FEDERALISMO O SECESSIONE?
di Giuseppe Bonaldo
“Il federalismo è una dottrina politica che propugna la federazione di più Stati o la costituzione in federazione di uno Stato esistente.” Unità e pluralismo sono i capisaldi di uno Stato federale e il loro equilibrato bilanciamento ne garantisce il buon funzionamento.
L’eccessivo centralismo delle funzioni produce una egemonia del governo e l’appesantimento dell’intera struttura; al contrario, una eccessiva autonomia, può dar luogo a leghe più o meno precarie in conflitto tra loro, pregiudicando l’unità politica fra le parti.
Il federalismo, per calarsi nella realtà dei fatti, deve trovare le condizioni favorevoli: una generale tendenza al pluralismo, la capacità di trovare soluzione negoziata dei conflitti, il rispetto delle minoranze e delle diversità, un forte senso comunitario, moderate disuguaglianze economiche-sociali e un livello di vita accettabile in tutto il Paese.
Nell’Italia risorgimentale Carlo Cattaneo caldeggiò con convinzione il federalismo ed immaginò uno Stato democratico/repubblicano tendente a preservare e valorizzare l’autonomia delle diverse regioni, ma in un contesto di forte unità nazionale. “Congresso comune per le cose comuni; ogni fratello padrone a casa sua”, amava ripetere, forte della sua esperienza politica in Svizzera.
Cattaneo anticipò lo sviluppo del pensiero federalista: l’esigenza diffusa di un incisivo decentramento politico e amministrativo.
Tra i principi ispiratori di Cattaneo e il federalismo della Lega di Bossi c’è evidentemente un abisso. Il primo immaginò il “federalismo delle intelligenze”: una organizzazione dello Stato che preservasse l’unità nazionale, un continuo scambio culturale che rafforzasse la tolleranza tra gli individui di una società. Il secondo invece ha come obiettivo la protezione degli interessi locali, soprattutto economici; il rifiuto di tutte le diversità che possano “inquinare” la cultura locale.
Eppure Bossi, in modo astuto quanto distorto, cita Cattaneo nei suoi proclami sul federalismo, compiendo un’azione intellettualmente disonesta nel goffo tentativo di dare un’impronta storica al suo federalismo.
La Lega fa una valutazione di fondo che pregiudica alla radice la nascita di un federalismo condivisibile: il Nord Italia è operoso e onesto, il Sud è assistito e in mano alla malavita organizzata. Ha imboccato la via parlamentare del federalismo come alternativa alla secessione, ma disegnandolo partendo dal principio che la società e l’economia italiane sono separate di fatto tra nord e sud e bisogna agire su questa separazione per fare gli “interessi del popolo della Lega”, e solo di quello. E’ un progetto malato sul nascere.
E’ federalismo, per esempio, stabilire per legge che ciascuna provincia versi in discariche locali i propri rifiuti? Napoli è un esempio eclatante della impossibilità di rispettare una simile norma, che non rispetta né principi di solidarietà ma soprattutto di oggettività, a causa della grande densità abitativa della provincia di Napoli e dell’assenza di strutture adeguate allo smaltimento dei rifiuti.
E’ federalismo valutare con due pesi e due misure l’operato delle amministrazioni locali e di quella centrale? L’intenzione è quella di rimuovere i presidenti delle regioni con il bilancio in rosso e di non consentire ai sindaci di ricandidarsi per lo stesso motivo. Il federalismo penalizza regioni ed enti locali ma assolve a prescindere lo Stato centrale. Se gli enti locali devono rispettare un livello standard di prestazioni (attualmente già previsto) perché non altrettanto è tenuto a fare il governo centrale?
E’ federalismo privilegiare la fiscalità sulla produzione dei beni e trattenerla a livello regionale favorendo in tal modo le regioni industrializzate, e non spostarla sulla vendita, per assicurare una più equa distribuzione delle risorse sul territorio nazionale?
Il federalismo è auspicabile, per venire incontro all’esigenza di riordino della spesa pubblica, mettere un freno allo spreco e responsabilizzare le amministrazioni locali, ma non sarà certo un partito che minaccia la secessione del nord, quello capace di realizzare un progetto lungimirante e rispettoso dell’unità nazionale.
L’ispirazione per realizzare un cambiamento così importante e impegnativo, dovrebbe venire studiando l’esperienza di Stati che il federalismo lo praticano da molti anni e da una attenta valutazione dell’impatto che esso potrà avere nella realtà italiana, non da impulsi emotivi come la paura e l’egoismo.
Occorrono intelligenza e senso dello Stato, per dirla con Cattaneo, per organizzare una società. Siamo sicuri che gli uomini della Lega posseggano entrambe le qualità e siano le persone giuste per federare l’Italia?
(8 Dicembre 2010)
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