LA VERGOGNA DI BATTISTI LIBERO
di Alberto Mannoni
Il giorno 8 Giugno 2011, la Corte Suprema brasiliana ha votato a maggioranza, 6 contro 3, per la liberazione dell'ex terrorista Cesare Battisti.
Militante negli anni di piombo nei PAC (Proletari Armati per il Comunismo), è stato condannato in Italia in contumacia a vari ergastoli come responsabile di quattro omicidi - tre come concorrente nell'esecuzione, uno co-ideato ed eseguito da altri (più vari altri reati come banda armata, rapina e detenzione di armi), con sentenze passate in giudicato in Cassazione nel 1991 e 1993. Negli anni, sette processi ne hanno dichiarato la colpevolezza.
Arrestato nel 2004 in Francia, dopo il sì alla richiesta di estradizione italiana, si dà latitante riuscendo a far perdere le sue tracce e viene successivamente arrestato nel 2007 in Brasile. Nel 2010 il Presidente Lula ha annunciato il proprio rifiuto all'estradizione di Battisti in Italia, decisione confermata dalla Corte Suprema.
Senza entrare nel merito dei vari cavilli giuridici, diciamo semplicemente che con questa sentenza il Brasile non ha rispettato la Convenzione di Vienna che regola i Trattati internazionali e lo stesso ha fatto con il Trattato bilaterale Italia-Brasile sull'estradizione del 1989.
Di questa vicenda colpiscono alcune cose:
L'uomo, oltre ad essere stato capace di suscitare un importante movimento di solidarietà in Francia e Brasile (scrittori, politici, intellettuali), gode sicuramente di una rete di protezione non ufficiale: non si spiega altrimenti come sia potuto (lasciato?) scappare più volte dopo i diversi arresti. La sua attività di scrittore e traduttore in Francia non giustifica certo tutto questo.
Questo movimento di solidarietà si distingue per l'ignoranza storica sull'Italia degli anni di piombo, sulle garanzie della giustizia italiana (non è la migliore di questo mondo, ma di certo non siamo uno stato di polizia), e sul caso giudiziario specifico di Battisti.
A titolo di esempio, il ministro della giustizia Tarso Genro per motivare la posizione del governo brasiliano sul caso Battisti parlò di "fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche": semplicemente ridicolo.
Forse a neanche uno su cento di quelli che gridavano Battisti libero o firmava petizioni sarà venuto in mente di leggere non dico le carte dei processi, ma almeno qualche notizia in più: che importa sapere? Non è bello lottare per la libertà di qualcuno?
Colpiscono gli scarsi peso politico e stima internazionale di cui "gode" l'Italia. Di questo possiamo solo dolerci con noi stessi. Certo non aiuta il fatto che a parte un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, e qualche dichiarazione ufficiale più o meno infuocata, poco altro si farà: sono troppi gli interessi economici e politici. E quindi:
- NON richiameremo l'ambasciatore
- NON stracceremo i trattati commerciali
- NON boicotteremo i mondiali di calcio del 2014 (in Brasile)
Ma soprattutto addolora l'assoluta mancanza di attenzione e rispetto per le vittime del terrorismo: qui non stiamo parlando di William Wallace o Che Guevara, ma di uno dei tanti che in Italia hanno preso i mitra e svuotato i caricatori, mai contro dittatori liberticidi, ma sempre su poliziotti, giudici, sindacalisti, giornalisti, e comuni cittadini; uno dei tanti che mentre proclamavano di voler liberare il popolo, in realtà volevano solo liberare se stessi dalla propria insignificanza.
Battisti libero vuol dire sputare su tutto questo, vuol dire anteporre al sacrificio delle vittime e al dolore dei familiari un'idea distorta di garantismo e un fine politico inconfessato.
(26 Giugno 2011)
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