VOGLIAMO UN PAESE NORMALE
di Alberto Mannoni

Un roseo tramonto scende sull'Italia repubblicana.
C'è chi pensa all'amata, chi si appresta per la cena, chi attende risposte che non ci sono, chi pensa ad isole tropicali, paradisi naturali e fiscali, riflessi di sogno in torbide acque. Torbide come i tempi che viviamo.
C'è un'aria malsana che aleggia da troppo tempo nel nostro Paese. Mentre la crisi ne morde nel vivo la carne, nonostante l'ottimismo mediatico del Governo, mentre CIGO, mobilità e licenziamenti di precari sono al culmine e migliaia sono i tavoli di crisi, c'è chi pensa ad elezioni anticipate, conti da regolare, cognati, nuovi partiti, alleanze elettorali. Naturalmente dopo aver messo in cassaforte le leggi di proprio interesse.
E intanto cala la coltre di silenzio sui miasmi che provengono dai bordi incrostati del Potere: gli entourages rampicanti che grondano arricchimenti facili, le poltrone utilizzate per il controllo certosino dei flussi di appalti con relativo prelievo percentuale, mentre chi si proclamava "diverso" e gridava Roma ladrona, ha imparato nel giro di tre legislature ad affondare il coltello nel facile burro delle nomine politiche, e con democristiana sistematicità occupa le postazioni locali, inserisce pedine di controllo nelle Fondazioni, assicurandosi la sua fetta di potere negli istituti bancari.
Il famoso federalismo, oltre a restare una parola sempre spendibile nelle piazze, per il momento non sembra essere altro che la traduzione di: i soldi rimangono qui e li controlliamo noi.
E il puzzo di decandenza sale alto, più forte della spazzatura che in Campania ricomincia a strabordare.
Ci viviamo ogni giorno in quest'aria, difficile evitare di respirarla. La capacità di indignarsi è ai minimi termini, la voce delle persone oneste è sempre più flebile, la protesta civile diventa una rarità.
Mentre si moltiplicano invece gli episodi di intolleranza e violenza sociale, viene impedito a chi è sul palco di esprimere la propria opinione, sindacalisti e lavoratori assediano la sede di un altro sindacato, direttori di giornale che già girano sotto scorta si trovano uomini armati sul pianerottolo di casa. Episodi che ricordano anni bui, di cui non sentivamo la mancanza, e che non devono ritornare.
Abbiamo voglia di un Paese normale.

(5 Ottobre 2010)
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