UNA DEMOCRAZIA NON È UN'AZIENDA PADRONALE
di Alberto Mannoni

Chiariamo subito un punto. Le abitudini sessuali del premier, i festini nelle sue ville sono un suo fatto privato.

Berlusconi Apicella

Diventano un fatto di interesse pubblico nel momento in cui si distolgono apparati dello stato dal proprio dovere per evitare che le notizie divengano di pubblico dominio, o si distorcono le procedure per evitare che persone amiche o a lui legate da un qualsivoglia rapporto vengono trattate secondo quanto previsto dalla Legge.

Queste pratiche sono quello che si chiama abuso di potere. E il suo stupore per il clamore generato dalle ultime (di un lungo elenco) vicende, chiarisce come non gli sia evidente un limite all'esercizio del potere che è insito nel ruolo che ricopre.

Ma una democrazia non è un'azienda padronale.

In una democrazia liberale, e costituzionale, quale ancora è l'Italia, chi riceve un mandato popolare, per quanto ampio sia, esercita il potere nelle forme e nei limiti che la Costituzione e le leggi hanno fissato, non per un capriccio o per un intralcio all'azione dell'Esecutivo, ma piuttosto perchè senza quei limiti il potere tende naturalmente ad accrescere se stesso, finendo per distorcere l'equilibrio democratico: questa democrazia "asimmetrica" finisce così per diventare plebiscitaria, in balìa del "caudillo" di turno.

Berlusconi Apicella

Le democrazie liberali hanno sviluppato nei secoli un sistema di contrappesi tra i vari poteri proprio per evitare la prevalenza di uno di essi: potere esecutivo, legislativo e giudiziario devono essere separati ed indipendenti. Oltre a ciò, le libertà individuali vengono garantite per sottrarre i cittadini agli arbitrii del potere stesso.

Nello Spirito delle leggi, Montesquieu introduce, oltre alla famosa tripartizione dei poteri, il concetto di rappresentanza come strumento necessario, negli Stati liberi, affinchè il popolo possa esercitare la propria sovranità in maniera indiretta, essendo quella diretta un'utopia in un grande Stato nazionale.

In questo modo i rappresentanti del popolo vengono designati a maggioranza (per un periodo di tempo limitato) in assemblee elettive, che a loro volta decidono a maggioranza su leggi, decreti, e azioni che riguardano il bene dello Stato. Ma anch'essi hanno dei limiti, fissati dalla moderne Costituzioni, per evitare che una "dittatura della maggioranza" sfoci in arbitrio, finendo per limitare quelle libertà individuali e quell'uguaglianza di fronte alla legge che sono alla base della democrazia.

L'eletto non è dunque l'unto dal popolo, che può fare ciò che vuole in forza di questo mandato, al di sopra e "sovraordinato" a qualunque sfera di controllo: egli esercita invece il potere in rappresentanza del popolo, per un tempo fissato, e all'interno di regole precise.

Democrazia

Ma l'elemento cardine che nelle democrazie moderne assicura il controllo, oltre alla separazione dei poteri, è il formarsi di una pubblica opinione: i cittadini, sulla base delle informazioni a loro disponibili, si confrontano, valutano, discutono, giudicano l'operato degli eletti e ne influenzano l'operato, decidono se rinnovargli il mandato.

Perchè questo funzioni l'informazione deve essere libera, plurale, i cittadini devono poter confrontare diverse versioni dei fatti e punti di vista, e uomini politici, magistrati, servitori dello stato devono sottoporsi più di altri a controlli, indagini e critiche, in ragione del loro potere.

Per questo sentir dire oggi da un politico che la soluzione degli scandali è non leggere i giornali sarebbe assolutamente ridicolo, ma diventa tragico in quest'Italia che tarda a scuotersi da un sonno troppo lungo.

(5 Novembre 2010)
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