Aldo Giannuli, dal sito www.aldogiannuli.it, 9 agosto 2012
Diversi interventi precedenti mi stimolano ad intervenire su temi quali l’esito delle rivoluzioni in Russia e Cina, la storicizzazione dei concetti di libertà ed eguaglianza ecc. Lo farò, ma intanto vorrei concludere il ragionamento sulla collocazione politica del M5s.
Di fronte alla nascita di un nuovo movimento politico ci sono due modi opposti di non capire nulla: c’è chi già “sa” come andrà a finire, perché tutto è già visto e tutto è già detto (“Nihil sub sole novi!) e il nuovo movimento è solo la reincarnazione di qualcosa che c’è già stato; poi c’è chi, al contrario, parla di qualcosa di totalmente nuovo, incomparabile con qualsiasi esperienza passata, che non si sa bene cosa farà, ma sicuramente non ripeterà gli errori del passato ed è qualcosa di totalmente diverso da qualsiasi altro soggetto politico ed al quale, pertanto, non può essere applicata nessuna regola conosciuta.La cosa si sta ripetendo puntualmente per il movimento 5 stelle che alcuni vedono come la solita truffa dell’ennesimo Masaniello di passaggio e che, come la Lega, il Pr, l’Uomo qualunque, descriverà la solita parabola, una volta normalizzatosi con un po’ di scranni a Montecitorio. Ed altri propongono come una mirabolante novità che “giudica per idee (singole) e non per ideologie” e che sarebbe vano cercare di collocare sinistra o a destra (categorie “arcaiche”, ça va sans dire).
Ed allora qualche precisazione preliminare non guasta: le tanto deprecate ideologie non sono altro che sistemi di idee e anche l’”anti-ideologismo”, a suo modo, è una ideologia, cioè una serie di idee collegate fra loro che giungono al risultato di negare il valore delle “idee organizzate”. Ma di ideologie l’uomo non può fare a meno per comprendere la realtà e modificarla. E non ci riferiamo solo alle ideologie politiche. La filosofia è fatta di scuole di pensiero, cioè, in buona sostanza, dottrine che assumono forma di ideologie. Anche la fisica è attraversata da ideologie, perché costruisce il suo sapere progressivo sull’organizzazione delle conoscenze precedenti e dà luogo a scuole diverse e contrapposte: einsteiniani e quantisti continuano a non essere d’accordo sul principio di indeterminazione. E ci sono anche le ideologie politiche.
Ci sono ideologie “pure” ed “ideologie miste”. Esse possono dar luogo a “mediazioni fra diverse ideologie” nelle quali si contemperano aspetti di diverse correnti per dar luogo a costruzioni ideologiche complesse (ad esempio le costituzioni sono prodotti di ingegneria giuridico-politica nelle quali confluiscono diverse ideologie sia giuridiche che politiche). Ci sono ideologie “aperte” ed ideologie “chiuse” come ad esempio i fondamentalismi; le ideologie “aperte” di solito producono nuove sintesi ideologiche con caratteristiche proprie, ibridando elementi di precedenti: il keynesismo è stato una ideologia economica “aperta” mutuando la critica marxista del capitalismo all’interno di una visione classica dell’economia, mentre il neo liberismo è una ideologia fondamentalista che non ammette deviazioni dal principio indefettibile della totale autoregolatività del mercato.
Ogni ideologia è per sua natura parziale, criticabile e destinata
ad essere superata, ma non si può fare a meno dello strumento ideologia
in quanto tale: gli stessi programmi, politici, quando non sono sommatorie
eclettiche e casuali di idee, sono prodotti ideologici. E’ giusto evitare
di trasformare una ideologia in un carcere mentale, che preclude ogni possibile
dialogo ed ogni possibile evoluzione (difetto mortale di ogni fondamentalismo),
ma pensare di risolvere il problema procedendo per “singole idee”, valutando
volta per volta quale sia quella più giusta, senza porsi il problema
della compatibilità reciproca di esse, come se si stesse facendo
la spesa al supermercato, prendendo dagli scaffali il singolo prodotto
che fa al caso proprio, è puerile e immeritevole di ogni altra risposta
che una risata, come si fa di fronte ad ogni ingenuità infantile.
Della serie: “come abbiamo fatto a non pensarci sinora!?!”.
Questo non significa che non si possano riconoscere per valide anche idee provenienti da campi ideologici diversi ed a volte contrapposti: la laicità è un potente correttivo dei furori ideologici, ma anche la laicità ha una sua dimensione ideologica ed esser laici non significa essere anti ideologici.
Questo porta anche all’eterno mantra “Non siamo né di destra né di sinistra… stiamo sulla Luna”.
Capiamoci anche qui: scendendo nell’agone politico si entra in un campo in cui ci sono amici (affini, alleati: chiamateli come volete) e nemici. E questo pone il problema di distinguere gli uni dagli altri scegliendo una posizione più vicina ad alcuni e più lontana da altri. Anche chi pensa di non avere nessun possibile alleato su quel campo di battaglia (brutto sintomo di fondamentalismo, direi) ha però l’obbligo di distinguere i nemici fra loro: c’è il nemico principale e quello secondario, c’è il nemico immediato da combattere subito e quello in prospettiva che può aspettare, quello più aggressivo e quello più disposto a trattare, quello assoluto che combatte per distruggerci e quello relativo ad una sola questione, quello più e quello meno pericoloso. Ed, in base al calcolo di convenienza, sceglieremo di combattere uno prima dell’altro o di dedicare più energie all’uno che all’altro, di concludere una tregua con qualcuno per dedicarci meglio all’altro. Anche fra gli eventuali alleati c’è da distinguere: c’è quello durevole e quello che è l’alleato di oggi ma anche il nemico di domani.
Di volta in volta, lo scontro sarà dettato dalle convinzioni ideologiche o dalla contrapposizione degli interessi, dai condizionamenti interni e dallo squilibrarsi del sistema in cui si è inseriti. Tutto questo cerchiamo di descriverlo con delle raffigurazioni spaziali di tipo lineare (destra-sinistra) o di altro tipo, ad esempio tridimensionale come nel “cubo” che proponevo in un articolo precedente. Ovviamente si tratta di raffigurazioni convenzionali. Dunque, nessuna offesa nel collocare anche il Movimento 5 stelle nel cubo (cosa che ha urtato la suscettibilità di qualche lettore) ma solo il tentativo di trattare quel movimento come tutti gli altri sullo spazio politico. “Ma noi stiamo sulla Luna, non c’entriamo nello spazio degli altri”. E invece no: se ti presenti alle elezioni sei sceso dalla luna e sei entrato nel campo di battaglia con gli altri. E, a ben vedere, non sei mai stato sulla luna, sul campo c’eri anche al tempo del referendum sull’acqua o del Vday: ovunque ci sia conflitto, si è sullo stesso piano perché le lame si incrociano solo con chi è alla stessa altezza. Piaccia o no.
Tutto ciò premesso, da che parte sta il M5s e come mai mi sono permesso di considerarlo a sinistra o, per lo meno, contiguo alla sinistra (suscitando l’irritazione di altro lettore)?
Come abbiamo detto (ma spiegheremo meglio in un pezzo prossimo) nel programma del M5s confluiscono tanto temi classici di sinistra quanto altri di tipo liberista, altri ancora che confinano con il più classico antiparlamentarismo, aspetti semi-anarchici e un marcato leaderismo, anche se di tipo particolare. Un mélange ancora in piena evoluzione e per questo abbiamo collocato il movimento nel “punto di confusione” (senza per questo voler offendere nessuno) in attesa di una sua più precisa decantazione. Da un punto di vista valoriale, il movimento rifiuta di collocarsi a destra o sinistra, ma non sempre la collocazione di un movimento nello spazio politico dipende da ragioni ideologiche, a volta fanno premio altri fattori, ad esempio le “polarità”: spesso a collocare un movimento in una posizione piuttosto che un’altra è la scelta del suo “polare” cioè dell’avversario di cui ci si colloca al polo opposto. Ad esempio, l’Idv di Di Pietro, che da un punto di vista strettamente ideologico sarebbe un movimento di centro –se non di destra moderata-, viene percepito da molti come a sinistra del Pd (anche se per questo non ci vuole molto) per il suo radicale anti-berlusconismo che lo colloca al polo opposto ad esso. Ed a questo deve buona parte del suo successo elettorale dal 2008 al 2010, perché molti elettori imputavano al Pd troppa tiepidezza nell’opposizione al governo Berlusconi.
In altri casi a definire la collocazione è il quadro delle alleanze: i radicali, da un punto di vista valoriale –come partito libertario, anche se mai egualitario- dovrebbero essere considerati di sinistra, ma le infinite giravolte pannelliane e le ripetute alleanze con il polo berlusconiano hanno seriamente rimesso in discussione questa caratterizzazione, collocando lungamente a destra il Pr. In altri casi a decidere è la base sociale del movimento: anche la Lega aveva iniziato con il ritornello del “né di destra né di sinistra”, ma la sua base di elettori ed iscritti era composta da lavoratori autonomi della grande provincia lombarda e veneta, da sempre elettori della Dc o di partiti di destra e la collocazione successiva della Lega è stata stabilmente a destra, nonostante qualche infedeltà a Berlusconi (come nel 1994). Ed anche i Verdi si dichiaravano estranei a quel tipo di concettualizzazione, ma dopo trovarono una base di ex militanti ed elettori radicali e della sinistra estrema e si sono collocati sempre in alleanze di centro sinistra.
Veniamo al caso di Grillo e dei suoi: a giudicare da un sommario esame degli interventi nel blog e dai pochi studi disponibili, dal punto di vista della base militante (i 200.000 aderenti telematici) si tratta nella maggior parte dei casi di persone prive di una militanza politica precedente, spesso giovani e, probabilmente, di provenienza ideologica eterogenea o debole. Ma c’è anche una minoranza molto rilevante di persone provenienti da esperienze come la Sinistra Arcobaleno, l’Idv, il Popolo Viola, i movimenti no Global, lo stesso Pd e che, quindi, hanno una estrazione di sinistra. Va detto, però, che la sua base elettorale si sta arricchendo di un settore di destra costituito da elettori delusi soprattutto dalla Lega.
Dal punto di vista delle polarità, il movimento di Grillo, pur polemizzando con tutte le forze politiche, ha sempre avuto in Berlusconi il suo bersaglio preferito ed anche questo lo collocherebbe a sinistra –per lo meno nella percezione esterna-. Ma va anche detto che Berlusconi oggi sembra un cadavere politico e, dal governo Monti in poi, Grillo preferisce pestare la sua clava sulla lucida cervice bersaniana piuttosto che sul senile parrucchino berlusconiano.
Sulle alleanze sembra che Grillo voglia correre solo, ma, se è
da escludersi una possibile intesa con il residuo polo berlusconiano, con
Casini, con il Pd e –almeno per ora- con la Lega, non sembra del tutto
impossibile una intesa con De Magistris, con Di Pietro ed, a determinate
condizioni, persino con Vendola.
Sulla base di queste considerazioni, ho collocato il M5s in un’area
contigua alla sinistra, ma sono pronto a registrare ogni evoluzione. Colgo
l’occasione per una precisazione a quanti ritengono che mi sia accodato
al coro di quanti saltano sul carro del vincitore. Come studioso di scienze
politiche e sociali non ho simpatia o antipatia per il M5s più che
per qualsiasi altro movimento o partito, fedele al programma spinoziano
“humana actiones nec ridere nec lugere neque detestari sed intelligere”.
Come militante di sinistra sono aperto al dialogo con un movimento nascente
che deve ancora evolvere. Come cittadino di questo sventurato paese guardo
con cautissima (sottolineo tre volte cautissima) simpatia a questo movimento
che oggi canalizza il disgusto sacrosanto dei cittadini verso questa parodia
di politica offerta dai nostri politicanti.
Quanto al saltare sul carro del vincitore: sono negato per il salto in alto. Come dire? Non ne ho le “fisique du role”.