GUSTAVO ROL: UN UOMO DA SCOPRIRE

di Annamaria Eblovi

Gustavo Rol, nacque nel 1903 a Torino, in una agiata famiglia borghese. Ricevette una solida cultura di base, e si dedicò con passione allo studio del violino e del pianoforte. Conseguì tre lauree: la prima in legge a Torino, la seconda a Londra in scienze commerciali e la terza a Parigi in biologia medica.



Subito dopo il servizio militare Rol, per accontentare il padre, accettò un incarico in banca a Parigi, dove conobbe la sua futura moglie: Elna, una donna appartenente ad una nobile famiglia norvegese, con la quale convolò a nozze nel 1930 a Torino. Rol scoprì le sue facoltà straordinarie a ventitre anni ma ne ebbe paura: si ritirò per circa tre mesi in un convento e fu sua madre ad aiutarlo ad uscire da quell’isolamento e a spronarlo a utilizzare i suoi poteri per aiutare il prossimo.

Nel 1934, due giorni dopo la morte del padre, Rol diede le dimissioni dalla banca per dedicarsi alla pittura e un po’ di anni dopo aprì un negozio di antiquariato a Torino, in via Maria Vittoria angolo via Lagrange. Nel 1990 si spense la sua consorte e quattro anni dopo Rol la raggiunse, all’età di 91 anni.



Rol divenne famoso per i suoi esperimenti con le carte, la telepatia, gli esperimenti di pittura, le guarigioni, le capacità di bilocazione e di sdoppiamento ma anche quella di fornire diagnosi mediche. Alcuni medici lo volevano accanto durante le loro operazioni chirurgiche come aiuto, soprattutto per alcuni interventi molto delicati. Tutto questo ha fatto di Gustavo Rol un personaggio di non facile definizione: si sono accesi dibattiti e riflessioni, conferenze, seminari da parte di chi lo aveva conosciuto e ci furono momenti che lo videro sull’onda della critica che faceva di lui un prestigiatore.


Ma chi era veramente Gustavo Rol?
Si potrebbe dire che l’umanità di Rol sia quasi passata in secondo piano, come spesso può succedere quando ci si imbatte in personaggi con doti fuori dal comune.

In realtà Rol rivelò - nel suo stile di vita, nei suoi carteggi, nella sua disponibilità quotidiana – una grande sensibilità, un particolare bisogno di socialità e di condivisione. Dalle molte testimonianze di persone che per vari motivi gli sono state vicine, si potrebbe dire che molta parte della sua vita fu dedicata agli amici, con i quali cercava una comunione di quella ricerca del mistero e dell’Assoluto, di cui lui si faceva portavoce.

Un giorno, infatti, rivolgendosi all’amica Maria Luisa Giordano, dichiarò: “Alcune persone, che come me amano la verità e la pace, sono una grande compensazione per chi può contare attorno a sé su amicizie come la vostra, e come altre che ho trovato senza cercarle, che giornalmente mi dimostrano, mi danno la prova, che non sono solo a sentire ciò che sento e ciò che amo”(1). Le parole che Rol usa per i suoi amici lasciano trasparire un bisogno, una commozione, un desiderio di unità.



In una lettera del 1940 alla sua amica Elda Trolli Ferraris, poetessa appartenente all’alta borghesia, egli apre il suo cuore descrivendo uno stato di solitudine per il fatto di non saper dare una spiegazione ai fenomeni di cui lui stesso è oggetto: “Ma perché, ma perché nessuno può spiegarmi questi strani fenomeni? Ma perché nessuno può aiutarmi a squarciare questo velo che mi separa dal passato e dal futuro? Ecco perché io sono tanto solo, e perché lo sarò di più. Ma non ne ho colpa, glie lo giuro, Contessa, io sono nato così. E perché Dio ha voluto che nascessi così? A che giova?”(2). Rol si apre senza veli in questa dichiarazione su come si sentiva nei confronti del mondo, degli altri.

Nello stesso carteggio, ancora scrive nel 1943: “Dappertutto, ove il mio spirito si è posato, ha incontrato solitudine e delusioni, o se qualcuno mi ha sorriso, se ne è stancato presto di farlo, o lo faceva per interesse o per incoraggiarmi nello sviluppare una curiosità che di me, il mondo, è sempre stato morbosamente intrigato”(3).

Questa nota che ritrae un animo non sazio, desideroso di contatto umano non è l’unica nel carteggio con la poetessa Trolli Ferraris. In questo senso vanno lette le parole di Rol, quando rivolgendosi a lei dice: “Mi è caro scriverLe, Contessa; Lei ha il dono di essere presente nel mio spirito quando tutti gli altri se ne sono andati o li ho cacciati via”(4).
In un altro passaggio Rol scrive: “Vi sono dei momenti in cui io vivo un’intera vita ed allora sono attimi di grande entusiasmo e di felicità ove io posso scrivere, pensare, agire in maniera prodigiosa. Ma trascorsi questi istanti, io ricado nel nulla, in un’inerzia quasi delittuosa verso le esigenze dello spirito ed i richiami dell’anima”(5).



L’inquietudine emotiva, la passione per il mistero, il bisogno di spiritualità ben si abbinano allo stile di vita di Gustavo Rol, stile improntato al confronto, al contatto umano, alla dedizione di tempo ai suoi amici, alle tante occasioni di convivialità, molte delle quali vissute nella sua casa di Via Silvio Pellico a Torino.

Le persone che lo conoscevano da vicino affermano che dopo qualche anno di frequentazione Rol cambiava o alternava gli amici per gli esperimenti, ma in realtà non si trattava di un sentimento superficiale dell’amicizia bensì di un bisogno di nuovi stimoli, di cambiamento: ogni persona che Rol incontrava era un’occasione per creare un rapporto unico ed esclusivo in relazione alle caratteristiche specifiche della situazione in questione.

In ogni caso, parrebbe che la profondità che Rol cercava nei rapporti umani riguardava un suo bisogno, una sua fame interna, come si può osservare dalle parole che lui stesso usa per descrivere le sue relazioni interpersonali: “A volte accuso con amarezza la terribile solitudine in cui si trova il mio spirito, solamente donandomi totalmente al prossimo, senza chieder nulla in cambio, solo allora riesco a ritrovare il mio equilibrio e la mia serenità … Questa è la vera ricchezza! L’unica che riusciremo a portare con noi per l’eternità”(6).



Rol aveva un modo molto chiaro di concepire il rapporto con il prossimo: “Se amate qualcuno solo perché vi aspettate qualcosa da lui o vi aspettate che si comporti nel modo che vi piace, sarebbe troppo comodo ed egoistico. … In questo caso dovreste domandarvi se amate quella persona o voi stessi. Bisogna riuscire a superare il proprio egoismo, a uscirne imparando a sviluppare un amore reale per il prossimo, un amore altruistico a senso unico: dare senza aspettarsi niente in cambio”(7).
Rol era convinto che solo attraverso l’amore sarebbe stato possibile giungere alla comunione totale tra gli esseri umani ma, in più, associava a questa disposizione ad accogliere l’Altro, come elemento imprescindibile, la possibilità di scoprire il dono dello Spirito, ossia la possibilità di aprirsi al Divino.

Dunque Gustavo Rol - personaggio che tanto ha fatto parlare di sé per i suoi “prodigi”, i suoi esperimenti, i suoi “miracoli” - era anche un uomo la cui quotidianità era permeata da una profonda sensibilità umana unita ad un bisogno quasi nostalgico di unione, di condivisione fraterna, che pareva poggiare su una consapevolezza spirituale di notevole profondità, per cui sembrava che la sua anima non potesse mai essere veramente sazia, nonostante fama, onori e poteri a lui conferiti.

(1) M.L. Giordano, Rol e l’altra dimensione, Milano, Sonzogno, 2000, p. 146.
(2) M.L. Giordano e G. Ferraris di Celle (a cura di), La coscienza sublime, Torino, Edizioni L’Età dell’Acquario, 2006, p. 30.
(3) Giordano e Ferraris di Celle, op. cit., p. 63
(4) Giordano e Ferraris di Celle, op. cit., p. 66
(5) Giordano e Ferraris di Celle, op. cit., p. 77
(6) Giordano, op. cit., p. 100
(7) Giordano, op. cit., p. 103


(30 Aprile 2011)
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