di Paolo Albertazzi, "Minimo Storico", 2001
Edwin Black, L'IBM e l'olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana, Milano, Rizzoli, 2001, p. 604
L'argomento e la tesi del volume sono sensazionali e provocatoriamente
dirompenti. Ma non si tratta di un pamphlet; anzi,
tutt'altro. Sia la mole, sia l'apparato documentario lo rendono un
atto d'accusa straordinario nella ricostruzione delle
responsabilità nei confronti dell'olocausto dell'IBM, che, a
oramai 10 mesi dall'uscita simultanea negli USA e nei principali paesi
europei ed extraeuropei - nel febbraio 2001 -, non ha potuto opporre
alcuna linea difensiva. Si tratta di una vera e propria
indagine storica per la quale Edwin Black (giornalista investigativo
statunitense) si è valso della collaborazione di un folto team
di ricerca negli archivi dei paesi coinvolti nella seconda guerra mondiale,
in particolare in quella parte dell'Europa caduta sotto
l'occupazione nazista.
Le conclusioni sono le seguenti: tramite la filiale tedesca Dehomag,
prima come diretta affiliata poi - dopo la commissariazione
nazista - gestendola mediante la filiale svizzera, l'IBM avrebbe collaborato
alla politica razziale nazista e sostanzialmente reso
possibile dal punto di vista tecnico l'attuazione della stessa, comprese
le deportazioni e il funzionamento dei campi di
concentramento e di sterminio. Tutto ciò mediante lo sfruttamento
del knowhow IBM in fatto di censimenti (rapidamente
convertito in schedatura delle popolazioni soggette) e del brevetto
IBM delle schede perforate Hollerith che permettevano
l'immagazzinamento di un numero allora enorme di dati, selezionabili
poi per singole voci o per voci combinate.
Il volume delinea una breve storia dell'IBM, dagli esordi del suo fondatore
Herman Hollerith (statunitense di origini tedesche),
inventore negli anni '80 dell'800 delle schede perforate e delle selezionatrici
che porteranno poi il suo nome, sino alla
strutturazione dell'azienda (legata alle commesse per i censimenti
statunitensi e alla produzione dei registratori di cassa) e alla
sua presidenza da parte di Thomas Watson, sotto il quale, negli anni
'20, assume il nome di International Business Machines.
Proprio Watson sarà il protagonista dell'avvicinamento dell'IBM
al governo nazista nei primi anni '30. Egli comprende subito
come l'attivismo della nuova classe dirigente tedesca in campo sociale
- o più propriamente l'ossessiva volontà classificatoria
a
fini discriminatori nei confronti degli ebrei - costituisca un humus
estremamente favorevole per espandere la competenza
dell'azienda in fatto di censimenti e ne prevede i notevoli profitti
che possono derivarne. Potenziando la filiale IBM tedesca (e il
fatto che abbia un nome tedesco - Dehomag, Deutsche Hollerith Maschinen
Gesellschaft - farà sì che possa operare
indisturbato anche in anni di embargo contro la Germania nazista),
Watson inizia già nel 1933 a provvedere con tecnologia e
personale al primo censimento dell'era nazista, che verrà poi
ripetuto e perfezionato, in consonanza alle esigenze del
committente, sino agli anni della guerra.
L'accordo con l'autorità nazista durante questi anni sarà
totale. L'IBM collaborerà col regime, fornendo gli strumenti
indispensabili per la schedatura della popolazione del Reich e assecondando
le richieste di sempre maggiori particolari utili per
identificare gli ebrei e per differenziare al loro interno le varie
categorie (percentuale di sangue ebraico, ebrei combattenti nel I
conflitto mondiale, matrimoni misti, ecc.) discriminanti sulla passibilità
di deportazione. La tecnologia IBM inoltre risulterà
utilissima alla Germania anche per la riorganizzazione industriale,
compresa quella dell'industria bellica, e per l'organizzazione dei
trasporti. Il quadro delineato da Black tende a ricostruire una pressoché
totale dipendenza dei nuovi assetti della Germania
dalla tecnologia IBM e un sostanziale assecondamento di quest'ultima
al climax persecutorio del regime contro gli ebrei che
passerà dalla conferenza di Wannsee e giungerà sino ad
Auschwitz.
Lo stesso Watson intrattiene rapporti con gerarchi e con Hitler, dal
quale viene insignito nel 1936 della "Croce al merito
dell'aquila tedesca", la più alta onorificenza nazista concessa
ad un non tedesco. Nella sua veste di presidente della Camera di
commercio statunitense organizzò proprio nella Berlino nazista
la Conferenza annuale della Camera di commercio internazionale
e cercò in ogni modo di orientare l'establishment economico
e politico in favore di quella Germania che l'opinione pubblica e i
vertici governativi, al contrario, cominciavano a isolare e boicottare
in quanto regime liberticida e con dichiarate velleità
imperialistiche. Anche quando sarà costretto, per opportunità
politica all'interno di un contesto ostile, a restituire l'onorificenza
nazista, rimarrà comunque uno strenuo difensore dell'affidabilità
economica del partner tedesco e un suo sostenitore in campo
politico.
Allo scoppio della guerra Watson, che ha appena superato una "ribellione
societaria" all'interno della Dehomag, pare
schiacciato dagli eventi. Riesce tuttavia a superare il boicottaggio
del periodo della neutralità americana facendo gestire dalla
filiale di Ginevra, in diretto contatto con la casa madre, gli affari
della filiale tedesca e riesce anche a pilotare la gestione
controllata della ditta, che viene adottata al momento dell'entrata
in guerra degli USA, come avviene per tutte le ditte di paesi
ostili.
Black descrive l'impressionante escalation della Dehomag, e dietro
ad essa dell'IBM, negli anni prebellici e nei primi anni di
guerra. Dopo aver conquistato il mercato tedesco, la Dehomag segue
l'esercito tedesco sui territori di conquista, aprendo
nuove filiali e organizzando censimenti: così in Austria e in
Cecoslovacchia. Nei casi successivi, particolare veramente
agghiacciante, l'IBM anticipa le mosse della Wehrmacht, istituendo
nuove filiali e iniziando i censimenti in territori che verranno
occupati solo in seguito, in modo che i nuovi governi nazisti abbiano
già, al loro stesso insediarsi, tutti i dati per individuare,
colpire e deportare gli ebrei della Polonia, Ucraina, Belgio, Olanda.
La prova del nove, secondo Black, è costituita per questo
aspetto dal caso francese, in cui la concorrenza della Bull, ed il
conseguente mancato monopolio dell'IBM nel campo dei
censimenti, avrà come effetto una meno efficiente organizzazione
delle deportazioni ed un minor numero percentuale di ebrei
sterminati. Si tratta, come si può vedere, di accuse terribili,
che tuttavia Black supporta con dati e documenti apparentemente
inoppugnabili.
Senza approfondire i vari aspetti illustrati con dovizia di particolari
nel volume, merita ricostruire quello che sarebbe secondo
l'autore l'apporto fondamentale della tecnologia e dell'organizzazione
IBM all'olocausto. Come si è detto, il particolare tipo di
elaborazione dei dati dei censimenti grazie alla tecnologia IBM rende
possibile l'individuazione rapida degli ebrei e
l'elaborazione di schede personali selezionabili per varie caratteristiche.
Saranno i fori delle schede IBM a decretare chi verrà
deportato, chi verrà mandato nei campi di lavoro e chi in quelli
di sterminio. La scheda personale accompagnerà il deportato
sino alla sua ultima destinazione e sarà proprio il numero della
scheda IBM quello che verrà tatuato sulla pelle dei deportati.
L'organizzazione stessa dei campi sarà effettuata mediante la
medesima tecnologia (in molti Lager vi sarà un ufficio Dehomag)
e
anche quella dei trasporti (i treni di Eichmann) sarà regolata
tramite le schede IBM.
Mentre tutto ciò accade, la casa madre si adopra in tutti modi,
tra mille difficoltà, per non far mancare le schede perforate al
governo nazista e a volte riesce a fare ciò sfruttando gli ignari
canali governativi diplomatici degli Stati Uniti.
Alla fine della guerra la vittoria dell'IBM sarà duplice: non
solo rientrerà in possesso degli enormi profitti maturati nel corso
della
guerra e dell'oculata amministrazione controllata nazista, ma vedrà
recuperate le proprie macchine dall'esercito alleato e sarà
considerata alla stregua delle ditte alleate in Germania che hanno
subito danni dall'esproprio nazista.
Dalle fitte trame, politiche e societarie, dei fatti narrati dal volume,
mi pare sia interessante accennarne alcune che trascendono
la particolare vicenda esposta. L'esempio dell'americanissima IBM che,
mentre gli Stati Uniti fanno guerra alla Germania,
sviluppa assai floridi affari con il regime nazista, aggirando, in
nome del profitto, le disposizioni e le leggi che li vorrebbero
impedire, è solo uno dei tanti casi dell'azione di organismi
economici che agiscono autonomamente da quelli politici, veri e
propri organismi sovranazionali che perseguono proprie finalità
e conseguenti strategie, che spesso non coincidono ed anzi
collidono con quelle dello stato di appartenenza. Lo stesso ruolo pubblico
e politico rivestito negli Stati Uniti da Watson (amico
personale di Roosevelt e di molti altri membri del governo) può
far supporre una frammistione tra interessi economici ed
interessi politici. Si tratta in genere di un tipo di storia che rimane
spesso in ombra, ma la cui conoscenza farebbe comprendere
meglio tanti casi studiati esclusivamente sotto la prospettiva politica
e militare.
Un'ultima considerazione nasce intersecando la vicenda narrata in questo
volume con gli interrogativi e le valutazioni del recente
volume di R. Breitman, Il silenzio degli alleati. La responsabilità
morale di inglesi e americani nell'olocausto ebraico. Breitman
individuava le responsabilità alleate nel mancato intervento
o comunque in una presa di posizione tardiva nei confronti dei
crimini razziali nazisti. Il libro di Black denuncia invece una responsabilità
attiva e fondamentale di un colosso dell'industria
statunitense, all'interno dei cui archivi si sarebbero potuti trovare,
ad esempio, quei riscontri oggettivi dei massacri in Europa che
l'amministrazione Roosevelt e gli alleati volevano raccogliere prima
di intervenire a difesa della popolazione ebraica. E li si
sarebbe trovati, quanto meno, sotto forma di profitti.