IL LAVORO SI DIFENDE LAVORANDO

Introduzione di Andrea Parola

“Il lavoro si difende lavorando” di questo Luigi Arisio, promotore della marcia dei 40.000 nel lontano 1980, ne è ancora convinto oggi, come riporta la sua intervista rilasciata poco tempo fa a Stefano Lorenzetto per il Giornale.

Oggi però la situazione è diversa. E’ vero, il terrorismo è sparito dalle fabbriche, il clima di minacce e violenza di allora non è più cosa di oggi, ma la mappa del lavoro è cambiata: rispetto ad allora oggi il lavoro non c’è!

Luigi Arisio
Luigi Arisio

Fino a venti-trent’anni fa lavoratori, sindacati e imprenditori, difendevano il lavoro, proteggevano l’industria e la sua produzione dove era insediata, con il solo obiettivo di migliorare il prodotto Italia. Era una sorta di protezione dei confini nazionali per difendere e far crescere l’azienda Italia. Checché se ne dica c’era veramente di che esserne orgogliosi.

Oggi questo orgoglio non c’è più. Non c’è più l’interesse a tutelare il lavoro dove è nato, dove è stata spesa tanta fatica e tanta intelligenza, dove sono state utilizzate tante fonti, compresi gli aiuti dello Stato, per conservarlo nei confini nazionali. Oggi si va a produrre “fuori”, chi se ne importa di ciò che è successo prima, di ciò che è stato, dei sacrifici fatti e dell’orgoglio

1980 - La marcia dei 40000
1980 - La marcia dei 40000

Ciò che manca oggi nel mercato del lavoro è il senso di appartenenza ad un sistema produttivo, la forte motivazione che c’era una volta di alzarsi e andare a partecipare alla vita produttiva del paese, forse più importante dello stipendio di fine mese. Oggi si è tutto appiattito, tutto uguale, italiani, cinesi, indiani o brasiliani che sia. Per la produzione tutto fa lo stesso.

Vi rimando all’intervista di Arisio. Leggetela, è molto interessante.

Scarica l'INTERVISTA AD ARISIO