra trentina
di “coraggiosi” camerati, a Volto S. Luca, mentre erano in compagnia di
tre ragazze. Uno dei due riportò centocinquanta punti di sutura
per l'accoltellamento e addirittura una delle ragazze fu pestata brutalmente
in dieci contro lei sola. A distanza di anni, dopo un processo farsa, in
cui avvocati dell'accusa e della difesa con la compiacenza del P.M., pensavano
solo alla spartizione di denaro da spillare agli accusati e ai compagni,
l'accoltellatore non fece neppure un'ora di galera. A oggi non ha subito
alcun processo e i complici, oltre una trentina, non furono mai identificati
dalla Digos e mai fu chiesta l’identificazione dalla procura.
I due antifascisti arrestati sono noti compagni che hanno dedicato
la vita alle lotte sociali, all'antirazzismo, all'antifascismo. Che i fascisti
fossero infami e utili alla Digos e alla magistratura è risaputo.
Ma il “lavoro” di chi sta a monte degli arresti fatti oggi dalla questura
scaligera, il Pubblico Ministero Celenza e il G.I.P. Donati, è palesemente
lontano dal voler punire chi ha osato rispondere con una “strapazzata”
alle provocazioni di un fascista, complice di quasi tutte le azioni violente
e degli accoltellamenti degli ultimi anni, messi in atto dai camerati veronesi.
E’ un accanimento giudiziario nei confronti di qualsiasi antifascista o
forma di organizzazione antifascista. Il forzanovista ora “parte lesa”,
Giulio Mauroner, è stato indagato con gli stessi condannati per
l’omicidio di Tommasoli e per una serie di aggressioni notturne nel centro
di Verona.
Di queste indagini non si è saputo più nulla, chiuse,
dimenticate, sparite dai verbali che la Digos ha presentato al giudice
in fase istruttoria. Invece, ha avuto la solerzia di presentare un lunghissimo
elenco di indagini chiuse, archiviate, dei due antifascisti, per mistificare
precedenti e comportamenti criminosi, che non risultano o comunque sono
stati chiusi con assoluzioni. In questa vicenda, addirittura arriviamo
al “mistero” dei processi scomparsi dalla procura di Venezia, in cui dopo
4 anni il procedimento penale per accoltellamento di Mauroner ai due ragazzi
oggi sotto processo, non si trova più, è scomparso e i cancellieri
non sanno come sia possibile. L’avvocato di Mauroner è un noto politico
ed esponente dell’estrema destra nazista veronese, è risaputo che
abbia grandi contatti con magistrati e polizia, nella Questura è
persona conosciuta e gradita, è il legale di alcuni degli assassini
di Tommasoli e di vari esponenti neofascisti, persona abile a ritagliarsi
spazi politici in comune e regione.
Il P.M. ha dichiarato che i due prigionieri antifascisti sono persone
“pericolose socialmente”, dedite alla violenza per fini politici e si sono
sostituiti per “vendetta” alla “giustizia dello stato, della polizia, della
“società civile”.
Ma di quale GIUSTIZIA parla il P.M.?
Quella di uno stato che ammazza donne e bambini in guerre per il profitto?
O della “giustizia”della polizia che ammazza di botte innocenti in
questura?
Oppure la “giustizia” dello stato che sfrutta e ammazza ogni giorno
lavoratori in fabbrica e nei posti di lavoro?
Di quale GIUSTIZIA E' IL GARANTE?
E nella società borghese neoliberista in cui viviamo quotidianamente
i drammatici meccanismi di povertà ed esclusione, i “violenti” sarebbero
questi due compagni arrestati? L'ipocrisia e la meschinità arrogante
del P.M. e del G.I.P. (che ha accolto le sue tesi con “sacro furore”),
è intollerabile e ben visibile. La GIUSTIZIA di cui blaterano è
la VIOLENZA di pochi sulla vita di tanti. La procura di Verona con il procuratore
capo Schinaia, alleata con la Digos scaligera, ha intrapreso da tempo una
guerra totale a ogni forma attiva di antifascismo e di resistenza alle
violenze razziste e fasciste a Verona. A colpi di denunce, processi, arresti,
e intimidazioni di ogni genere, Schinaia e soci cercano di fermare qualsiasi
ipotesi antifascista a Verona. I casi sono centinaia e a citarli tutti
si perderebbe il filo del discorso. Lo stesso procuratore Schinaia è
stato aggredito con una bottigliata in una festa di quartiere, tra la folla,
da un fascista di Forza Nuova, frequentatore di CasaPound. E’ il fratello
di uno degli arrestati per il pestaggio di una ragazza in piazza Viviani
che ha riempito le cronache locali, rea d’aver chiesto a una quindicina
di noti fascisti, ubriachi in un bar, di evitare di cantare canzoni razziste
e inneggianti a Hitler.
L’aggressione al procuratore è maturata proprio per vendetta
contro il fratello. L’aggressore di Schinaia NON è stato definito
“fascista” da nessuno, neppure da Schinaia che ha minimizzato dichiarando
che la politica non c’entra nulla e che era solo un balordo immaturo, e
che come “risarcimento” per l’atto compiuto basterebbero dei lavori sociali
come netturbino. Chissà cosa sarebbe successo se l’aggressore fosse
stato un comunista o un anarchico. Si sarebbe gridato al terrorismo eversivo?
Dopo il carcere e mesi di arresti domiciliari è stata rifiutata
l’istanza di scarcerazione dei due antifascisti, la motivazione data dal
G.I.P. Donati è che non c’è pentimento nei due per la “terribile”
azione compiuta e sopratutto NON E’ STATO CHIESTO SCUSA ALLA “VITTIMA”.
Ci si chiede, di quali scuse parla il G.I.P.? Chiedere scusa per essersi
fatti accoltellare da Mauroner, 4 anni fa? Chiedere scusa di vivere in
una città razzista, con il sindaco nazista Tosi, che 4 anni prima
andò a dare personalmente, in carcere, la solidarietà ai
fascisti arrestati per l’aggressione agli antifascisti subita a Volto S.
Luca? Chiedere scusa di non chinare la testa e “perseverare” nelle attività
antifasciste a Verona? Di non essersi fatti ammazzare come Nicola Tommasoli?
Per il fatto che la procura di Venezia ha insabbiato il procedimento per
accoltellamento di Mauroner lasciandolo libero di ricommettere le stesse
nefandezze naziste? Di che cosa si deve chiedere scusa?
In tutta questa meschina vicenda, hanno giocato un ruolo fondamentale
per la disinformazione e l’aggressione mediatica ai due ragazzi arrestati,
i giornali, i giornalisti locali e le televisioni.
La stampa e i media totalmente asserviti al sistema si sono immediatamente
attivati, collaborando con questura e magistratura nel creare il “mostro”
mediatico, violentare la vita di familiari e amici dei due compagni, strappare
una foto delle “belve in catene” fuori dall'aula del tribunale, però
vietando l’accesso ai familiari che volevano entrare per avere notizie
dei due prigionieri. La meschinità e la malafede di questi pennivendoli
è lampante a chiunque sia vicino e conosce l'attività di
questi due antifascisti. Hanno tentato di far terra bruciata attorno a
loro, sul posto di lavoro, tra conoscenti, nella città, dipingendo
falsamente una presunta appartenenza a terrorismo e probabili (inesistenti)
crimini violenti compiuti in tutta Italia. Per ammissione stessa di un
giudice del tribunale di Verona, il quale dice di esaminare la vicenda
dei due antifascisti arrestati in base al clamore della stampa e all’effetto
che ha avuto sull’opinione pubblica e non sulle carte processuali, la vicenda
giudiziaria dei due è stata dipinta dai media cosi grave, che il
magistrato dovrà “riflettere” molto sulle pene da applicare. I risultati
degli atti e le istanze presentate in tribunale, venivano puntualmente
pubblicate e distorte sui giornali ancor prima che ne avessero comunicazione
i due imputati e il loro avvocato. Siamo alla farsa.
Il carcere in cui sono stati rinchiusi i due, è indicativo del
concetto di VIOLENZA e GIUSTIZIA del P.M., del G.I.P. e dello Stato loro
sovrano, che sia gestito dalla destra o dalla sinistra. Un lager fatiscente
in cui il riscaldamento è scarso, i muri hanno muffa e acqua, celle
costruite per uno o due detenuti usate per stiparne quattro o cinque. L'igiene
è inesistente, scarafaggi e sanitari da vomito. Assistenza sanitaria
inconsistente. Uno dei compagni ha avuto un intervento cardiaco in passato
ed è sotto stretta sorveglianza medica e farmacologica. Con il benestare
del P.M., non ha ricevuto per giorni i medicinali di cui ha assoluto bisogno,
ricevendoli poi di sbagliati. Malattie come epatiti, HIV, pidocchi, ecc..
sono presenti in tutte le sezioni. Il cibo è scarso per sfamare
un adulto e con il benestare dell'On. Giovanardi è di una qualità
così nauseante, che addirittura vengono buttati via bancali interi
di cibo appena arrivati perché marci e andati a male. Il carcere
è una discarica umana in cui gli individui che non producono, che
non sottostanno alle regole della classe sociale egemone, vengono privati
di ogni libertà elementare. Una discarica di rifiuti lontana dalla
società, di cui non si vuole né vedere, né sapere
nulla. Uomini e donne fatti vivere peggio delle bestie, nella continua
sopraffazione delle guardie in divisa.
I due antifascisti ora agli arresti domiciliari, in attesa del processo,
non si sentono di passare facilmente per “vittime” e vedere l’ennesimo
pietismo di sinistra che chiede una “giustizia” ai tribunali dello Stato
più equa e meno interessata. Rifiutano questo processo politico
all'antifascismo e tutti i suoi attori e comparse che recitano la loro
grottesca commedia!! Rifiutano l'accusa di essere “pericolosi socialmente”:
chi è realmente pericoloso per la società è a piede
libero, ricco, amministra le istituzioni e le aziende, porta la celtica
e ha il potere di disporre della vita degli altri, seduti negli uffici
di partito, delle amministrazioni pubbliche o degli istituti di credito
bancari. Purtroppo il fascismo o i fascismi, in Italia, non sono mai morti.
La guerra di liberazione e la resistenza non sono riusciti a ridarci del
tutto un’Italia libera. E’ ora che in tutti gli strati della società
civile si prenda coscienza che il nazifascismo esiste, ed è ormai
da decenni che miete “cadaveri”, ingiustizie e sfruttamento. E’ nell’economia,
nei governi, nelle politiche razziste, nei C.I.E., nelle carceri, negli
istituti bancari, per le strade di notte armato di coltello, nelle amministrazioni
pubbliche, nei tribunali, nei bar, in televisione, nei giornali, nell’indifferenza
degli italiani. L’indifferenza e la “quotidiana banalità” del male
hanno reso TUTTI vittime e carnefici di noi stessi, assuefatti alla “normalità”
del fascismo istituzionalizzato, assuefatti a una banda di assassini corrotti
senza scrupoli, che decide e dispone delle nostre vite.
Oggi come ieri l'antifascismo è giusto e necessario in Italia,
come in ogni altro luogo dove si soffre il rigurgito nazista e l'assenza
di libertà. Come già accaduto nella nostra storia, i fascismi
si possono e si devono sconfiggere.