LA GRANDE RAPINA
di Alberto Mannoni
E così ci siamo arrivati.
Non bastava dedicare il tempo a risolvere i problemi personali del premier, invece di pensare quelli del Paese; non bastavano lo stallo del governo e i litigi della maggioranza, zoppi che si tengono a braccetto, reggendosi sui ricatti reciproci.
Non bastava un legge elettorale fatta per premiare la fedeltà dei signorsì e gli inchini dei peones.
Non bastava la protervia dell'occupazione sistematica delle poltrone televisive e l'ostracismo alle trasmissioni scomode e le voci non allineate.
Adesso siamo arrivati alla grande rapina. Allo scippo reo confesso.
Non contenti di avere separato i referendum dalla tornata elettorale amministrativa (sprecando circa 400 milioni di Euro), in modo da scoraggiare l'afflusso ("andate al mare" - diceva il riabilitando Bettino nel 1991), adesso vogliono togliere ai cittadini la possibilità di esprimersi su temi fondamentali come il nucleare o la privatizzazione dell'acqua, con decreti civetta che servono solo (parole del premier) ad invalidare i referendum e spostare il tema a tempi migliori.
Sanno benissimo che se si raggiungesse il quorum, verrebbero asfaltati da una valanga di voti contrari. E siamo arrivati al dunque: se so di perdere non ti faccio votare. In un paese normale, sarebbe molto rischioso privare i cittadini del diritto di esprimersi, in Italia forse no.
Ma il modus operandi segnala ancora una volta il livello di avventurismo e improprietà politica di una casta liquefatta, che si raggruma solo intorno ai propri interessi e che vuole sopravvivere al proprio disfacimento.
Ad ogni costo.
(30 Aprile 2011)
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