23 dicembre 1996
Comitato per il "No" all'Alta Velocità Ferroviaria
MI-GE
Sede di Novi Ligure
OGGETTO: OSSERVAZIONI ALLO STUDIO DI
VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE (V.I.A.)
DELLA LINEA AD AVF MILANO-GENOVA
E PROPOSTE ALTERNATIVE
1. PREMESSA
L'approvazione dell'emendamento nel Collegato alla Legge Finanziaria 97 impegna
il Governo ad una rigorosa verifica del progetto complessivo di Alta
Velocità Ferroviaria.
Quale migliore occasione quindi per trasformare un progetto che privilegia il
"mito dell'infrastruttura" in un utile ammodernamento, potenziamento
e/o "quadruplicamento" della rete ferroviaria italiana, passando alla
cultura del "servizio offerto".
I risultati della verifica dovranno essere elaborati dal Governo e consegnati
alle competenti Commissioni Parlamentari entro il 31 gennaio 97.
La verifica dovrà affrontare e risolvere i seguenti 4 quesiti:
1) Lo stato dei progetti in corso e le possibili riconversioni.
2) La verifica sulla correttezza dell'affidamento delle opere.
3) La struttura finanziaria e il costo dei progetti.
4) La revisione del Contratto di programma 1994 - 2000
Nel merito delle presenti osservazioni ci interessano in particolare il primo
e il terzo punto.
Infatti, vediamo che nel il Contratto di Programma 1994-2000, sottoscritto da
FS e Ministero dei Trasporti, ed approvato dal CIPE il 26/3/96, con gli articoli
6 ed 11, l'unico impegno confermato è la realizzazione dell'asse ad Alta
Velocità Torino-Milano-Roma-Napoli, mentre si stabilisce che
ogni altra tratta sia sottoposta ad una verifica di redditività finanziaria
ed economico-sociale (e ciò allo scopo di poter accedere, in
base ai risultati di tali analisi, a successivi finanziamenti dello Stato).
Da ciò consegue che la linea Milano-Genova non è ancora stata
decisa e non risulta finanziata.
Nonostante ciò si sta procedendo con la Valutazione di Impatto Ambientale.
Una prassi corretta dovrebbe prima verificare i risultati degli studi di redditività
economica o sociale, per poi procedere, in caso di esito positivo alla VIA sul
progetto di massima.
Scopo delle presenti osservazioni è la verifica della presunta redditività
economica e/o sociale della linea ad AVF Milano- Genova.
2. ANALISI DELL'UTILITÀ SOCIALE DELL'OPERA
Si ritiene che qualsiasi studio di VIA, in particolare se riferito a scelte
di grande rilevanza sociale, prima ancora di stimare gli effetti dell'opera
sull'ambiente, dovrebbe confrontarne costi e benefici a fronte di una sua utilità
pubblica, oppure prevederne la sostenibilità economico-finanziaria. Ossia,
se un'opera è destinata ad apportare un beneficio collettivo (i Trasporti
Pubblici dovrebbero avere questa valenza), la stima dei costi economici, sociali
e ambientali tiene conto dell'utilità sociale dell'opera; altrimenti,
se il beneficio per la comunità è solo parziale o non è
ben definibile, occorre, per lo meno, che l'opera dimostri una sua sostenibilità
finanziaria: ovvero, l'investimento deve prevedere un ritorno economico in grado,
per lo meno, di addivenire all'equilibrio finanziario.
Sono finiti (o, per lo meno si spera) i tempi dei Mondiali di Calcio, delle
Colombiadi, di una gestione "truffaldina" dei Lavori Pubblici che
ha riempito il territorio di inutili o dannose colate di cemento. Autostrade
inutili, ospedali mai entrati in funzione, stadi che dovranno essere abbattuti,
intricatissimi svincoli dove una semplice "rotonda alla francese"
poteva risolvere il problema del traffico, piscine da 100 miliardi abbandonate
alle erbacce, fiumi "sopraelevati in viadotto" su letti di cemento,
e quindi il dissesto geologico e idrico del territorio, le frane e le alluvioni,
le tangenti e le clientele politiche, la mafia e la camorra: ci si aspettava
che la Magistratura facesse pulizia di tutta questa feccia politica che ha causato
all'Italia un debito pubblico di 2.100.000 miliardi (36/37 milioni per italiano).
Pertanto l'opera è accettabile se si verificano due condizioni necessarie:
1) l'utilità sociale dell'opera;
2) la sua sostenibilità finanziaria;
Tali condizioni sono sufficienti in relazione alla stima della loro portata
socio-economica e possono essere interdipendenti e interattive. Ossia, devono
sussistere entrambe; ma, ad esempio, una elevata utilità sociale fa chiudere
un occhio su un forte disavanzo di bilancio, (ad esempio, i trasporti pubblici
urbani che in Italia hanno una copertura di costi pari al 30 - 40%, ma abbattono
i costi esterni di un intenso traffico privato); così come un forte ritorno
economico per l'Ente Pubblico o per l'economia in generale (purché non
limitato al profitto di pochi) può far chiudere un occhio su un uso sociale
limitato dell'opera.
Nella fattispecie in esame riteniamo che queste due condizioni siano
alquanto scarse.
2.1 Il modello Misham
Siamo certi che l'opera in esame ha scarsa utilità collettiva
e sociale.
Sarebbe stato utile applicare il modello Misham, riconosciuto valido dalle moderne
teorie economiche, ("Internalizzazione degli effetti esterni prodotti da
un evento economico sul livello di benessere degli individui interessati")
dove si considera quanto un evento economico (tipo autostrada o ferrovia) interessa
un certo numero di individui, cambiandone lo stato o livello originario di benessere,
e determinare poi il Beneficio Sociale residuo (BSR) che può essere di
segno positivo o negativo.
Si potrebbe applicare il modello anche solo in misura parziale per valutare
quanti individui guadagnano in benessere e in quale quantità ( numero
di VC + , o variazioni compensative positive) e quanti perdono e in quale quantità
(numero di VC-) e poi fare la somma algebrica del numero e dell'entità
delle VC.
Sarebbe stato sufficiente per rinunciare all'opera in esame, anche senza tenere
conto del danno al sistema ambientale.
Volendo fare una stima approssimata delle variazioni compensative positive
e negative possiamo procedere come di seguito
2.2 VC di segno negativo.
L'Alta Velocità Ferroviaria Milano - Genova è deleteria
per circa 200.000 persone che in qualche modo sono interessate dal
suo percorso, e ne subiranno gli effetti: da rumore; da vibrazioni; da perdita
di terreno agricolo; da perdita dell'occupazione originaria; da perdita dell'abitazione
originaria; da paura; da disagi negli spostamenti; da disagi da dissesto idrogeologico;
da perdita del paesaggio; da inquinamento da cantieri e da automezzi; da deprezzamento
dei loro beni; da modificazioni nei ritmi di vita.
2.3 VC di segno positivo.
La possibilità, per circa 4.000 utenti, (e se raddoppiano per
8.000, o anche per 12.000, se triplicano) di raggiungere Milano Centrale in
un'ora circa: ma questa possibilità esiste anche, come vedremo in seguito,
(punto 6.2.10) facendo passare sulle linee esistenti, opportunamente adattate,
il Pendolino ad assetto variabile.
L'offerta di poche migliaia di posti di lavoro per circa 5 anni.
Tuttavia, con lo stesso investimento di capitale si possono ottenere molti più
posti di lavoro in settori a maggiore "intensità occupazionale"
che offrono altresì una maggior durata dell'impiego e una più
alta professionalità (punto 8). Pertanto si può ritenere che investire
in settori a "bassa intensità occupazionale" sia soprattutto
una perdita di occasioni di lavoro più durature e più
qualificate
Un generico e ipotetico beneficio per la portualità di Genova in relazione
a possibili sbocchi europei ed extraeuropei: tuttavia analizzeremo
anche come questo si possa ottenere con una serie di proposte alternative a
minor impatto e a minor costo; tali alternative, essendo anche più consone
all'obiettivo che si vuole perseguire (è inutile portare le merci su
linee da 300 all'ora) sono certamente a maggior produttività di investimento
(punto 6.2).
Una modesta riduzione di traffico nell'autostrada MI-GE (in
genere si stima pari al 10% del traffico - vedi linea MI - NA e vedi quanto
avvenuto sul TGV francese). Tale alleggerimento del traffico autostradale sulla
A7 e sulla A21, tuttavia, si può ottenere anche, e in misura forse più
consistente, applicando soluzioni alternative quali: Pendolino ad assetto variabile;
cadenzamento degli orari sulla Genova-Milano, Genova-Torino, Succursale dei
Giovi, Genova-Ovada; politiche tariffarie che tengano conto dei costi "esterni"
prodotti dal traffico autostrade, e incentivino l'uso del treno ecc.
Osserviamo come le VC di segno positivo siano numericamente molto inferiori
rispetto a quelle di segno negativo, e osserviamo altresì come le situazioni
di segno positivo possano addirittura migliorare se derivate da scelte alternative:
ciò di fatto annulla il valore positivo di tali variazioni.
È molto difficile, invece, se non impossibile mitigare le situazioni
espresse dalle VC di segno negativo.
Capita spesso di sacrificare l'ambiente all' economia. Il "disagio accettabile"
o "rischio accettabile" (anche di vite umane, ) a fronte di un progresso
tecnologico che promette una migliore qualità della vita per tutti è
un dibattito acceso fra ambientalisti, scienziati ed economisti; tuttavia, nella
fattispecie in esame, un simile dibattito non ha neppure ragione di
esistere, perché nessun fautore "sensato" del rischio
accettabile sarebbe in grado di dimostrare che dalla linea ad AV MI - GE possa
mai derivare un miglioramento per la qualità della vita della popolazione,
salvo della qualità delle tasche di pochi eletti: sicuramente
ne deriverà ricchezza per pochi e nuove forme di povertà urbana,
povertà sociale, economica e ambientale per molti.
Il sistema "Alta Velocità" porterà ad un aumento del
divario fra le aree ricche e le aree povere del paese, ridurrà gli spazi
di democrazia e di pari opportunità per i cittadini, consolidando il
modello di sviluppo anti-ecologico della speculazione.
Inevitabilmente il sistema dei rapidi IC ed EC sarà soppiantato dall'AVF
a prezzi notevolmente superiori; e ciò sarà dovuto anche alla
necessità di dimostrare un pareggio finanziario della linea ad AV acquisendo
tutta quell'utenza che sarà possibile drenare dalle linee FS normali.
Si legge infatti nei programmi delle Fs che: «.... il concetto di
pubblico è sostanzialmente variato, passando dal "servizio per tutti"
al pubblico inteso come "servizio differenziato a seconda della clientela"».
E si legge sui documenti sindacali: «.....con l'ETR 500 si avrà
una notevole flessione dell'offerta di posti disponibili con pagamento del solo
supplemento IC ed un aumento di posti che oltre al supplemento IC presenteranno
la maggiorazione prevista per i Pendolini».
Ossia: più treni per chi ha più possibilità economiche
e meno per chi ne ha meno !
Occorre altresì considerare come quest'opera sia anche economicamente
dannosa per il bilancio della nazione (vedi analisi economico-finanziaria).
Pertanto ne consegue che il contribuente (lo Stato) dovrà pagare l'opera
e pagare i disavanzi dei bilanci annuali.
Tuttavia questo non fa parte del conto delle variazioni compensative ma serve
a dimostrare l'inconsistenza della seconda condizione necessaria alla sostenibilità
dell'opera
Il sussistere della seconda condizione sarà oggetto di analisi
nella stesura che segue.
3. ANALISI ECONOMICA - FINANZIARIA
del trasporto passeggeri sulla linea ad AV MI - GE
Le varie "apologie" dell'AVF Milano-Genova ( non ultimo il "Protocollo
di accordo tra il Ministero dei Trasporti, la Reg. Liguria, la Provincia e il
Comune di Genova, le FS e la TAV per la definizione del nuovo assetto dei trasporti
ferroviari nel Nodo di Genova" del 6/5/96 - presente Necci) citano spesso
di una pretesa economicità delle scelte.
Ad esempio il «...... fornire un trasporto su ferrovia rapido, efficiente
ed economico», oppure «..... un progetto tecnico e finanziario
che accerti la rispondenza dell'ammodernamento alle necessità di riequilibrio
dei conti dell'azienda...».
Ma tutte queste dichiarazioni non entrano nel merito di una seria analisi economico-finanziaria
dell'opera in oggetto. Possiamo provarci noi, pur con i nostri limiti e la difficoltà
a procurarsi informazioni.
3.1 Procedura per l'analisi
Si procede secondo le seguenti fasi di studio.
a) La dimostrazione dell'equilibrio di bilancio si fonda su
una serie di variabili interdipendenti relative alla determinazione dei costi
e dei ricavi della linea. Dal calcolo algebrico delle variabili in esame si
ottiene il valore da attribuire a tre "grandezze non note" che concorrono
all'equilibrio finanziario.
Ciascuna grandezza dipende dal valore che si vuole attribuire alle altre. Ossia:
X = determinazione del prezzo per l'uso delle strutture dell'AVF Milano-Genova
relativo al servizio passeggeri fermo restando il numero di pax/die modificato
secondo l' incremento presunto nella relazione di V IA;
Y = determinazione del numero di pax/die necessario all'equilibrio di bilancio
fermo restando il prezzo delle relazioni di viaggio della tratta Milano-Genova;
Z = determinazione della quota di introito residuo da attribuire al trasporto
delle merci, fermi restando sia il numero di pax/die incrementato, sia il prezzo
della relazione di viaggio: dati, quindi, gli introiti della gestione viaggiatori.
b) Attribuzione delle quote di bilancio che competono alle
diverse utenze (passeggeri e merci) e determinazione delle percentuali di copertura
dei costi.
c) Dimostrazione dei progetti alternativi all'AVF tesi al
soddisfacimento della domanda di trasporto sia nel comparto passeggeri che nel
comparto delle merci.
Le fasi di studio partono dal comparto passeggeri in quanto l'AVF è
nata in Francia esclusivamente per soddisfare una domanda di mobilità
di persone, (vedi il TGV), salvo poi dedicare una sola linea
(la tratta Hannover Wursburg in Germania, a 220 km/h - e non a 300) alla sperimentazione,
peraltro oggi fallita, del trasporto misto passeggeri-merci.
3.2. GLI ELEMENTI CHE CONCORRONO ALL'EQUILIBRIO FINANZIARIO
Proviamo ad esaminare gli elementi che concorrono all'equilibrio finanziario
di un'opera, in relazione ai bilanci annuali di esercizio.
Ai fini della valutazione del debito occorre considerare quanto segue.
- Il capitale investito: costo dell'opera più i costi aggiuntivi
- La redditività dell'investimento
- L'ammortamento annuo
- Le spese di esercizio: ossia le spese di gestione più le spese di mantenimento,
riparazione e cura delle strutture
Per valutare il credito occorre una previsione corretta dei futuri introiti
di esercizio, derivanti:
- dalla gestione dei viaggiatori;
- dalla gestione delle merci.
Determinate le valutazioni inerenti il debito partiremo dalla gestione dei
viaggiatori perché ci pare la più consona ad una linea ad alta
velocità, per lasciare il residuo concorso al pareggio di bilancio ad
un eventuale trasporto delle merci che non ci pare comunque consono ad una linea
progettata per treni da 300 km/h.
3. 3 IL COSTO DELL'OPERA.
La relazione di VIA non fornisce indicazioni del costo dell'opera presunto.
Riteniamo questa una grave omissione perché, se nella stesura si vuole
dimostrare l'equilibrio finanziario dell'AVF MI - GE, fornendo indicazioni sulla
frequentazione della tratta e sugli indici di sviluppo previsti, mancherebbe
il dato fondamentale per il calcolo, ossia il costo dell'opera.
A meno che non si voglia considerare l'ammontare del costo come "denaro
gettato via", alla maniera delle grandi "cattedrali nel deserto"
seminate sul territorio italiano dalla cosiddetta 1° Repubblica.
Si è letto sugli organi di informazione che il costo dell'opera si
aggirerà sui 10.600 miliardi: questa cifra non è
mai stata smentita ufficialmente dal Consorzio incaricato della costruzione
della tratta (il COCIV) per cui potremmo anche prenderla in esame.
Tuttavia, in un recente convegno l'Ing Nicolini (esecutore incaricato dalle
opere della TAV - Treno ad Alta Velocità) afferma che tale indicazione
è solo apparsa sui giornali, mentre il costo previsto si aggira sui
4.950 miliardi.
Inutile disquisire sulla confusione generata da tutte queste approssimazioni
e omissioni, che sembrano create ad hoc per "non far capire": consideriamo
pure valido il costo dell'opera fornito verbalmente dall'Ing Nicolini , ossia
4.950 miliardi.
3.3.1 La quota pubblica e quella privata che concorrono all' investimento
È piuttosto difficile, in questo marasma di notizie frammentarie, di
informazioni parziali e spesso false, determinare quale sarà la quota
dello Stato e quale sarà quella dei privati. Inizialmente si parlava
del 60% dell'investimento, a carico dei privati. Attualmente, per la tratta
MI-GE si parla del 56%. Occorre però ricordare che lo Stato garantisce
il pagamento degli interessi degli investimenti privati, il pagamento dei nodi
e della direttissima Firenze - Roma già realizzata e ceduta alla TAV
(il suo valore è pari al 20% del costo della MI - NA). Tutto questo riconduce
la quota di capitale pubblico al 70% dell'ammontare delle opere della TAV.
Gli interessi intercalari, stimati in circa 7.000 miliardi per l'intera TAV,
pagati dallo Stato, non sono conteggiati nel contratto di programma 1994-2000,
ma si tratta di una spesa occulta lasciata ai futuri bilanci dello Stato. Ciò
è inaccettabile!
Tuttavia, alla fine, si scopre che Capitale a rischio privato è calcolato
sul capitale sociale di 400 miliardi approvati nel 95 e riferito all'intero
progetto TAV. Anche in vista di una sua successiva espansione il capitale sociale
della TAV arriverà fino a 2000 miliardi.
Questo ci conferma quanto l'intervento dei privati sul costo complessivo
delle opere sia del ordine dello 0,2%, e sarà prossimamente dell'1%
3.4 I COSTI AGGIUNTIVI
La relazione di VIA non ha fornito indicazioni sui costi accessori: ha genericamente
indicato quali potrebbero essere gli impatti, senza valutarne la portata economica
e il valore dello opere di mitigazione.
Nei costi aggiuntivi possiamo distinguere:
- I costi accessori, già quantificati o comunque quantificabili;
- I costi esterni, ossia i costi di non facile determinazione che a distanza
graveranno comunque sul territorio come conseguenza dell'opera, ( alcuni quantificabili
con l'uso di stime della Commissione dell'Unione Europea).
In una seria dimostrazione di equilibrio finanziario tali costi andrebbero determinati,
magari imputandoli solo in un percento, rispetto al costo dell'opera "nuda",
sulla scorta di esperienze passate, o basandosi sulle stime delle diverse letterature
presenti in ambito CEE . Questo onde evitare poi dispendiose "varianti
in corso d'opera" che potrebbero far lievitare enormemente il costo dei
lavori (come è spesso avvenuto per i lavori pubblici dove si assisteva
ad aumenti del costo anche di tre o quattro volte).
3.4.1 I costi accessori
Sono facilmente determinabili con semplici conti matematici: anche se la difficoltà
ad accedere ai documenti relativi a tali costi ci costringe ad usare una certa
approssimazione. (Anche lo studio di VIA ne ha elencati alcuni senza tuttavia
quantificarne il peso economico).
Si tratta dei seguenti.
3.4.1.1 I costi sostenuti per la progettazione; a livello
nazionale si parla di 2.000/3.000 miliardi: anche se già liquidati, concorrono
comunque (se si vuole redigere una contabilità seria) a determinare il
costo reale di un'opera . Nella fattispecie possiamo sommare i 100 miliardi
del foro pilota ai 180 miliardi delle progettazioni: pertanto si tratta di circa
280 miliardi già finanziati.
È questo il terzo progetto relativo alla linea ad AVF MI-GE. Infatti
il progetto precedente, quello del Luglio 92, pagato 180 miliardi dallo Stato
ai privati, non è altro che la fotocopia di un precedente progetto completato
nell'88 dalla Soc. SINA e pagato dalle FS. Pertanto si tratta di 3 progetti
già pagati e la stima di 180 miliardi è molto al di sotto
di quanto è già stato speso in progettazioni.
3.4.1.2 I costi per il materiale rotabile, che saranno a
carico dello Stato (come peraltro tutta l'opera) e che presuppongono, dalla
frequenza di passaggi stimata nella VIA, almeno 10 ETR 500 del costo di 40-45
miliardi (stima dell'Area Strategica Materiale Rotabile e Trazione delle FS):
per un costo medio complessivo di 425 miliardi
3.4.1.3 I costi degli espropri: che peraltro in Italia si effettuano
per 30 mt di territorio dai binari della linea, salvo 50 mt in qualche caso.
(P.S. In Francia, per il TGV, gli espropri hanno coperto una fascia di 150 mt
per lato dalla linea.)
Possiamo quindi considerare che una fascia di circa 1 ha di terreno, per circa
un centinaio di Km a 50 milioni ad ha ci da un importo di 50 miliardi.
3.4.1.4 I costi da perdita di territorio: 127 ettari di aree
intercluse più oltre 459 ettari occupati dai cantieri, dalle cave e dallo
smarino estratto dalle gallerie (21, più 328, più 110) e relativi
solo alla Provincia di Alessandria. Petanto, aggiungendo anche il territorio
occupato delle altre province interessate, si tratta di ben oltre 600 ettari
che alla stressa valutazione degli espropri ci danno un importo di 31
miliardi.
Occorre far osservare che 50 milioni ad ettaro è il costo dei terreni
agricoli di pianura , mentre i terreni di collina coltivati a vigneti, (le
zone del Gavi) valgono certamente molto di più. D'altra parte lo
stesso studio di VIA ha fatto una valutazione unica dei terreni che saranno
espropriati, mantenendosi sul livello più basso.
Inoltre non abbiamo valutato l'estensione di terreno agricolo destinato
alle cave perché si presuppone, dalle indicazioni dello studio di
VIA, che tali buche saranno poi riempite con lo smarino estratto dalle gallerie
e saranno recuperate al loro uso agricolo. Resterebbe da vedere se il materiale
estratto dalle gallerie è pedologicamente adatto alle colture agrarie.
Non abbiamo neppure valutato il costo di esproprio di alcune abitazioni
che si trovano nell'area di rispetto.
Esiste infine un danno difficile da quantificare derivato dalla rottura
delle distribuzioni agricole della Frascheta: infatti l'enorme massicciata
della linea è una vera e propria barriera invalicabile.
Pertanto, le valutazioni fatte nelle presenti osservazioni sono certamente
sottostimate. |
3.4.1.5 I costi delle opere compensative. Siccome, dalle
informazioni che ci pervengono, pare che sulla Milano Bologna, a fronte di un
costo della linea pari a 20.000 miliardi, le opere compensative ammontino a
300.000 miliardi, riteniamo che questo paragrafo, per quanto risibile, sia un
triste baratto condito di speranze presto deluse e di promesse mistificate,
che ci racconta della scorrettezza e del pressappochismo con cui si conduce
l'intera vicenda dell'AVF. È l'affiorare di un legame con i vecchi metodi
di conduzione dei lavori pubblici che le carceri di San Vittore non sono riuscite
del tutto e reprimere. Consideriamo pertanto nulla la valutazione di questo
costo.
Non siamo pertanto in grado di attribuire un valore a questo costo accessorio
che avrà comunque un importante peso economico nella sfera dei lavori
pubblici degli enti locali.
3.4.1.6 I costi di eventuali, probabili varianti in corso d'opera
e i costi di mitigazione dell'I.A. che si potranno quantificare solo
ad opera avvenuta e saranno certamente ingenti. Ad esempio, gran parte della
tematica destinata a ridurre l'impatto del rumore e delle vibrazioni è
rimandata a dopo: per lo più quando la linea sarà in funzione
e gli impatti saranno verificabili sul campo.
Si dice che l'opera sarà consegnata "chiavi in mano"
e ciò presuppone che il costo pattuito nelle gare di appalto non
sia suscettibile di aumenti.
Tuttavia i costi sopra elencati sfuggono a questa regola in quanto:
- alcuni sono già stati pagati o finanziati (i costi per la progettazione
i costi di assaggio): - altri non sono presi in considerazione (i costi
da perdita di territorio); |
- altri non si capisce bene se siano già inseriti nel costo
totale dell'opera (che d'altra parte non compare in via ufficiale, ma
solo sui giornali o nelle dichiarazioni verbali del progettista) e sono
i costi degli espropri, valutati in maniera superficiale e sommaria;
- altri, infine, (i costi per la mitigazione dell'impatto ambientale),
saranno valutati solo ad opera in esercizio e saranno a carico dello Stato
o degli Enti locali e quindi non compresi nel "chiavi in mano".
Ma, d'altra parte, è tutto a carico dello Stato!
|
3.4.2 I costi esterni
Esistono costi "esterni" che non rientrano nella
clausola "chiavi in mano" ma dovrebbero essere considerati, sia per
la loro rilevanza, sia perché servono ad addolcire i disagi sanitari
e ambientali delle persone "colpite" dall'opera, sia perché
sono comunque costi a carico dello Stato (e quindi della comunità - come
lo è l'opera nel suo complesso). Numerose Indicazioni, Direttive e Studi
della Commissione Europea sono comunque, oggi, indirizzati alla valutazione
di tali "esternalità di costo".
Nella presente relazione possiamo considerare esternalità che derivano
sia dalla messa in opera , che dall'esercizio della linea.
In relazione alla messa in opera possiamo distinguere i seguenti costi:
- costi da inquinamento atmosferico, da rumore e da incidenti e da congestione;
- costi di manutenzione o rifacimento delle strade;
- costi geologici ed idrogeologici.
- costi da deprezzamento dei terreni e degli immobili.
In relazione all'esercizio della linea possiamo distinguere:
- costi da rumore;
- costi da vibrazioni;
- costi da inquinamento elettromagnetico;
- costi derivati dal disagio viario;
- costi da perdita di paesaggio.
Dovendo stimare quanto incidono le esternalità sul costo complessivo
della linea considereremo solamente i costi relativi alla costruzione della
stessa ; quelli relativi all'esercizio potranno concorrere al bilancio di esercizio.
È ora di finirla con una gestione "prandiniana" delle opere
pubbliche (e spesso anche private) che non tengono mai conto di tali esternalità.
Si vedano, ad esempio, i costi generati dalle autostrade: costi da traffico,
costi sanitari da rumore, da incidenti, da inquinamento. In generale i costi
esterni causati dal trasporto non sono pagati da chi li genera, ma vengono addebitati
in modo indistinto alla collettività.
3.4.2.1. I costi da inquinamento, da rumore, da incidenti e da congestione
La bibliografia che ci riguarda è il "Libro verde"
della Commissione dell'Unione Europea sulla internalizzazione dei costi esterni
nel comparto trasporti del 20/12/95; la normativa che andrebbe presa
in esame è l'articolo 130 R2 del Trattato CEE sui Trasporti
(allocare i costi esterni a chi li causa).
Tale Libro Verde ha quantificato tali costi sulla base dei "fattori di
danneggiamento" e in relazione alle diverse modalità di trasporto
(risulta, ad esempio, che i costi esterni della strada sono di gran lunga superiori
rispetto ai costi della ferrovia - 90% contro il 10% per unità di trasporto).
Si tratta, comunque, di costi in fase di "esercizio" delle strutture
viarie stimati dall'OCDE, nello studio Quintet 94, pari al 4,1% del Prodotto
Interno Lordo Europeo (recenti studi Ocse stimano invece il peso totale dei
costi esterni pari al 5% del PIL).
Quasi mai sono stati quantificati i costi esterni in fase di "costruzione"
di un'opera, salvo qualche sporadica letteratura scaturita proprio dalle osservazioni
e dalle contestazioni che gli ambientalisti opponevano alle grandi infrastrutture
viarie.
Tuttavia possiamo comunque applicare tali costi alla fase di esercizio,
dato l'enorme traffico indotto dalla movimentazione degli inerti e dello smarino
La VIA in esame stima in 15.000.000 di metri cubi la quantità di inerti
necessaria alle enormi massicciate (dai 3 ai 9 metri di altezza e 30 metri di
base): di questi 11.400.000 circa saranno estratti in territorio alessandrino
con 10 immense cave e copriranno un territorio di 328 ettari.. Si stima altresì
in 14 milioni di metri cubi lo smarino estratto dalle gallerie. Si calcola ad
esempio un passaggio giornaliero su Tortona di 777 autotreni pesanti, su Castelnuovo
Scrivia di 775 mezzi e su Casei Gerola addirittura di 1.100 al giorno e di circa
1.000 - 1.200 camion al giorno su Novi Ligure. Le 10 cave presenti sul territorio
alessandrino distano dalla linea in costruzione mediamente 10 - 12 Km.
Piuttosto grave, sia per l'ambiente che per la salute, sarà quindi l'impatto
sulla qualità dell'aria dovuto all'incessante passaggio dei camion
(1.000 camion al giorno significa, se consideriamo 10 ore lavorative,
un passaggio ogni 36 secondi !) ecc. ecc..
Si tratta di costi ambientali e costi sanitari che le tabelle
della Commission Service (1994) adottate dal Libro Verde stimano in 33,2 Ecu
per 1.000 tonnellate trasportate e per chilometro di percorso.
Da questa stima sono esclusi i costi di congestione ( comunque abbastanza probabili
in un passaggio molto intenso di automezzi) e che l'OCDE stima per il solo trasporto
stradale pari al 2% del PIL : la metà circa della valutazione complessiva
dei costi esterni (4,1% del PIL).
Pertanto, se alla valutazione di 33,2 Ecu per 1.000-Tonn/km aggiungiamo i costi
della congestione avremmo un valore di 64,8 Ecu.
Si tratta pertanto di 29 milioni di metri cubi di inerti che al peso specifico
medio dell'argilla sono pari a 65 milioni di tonnellate di materiale movimentate
per circa 10 km (arrotondati per difetto) di percorso medio: avremmo 650 milioni
di tonn/km. Calcolando un costo di 64,8 Ecu ogni 1.000 tonnellate otteniamo
42.120.000 Ecu, pari a 80 miliardi di lire
Possiamo quindi valutare i costi esterni del passaggio degli automezzi
pari a 80 miliardi di lire
Il tutto è stato arrotondato sempre per difetto
3.4.2.2. I costi di manutenzione e di rifacimento delle strade
Un passaggio così intenso di automezzi, come quello previsto, non può
che massacrare la viabilità esistente. Strade per 5 anni asservite al
passaggio di 770-1100-1200 automezzi al giorno carichi di pietre e ghiaia saranno
sottoposte a manutenzioni frequenti e laboriose e/o a rifacimenti completi.
Si può stimare un impegno di circa 330 km. di strade: 10-11 Km per i
22 cantieri operativi per lo stoccaggio e la lavorazione del materiale e per
gli 11 campi base previsti nella relazione di VIA.
NOTA: Secondo dati ACI i costi dell'asfaltatura sarebbero:
lire 15.000 al m2 per asfalto drenante; 7.000 per conglomerato; 4.500 per Macroseal.
Assumendo il dato medio di 7.000 al m2, si calcola che una strada da 6 metri
di sezione costa per la sola asfaltatura 42 milioni a chilometro.
Se si considera che un intenso passaggio di automezzi pesanti può certamente
compromettere l'asfalto almeno una volta all'anno, la spesa per la sola asfaltatura
di 330 chilometri di strade sarà, per 5 anni, di lire 69 miliardi e 300
milioni che possono benissimo essere arrotondati a 100 miliardi qualora si volessero
comprendere anche i danni causati alle massicciate, ai ponti, ai fossati, ecc.
ecc..
Si otterrà pertanto un costo complessivo per la manutenzione e il
rifacimento delle strade pari almeno a 100 miliardi (ma sarà certamente
di gran lunga superiore)
3.4.2.3. I costi per danno geologico, idrogeologico e inquinamento
delle falde freatiche
Il dissesto prodotto sul territorio da un'opera di simili proporzioni sarà
certamente notevole e di difficile soluzione.
Nonostante ciò le indagini idrogeologiche sono rinviate alla fase di
cantiere: ossia il danno viene accertato dopo che si è verificato.
Inoltre il rischio o il danno idrogeologico risulta più contenuto
(e conosciuto) quando il nuovo tracciato corre in adiacenza alla rete esistente;
infatti il danno è già stato prodotto quando si è costruita
la linea vecchia e tende già ad ammortizzarsi attraverso fasi progressive
di assestamento. Ecco perché, sotto l'aspetto geologico, è opportuno
che il tracciato ipotizzato dalla TAV venga confrontato con un quadruplicamento
in sede della linea ordinaria (vedi punto 6.2.2).
Le cave e i cantieri occupano una superficie enorme in un territorio percorso
spesso da falde freatiche molto prossime alla superficie: tutta la zona della
Frascheta ad esempio sorge sui depositi alluvionali del torrente Scrivia.
- C'è il rischio concreto che l'enorme massicciata, (dai 3 ai 9 metri
di altezza e trenta metri di base), le fondamenta dei lunghissimi viadotti,
(si parla di 700 metri in viadotto per lo scavalcamento della bretella autostradale
A21-A7) e l'uscita in trincea (4-5 metri sotto il piano della campagna) presso
la statale Novi L.- Ovada, possano interrompere i flussi più superficiali
delle falde freatiche. Su questo argomento sarebbe opportuno leggere con attenzione
le raccomandazioni dei tecnici del Servizio Geologico della Regione Piemonte
che invitano al rispetto assoluto di tali formazioni freatiche, pena una diminuzione
delle risorse idriche destinate all'irrigazione dei campi. Si renderanno così
necessarie opere di captazione dell'acqua da altre fonti.
- Anche il passaggio del treno in galleria sotto le colline del Gavi, a pochi
metri sotto la superficie, potrebbe produrre delle modificazioni ai percorsi
delle falde.
- L'esito delle gallerie, nelle colline del Gavi, o per lo meno la difficoltà
a costruire passaggi sotterranei, si può sintetizzare nell'esperienza
della galleria della circonvallazione sud di Gavi.
Il lavoro della galleria si era interrotto alla fine del 93 perché
la collina scivolava in basso rischiando di compromettere le abitazioni
soprastanti. Ora si sta spendendo un miliardo e mezzo a seguito di un provvedimento
di "somma urgenza" per metterla in sicurezza, senza che comunque
sia resa transitabile: per arrivare alla sua apertura al traffico pare si
debbano spendere ancora 4 miliardi e mezzo. Per un tratto di strada lungo
1200 metri di cui 400 in galleria si sono già spesi oltre 16 miliardi
e si saranno impiegati quasi 7 anni.
Questo dovrebbe far riflettere su lievitazioni di costo che potrebbero interessare
anche il percorso ad AV: a meno che non si arrivi a scegliere un
percorso "in trincea" con un gigantesco danno paesaggistico!
|
- L'impermeabilizzazione di ampie superfici di terreno produrrà un considerevole
aumento del carico di acqua nelle rogge durante gli eventi piovosi e un impoverimento
della ricarica delle falde. Si renderà necessaria la costruzione di canali
diversori, scolmatori, ecc.
- Intanto saranno sacrificate 8 rogge importanti compromettendo ulteriormente
le risorse idriche. Sicuramente si produrrà una riduzione nell'erogazione
di acqua dei pozzi e degli acquedotti.
- È possibile un aumento del rischio idrogeologico in una zona già
compromessa.
- Gli affioramenti delle acque sotterranee nelle depressioni delle cave rischiano
di accentuare l'inquinamento della falda freatica dovuto, soprattutto, alla
dispersione dei fitofarmaci usati nelle campagne circostanti. Ecc. ecc..
È difficile quantificare il peso economico di quanto sopra esposto: in
genere questo avviene dopo, quando i rischi e/o i danni si concretizzano.
Certamente 250 miliardi attribuiti a queste esternalità
sono ragionevolmente sottostimati
3.4.2.4. Il costo del deprezzamento dei terreni e degli immobili limitrofi
alla linea
È un costo importante che potrebbe essere assimilato ai costi esterni.
È bastato il solo progetto relativo al vecchio tracciato che costeggiava
il torrente Scrivia (peraltro poi bocciato dal Ministro dell'Ambiente Mattioli
e dalla CEE) per far dimezzare il valore di alcuni fabbricati vicini al previsto
passaggio del TAV.
- Nella fattispecie di progetto in itinere molte aziende agricole subiranno
danni notevoli, non solo al valore dei terreni e degli immobili, ma anche al
valore della produzione: ad esempio, in un'intera zona di vigneti DOC (il Cortese
di Gavi), la produzione è destinata a subire un notevole calo di pregio.
Tant'è vero che lo stesso studio di VIA considera le aree dei vigneti
DOC del Gavi alla stessa stregua di quelle agricole di pianura e vi attribuisce
lo stesso valore di un campo di erba medica.
Traspare, nello studio stesso, l'arroganza di un potere "occulto"
che si sente le spalle ben protette; il disprezzo per tutti gli "ostacoli"
che si frappongono al passaggio della "sua opera".
I tecnici (si fa per dire) della TAV non si sono neppure accorti dell'attraversamento
dell'unico bosco planiziale originario dello Scrivia, oggi tutelato come parco
urbano del Comune di Castelnuovo: l'opera schiaccerà il bosco e la VIA
attribuisce persino a questo attraversamento il merito di un miglioramento dell'aspetto
paesaggistico dell'area ! Questo è veramente offensivo!
- Subiranno un deprezzamento tutti i fabbricati che si trovano nell'area di
150 metri dal passaggio della linea (è questa, peraltro, la stima fatta
per il TGV francese dove l'esproprio dei terreni ha interessato una simile estensione).
- Infine il progetto interferisce negativamente con i Piani Regolatori di alcuni
Enti Locali (Novi Ligure, per esempio).
La linea ad AV Milano-Genova è una barriera fisica allo sviluppo
dei comuni attraversati: e questo costituisce un grave danno urbanistico e territoriale,
difficile da quantificare prima dell'opera.
Pertanto, pur rappresentando, tale esternalità un peso economico notevole,
è comunque difficile attribuirvi un valore: sarà poi il mercato
a delinearne le dimensioni.
In maniera semplicistica, ma senz'altro sottostimata, possiamo valutare tale
costo al doppio del costo degli espropri, considerando che vi sono compresi
anche i deprezzamenti di molti immobili anche di notevole valore. Pertanto consideriamo
la perdita di valore di tutto ciò che in qualche modo si trova a subire
l'impatto della linea pari a 100 miliardi
Nel complesso, l'opera, tenendo conto di "quasi tutti"
i costi accessori ed esterni potrebbe arrivare a costare 6.466 miliardi |
3.5 LA REDDITIVITÀ DELL'INVESTIMENTO
Premessa
Si ritiene inaccettabile, in una gestione della "cosa pubblica"
che pretende di aver superato il periodo nero di "tangentopoli",
vedere come interessi intercalari, pagati dallo Stato e stimati
in circa 7.000 miliardi (per l'intera TAV), , non vengano conteggiati
nel contratto di programma 1994-2000, ma lasciati, in veste di spesa occulta,
ai futuri bilanci dello Stato.
Inoltre, nella fattispecie in esame, è immorale pensare
che lo Stato getti via una cifra pari quasi all'Eurotax per costruire
una linea ad AV che favorirà solo pochi utenti e qualche interesse
speculativo privato.
E neppure accettiamo che lembi di una prima repubblica corrotta e "prandiniana",
che ha massacrato il territorio ed ha concorso ad un debito pubblico da
terzo mondo, percorsa da un fiorire di cattedrali nel deserto, da autostrade
inutili, da ospedali inutili, da inutili colate di cemento, stiano riaffiorando
con prepotenza proprio con l'AV ferroviaria. In Francia la Lione
- Torino è stata bocciata dal Parlamento Europeo e i suoi
due grandi fautori sono ormai fuori dalla scena politica: il Ministro
dei Trasporti Francese si è dimesso per scandali e Necci è
da poco uscito dalle carceri di La Spezia.
|
Pertanto siccome si ritiene doveroso calcolare un minimo di produttività
dell'investimento sceglieremo fra due opzioni.
3.5.1 Opzione 1 - Il Consorzio ARGO, incaricato dalla TAV
di svolgere uno studio di fattibilità economica della linea Milano-Napoli
presupponeva un prestito rimborsabile in 20 anni con un interesse reale del
7,50% : nella fattispecie si tratta di 485 miliardi all'anno
(arrotondati per difetto)
3.5.2 Opzione 2 - Il tasso di rendita stimato dal COCIV per
la remunerazione del capitale investito (dai privati) deve essere pari al 15,50%.
Abbiamo comunque osservato come il capitale a rischio dei privati sia irrisorio,
(lo 0,2% circa) pertanto applicheremo un tasso equo di redditività anche
al capitale pubblico, in considerazione anche del fatto che non si tratta di
un'opera di pubblica utilità per cui occorre prevederne una redditività
futura: nella fattispecie avremo una rendita auspicabile di 1.002 miliardi
all'anno
3.6 L' AMMORTAMENTO ANNUO
Il Cociv stima un ammortamento trentennale che applicato al costo dell'opera
nuda più il materiale di trazione (5.375 miliardi) equivale a 179 miliardi
all'anno. Tuttavia anche alcuni dei costi accessori andrebbero ammortizzati,
ad esempio:
- i costi di eventuali varianti destinate alle opere di mitigazione che sicuramente
saranno rilevanti nei confronti dell'impatto da rumore e da vibrazioni (punto
3.4.1.6);
- la cantieristica, ad esempio, dovrebbe prevedere un ammortamento distribuito
nei 5 anni di vita dei cantieri;
- i costi per eventuali opere a fronte del grave disagio idrogeologico e geologico
che causerà la linea (punto 3.4.2.3) e che abbiamo stimato pari, almeno,
a 250 miliardi (rifacimento di rogge e canali, canali diversori e scolmatori,
opere di captazione dell'acqua per pozzi e acquedotti, ecc. ecc.)
Limitiamoci ad aggiungere un ammortamento trentennale relativo solo a queste
ultime opere: ossia 8 miliardi.
La quota annua complessiva di ammortamento sarà di 187 miliardi.
3.7 LE SPESE ANNUALI DI ESERCIZIO, DI PERSONALE E DI MANUTENZIONE
Le spese di gestione e le spese di mantenimento, riparazione e cura delle strutture
sono state genericamente liquidate come fossero pari a qualsiasi normale linea.
Non possiamo purtroppo quantificare con esattezza i costi di esercizio,
né i costi di manutenzione della linea, tuttavia ci permettiamo
di contestare la stima fatta dallo studio di VIA per i motivi di seguito esposti.
a) Per quanto attiene le spese del personale, le FS, oggi, su 16.002 km di linee
occupano 124.927 unità di personale, alla media di 7,8 dipendenti a chilometro.
Nell'AVF, date tutte le competenze necessarie, la media sarà sicuramente
maggiore, per cui si può concretamente stimare che 138 km di linea ad
AV occupino circa 1.300 persone, con un costo complessivo per l'Ente di 90 miliardi
all'anno arrotondati a 100 miliardi all'anno se consideriamo
l'indotto (cooperative e aziende che si occupano di attività accessorie)
e il costo delle attrezzature e dell'esercizio in genere .
b) Per quanto attiene ai costi di manutenzione occorre distinguere la manutenzione
del materiale rotabile e la manutenzione della linea.
- Per il materiale rotabile, secondo quanto afferma l'ing. Mauro Moretti, direttore
dell'Area Strategica Materiale Rotabile e Trazione, i costi di manutenzione
di un ETR 500 sono spesso maggiori dell'investimento iniziale: per cui, considerando
che un ETR può avere un ciclo di vita di 25 anni, annualmente imputeremo
a tali spese una cifra pari a 17 miliardi .
(P.S. Occorre sottolineare che i costi del materiale rotabile sono tutti a
carico delle FS e di ETR 500 per l'AVF ne sono previsti 60 da consegnare entro
il maggio 99 con un costo stimato di 2.700 miliardi circa)
Risulta inoltre che attualmente le richieste di "riserva" (treno che
si guasta in linea) per gli ETR 500 in funzione siano pari al 72% dei
viaggi effettuati (??!!). E risulta altresì che assieme al personale
FS viaggi sempre un tecnico esterno con il compito di risolvere eventuali guasti
(quindi con ulteriori oneri di spesa).
- Per quanto attiene invece ai costi di manutenzione della linea l'esperienza
francese ci insegna che tali costi sono di gran lunga superiori a quelli di
una normale tratta ferroviaria: addirittura i costi di manutenzione hanno contribuito
, secondo il Ministro dei Trasporti francese, al bilancio negativo del TGV;
così come la linea tedesca ad AV mista (passeggeri-merci) Hannover -
Wursburg ha "lasciato" le merci anche e soprattutto a causa degli
alti costi di manutenzione che ciò comportava.
Non per niente le spese di manutenzione della linea saranno interamente a carico
delle FS.
Si legge sulla "Voce dei Ferrovieri" «.... l'aumento dei materiali
dovrà essere accompagnato da un reale progetto per la sicurezza»
(tanto più, diciamo noi, se i treni viaggeranno a velocità da
brivido) «.... i treni dovranno essere accuratamente controllati, dato
il loro intenso utilizzo, e non dovranno essere messi in condizioni di incrociare
tradotte con la percorrenza dei treni, senza che queste siano sottoposte a visite
di sicurezza». Immaginiamoci un merci con un carico spostato che
incrocia un ETR 500 a 300 km/h!!
Riteniamo pertanto che attribuire alle spese di esercizio, personale
e manutenzione un valore annuo di 130 miliardi sia abbastanza realistico.
3.8 I COSTI "ESTERNI" RELATIVI ALL'ESERCIZIO
3.8.1 I costi da rumore, da vibrazioni e da inquinamento
I costi per la salute delle persone e per le strutture
coinvolte dal passaggio del TAV sono sicuramente rilevanti e sarebbe
opportuno, a norma del Trattato dell'Unione Europea sui Trasporti, articolo
130 RZ, addebitarli a chi li genera.
Se questa è la normativa europea, disattesa in Italia, proviamo ad applicarla
alla fattispecie in esame.
Le tabelle della Commission Service 1994, adottate dal Libro Verde della Commissione
dell'Unione Europea stimano i costi esterni generati dal passaggio dei treni
pari a 8 Ecu ogni 1000 pax/km per il trasporto dei passeggeri e 5,3 Ecu ogni
1000 tonn/km per il trasporto delle merci.
Per correttezza non prendiamo in considerazione la stima di frequentazione
della linea fatta dal Cociv, che è fuori da ogni realtà, e che
farebbe lievitare enormemente tale estenalità, ma ipotizziamo quanto
segue.
- Per i passeggeri 10.000 pax/die (vedi punto 3.9.1)
- Per le merci un numero di tonnellate trasportate pari a 7.000.000 tonn/anno
circa, ossia 19200 tonn/die ( vedi stime del punto 5.2)
(P.S. Tale stima è relativa ad un passaggio di circa 40/45 treni al
giorno, fondata sull'importanza della tratta e sulla auspicabile portualità
di Genova - il discorso sulla necessità di una linea ad AV per il trasporto
delle merci e sulle possibili alternative a minor costo lo rimandiamo più
avanti).
Occorre anche considerare che le stime di costo del Libro Verde dell'UE si
riferiscono ad un treno normale, e non ad un convoglio ad AV che creerebbe invece
un disagio molto più grande. La stima dell'UE relativa ai passeggeri,
(8 Ecu ogni 1.000 pax/km) è estremamente sottovalutata perché
il treno ad AV produce disagi che superano in misura esponenziale quelli di
un treno normale. Basti pensare che il disagio fisico prodotto dalla
componente aerodinamica del rumore di un treno (quella che diventa
preponderante al di sopra dei 240 km/h) aumenta di 128 volte con il
raddoppio della velocità (si dice che aumenta alla "settima
potenza").
È abbastanza reale, invece, la stima relativa alle merci .
Ci atteniamo comunque ai dati del Libro Verde anche se la quota di costo che
compete al treno ad AV è molto sottostimata.
Il costo si valuta in:
8 ecu x (10.000 pax/d : 1.000) x 138 km = 11.040 Ecu
5,3 ecu x (19.200 : 1.000) tonn/d x 138 km = 14.043 Ecu
Il tutto equivale a lire 47.657.700 al giorno, pari a 17.394 milioni
di lire all'anno.
Si avrà un impatto da rumore (circa un treno ogni 5/7 minuti)
che renderà invivibile una fascia di territorio di 200 metri dalla
linea.
Notevole sarà anche l'impatto da vibrazioni che
possono avere conseguenze sui manufatti anche fino a 200 metri dalla linea:
nella Frascheta l'80% delle case sono Trunere di terra battuta
(lo studio di VIA è al corrente di questo?).
I diserbanti usati dalle FS sulle enormi massicciate, ben
lungi dalla tossicità dei prodotti usati in agricoltura (alcuni sono
classificati come "armi chimiche"), contribuiranno pesantemente
all'inquinamento delle campagne circostanti.
Esiste poi il rischio di un notevole inquinamento elettromagnetico prodotto
dalla linea da 25.000 volts. Anche se la letteratura medica ufficiale non
ha ancora quantificato il danno di tali emissioni in atmosfera, tuttavia,
su base epidemiologica risulta evidente il danno prodotto dalle emissioni
elettromagnetiche sulla fertilità, e sullo sviluppo di neoplasie.
Il disagio psicologico per le popolazioni che abitano vicino alla linea
sarà notevole, così come il disagio psicologico da perdita
di paesaggio e l'ansia generata dai lavori "in perenne sospeso",
dall'eterna architettura del "non finito" ( i cantieri, le massicciate,
i viadotti, - per quanti anni?) che secondo l'urbanista Roberto Guiducci
caratterizza il paesaggio italiano con una influenza negativa sulla sfera
emozionale della personalità(i lavori in corso diventano i luoghi
della delinquenza spicciola e della droga).
|
3.8.2 I costi per la viabilità delle campagne
La linea produce un taglio, uno sbarramento su tutta la pianura della Frascheta.
Sarà interrotta tutta la viabilità poderale ed interpoderale con
un elevato aggravio dei costi di esercizio per gli agricoltori che per spostarsi
nelle campagne dovranno spesso compiere lunghi giri alla ricerca di un sottopasso.
Ciò causerà anche un aumento della congestione delle strade libere.
È un dato che sarebbe interessante quantificare. Il Libro Verde
dell'U.E. stima la congestione come il principale costo esterno dei trasporti
attribuendovi un valore pari al 2% del Prodotto Interno Lordo in Europa,
pari a 120 miliardi di Ecu all'anno. È vero che i trasporti ferroviari
vi partecipano solo per 0,85 miliardi di Ecu e, caso mai, tendono ad alleggerire
la congestione stradale, tuttavia questo non avviene per una linea nuova
che attraversa un reticolo di strade in una zona abbastanza trafficata.
Una reale previsione di alleggerimento del traffico stradale sarebbe invece
maggiormente valida solo ove avvenisse un recupero delle linee FS esistenti,
o un passaggio totalmente in galleria, o un quadruplicamrnto in sede della
rete FS.
Saranno queste, infatti, le ns proposte alternative.
|
Inoltre la rottura delle distribuzioni agricole della Frascheta e la preclusione
da ogni potenziale sviluppo (piani di miglioramento) anche di riconversione
verso nuove attività (agriturismo) , provocherà poi certamente
ulteriori danni difficili da prevedere e da quantificare.
Ci limiteremo a considerare il costo della congestione e del frazionamento dei
fondi solo un arrotondamento della quota dei costi da rumore, vibrazioni e inquinamento,
per cui valuteremo i costi esterni, in totale, pari a 20 miliardi di
lire all'anno
3.8.3 La perdita di produzione agricola
Potrebbe essere annoverata fra i costi esterni: è comunque un danno
economico al settore primario di facile determinazione.
A partire da una produzione cerealicola di 60 q.li ad ettaro per una perdita
di territorio di circa 2.000 ettari, avremo una perdita di produzione pari a
120.000 q.li di cereali.
In effetti il territorio agricolo perso, solo in Provincia di Alessandria è
pari a 2.400 ettari per il passaggio della linea, più ancora 550 ettari
fra aree intercluse, cave e discariche per un totale di 2.950 ettari, solo in
provincia di Alessandria !
Pertanto, queste nostre stime, sono molto prudenziali, e non tengono conto di
produzioni di qualità più elevata (ad esempio i vigneti del cortese
o le colture orticole di Castelnuovo Scrivia). Neppure si può paragonare
l'abbandono di terreno agricolo ad un Set-Aside (riposo dei
terreni) perché tale pratica della Politica Agricola Comune della CEE
prevede che il riposo sia finalizzato ad un recupero di fertilità dei
terreni: cosa che non avviene affatto nella fattispecie in esame.
Ad un prezzo di mercato di circa 35.000 lire a q.le avremo una perdita di produzione
pari a 4 miliardi e 200 milioni di lire annue. Per semplicità di calcolo
arrotondiamo per difetto a 4 miliardi di produzione persa all'anno
3.9 IL CREDITO DI BILANCIO
Abbiamo appena quantificato i costi che la linea ad AVF MI-GE dovrà
sostenere. Per ottenere un equilibrio finanziario occorre che il valore di tali
costi sia "bilanciato" dal valore assegnato ad una "presunzione"
di ricavo.
Tale stima va attribuita a tre variabili interdipendenti che concorrono, ciascuna
nella veste di "grandezza non nota", in relazione al valore che si
vuole attribuire alle altre. Ossia, ciascuna "incognita" è
determinata sulla base dell'ammontare dei costi e del valore che si vuole attribuire
alle altre due variabili.
- Incognita X = determinazione del prezzo per l'uso delle strutture
dell'AVF Milano-Genova relativo al servizio passeggeri fermo restando il numero
di pax/die modificato secondo l' incremento presunto nella relazione di V IA;
- Incognita Y = determinazione del numero di pax/die necessario
all'equilibrio di bilancio fermo restando il prezzo delle relazioni di viaggio
della tratta Milano-Genova;
- Incognita Z = determinazione della quota di introito residuo
da attribuire al trasporto delle merci, fermi restando sia il numero di pax/die
incrementato, sia il prezzo della relazione di viaggio.
Per valutare il credito occorre preventivare i futuri introiti di esercizio,
derivanti:
- dalla gestione dei viaggiatori;
- dalla gestione delle merci.
Lasciamo per ora da parte la gestione delle merci, che consideriamo residuali
(ne valuteremo in seguito l'importanza nel concorrere all'equilibrio finanziario)
e consideriamo prima la gestione dei viaggiatori.
Per l' analisi in oggetto occorre sapere il numero attuale e quello presunto
dei viaggiatori e il ricavo da una relazione di viaggio.
3.9.1 La stima dei viaggiatori
Nel fornire sia i dati di partenza sulla frequentazione della tratta Milano
- Genova, sia gli indici di sviluppo previsti, la relazione di VIA ci pare estremamente
generica e non giustifica le previsioni .
Nel marasma di previsioni fornite sulla frequentazione della tratta in esame,
da 800 passeggeri al giorno di qualche anno fa, ai 19.000 (?!?) di adesso prenderemo
in esame la statistica fornita dalle FS nel 94: ossia, la relazione Milano-Genova
(intera tratta) interessa 1.400.000 passeggeri all'anno. Il che significa che
la frequentazione giornaliera è pari a 3.850 passeggeri (pax/die).
Inoltre, secondo la matrice O/D (origine-destinazione) FS del 92 i pax/die da
Milano alla Liguria e ritorno sarebbero 6.200, comprese però le province
di Imperia, Savona e La Spezia.
Il dato di partenza fornito dallo studio di VIA di 19.000 passeggeri
al giorno non si può riferire, è ovvio, solo al pendolarismo
"diretto" giornaliero fra Genova e Milano: si tratta invece dei viaggiatori
della tratta Arquata-Tortona Ossia, nei 19.171 viaggiatori rilevati sono compresi
quelli che fermano a Tortona, a Voghera e a Pavia (e/o che arrivano da tali
relazioni) e quelli che arrivano da relazioni molto lunghe (dalla Toscana, dal
Lazio, dal Levante, dal Ponente ligure e da Ventimiglia, ecc) e che non cambierebbero
certamente treno per un risparmio di 20 minuti.
Si tratta, pertanto, del tentativo di giustificare gli alti costi di costruzione
dell'opera fornendo dati costruiti a partire dal risultato finale che si "deve"
ottenere per dimostrare l'equilibrio finanziario dell'opera in oggetto.
D'altra parte è inverosimile non solo il dato di partenza (19.000 pax/die),
ma anche il risultato che si pretende di ottenere al 2005 per avere un equilibrio
finanziario: 54.103 pax/die. Basti osservare le relazioni statistiche annuali
delle FS per rendersi conto di quanto la realtà sia lontana.
Nel gennaio del 1996 nell'intera rete FS sono stati emessi 944 biglietti a chilometro
di linea: ciò significa che in un mese, su una linea di 138 Km si emettono
130.272 biglietti, considerando, comunque, non solo l'intera tratta, ma anche
tutte le fermate intermedie.
Si tratta quindi di 4.342 biglietti al giorno su 138 Km di linea con numerose
fermate intermedie.
Data l'importanza della linea potremmo attribuirvi certamente un numero più
elevato di passeggeri, ma considerando che a noi interessa solo l'intera tratta
MI-GE, le stime scendono di parecchio: ecco come diventa verosimile
il dato preso in considerazione nelle presenti osservazioni: 3.850 pax/die
Gli stessi Pendolini, (i precursori dell'AVF) hanno avuto, nel mese di maggior
frequentazione di quest'anno (giugno), 304.646 viaggiatori in 1° e 2°
classe: vale a dire una frequentazione a giugno di 10.155 pax/die. Occorre considerare
che i Pendolini percorrono linee molto più lunghe con numerose fermate
intermedie: ad esempio, il P 9461 da Ventimiglia, ferma a Savona, a Genova (Principe
e Brignole), Rapallo, Chiavari, La Spezia, Massa, Viareggio, Pisa, Roma; il
P 9401 da Torino ferma ad Asti, Alessandria, Piacenza, Bologna, Firenze, Roma.
Ciò presuppone quindi una frequentazione molto superiore che in una singola
tratta da 138 chilometri quale quella in esame.
Per quanto riguarda il dato di "arrivo" lo studio di VIA prevede
54.103 pax/die che nel 2005 percorreranno giornalmente l'intera
tratta Genova-Milano.
Non si comprende come si sia pervenuti a tale stima: ci pare veramente lontana
da ogni ragionevole previsione.
Proviamo a quantificare una previsione più realistica.
Partendo dai 3.850 viaggiatori attuali, supponiamo una nuova domanda
di mobilità generata dall'AV pari al 29%: è la stima che Eurail
Speed 95 (convegno delle Ferrovie Europee svoltosi a Lille), attribuiva
alle linee ad AV.
Considerando altresì l'incremento fisiologico dei passeggeri delle FS
che dal 92 al 95 è stato del 2,5% (da 48.800 milioni di pax/Km nel 92
a 50.000 milioni nel 95) si determina una quota annua di incremento pari allo
0, 83% (arrotondata per eccesso). Pertanto, da oggi al 2005 si potrà
addivenire ad un incremento fisiologico del 7,72%.
Le stime del Conto Nazionale dei Trasporti, edizione 96 non
si discostano molto dalle stime fatte su quest'ultimo periodo. Risulta infatti
che la mobilità interna sulle medie e lunghe percorrenze è aumentata,
relativamente alla domanda soddisfatta dalle FS, del 24% dall'80 al 94: un incremento
medio di circa l'1,50% annuo. Negli ultimi anni, quelli riferiti ad un tasso
di crescita dello 0,83%, si assiste ad una stagnazione degli incrementi, dovuta
in particolare ad orari che non soddisfano le coincidenze e il pendolarismo
ed anche ad un decadimento progressivo e costante del materiale rotabile: basti
vedere lo stato fisico delle carrozze. Di miglioramento delle delle linee ordinarie,
per il futuro, se ne parla solo, senza però dimostrare l'effettiva volontà
di realizzarlo: ma, soprattutto, mancano i soldi per farlo, essendo tutti destinati
all'AVF.
Il 7,72%, aggiunto al 29% di nuova mobilità generata darà
un incremento ragionevole del 37% (aumentato per eccesso).
Volendo esagerare in ottimismo possiamo anche ammettere un incremento di 4.000/5.000
utenze trasferite dalla A7 e dalla A21 (per facilità di calcolo
arrotonderemo a 4.720 utenze
È sicuramente tanto, parlare di 4.720 utenti trasferiti dall'autostrada.
Non siamo neppure certi che tale numero di viaggiatori percorra giornalmente
il tratto autostradale MI-GE senza fermarsi prima, né proseguire oltre.
Per esempio: secondo la relazione generale dello studio SFIAV, commissionato
dalle FS relativamente a stime di incremento dovute all'AV sulla tratta Milano-Napoli,
il traffico trasferito dalle autostrade che percorrono la tratta sarebbe stato
del 10% di 46.000 pax/die: ossia 4.600 utenze. Pertanto, secondo studi
ufficiali, un numero di utenze inferiori a quelle da noi stimate si sarebbero
trasferiti ad una linea con maggiori possibilità di relazioni rispetto
alla MI-GE che non offre fermate intermedie e da tratti autostradali peraltro
più trafficati di quelli presi in esame nella fattispecie.
Come è possibile, quidi, stimare un incremento del 185% partendo
dall' esagerazione che quantifica in 19.000 i pax/die attuali ?
Se e ragionevole credere che 3.850 pax/die, più l'incremento fisiologico
reale, più la crescita di mobilità generata, più un sovrastimato
prelievo dalle autostrade diventeranno 10.000 pax/die sulla tratta MI-GE, in
che modo si suppone che nel 2005 gli utenti della tratta ad AV MI-GE diventino
55.000 ? Sulla scorta di quali studi ? Gli altri 45.000 utenti dove li prendiamo
?
Per coronare il sogno della TAV MI - GE, occorrerebbe svuotare completamente
le autostrade che raggiungono Milano dalla riviera e viceversa e spedire tutti
gli utenti fino a Milano (o viceversa) senza consentire loro di fermarsi prima!
Pare, peraltro, osservando i vari studi sulla presunta frequentazione delle
diverse tratte ad AV italiane, come le stime siamo diverse a seconda di come
si pensa di giustificare la fattibilità economica della linea. Ossia,
se sulla Milano - Napoli si stima che il 10% degli utenti dell'autostrada si
trasferisca sull'AV, sulla MI - GE si stima che vi si trasferiscano tutti, anche
quelli che non hanno intenzione di percorrere tutta la tratta!
Altri studi, come quello del Consorzio ARGO sulla linea Milano-Napoli
ipotizzavano un tasso medio annuo di crescita pari al 13,2%, (nettamente
superiore al tasso di crescita rilevato per il TGV francese), avevano l'unico
scopo di prevedere il raddoppio del traffico entro l'anno 2.000 onde sostenere
le ragioni economiche dell'opera.
La stima del Consorzio ARGO si effettuava prima che le informazioni sul
disavanzo del bilancio del TGV francese diventassero di pubblico dominio.
Oggi, invece, le esperienze del fallimento delle aspettative del TGV non
hanno minimamente influenzato le stime di crescita dell'utenza effettuate
dallo studio di VIA in oggetto. Si preferisce ignorare quanto è successo
presso i ns partners europei.
|
Già riguardo ai precedenti studi addomesticati sulle varie tratte
di AVF, una importante relazione del Prof Guglielmo Zambrini, docente di
Pianificazione territoriale dell'Università di Venezia relativamente
alla Milano - Napoli afferma «... si riscontrano in tutti gli
studi grosse incertezze. La prima e la più evidente è la determinazione
delle quote di traffico che in futuro usufruiranno delle nuova linea veloce:
le previsioni sono incerte e comunque diverse (aumentano) in ogni lavoro»
Da osservare che i lavori a cui si riferisce il Prof Zambrini hanno contenuti
certamente più reali rispetto alla fattispecie in esame, (erano gli
inizi, in cui il potere camorristico e mafioso non erano ancora del tutto
penetrati nell'AVF), tant'è che lo studio SFIAV 86 stima che l'AV
in esercizio sulla linea Milano- Napoli possa produrre un incremento
di pax/die del 16,50% rispetto alla linea normale.
|
Abbiamo quantificato in 10.000 pax/die l'ipotesi di frequentazione
al 2005, pertanto abbiamo stimato un incremento del 159% rispetto alla situazione
attuale.
Passare dai 3.850 pax/die attuali ai 10.000 ipotizzati al 2005 è in percentuale
una previsione superiore anche alle stime ufficiali di tanti studi considerati.
Ma parlare di 55.000 pax/die non ha nessun aggancio con la realtà.
3.9.2 Il prezzo di una relazione di viaggio
Riteniamo congrua un tariffa pax/Km di 306 lire, ossia il prezzo attuale di
un viaggio in 1° classe su un ETR per 138 chilometri: ossia lire
42.300.
4 DETERMINAZIONE DELL'EQUILIBRIO DI BILANCIO
4.1 L'incognita X: il costo della relazione di viaggio
Occorre determinare il prezzo per l'uso delle strutture dell'AVF Milano-Genova
relativo al servizio passeggeri fermo restando il numero di pax/die modificato
secondo l' incremento presunto nella presente relazione.
Abbiamo considerato nel calcolo della redditività due opzioni.
L'opzione 1 stimava un interesse annuo pari a 485 miliardi, a cui occorre poi
sommare le spese di ammortamento (187 mld), di esercizio e manutenzione della
linea e del materiale rotabile (130 mld), i costi esterni ( 20 mld - che sono
comunque a carico dello Stato e della comunità) la mancata produzione
agricola (4 mld): la voce delle passività sarà pari a 826 mld
all'anno.
Per pareggiare il bilancio con l'introito derivato da 10.000 pax/die
il biglietto di CS dovrà costare 226.000 lire
L'opzione due stimava una rendita sul capitale investito pari a 1.100 miliardi.
Vi sommiamo tutti i costi considerati ed otterremo nella voce del debito un
importo pari a 1343 mld. Il costo del biglietto dovrà essere
di lire 368.000
4.2 L'incognita Y: il numero di pax/die necessari al pareggio di bilancio
Siccome un simile costo di viaggio è insostenibile (la linea realizzerà
una frequentazione ZERO) occorre stimare quale dovrà essere la frequentazione
della linea dato il ricavo di una relazione di viaggio che abbiamo quantificato
in 42.300 lire.
Determiniamo allora il numero di viaggiatori necessario al pareggio
di bilancio (considerando il prezzo di un biglietto di 1° classe
sul pendolino)
Perché si realizzi il pareggio di bilancio, occorre che il numero dei
viaggiatori giornalieri salga dai 3.850 attuali a 53.500, nell'ipotesi
si prenda in esame una rendita pari al tasso di interesse previsto dallo studio
ARGO (Opzione 1, relativa ad una prima stesura dei progetti AV), oppure
87.000 viaggiatori al giorno, se si vuole considerare invece il tasso
di rendita del 15,50% (Opzione 2).
4.3 Stima del ricavo previsto dalla gestione dei viaggiatori
Il numero di passeggeri previsto nella presente relazione (3.650.000 pax/anno),
moltiplicato per il ricavo di una relazione di viaggio, ossia 42.300 lire, ci
da il ricavo complessivo del servizio viaggiatori, 154.400 milioni all'anno
che rispetto ai costi rappresentano una copertura che varia, a seconda dello
opzioni prese in esame dal 11,4% al 18,7%
4.4 L'incognita Z: la quota di introito da attribuire al trasporto
delle merci.
Abbiamo stimato che il servizio passeggeri può offrire una copertura
dei costi che oscilla dall'11,4% al 18,7%
Ciò significa che la rimanente quota di costo pari all'88,6% oppure 81,3%
dovrà essere coperta dal trasporto delle merci.
Ossia l'80 - 90% circa degli introiti dovrà derivare dal trasporto delle
merci
Determinata la quota di introito residuo da attribuire al trasporto delle merci,
fermi restando sia il numero di pax/die ragionevolmente incrementato, sia il
prezzo della relazione di viaggio possiamo calcolare quale dovrebbe essere l'ammontare
delle merci trasportate sulla linea ad AVF Milano - Genova
5. IL TRASPORTO DELLE MERCI SULL'AVF MI - GE
Scontata, quindi, la disastrosa situazione finanziaria che qualsiasi studio
sensato potrebbe facilmente prevedere da un uso della linea mirato solo al trasporto
passeggeri analizziamo quale potrà essere il contributo delle merci:
sappiamo quale dovrà essere, ossia circa il'80 - 90% degli introiti di
esercizio della linea.
Tuttavia, l'esperienza delle linee ad AV già operanti in Europa, ci
insegna quanto la capacità di trasportare merci sulle tali strutture
sia più teorica che sostanziale, e dai precedenti progetti di AVF redatti
in Italia sappiamo come l'ipotesi delle merci sia necessaria per lo più
a "giustificare" alti costi di costruzione per opere che appaiono
insostenibili per i soli passeggeri.
L'obiettivo di incrementare il trasporto delle merci su ferro non ha
bisogno di Alta Velocità, bensì di Alta Capacità.
5. 1 Analisi dell'aumento fisiologico del trasporto merci su ferro.
Il trasporto delle merci ha avuto un incremento dal 94 al 95 pari al 9,8% (da
74,17 milioni a 81,42 milioni di tonn/anno); tuttavia si può anche calcolare
(da "Orizzonti - novembre 96) un calo di produzione nei primi 9
mesi del 96, rispetto ai corrispondenti mesi del 95, pari al 6,14%
medio (da 61.421 milioni di Tonn del 95 i trasporti su ferro sono scesi a 57645
milioni di Tonn del 96).
Pertanto, prima di ipotizzare un aumento di oltre il triplo del trasporto merci
sulla linea Ge-Mi al 2005, che equivale ad un incremento annuo fisso del 14%,
sarebbe opportuno accertare che cosa non funziona bene oggi, prima che un calo
di incremento non diventi un calo "fisiologico".
Possiamo anche fare un elenco di cose che oggi non funzionano bene nel
comparto merci, ma ci limiteremo a citarne solo alcune con alcuni esempi.
- C'è il problema degli scali dove i treni e i carri si fermano a
volte per giorni e giorni: quindi occorre un'organizzazione logistica più
efficace ed una valutazione del personale che serve, non in funzione
delle economie di settore, ma in funzione della velocità di smistamento
dei carri e dell'acquisizione di traffico (altro che continui tagli
sul personale per fare economie !).
- C'è il problema dei percorsi che chiariremo con un esempio: i carri
merci provenienti da Chiasso che fanno scalo a Milano Smistamento per poi
raggiungere Rivalta Scrivia in un percorso di 88 chilometri invece ne fanno
263 !! Ossia, partono da Milano alle 23 circa di sera per raggiungere Torino
Orbassano (153 km); poi partono, quando va bene, nel pomeriggio del giorno
dopo alla volta dello scalo di Novi S.Bovo (110 km). Da Novi S.Bovo raggiungeranno
Rivalta Scrivia alla sera (quando va bene) altrimenti il giorno dopo. Pertanto,
per coprire 88 km le merci impiegano da un minimo di 24 ore a 2 o 3 giorni
!!.
- C'è un problema di materiale rotabile obsoleto: un parco di 85.650
carri merci che per lo più non possono viaggiare a oltre 100/120
km all'ora; molto di questo materiale è da demolire; i locomotori
che si guastano sono sempre di più e spesso possono viaggiare con
la potenza ridotta di un terzo; i macchinisti che non si trovano; certi
tipi di carri ordinati dalle utenze che non si trovano; ecc; ecc.
Comunque, l'AVF con la velocizzazione delle merci non centra proprio
nulla!
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Il trasporto delle merci, in generale, ha avuto in Italia un 'evoluzione produttiva
del 3,4% dal 1984 al 1994 (dossier "Trasporto Merci" del Sole 24 ore
29/4/96), per cui, supporre nei trasporti merci FS un incremento annuo del 15%,
per quanto auspicabile nei confronti del trasporto su gomma resta comunque una
fantasia da libro dei sogni.
L'acquisizione di nuovo traffico sulla direttrice per Milano prevede infatti,
nello studio di VIA, che dalle 28.000 tonn/die attuali si passi a 112.000 tonn/die
al 2005: ossia 4 volte tanto!
D'altra parte, lo stesso incremento (esagerato, ma si sa perché) previsto
da Necci in funzione dell'AVF stima un aumento di treni /die da 1.000 a 1.700
(70% il più - che è comunque ben diverso da un 200%) di cui 80
sulle linee ad AVF.
5.2 Il traffico stimato del porto di Voltri: previsioni e proiezioni
La necessità di trasportare le merci sull'AV MI-GE pare sia generata
dall'enorme incremento di traffico previsto nel porto intermodale di Voltri.
Nel 95 il Porto di Voltri ha mobilitato 60.000 carri e circa 1.500.000 tonnellate
di merce con 15 treni in peso bloccato al giorno con una media di 275 tonn a
treno.
Le previsioni stimano che al 98, anno in cui il porto sarà in piena attività
e saranno completati i nuovi collegamenti infrastrutturali, il traffico si attesterà
sui 50 treni al giorno, che, rispettando le proporzioni, dovrebbero mobilitare
circa 5 milioni di tonnellate di merce. Volendo essere più ottimisti,
in direzione di un (auspicato) forte aumento di produttività dei trasporti
su ferro, ossia, considerando un traino di 16 carri per convoglio e un peso
netto di merce trasportata di 425 tonn per treno , possiamo stimare una movimentazione
annua di 18.250 treni con 7.756.000 tonnellate di merce.
Si tratta di una quantità di merce superiore al totale di tutta
la merce movimentata su TEU (containers da 20 piedi) di tutto il porto
di Genova, e relativa a tutte le modalità di trasporto (ferro-gomma-nave)
che nel 95 è stata di 6.840.000 tonn/anno.
Una cifra pari al 9,50% di tutto il trasporto merci FS in Italia del 95.
E cosa vogliamo di più ?
La Spezia, il porto definito "dei miracoli" per le quantità
di merce che è in grado di movimentare, nel 95 ha prodotto 2 milioni
di tonnellate di merce su 82.000 carri e prevede un traffico futuro di
40 treni al giorno, di cui 20 diretti a Genova, 4 sulla Tirrenica e 16
sulla Pontremolese.
La stima fatta dal "Protocollo di accordo fra il Ministero dei Trasporti,
la Regione Liguria, la Provincia di Genova, il Comune di Genova, le F.S.
S.P.A., la T.A.V. S.P.A. per la definizione del nuovo assetto dei Trasporti
ferroviari nel Nodo di Genova" prevede, per il porto di Genova,
una movimentazione futura di merci pari a 2 milioni di TEU (vedi
punto 6.2.11).
Pertanto, supponiamo una buona penetrazione delle ferrovie nel trasporto
dei containers (raccordi efficienti negli interporti, rapidità
delle operazioni di carico e scarico, ecc.) che elevi la quota FS di movimentazione
delle merci al 20% del totale dei trasporti ferro +gomma. Attualmente
le FS hanno solo il 5,4% del totale delle merci trasportate e il 7,2%
delle due modalità terrestri gomma + ferro e nel 94 il porto di
Genova movimentava il 4,4% delle merci sbarcate e l'11,7% delle merci
imbarcate.
Pertanto, la stima di un 20% presuppone che il trasporto su ferro guadagni
notevolmente in percentuale nei confronti delle altre modalità.
Ciò è auspicabile soprattutto nei sistemi intermodali delle
merci containerizzate.
In questo caso avremo 400.000 TEU caricati su ferro: 8.350 treni
all'anno, ossia 3.500.000 tonnellate di merce movimentata
Se le Ferrovie dello Stato in un'ipotesi piuttosto improbabile (anche
se molto bella) riuscissero a conquistare il 50% della movimentazione
di TEU, avremmo 1 milione di TEU destinati ogni anno al trasporto
su ferro, ossia 21.000 treni all'anno pari a 8.900.000 tonnellate di merce
Pertanto 7.756.000 tonnellate all'anno movimentate dalle FS in
un prossimo futuro è una stima abbastanza ottimistica
|
N.B.
Da Orizzonti Ottobre 96 -
« La linea Genova-Ovada-Acqui, a partire dal prossimo anno sarà
interessata da interventi di adeguamento per la connessione con la bretella
ferroviaria al servizio del porto di Voltri (l'allacciamento avverrà
a Genova-Borzoli). L'Attivazione è prevista entro il 1998 e consentirà
di smaltire i crescenti traffici di container HIGH-CUBE provenienti in particolare
dal Sud-Est Europep e diretti al Nord-Europa.»
Da Orizzonti - novembre 96
« Il 19 febbraio 96 sono stati approvati gli interventi per il
completamento dell'elettrificazione e il lavoro di adeguamento a sagome
della linea Novara-Domodossola-Iselle (per il Sempione) e quelli per l'adeguamento
delle infrastrutture per il trasporto intermodale della linea Genova-Ovada-Alessandria-Novara,
autorizzando il super odi 60 miliardi rispetto a quanto già deliberato,
resosi necessario per consentire, tra l'altro, la libera circolazione del
materiale svizzero di trazione»
La linea del Sempione, peraltro è una delle più importanti
per i traffici internazionali in quanto la Svizzera prevede di costruire
entro il 2004 il tunnel di base del LOTSCHBERG: 37 chilometri di galleria
e una durata complessiva dei lavori di 6 anni
Pertanto, perché non prevedere anche il raddoppio della Voltri-Ovada-Alessandria,
vista la sua importanza e visto che già sette chilometri fra Mele
e Campoligure, peraltro in galleria (Galleria del Turchino) sono a doppio
binario? (vedi punto 6.2.3 BIS)
|
5.3 Le stime di ricavo previsto dal trasporto delle merci
Consideriamo pure, per assurdo, che tutto il trasporto merci di Voltri converga
sulla linea ad AVF, anche se esistono, come vedremo in seguito, ( punto 6) numerose
altre possibilità alternative in grado di soddisfare abbondantemente
tutta la futura domanda di trasporto di Voltri, (ed altro).
La quantità stimata di trasporto di 7.756.000 tonnellate di merce darà
un introito, al prezzo medio per tonnellata di 16.700 lire, pari a 129.525
milioni di lire.
Tale ricavo concorre al pareggio di bilancio per una percentuale che varia dal
9,6% al 15,6% a seconda delle opzioni scelte.
Se sommiamo i ricavi della gestione dei viaggiatori ai ricavi
della gestione delle merci otteniamo 283.925 milioni all'anno di introiti
che danno una copertura del 21% - 34% dei costi |
5.4 La quantità necessaria di trasporto merci per una completa
copertura dei costi
Si tratta di un "divertente" gioco matematico.
Occorre che le merci producano un ricavo annuo pari a 671,6 miliardi di lire,
nell'opzione 1, oppure 1188,6 miliardi nell'opzione 2. Ossia, occorre trasportare
sulla linea Milano-Genova ad AV da 40.215.000 tonnellate di merce, a 71.173.000
tonnellate (quasi l'intero trasporto merci FS del 95 sul territorio nazionale!!)
Si tratta di far passare sulla linea da 260 a 459 treni al giorno!
Se volessimo invece considerare il capitale investito nell'opera come
"completamente perso" (ossia quel tipo di investimento pubblico
che può riferirsi solo ad un'opera di provata "utilità
sociale diffusa" - cosa che nella fattispecie è inesistente)
prendiamo in esame solo i costi di ammortamento, esercizio, manutenzione
ed i costi esterni (187 + 130 + 24 miliardi/anno): 341 miliardi.
Nella voce delle entrate 154,4 mld sono imputati all'esercizio dei viaggiatori,
pertanto, per un pareggio ne rimangono 186,6: l'equivalente di 11.173.600
tonnellate annue di merce trasportata.
Confrontiamo questo dato con l'intero ammontare delle merci movimentate
nel porto di Genova (TEU più merci convenzionali) da tutte le modalità
di trasporto (ferro-gomma-nave) nel 95, che è pari a 12.240.000 tonnellate
(dossier Trasporto Merci del Sole 24 ore). Possiamo ora aprire un'altra
pagina del libro dei sogni su una quantità di merce pari
quasi all'intera movimentazione del porto di Genova e che dovrà viaggiare
su una sola linea e con un solo vettore: come se il ponente, il
levante, la Pontremolese, la Genova- Torino, la Succursale dei Giovi, la
Voltri-Ovada-Alessandria, la Savona-Torino, non esistessero neppure! E non
esistessero neppure gli autotreni (magari)!
|
5.5 Altre motivazioni per un NO alle merci sull'AVF
5.5.1 L'Alta Velocità Ferroviaria non serve alle merci
Resterebbe infatti da domandarci a che cosa serve una linea ad alta
velocità se poi dovrà lavorare all'80 - 90% per le merci.
A che cosa serve una linea da 300 Km/h se i rotabili da merci FS possono
viaggiare al massimo a 120 Km/h, (ma in genere viaggiano a 100 Km/h) ? A che
cosa serve, pertanto, una linea ad A.V. che richiede un investimento di gran
lunga superiore rispetto qualsiasi altra linea FS proprio in funzione della
sua elevata velocità se poi i treni che la percorreranno andranno
a 100, 120 Km/h anziché a 300?
Ma riteniamo che questo interessi relativamente ai progettisti, perché
è molto probabile che le merci non viaggeranno mai, se non in quantità
irrilevanti e residuali sulla linea in oggetto.
5.5.2 È quanto ci fanno supporre gli altri motivi che seguono
5.5.2.1 I treni all'ammasso
Secondo i progetti della TAV le merci viaggeranno negli intervalli di tempo
lasciati liberi dai treni veloci, e soprattutto di notte: invece, in questi
intervalli è soprattutto necessario provvedere alla manutenzione della
linea. Il TGV francese ci insegna quanto la manutenzione debba essere accurata
e dispendiosa.
Sull'AV Milano-Genova sono state forzatamente recuperate 4 ore di notte da dedicare
alla manutenzione ammassando 225 treni/die a 5/7 minuti di distanza
fra loro.
Non ci sarà forse un aumento del rischio, se realmente si vogliono ammucchiare
a pochi minuti di distanza treni che viaggiano a velocità diverse (300
- 220 - o 120/140 Km/h) ? E con quale disagio incessante per chi risiede presso
la linea (entro i 200 mt, ma anche oltre) ? A meno che non si tratti sempre
di una cifra "buttata li" per dimostrare un equilibrio finanziario
che, secondo gli esperti della CEE, diventa sempre meno probabile su una linea
inferiore a 200 chilometri.
La Francia ha progettato il TGV solo per trasporto passeggeri anche perché
ritiene che in una linea da 300 all'ora il trasporto merci possa compromettere
la manutenzione; la Germania che ha progettato una linea ad alta velocità
(Hannover - Wursburg) da 220 Km/h ( e non 300) mista merci/passeggeri, oggi
abbandona il trasporto delle merci.
Non ci interessa l'esperienza dei ns partenrs europei ?
5.5.2.2 L'Accordo di Ginevra e la legge 137/89
Secondo le direttive della CEE e le leggi nazionali, (accordo di Ginevra del
31/5/85, recepito dalla Legge Italiana n. 137 del 3/4/89 - "Ratifica ed
esecuzione dell'accordo europeo sulle grandi reti ferroviarie" entrata
in vigore il giorno successivo della sua pubblicazione nella G.U. del 24/4/89
) le merci potranno viaggiare solo su linee ad AV che non superino il 12,5 per
mille di pendenza massima.
Nello studio di VIA in esame si legge di pendenze nel tratto libero del 15 per
mille e in galleria dell'11 per mille. Se è così nella
linea Milano - Genova , per legge, non possono passare le merci.
P.S. Pur affermando l'Ing Nicolini (progettista della linea) che le pendenze
non superano l'11 per mille, lo studio di VIA riporta di pendenze fino al 15
per mille: probabilmente i relatori della VIA si sono accorti dopo dell'esistenza
della citata normativa (e già questo potrebbe essere motivo di varianti
al progetto con un inasprimento dei costi) .
5.5.2.3 Supplementi di manutenzione dal passaggio delle merci
Si è visto dall'esperienza francese e tedesca come le linee ad AV necessitino
di una accorta e minuziosa manutenzione; si ritiene pertanto che carri molto
pesanti , superiori alle 80 tonn. possano causare un aggravio alla stabilità
della linea e, pertanto, richiedere supplementi di manutenzione a scapito proprio
dei passaggi dei treni. Peraltro non si può neppure pensare di caricare
i grandi container da 49, 53 piedi o high cube, che secondo alcuni opinabili
studi europei potrebbero sostituire quelli da 20 e 40 piedi, esclusivamente
con merci leggere.
Sui contenitori fuori forma e High Cube
Oggi, sul territorio nazionale ed Europeo , circolano quasi esclusivamente
containers da 20 e da 40 piedi di lunghezza, che ben si adattano ai carri
FS della serie R3 ed S15 con capacità di trasporto di 3 TEU (container
da 20 piedi) per carro; peraltro l'attuale modulo TEU è conforme
alle misure del "pallet" (paletta di carico) ISO (mt 1 x 1,20).
È vero che negli anni 80 è iniziata una nuova fase evolutiva
che ha portato sulla scena i contenitori "Super giganti" o "fuori
forma" da 45, 48 e/o 53 piedi; tuttavia questi contenitori oggi,
in Europa, non sono adatti all'intermodalità ferro + gomma, in
quanto la lunghezza massima ammessa per i semirimorchi stradali è
di mt 13,60: ossia 41,5 pidi circa.
I grandi contenitori hanno avuto diffusione solo nel continente americano,
anche se in Europa, negli ultimi anni, si sono avute richieste di rivedere
le norme ISO in chiave di un diverso sistema modulare.
Tuttavia, gli esperti del settore, giudicano tali proposte del tutto inattuabili
e gravemente dannose per l'intero sistema economico in quanto comporterebbero
totali trasformazioni del parco contenitori, riadeguamento da parte delle
strutture operative (rifacimento, ad esempio, dei carri FS) e inevitabili
guerre con l'Unione Europea e con i singoli governi nazionali (dal dossier
"Trasporto Merci" del Sole 24 Ore del 29/4/96).
Infine i contenitori High-Cube, ovvero di maggiore altezza rispetto ai
valori standard ISO, sono per ora utilizzati solo in pochi scali nordeuropei,
mentre i 45 piedi già presenti in Europa (Germania e Olanda) sono
limitati al movimento da porto a porto.
Pertanto anche in futuro si prevede di usare solo contenitori da 20 e
40 piedi.
|
5.5.2.4 L'esperienza europea
La Germania che aveva realizzato un trasporto misto merci/passeggeri sulla linea
Hannover - Wursburg da 220 Km/h (e non 300 come da noi - non dimentichiamo che
i problemi di manutenzione crescono in misura quasi esponenziale con l'aumentare
della velocità) ha rinunciato al trasporto delle merci su detta linea,
mentre la Francia, a cui i sostenitori della TAV fanno sempre riferimento, ha
destinato la linea del TGV solo al trasporto passeggeri.
Un cospicuo numero di investimenti per adeguare le attuali linee da
Genova verso il Nord ad un potenziamento del trasporto merci è già
in corso di effettuazione e richiede nuovi investimenti pertanto elenchiamo
le possibili 6 PROPOSTE ALTERNATIVE
Premessa: gli investimenti gestiti da Italferr
Prima di qualsiasi disquisizione sulle proposte alternative sarebbe opportuno
verificare che cosa oggi la Soc. Italferr propone per le ferrovie.
|
Infatti, il programma degli investimenti gestiti da Italferr prevede a
"oltre il 2000" una spesa di 37.978 miliardi di cui 5.692 per
i nodi FS, 5.880 per i nodi ad AV, e 26.406 per le tratte ad AV. Per gli
itinerari FS il programma prevede 3.370 miliardi (in gran parte concentrati
sulla Bologna-Verona-Brennero - 1.747 mld).
Pertanto ci troviamo ad avere 32.286 miliardi destinati ai Nodi ed alle
Tratte ad Alta Velocità, 5.692 miliardi ai Nodi FS e 3.370 miliardi
agli itinerari FS: il'79% all'AVF ...... le briciole alle linee ordinarie
|
6.1 I lavori in corso e/o già appaltati
Vi sono alcuni interventi in corso di effettuazione sulle linee liguri e piemontesi
compatibili sia dal punto di vista ambientale che economico: si teme, dai tagli
che la Finanziaria ha inferto alle Fs e dalla ripartizione degli investimenti
Italferr, che questi lavori possano non andare a termine per cui parte delle
risorse da investire sull'AV andrebbero accantonate a garanzia del completamento
di tali interventi (sperando non avvenga invece l'opposto! ).
Si ritiene altresi che gli interventi sotto elencati siano più
che sufficienti a dare una valida contropartita ad un auspicabile aumento
del trasporto via ferro delle merci e dei passeggeri: una risposta certamente
superiore a quanto si possa attribuire all'AVF per le merci.
6.1.1 Il "Salto del Montone", realizzato fra il
1986 e il 1995 ad Arquata Scr.
Tale opera, costata circa 26 miliardi ed ancora non definitivamente
ultimata, dovrebbe permettere, a seconda dei flussi di traffico, l'istradamento
dei treni da e per Genova sulle direttrici Torino e Milano.
6.1.2 La "Banalizzazione" delle linee "Torino
- Genova" e "Succursale dei Giovi" , realizzata tra il 1986 e
il 1995
Tale opera, costata nel tratto Arquata-Genova circa 16 miliardi
ed ancora non completamente ultimata, permettendo di utilizzare sia in un senso
di marcia come nell'altro lo stesso binario (banalizzazione), dovrebbe servire
a "moltiplicare" le possibilità di impegno attraverso le "marce
parallele" delle attuali linee ferroviarie che, tramite il "Salto
del montone" sono state rese intercambiabili.
6.1.3 Adeguamento alle norme della nuova sagoma "cinematica"
internazionale della linea Torino - Genova e della Succursale dei Giovi
Tali lavori ( difficili da quantificare in termini economici in quanto spezzettati
in molti interventi) consistiti nel rimuovere tutti gli ostacoli fissi al fine
di permettere il transito ai nuovi trasporti merci (grandi containers) dovrebbero
rendere le linee menzionate "appetibili" alle nuove esigenze di traffico.
Secondo le previsioni del documento "Nodo di Genova - Linee Guida"
, allegato al "Protocollo di accordo tra il Ministero dei Trasporti,
la Regione Liguria, la Provincia e il Comune di Genova, le FS SpA e la TAV
SpA per la definizione del nuovo assetto dei trasporti ferroviari del Nodo
di Genova " gli interventi sulle linee Torino-Genova e Succursale dei
Giovi elencati nei punti 6.1.1 - 6.1.2 - 6.1.3, «...unitamente
alla realizzazione di un sistema centralizzato per la gestione del traffico
sulle linee del nodo, consentiranno incrementi di potenzialità dell'ordine
del 25% sulle linee di valico..... ecc.». I treni in orario (F.O.
delle FS) che oggi percorrono le due linee Genova-Arquata, sono
289 : il che starebbe ad indicare in 289 la potenzialità
"a tappo" della linea per i treni pari, ossia per quelli che vanno
dal sud al nord. Tuttavia, considerando che i periodici non circolano sempre
e che alcuni treni non possono circolare contemporaneamente, i convogli
che percorrono giornalmente le linee da Genova ad Arquata sono circa 180:
per cui un incremento di potenzialità del 25% equivale a
45 treni in più in un senso di marcia (pari)
Tuttavia, se ci atteniamo alle stime delle tabelle fornite dalle FS e riprese
nello studio del Prof A. Tartaglia, ci accorgiamo che sulla Genova Arquata
Succursale e sulla Genova Arquata via Busalla, esiste oggi una potenzialità
residua di 65 treni ( prima di arivare alla saturazione) e che un 25% di
incremento, su entrambe le linee significa 85 treni al giorno. Questo porterebbe
la potenzialità residua complessiva delle due linee di valico
a 150 treni in più al giorno nei due sensi di marcia prima
di arrivare alla saturazione.
|
6.1.3 NOTA BENE
Confronto transiti ad Arquata 1974 - 1996
Nel 1974, ad Arquata, transitavano giornalmente 131 treni passeggeri e 311
merci (tot 442 treni/giorno). Di questi 187 treni erano istradati sulla Arquata-Tortona
(59 passeggeri e 128 merci) e 255 sulla Arquata-Alessandria (72 passeggeri e
183 merci)
Bibliogr. "Novese" di E. Leardi, pag 256.
Nel 1996, ad Arquata, transitano invece 275 treni di cui 103 merci e 172 passeggeri,
su una potenzialità stimata di 340 treni.
Sulla Arquata-Tortona viaggiano giornalmente 146 treni (su una potenzialità
di 180) di cui 48 merci e 98 passeggeri.
Sulla Arquata-Alessandria viaggiano 148 treni (su una potenzialità di
200) di cui 50 merci e 98 passeggeri.
Biliogr. "Osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale del progetto
di massima della Linea ad Alta Velocità Milano Genova" Proff. A.
Tartaglia - Cancelli - Santel.
Raffronto tabellare movimento treni 1974-1996
LINEE |
Genova - Arquata |
Arquata - Tortona |
Arquata - Alessandria |
Treni |
Passeg |
Merci |
Totale |
Passeg |
Merci |
Totale |
Passeg |
Merci |
Totale |
anno 1974 |
131 |
311 |
442 |
59 |
128 |
187 |
72 |
183 |
255 |
anno1996 |
172 |
103 |
275 |
98 |
48 |
146 |
98 |
50 |
148 |
Potenz linee |
|
|
350 |
|
|
180 |
|
|
200 |
Potenz residua |
|
|
75 |
|
|
34 |
|
|
52 |
6.1.4 La "Bretella" di collegamento dal Porto di Voltri con
la Genova - Ovada
È stata progettata, appaltata ed è attualmente in corso d'opera
Tale bretella, del costo di circa 180 miliardi, una volta ultimata,
permetterà l'uscita veloce del traffico merci dal porto di Voltri ed,
in un primo momento, l'istradamento dei treni sulla Genova-Ovada; quindi, con
ulteriori lavori di allaccio, anche sulla Succursale dei Giovi. Il porto di
Voltri potrà così aprirsi sulla pianura padana sia tramite Alessandria,
sia tramite Arquata.
Inoltre, collegando la bretella alla Succursale dei Giovi, nelle due direzioni
si avrebbe la possibilità di istradarvi i convogli per il ponente liberando
così l'attuale linea litoranea fino a Voltri che potrebbe essere prevalentemente
dedicata ai convogli regionali ed urbani.
6.1.5 L'adeguamento alla nuova sagoma "cinematica" internazionale
delle linea Genova - Ovada - Alessandria
Sono già stati stanziati i finanziamenti.
Tali lavori, preventivati in circa 35 miliardi, già
in avanzata fase di progettazione, saranno funzionali alla "Bretella di
Voltri" (altrimenti inutilizzabile), la quale rappresenta, dopo la Torino
- Genova e la Succursale dei Giovi, la terza via di fuga del traffico commerciale
del porto di Genova verso il suo retroterra.
6.1.5.1 Stime di potenzialità della linea Genova-Ovada-Alessandria
relative al trasporto dei containers (TEU - containers da 20 piedi)
Attualmente viaggiano sulla linea Genova - Ovada 16 treni viaggiatori e
15 merci ordinari ed è previsto in orario il passaggio di 12 treni
straordinari, per un totale di 43 treni .
Sulla Ovada - Genova 16 viaggiatori e 12 merci straord.
In relazione alla prestazione dei locomotori attualmente in esercizio (vedi
tabella seguente) e considerando un trasporto di container su carri S15
con un peso lordo di 50 tonn si desume quanto segue.
Un loc 636 può portare 14 carri con 42 contenitori (20') e un peso
netto della merce pari a 365 - 370 tonnellate a convoglio.
Un loc 633 = 18 carri con 54 contenitori e 450 tonn di merce al netto
Un loc 652 = 19 carri con 57 contenitori e 495 - 500 tonn di merce.
In seguito ai lavori di adeguamento previsti su tale linea potremmo attribuirvi
una capacità di trasporto pari a una sessantina di treni al giorno
(considerando anche, ad esempio, che sulla linea Savona - S. Giuseppe di
Cairo sono previsti in orario 83 treni al giorno.
Pertanto attribuiremo alla Genova-Ovada-Alessandria una potenzialità
residua di 18 treni, più 12 straordinari che potrebbero essere utilizzati
per il trasporto dei containers. Totale 30 treni in più da mettere
al servizio del porto di Voltri.
Si stima (dossier Trasporto Merci del Sole 24 ore) che il porto di Voltri,
con l'attivazione del VTE (Voltri Terminal Europa) e con il completamento
dei nuovi collegamenti infrastrutturali ( punti 6.1.4 e 6.1.5) produrrà
nel 98 50 treni blocco al giorno.
Attenendoci, quindi, alla stima prevista possiamo concludere che 30 treni
al giorno sulla Genova-Ovada-Alessandria potranno soddisfare una domanda
di trasporto del VTE compresa fra 1.260 e 1.710 contenitori al giorno pari
a 11.000 - 15.000 tonnellate di merce. Da 460.000 a 625.000
contenitori all'anno per 4.000.000- 5.500.000 di tonn di merce
Per confrontare la grandezza di potenziale della linea si prenda in esame
la movimentazione del porto di La Spezia, definito da Giuseppe Pinna, vicedirettore
dell'Area Logistica Integrata delle FS: << il porto dei miracoli >>.
Con l'entrata in funzione del Terminal di S. Stefano Magra il porto arriverà
ad una capacità di trasporto di 450.000 contenitori all'anno. Inoltre,
da un'indagine statistica di Fermerci, si legge che il "porto dei miracoli"
nell'anno 95 ha movimentato 141.447 carri containers. La linea
Genova - Voltri ha un potenziale di movimento di carri pari a 150.000 /
210.000 pezzi all'anno.
|
6.1.5.2
Da Orizzonti Ottobre 96 -
« La linea Genova-Ovada-Acqui, a partire dal prossimo anno sarà
interessata da interventi di adeguamento per la connessione con la bretella
ferroviaria al servizio del porto di Voltri (l'allacciamento avverrà
a Genova-Borzoli). L'Attivazione è prevista entro il 1998 e consentirà
di smaltire i crescenti traffici di container HIGH-CUBE provenienti in particolare
dal Sud-Est Europep e diretti al Nord-Europa.»
Da Orizzonti - novembre 96
« Il 19 febbraio 96 sono stati approvati gli interventi per il
completamento dell'elettrificazione e il lavoro di adeguamento a sagome
della linea Novara-Domodossola-Iselle (per il Sempione) e quelli per l'adeguamento
delle infrastrutture per il trasporto intermodale della linea Genova-Ovada-Alessandria-Novara,
autorizzando il super odi 60 miliardi rispetto a quanto già deliberato,
resosi necessario per consentire, tra l'altro, la libera circolazione del
materiale svizzero di trazione»
La linea del Sempione, peraltro è una delle più importanti
per i traffici internazionali in quanto la Svizzera prevede di costruire
entro il 2004 il tunnel di base del LOTSCHBERG: 37 chilometri di galleria
e una durata complessiva dei lavori di 6 anni
Pertanto, perché non prevedere anche il raddoppio della Voltri-Ovada-Alessandria,
vista la sua importanza e visto che già sette chilometri fra Mele
e Campoligure, peraltro in galleria (Galleria del Turchino) sono a doppio
binario? (vedi punto 6.2.3 BIS)
|
Tutti questi interventi, per un costo complessivo di circa 257
miliardi, erano stati programmati per sostenere e soddisfare il crescente
traffico merci da e per Genova.
|
6.1.6 Riepilogo dei progetti
Lavori |
R120 Cod. interni |
Proposta Progetti |
Liquidati Lavori eseguiti |
Nuove proposte Nuovi progetti |
Salto del Montone |
11602 I.E. 3722 Lav. |
26.000 |
26.000 |
1.000 |
Banalizzazione linea alta e bassa |
11601 I.E. 3719 Lav. |
16.000 |
16.000 |
0 |
Bretella Voltri |
700014 |
180.000 |
180.000 |
190.000 |
Adeguamento sagoma cinematica |
|
0 |
0 |
35.000 |
Bivio Bersaglio |
3718 Lav. |
6.000 |
6.000 |
0 |
Binario esterno di Ronco |
|
1.500 |
1.500 |
0 |
Nodo CTC |
|
0 |
0 |
46.000 |
TOTALI |
|
229.500 |
229.500 |
272.000 |
Gli importi sono espressi in milioni e derivano da documenti ufficiali delle FS |
6.2 Le proposte
Premessa
Si osserva come lo studio di VIA tenda a drenare traffico ferroviario
da altre relazioni per trasferirlo sulla Milano-Genova al AVF. È
un'assurdità giustificare l'investimento di rilevanti risorse finanziarie
(l'AVF) con la necessità di garantire capacità aggiuntiva
ai trasporti FS, prevedendo la realizzazione di un'opera che tende
a concentrare traffico sui segmenti più critici del sistema stesso,
riducendo i livelli di impiego di linee dotate di notevoli riserve di
capacità.
Sarà cura delle presenti proposte dimostrare come un uso di linee
alternative possa essere più efficace che un intervento su un singolo
segmento ad elevata criticità quale l'asse Genova-Milano.
|
6.2.1 Si propone l'ammodernamento e il potenziamento delle linee esistenti:
- Sul levante ligure, dove le linee hanno raggiunto un intollerabile livello
di obsolescenza;
- Sul ponente dove occorre raddoppiare la linea (ancora a binario unico per
circa 60 km) privilegiando soluzioni progettuali che servono ad acquisire traffico
(anziché gli interessi speculativi dei palazzinari che vorrebbero, nell'Albenghese,
portare la ferrovia ben 10 km all'interno); ed occorre inoltre estendere il
blocco automatico banalizzato al tratto Savona-Finale.
L'assurdo è che in Italia, dove si parla con crescente insistenza
di AVF, abbiamo ancora una situazione, su 16.002 chilometri di linee esistenti
così configurata: - 5.878 km di linea non ancora elettrificati
(il 37% circa);
- 10.012 km di linea ancora a binario unico (il 62,5% circa)
|
6.2.2 Si ritiene possibile un quadruplicamento in sede di
alcune tratte particolarmente congestionate. Ciò attenuerebbe molto l'impatto
idrogeologico di un tracciato nuovo (punto 3.4.2.3).
Secondo la relazione dell'Ing. Nicolini, (progettista della TAV) la linea normale
Genova-Milano presenta dei punti di elevata criticità, come la tratta
Tortona-Voghera dove la saturazione ha raggiunto il 100% (in orario si contano
127 treni pari e 117 dispari) Nelle altre tratte lo stesso progettista stima
un tasso di saturazione dell'80% della capacità di trasporto. Allora,
perché non provvedere ad un quadruplicamento del tratto Tortona-Voghera,
che, peraltro, è abbastanza breve e non attraversa tratti di collina?
6.2.3 Raddoppio della tratta Rivalta Scrivia - Tortona.
La linea Novi L. Tortona presenta due peculiarità importanti.
- Serve all'interporto di Rivalta Scrivia: non è logico che i carri da
Milano Smistamento raggiungano Rivalta S. passando per Torino O. (vedi punto
5.1 riquadro).
Si cerca spesso di contrabbandare la linea ad AV come necessaria al rilancio
dell'Interporto di Rivalta Scrivia: non si comprende bene, attraverso quali
acrobazie dialettiche, si vorrebbe far credere che questa sia l'unica soluzione,
o, per lo meno, la migliore. L'Interporto necessità per lo più
di acquisizione di traffico; poi di ampliamento dello scalo,
di sistemazione del raccordo, di raddoppio dei tratti di linea ancora a
binario unico nella NoviLigure-Tortona.
Necessità altresì di una velocizzazione dei trasporti che
vi sono destinati, soprattutto attraverso una riduzione dei tempi di sosta
negli scali (Milano S.to, Torino Orbassano, Genova Sanpierdarena, ecc.).
Dato per scontato che velocizzazione non significa aumento della velocità
dei convogli, ma riduzione dei tempi di resa delle merci, il contributo
che potrebbe dare la linea ad AV, all'Interporto di Rivalta, tramite un'interconnessione,
è solo residuale e non giustifica gli alti costi delle opere.
|
- È una valida alternativa alla tratta Arquata-Tortona (che ha ancora
una potenzialità residua di 34 treni al giorno ). Già oggi i treni
che percorrono la linea Arquanta-Tortona sono spesso istradati, per motivi di
manutenzione, sulla Arquata-Novi L-Tortona: alcuni accorgimenti ne permetterebbero
un utilizzo migliore e costante
Attualmente la linea ha una potenzialità residua di 59 treni
al giorno che potrebbero diventare un'ottantina nei due sensi di marcia con
il raddoppio.
6.2.3 BIS Raddoppio della linea Genova Voltri-Ovada-Alessandria
Vista l'importanza che riveste tale linea per il porto di Voltri e per un eventuale
trasporto di High-Cube (vedi precedenti punti 6.1.5, 6.1.5.1, 6.1.5.2) , e visto
che già sette chilometri della tratta Genova-Ovada, peraltro in galleria
(Galleria del Turchino), fra Mele e Campoligure, sono a doppio binario, tale
intervento dovrebbe assumere carattere di priorità, considerando altresì
l'importanza "internazionale" della linea Genova-Ovada-Alessandria-Novara-Domodossola-Sempione-Lotschberg.
6.2.4 Vanno potenziati e gestiti con maggior razionalità gli
attuali parchi di smistamento e intermodali: Parco Roia a Ventimiglia, Savona
Doria, Campasso, Novi S. Bovo, Rivalta Scrivia, Migliarina e Santo Stefano Magra.
6.2.5 Il terzo valico per le merci (vedi anche punto 6.2.11)
Si ritiene che il problema per Genova sia solo il superamento dell'Appennino
e una risposta efficace a ciò potrà derivare da una celere conclusione
dei lavori già in opera, o già appaltati.
Tuttavia sarebbe opportuno rivedere il progetto del 1950 relativo al
3° valico , (che riprende uno studio risalente al 1906), oggi volutamente
confuso con l'AVF, quasi per far credere che sia questa l'unica possibilità
di valico.
Il progetto del 1950 fa iniziare l'opera ad Arquata (presso il Salto del Montone),
per entrare poi in galleria a Rigoroso ed uscire a monte di Bolzaneto e per
poi raccordarsi sia con il porto di Voltri (la bretella di collegamento con
la Genova - Ovada), sia con il levante tramite la galleria di Granarolo: è
senz'altro sufficiente a soddisfare qualsiasi futura domanda di trasporto delle
merci, sicuramente più dell'AVF.
6.2.6 Un collegamento a binario unico fra Garessio e Albenga,
collegato all'attuale linea Ceva-Ormea, . Nell'ottica della definizione di itinerari
alternativi con interventi infrastrutturali limitati un simile collegamento
a binario unico e limitato impatto ambientale potrebbe rivitalizzare, in Piemonte,
le attuali linee secondarie Bra-Ceva e Ceva-Ormea.
6.2.7 Il Raddoppio della Torino-Savona fra Ceva e San Giuseppe di Cairo
realizzerebbe il potenziamento di un valico importante che crea un'alternativa
su Torino e potrebbe vantaggiosamente interessare il Comune di Millesimo, importante
centro della Valle Bormida. Attualmente la linea Savona S.Giuseppe di Cairo
è percorsa da 32/33 treni viaggiatori, 8-9 merci ordinari e ha la possibilità
di contenere 36 merci straordinari. Il raddoppio del tratto fino a Ceva potrebbe
aumentarne le possibilità di trasporto su Torino. Inoltre la linea interconnette
a S. Giuseppe di Cairo con la Acqui-Alessandria che permette l'istradamento
dei treni sulla Novara-Domodossola. Pertanto non è da trascurare la sua
importanza per il porto di Savona in quanto la Savona S.Giuseppe di Cairo svolge
un servizio su due importanti direttrici di traffico internazionale: la Torino-Modane
e l'Alessandria-Novara-Domodossola.
6.2.8 Raddoppio e potenziamento della linea Pontremolese di
collegamento con Parma 'e l'Emilia. La linea è stata oggetto di recenti
opere infrastrutturali (galleria Serena e nuova stazione di Aulla) in seguito
abbandonate per mancanza di finanziamenti (quegli stessi finanziamenti che,
viceversa, vengono elargiti a piene mani per la faraonica AVF).
Con l'entrata in funzione del Terminal di S. Stefano Magra il porto di La Spezia
arriverà ad una capacità di trasporto di 450.000 contenitori l'anno
che troveranno un'ideale via di sfogo sulla Pontremolese: sui 40 treni al giorno
previsti per fine anno, 20 prenderanno la direzione di Genova, 4 la tirrenica
e 16 la Pontremolese interessando direttamente Milano, Bologna, Parma e Fidenza:
il raddoppio della linea consentirebbe ulteriori progetti di ampliamento del
porto e dell'interporto.
Non si comprende perché la Pontremolese sia stata così sottovalutata
dallo studio di VIA. Secondo il "Libro Bianco sul Trasporto delle Merci
in Italia", nel 91 la sola provincia di La Spezia era responsabile del
50% del volume di traffico merci in uscita dalla Liguria e del 56% del volume
in entrata. Inoltre il porto di La Spezia movimentava nel 94 il 24%
degli sbarchi e il 47% degli imbarchi liguri grazie ad un notevole
incremento che dall'86 al 94 si attestava su livelli decisamente superiori agli
incrementi ottenuti dal porto di Genova: per gli sbarchi l'11,3% contro il 5,4%
di Genova, per gli imbarchi il 91% contro il 32% di Genova.
Inoltre, mentre nel porto di Genova la percentuale delle merci mobilitate
dalle FS era il 4,4% degli sbarchi e l'11,7 degli imbarchi , nel porto di La
Spezia tale percentuale si elevava, nel 93, al 31% del volume del traffico portuale
e a 1/3 dell'intero interscambio ferroviario fra la Liguria e il resto di Italia.
Ecco perché la Pontremolese, del tutto inesistente nel quadro di riferimento
della VIA, diventa invece di grande rilevanza in una stima obiettiva dei traffici
portuali.
Tuttavia pare che i soldi per questi interventi siano molto scarsi.
Il Piano di Interventi delle FS sta per essere sacrificato sull'altare dell'AVF.
........Ci si accorge che gli investimenti Italferr destinano all'AV 32.286
miliardi e solo 3.370 miliardi agli itinerari FS...... o quando si sente
dire dal Ministro Burlando che forse mancano i soldi per l'adeguamento della
linea del ponente ..............
|
6.2.9 Disfunzione del comparto merci
Possiamo anche fare un elenco di cose che oggi non funzionano bene nel comparto
merci, ma ci limiteremo a citarne solo alcune con alcuni esempi.
- C'è un problema di acquisizione di traffico che trova dei grossi ostacoli
in una mancanza di elasticità nella trattativa e in una burocrazia degli
uffici e delle procedure "a regolamento" difficile da scalfire.
- C'è il problema degli scali dove i treni e i carri si fermano a volte
per giorni e giorni: quindi occorre un'organizzazione logistica più efficace
ed una valutazione del personale che serve, non in funzione delle economie
di settore, ma in funzione della velocità di smistamento dei carri e
dell'acquisizione di traffico (altro che continui tagli sul personale
per fare economie!).
- C'è il problema di allungamento dei percorsi che chiariremo con un
esempio.
I carri merci provenienti da Chiasso che fanno scalo a Milano Smistamento per
poi raggiungere Rivalta Scrivia in un percorso di 88 chilometri invece ne fanno
263 !! Ossia, partono da Milano alle 23 circa di sera per raggiungere Torino
Orbassano (153 km); poi partono, quando va bene, nel pomeriggio del giorno dopo
alla volta dello scalo di Novi S.Bovo (110 km). Da Novi S.Bovo raggiungeranno
Rivalta Scrivia alla sera (quando va bene) altrimenti il giorno dopo. Petanto,
per coprire 88 km le merci impiegano da un minimo di 24 ore a 2 o 3 giorni !!.
- C'è un problema di materiale rotabile obsoleto: un parco di 85.650
carri merci che viaggiano a non più di 100/120 km all'ora; molto di questo
materiale è da demolire; i locomotori che si guastano sono sempre di
più e spesso possono viaggiare con la potenza ridotta di un terzo; i
macchinisti che non si trovano; certi tipi di carri ordinati dalle utenze che
non si trovano; ecc; ecc.
- C'è la necessità di migliorare i coefficienti di utilizzo delle
prestazioni dei locomotori con il riequilibrio dei carichi: si tratta di arrivare
a 700 tonnellate nette di merce a treno, mentre attualmente siamo al di sotto
delle 400 di media o a 275 come nel caso del porto di Voltri (punto 5.2).
Per queste e per molte altre motivazioni è molto improbabile che
la linea al AV MI - GE possa mai puntare sul trasporto merci per raggiungere
l'equilibrio finanziario. Ma sicuramente non potrà mai essere
il trasporto merci a contribuire per l'80- 90% al pareggio di bilancio!
|
6.2.10 Il Pendolino sulla tratta MI-GE
Prima di parlare del Pendolino ....
In merito al trasporto dei passeggeri è significativo un passo
del documento dell'Associazione Pendolari Novesi del 29/11/96 ove si parla
di «.... sensibile peggioramento della regolarità del servizio:
dall'entrata in vigore dell'orario invernale la percentuale dei treni
in orario (ossia con un ritardo non superiore ai 5 minuti) è scesa
al 63,7%, e ben il 26,9% dei treni viaggia con un ritardo superiore ai
10 minuti; i ritardi sono dovuti in parte a croniche carenze strutturali
dell'orario, e in parte ad un notevole aumento dei guasti tecnici.
La sensazione che i guasti siano aumentati in maniera preoccupante
è suffragata da osservazioni effettuate nel mese di novembre, relativamente
a viaggi sulla tratta Novi-Cornigliano: ben 10 volte su 36 si sono avuti
guasti tecnici di varia entità e natura ....»
Sarebbe pertanto utile, prima di entrare nel tema di tecnologie avveniristiche,
vedere cosa non funziona nelle atuali tecnologie ...........
O forse siamo in presenza di una trascuratezza che volutamente
marginalizza il trasporto dei pendolari?
|
Se vogliamo poi entrare nel merito del trasporto veloce dei passeggeri, osserviamo
come Il treno ad AV serve solo a far risparmiare una manciata di minuti: ma
forse neppure questi.
Infattti si dice che la distanza Genova-Milano sarà coperta in 45 minuti;
tuttavia diventano 45 + 14 (perché la linea ad AV termina a Milano Rogoredo
e da qui alla Centrale ci vogliono almeno 14 minuti, quando va bene). Un rapido
normale percorre la linea in 88 minuti con due fermate (Voghera e Pavia); senza
fermate i minuti possono diventare 73. Siamo 73 a 59; ma un Pendolino in assetto
variabile potrebbe benissimo coprire la tratta Genova - Milano Centrale senza
fermate in 60 minuti o pochi di più.
E allora ?!
Si propone quale alternativa al trasporto passeggeri dell'AVF MI-GE un ammodernamento
delle linee per renderle adatte al passaggio del Pendolino in assetto variabile
che potrà sicuramente produrre economie di tempo pari a quelle della
TAV . È già in corso l'adeguamento della linea Torino-Genova e
della Succursale dei Giovi alla nuova "sagoma cinematica internazionale"(vedi
punto 6.1.3): basterebbe anche adattarla al passaggio del pendolino ad assetto
variabile. Inoltre, sostituendo gli scambi, attualmente percorribili a 60 km/h
con scambi percorribili a 100 km/h, avremo ottime possibilità di accorciare
la distanza MI-GE ad un'ora circa di percorso.
Considerando gli incrementi che gli interventi dei punti 6.1.1 - 6.1.2
- 6.1.3 potranno produrre sulle linee da Genova ad Arquata stimati dalle
FS nel 25% delle potenzialità attuali, e considerando ipotesi di
quadruplicamento nel tratto da Tortona a Milano (6.2.2), nonche di utilizzo
della doppia linea Arquata-Tortona o Arquata-Novi L.-Rivalta S.-Tortona
(6.2.3) avremmo la possibilità di istradare 40/45 convogli in più:
una parte di questa nuova capacità della linea potrebbe essere
destinata ai Pendolini e una parte ad un buon cadenzamento dei treni regionali
per i pendolari.
|
6.2.10.1 La scelta del Pendolino sulle linee ordinarie opportunamente
adattate e sottoposte a regolare manutenzione
In Italia circolano 25 ETR 450 e 460 per circa 50 treni veloci che coprono
oltre 4.800 chilometri di linee FS.
Nel 1995 i "Pendolini" hanno trasportato 2.190.486 viaggiatori: circa
6.000 passeggeri al giorno
Nel 1996 fino al mese di agosto, i viaggiatori giornalieri sono saliti a 8.179.
L'incremento è stato buono ma si suppone che sia prossimo alla saturazione,
in quanto, dato l'elevato costo del biglietto, in alcune fasce orarie, l'aereo
diventa addirittura concorrenziale al treno.
Tuttavia, il sistema ad Alta velocità proposto rischia di introdurre
un'ulteriore forte elemento di concorrenza al "Pendolino" e di ridurne
così il numero di trasportati, tagliandolo così dal mercato e
rendendone insostenibili i costi già elevati.
Si pensi infatti che la sola manutenzione dei treni Pendolini dovrebbe
costare, nell'arco della sua esistenza (25/30 anni), più del suo
costo iniziale (45 miliardi). Pertanto, se imputiamo un costo di manutenzione
di 2 miliardi annui per ETR 450 e 460 ad un numero di 25 mezzi circolanti
e se dividiamo tale spesa per il numero di relazioni di viaggio del 1995
ci accorgiamo che il solo costo di manutenzione del mezzo ha inciso per
lire 22.830 a passeggero
Se imputiamo tale costo ad una relazione di viaggio del 96, stimando l'aumento
di passeggeri rilevato fino ad agosto, avremo comunque 16.750 lire
di spese di manutenzione per ogni passeggero, nonostante il notevole
aumento di viaggiatori.
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Pertanto, per evitare inutili concorrenze, è necessario fare una scelta:
- o un sistema di pendolini circolanti sulle linee attuali, potenziate, quadruplicate
"in sede"per le tratte ove ciò occorra, e sottoposte a periodica
manutenzione;
- o un sistema ad Alta Velocità di nuove costosissime linee a forte impatto
ambientale ed economico, con conseguente dismissione del sistema dei Pendolini.
Il sistema dei Pendolini già esiste, richiede solo di essere
migliorato e perfezionato.
6.2.11 Un esempio di alternative all'AVF Milano-Genova in grado di soddisfare
la domanda di trasporto della portualità genovese
Ipotesi per uno sviluppo delle linee di valico FS finalizzata alla
domanda di mobilità presunta del porto di Genova.
L'allegato al "Protocollo di accordo fra il Ministero dei Trasporti,
la Regione Liguria, la Provincia di Genova, il Comune di Genova, le F.S. S.P.A.,
la T.A.V. S.P.A. per la definizione del nuovo assetto dei Trasporti ferroviari
nel Nodo di Genova" "Nodo di Genova - Linee Guida",
pubblicato nel marzo del 96 stima, per il porto di Genova, una movimentazione
futura di merci pari a 2 milioni di TEU
L'ipotesi si basa su due presupposti:
- l'attivazione del terminal Genova Voltri Mare (VTE - Voltri Terminal Europa);
- la decisione della Compagnia di Navigazione Ignazio Messina & C. di trasferire
il traffico dei contenitori dal porto di La Spezia al porto di Genova.
Sulla base di tali stime formuliamo due ipotesi
1° Ipotesi
- Sapendo che la quota di merci movimentate dalle FS rappresenta il 5,4% del
totale delle merci trasportate (proiezione al 95 dei dati Confetra 91) e il
7,2% delle due modalità terrestri (gomma + ferro),
- sapendo altresì che nel 93 il porto di Genova movimentava tramite ferrovia
solo il 4,4% delle merci sbarcate e l'11,7% di quelle imbarcate,
supponiamo che una maggior penetrazione delle ferrovie nel trasporto dei containers
elevi la percentuale delle FS al 20%.
Avremo 400.000 TEU caricati su ferro: 8.500 treni all'anno.
Si tratta di 25 treni al giorno.
Supponiamo anche che siano tutti destinati ai valichi appenninici ( pur sapendo
che dal Terminal di S.Stefano Magra il 10% dei convogli sono destinati alla
Tirrenica e che, comunque, una buona percentuale sarà anche diretta in
Francia attraverso il transito di Ventimiglia).
In questa ipotesi, per movimentare 20-25 treni al giorno che si aggiungono ai
trasporti delle merci convenzionali è sufficiente portare a termine tutte
le opere già intraprese, appaltate o in progetto sulle linee di valico
esistenti (vedi punti 6.1 ... e 6.2...).
Ossia:
1) L'adeguamento della Voltri-Ovada-Alessandria ove è possibile un incremento
di 30 convogli al giorno di contenitori (vedi punti 6.1.4 - 6.1.5)
2) Adeguamento delle linee Genova-Arquata e della Succursale dei Giovi (punto
6.1.3).
P.S. Gli interventi effettuati sulla linea dei Giovi e sulla Succursale
e quelli in corso (punti 6.1.1 - 6.1.2 - 6.1.3) , secondo lo stesso documento
"Nodo di Genova - Linee guida", potranno consentire un incremento
di potenzialità del 25%, di oltre 40-45 treni al giorno per ogni
senso di marcia.
Comunque, lasciamo questo incremento ad un efficace cadenzamento dei treni
pendolari e ad eventuali Pendolini che potrebbero interessare il percorso
(6.2.10).
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Oltre a questo potrebbe servire l'ammodernamento di alcune tratte (6.2.1)
e il quadruplicamento in sede delle tratte a maggior criticità di saturazione
(la Tortona-Voghera, ad esempio, vedi punto 6.2.2).
2° Ipotesi
Se invece si suppone una penetrazione decisamente più accentuata delle
FS pari almeno al 50% della movimentazione di TEU, (come sarebbe auspicabile,
vista la difficoltà per i camion di accedere ai moli e di entrare nelle
città portuali e supponendo una maggior efficienza del raccordi FS negli
interporti, ecc.), ciò significa:
1 milione di TEU destinati ogni anno al trasporto su ferro, ossia 21.000
treni all'anno, 60 treni al giorno.
Considerandone metà sulla Voltri-Ovada-Alessandria, rimangono 30 treni
merci, che unitamente ai treni provenienti dal levante e dal ponente non interessati
dalla Pontremolese e dalla Savona-Torino, in una prospettiva di un forte incremento
fisiologico dei trasporti e di un notevole incremento della quota di mercato
FS, potrebbero accentuare i livelli di criticità delle linee tradizionali,
oggi all'80% della saturazione.
In questo caso saranno necessari altri interventi strutturali, quali,
ad esempio, una nuova linea
DESTINATA, PERÒ, ESCLUSIVAMENTE AL TRAFFICO DELLE MERCI
Ciò è "lapalissiano" dove il livello di criticità
è accentuato proprio dal trasporto delle merci!
Sarebbe pertanto utile prendere in considerazione, oltre agli interventi sopra
citati 1)-2) l'ipotesi realistica di un TERZO VALICO ( 6.2.5) solo per treni
merci che si interconnetta sia con il porto di Voltri, con il porto di Genova
e con il Levante ligure (è il progetto delle FS del 1950) e termini ad
Arquata al "Salto del Montone". Da Arquata i treni saranno istradati:
- o su Alessandria, per Torino-Modane, o per la direttrice Novara-Domodossola-Sempione
impegnando la linea Alessandria-Valenza-Mortara-Novara dove esiste una potenzialità
residua di 43 treni al giorno.
- o su Milano per il Gottardo
A sua volta i treni su Milano potranno essere istradati su due itinerari a seconda
della criticità delle frequenze e della possibilità delle linee:
- Arquata-Cassano-Tortona;
- Arquata-Novi Ligure-Rivalta-Tortona, previo un suo adeguamento (primo fra
tutti l'intervento per un raddoppio del binario unico - 6.2.3).
Da Tortona, e in particolare nel tratto Tortona-Voghera, la linea potrà
essere interessata da un quadruplicamento in sede (6.2.2).
Se dovessimo, nella migliore delle ipotesi, dover far fronte ad
un cadenzamento abbastanza frequente di treni merci, si ritiene che una
linea ad AV, dove si presuppone il transito di convogli a 300 km orari abbia
serie difficoltà a convivere con un passaggio di merci a 100/120
km orari.
Si ritiene pertanto che, allo scopo di soddisfare una crescente domanda
di trasporto via ferro da parte del porto di Genova, siano certamente più
funzionali gli interventi sopra citati che una linea ad AVF.
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7. OSSERVAZIONI FINALI
7.1 Sul Nodo di Genova
Sfogliando tutta la letteratura ufficiale in merito ai previsti sviluppi nei
trasporti della Liguria e del Basso Piemonte, sembra di leggere l'"Apologia
dell'AVF". Ossia, qualsiasi possibilità di sviluppo futuro dipende
solo ed esclusivamente dalla realizzazione della linea ad AVF.
Consideriamo ad esempio i contenuti del "Protocollo di Accordo tra il Ministero
dei Trasporti , la Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova, le FS e la
TAV per la definizione del nuovo assetto dei trasporti ferroviari nel Nord di
Genova" e, in particolare, l'allegato 1 "Nodi di Genova-Linee guida".
Pur essendo riferita, tale pubblicazione, ad un riassetto generale dei trasporti
liguri, qualsiasi intervento, dal corridoio intermodale fra Genova e l'Europa,
alla stazione porta di Voltri, per arrivare alla riqualificazione delle stazioni
e delle aree FS, nonché alla tranvia della Val Bisagno (!?) o alla riqualificazione
della stazione di Nervi, tutto è possibile solo in funzione dell'AVF,
e tutto si può fare solo se si fa l'AVF.
Quasi un ricatto nei confronti dei genovesi !
Ai tempi delle grandi opere di Prandini o dei suoi predecessori, (tanto per
citare qualche avanzo di galera) in funzione, ad esempio, delle colombiane,
si costruivano svincoli e bretelle autostradali in Veneto, o, in funzione dei
Mondiali di Calcio si costruivano viadotti che non centravano nulla con il traffico
degli stadi (o stadi, come quello di Torino che dovranno essere abbattuti proprio
perché di ostacolo al traffico). Insomma, c'erano soldi a pioggia per
tutti e per tutte le tasche.
Oggi si usa una delicatezza in più. Siamo in presenza di una repubblica
più evoluta, la seconda, che vuole che sia la gente ad accettare ciò
che il Governo propone e propina loro. E allora cerca di convincere la gente
con audaci arrampicate dialettiche che sembrano scritte più da persuasori
occulti che da tecnici dei trasporti. Ovvero i tecnici molte di queste cose
(tranne l'AVF) le hanno scritte già da anni (vedi il progetto del 3°
valico del 1950), si trattava di metterle giù condizionandole al progetto
di AVF. Un abile ricatto psicologico.
L'integrazione modale dei servizi di trasporto urbani e ferroviari (gli svizzeri
la fanno da anni);
la bretella di Voltri;
la banalizzazione delle linee dei Giovi;
il corridoio intermodale;
la stazione "porta" di Voltri;
il riordino degli impianti ferroviari di collegamento con il porto "storico"
di Genova;
l'adeguamento delle gallerie della Succursale dei Giovi e l'allacciamento alla
bretella di Voltri;
il quadruplicamento della tratta Voltri-Sanpierdarena per istradare diversamente
il traffico viaggiatori a media e lunga percorrenza, più il traffico
merci e il traffico locale ponente-levante;
l'adeguamento di sagoma e peso assiale delle linee "sommergibile"
e il riordino dei parchi ferroviari in ambito portuale;
la metropolitana;
i parcheggi di interscambio;
l'arricchimento degli impianti;
la riqualificazione degli impianti della Val Polcevera;
la riqualificazione di Brignole finalizzata all'intermodalità con i servizi
metropolitani e regionali;
la tramvia della Val Bisagno;
la riqualificazione di Principe, di Terralba e di Genova Rivarolo;
l'interconnessione di Genova Sestri Ponente con l'aeroporto e con i servizi
di trasporto metropolitano;
il parcheggio di interscambio di Genova Quarto;
la riqualificazione del tratto litoraneo di Genova Nervi;
ecc.ecc.ecc..
Sono tutti interventi che si possono fare anche senza la linea ad AVF.
Anzi, senza l'ingente investimento per l'AVF, che sarà prevalentemente
di capitale pubblico, si rendono libere le risorse necessarie per la realizzazione
degli interventi citati, che sono da tempo sulla carta, scritti da
abili tecnici , ma poi trasformati dai persuasori occulti della TAV in un ricatto
che fa dipendere la vivibilità di Genova unicamente dall'AVF Milano-Genova.
(P.S. È significativo un passo dove anche i lavori di adeguamento della
Succursale dei Giovi si fanno dipendere dall'entrata in funzione della linea
ad AV: poiché solo così, istradando i treni sulla linea ad AVF
potranno procedere i lavori sulla Succursale! )
7.2 Sul Polo Logistico Integrato nell'Alessandrino (documento
del 31/10/96)
Vale lo stesso discorso di sopra. Pare che l'unica possibilità di sviluppo
per la "Piattaforma logistica" nel triangolo Alessandria, Tortona,
Novi Ligure, possa dipendere unicamente dall'entrata in funzione della linea
ad AVF Milano-Genova.
Ma in effetti un sistema integrato, (proprio perché "integrato")
non può fondare tutte le sue potenzialità su un unica linea di
trasporto, la MI-GE ad AV, ma deve disporre di più alternative di percorso
e di progetto, tutte interagenti e sinergiche: la Voltri-Alessandria, la linea
dei Giovi, la Succursale, la Savona-S.Giuseppe, la Pontremolese, il Terzo Valico
Merci, ecc. ecc..
Neppure si può far risalire lo sviluppo dell'interporto di Rivalta unicamente
ad un raccordo con la linea ad AV, quando esistono altre più semplici
potenzialità mai prese in considerazione: ad esempio il completamento
del raddoppio della Novi-Tortona punto 6.2.3).
Inoltre, se si dice che un "terzo valico" tra Genova e l'entroterra
Padano dovrà <<....tener conto dell'impatto ambientale, con misure
tendenti a minimizzare i disagi >> perché non prendere in considerazione
il Terzo Valico presentato nel progetto del 50 e con un impatto certamente molto
inferiore a quello della linea ad AVF (punto 6.2.5).
Infine, eventuali intese di programma con la Provincia di Savona e l'Autorità
Portuale di Savona non possono escludere un ammodernamento e potenziamento della
linea Savona-S.Giuseppe di Cairo-Acqui-Alessandria che sembra per vocazione
una buona direttrice verso l'alessandrino e può consentire uno sgravio
dei valichi genovesi (punto 6.2.7).
8 L'OCCUPAZIONE - Un breve accenno all'enfasi occupazionale che ha
pervaso la scelta AVF
Quando si parla di 80.000 posti di lavoro offerti da 120.000 miliardi di investimento
occorre, per sfatare quell'enfasi che produce facile consenso, proporre alcune
riflessioni
- 80.000 posti di lavoro su un investimento di simile portata vuol dire creare
1 posto di lavoro ogni 1.500 milioni di investimento: secondo gli economisti
si tratta di un investimento "a bassa intensità occupazionale".
Vale a dire che crea poca occupazione a fronte di un'elevata quota di investimento.
Investire 1.500 milioni, ad esempio, nella ristrutturazione, nell'ammodernamento
del materiale rotabile, nel miglioramento tecnologico diffuso, nella capacità
gestionale delle ferrovie, crea sicuramente più di un posto di lavoro,
anche 2 o 3 posti di lavoro a seconda del settore.
- Ed infatti, a conferma di ciò, si sappia che solo il'7-8% del capitale
investito nell'Alta Velocitàandrà in salari.
- Il costo eccessivo dell'opera non è tanto dovuto alla parte tecnologica,
quanto alla "bassa tecnologia" delle immense massicciate,
delle gallerie, delle cave, delle opere di mitigazione: si tratta per lo più
di un'occupazione di scarsa professionalità.
- Un posto di lavoro diventa rilevante in relazione anche alla durata del lavoro:
nella fattispecie, una volta smontati i cantieri ( 5 anni) si torna tutti a
casa: si tratta pertanto di investimenti a bassa intensità occupazionale,
per attività a "bassa tecnologia" e di breve durata.
Perché non investire nelle proposte alternative di ammodernamento, rifacimento
e potenziamento e creare, magari, non 80.000 posti di lavoro, ma 150.000 ?.
Investire in un'occupazione che produce solo cemento significa rinunciare ad
occasioni di lavoro maggiori, più qualificate e, soprattutto, più
durature.
Gli stessi sindacati che inizialmente sostenevano l'AVF a spada tratta come
panacea di tutti i mali occupazionali, ritengono oggi «... errore
madornale» l'aver sostenuto tale scelta unicamente per il suo potenziale
di offerta di lavoro (dal convengo sull'AVF del 23/11/96 in Castelnuovo Scrivia).
In tutto l'iter dell'AV, imbevuto di arroganza, mistificazione e pressappochismo
anche il paragrafo dell'occupazione è destinato a creare illusioni e
pare più finalizzato a rendere accettabile l'opera, sfruttando il facile
consenso della "necessità" di lavoro, piuttosto che a ridistribuire
equamente le occasioni di lavoro: possiamo ben definire questa forma
di pressione un "ricatto occupazionale".
9. CONCLUSIONI
Occorre non dimenticare che circa 6500 miliardi (o, sicuramente molti di più)
che saranno spesi , ad opera finita :
1) gravano su ogni famiglia di italiani per circa 350.000 lire (una
tantum)
e servono a costruire un'opera che per la collettività è del tutto
inutile, salvo che per pochi privilegiati e per un preteso trasporto delle merci
che troverebbe maggior sfogo in soluzioni alternative;
2) graveranno sulle finanze dello Stato, e quindi della collettività
per un disavanzo che potrebbe superare i 1.000 miliardi all'anno; 50.000-60.000
lire a famiglia per un'opera che non interessa quasi a nessuno;
3) molto probabilmente subiranno un fallimento (e sarà forse ancora lo
Stato ad accollarsene le conseguenze);
4) sicuramente saranno subiti da 200.000 persone circa (così
si stima la popolazione in qualche modo coinvolta nel tracciato in esame) che
pagheranno duramente in disagi ambientali e sanitari; mentre molti altri pagheranno
per un forte deprezzamento dei loro beni.
Chiediamo una approfondita riflessione su tutta la materia dell'AVF
in un dibattito aperto anche ai sostenitori del NO.
Novi Ligure 23/12/96
Il Comitato per il NO all'AVF Milano - Genova
per il Comitato
Corti Franco, Fasciolo Vincenzo, Gambarotta Luigi, Milano Renato