Associazione Alta Voracita' - 24 giugno 2000
"Terzo Valico"
Interpellanze sulla Delibera 50084 della Regione Piemonte
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La nostra Associazione ha in cantiere numerose iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica e le autorità politiche e istituzionali sul problema del Terzo Valico, a seguito della recente delibera Regione Piemonte.
Presentiamo qui un primo stralcio dei testi che intendiamo sottoporre all'attenzione degli Enti interessati (Comuni, Province, Regioni, Ministero dell'Ambiente, Governo) in seguito alla delibera relativa al progetto di "Alta Capacità Milano-Genova III Valico Genova-Arquata Scrivia-Novi Ligure" presentato dalla società Co.Civ. (num.provvisorio 50084).
(In questa prima parte sono riportate in particolare le problematiche del sito di Voltaggio).
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A pag. 3 si afferma che il fine dell'opera è un qualcosa atto ad accentrare tutto il traffico merci della Liguria ("porti liguri"), per smistarlo poi ad Ovest, Nord ed Est ("Frejus, Sempione, Gottardo, Brennero"), per poi concludere, al fondo della stessa pagina, che ciò è fatto "in un'ottica di decongestionamento e fluidificazione del sistema ferroviario".
Il termine "coerenza" qui appare sconosciuto.
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A pag 10 (e 11) punto 1 si chiede che la linea giunga da subito sino a Novi Ligure, e al punto 2 si chiede alle Ferrovie dello Stato il quadruplicamento della tratta Novi Ligure-Alessandria-Asti-Torino.
Che posti di lavoro può creare un treno in corsa, che non si ferma, che passa oltre?
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La delibera della Regione non prende minimamente in considerazione il gravissimo problema rappresentato dal traffico delle centinaia di enormi camion che ogni giorno, su strade ad essi inadeguate, transiterebbero nell'area compresa tra le cave di Pozzolo ed i cantieri di Voltaggio, coinvolgendo Novi Ligure, Serravalle, Gavi, le cave della Val Borbera, passando per Arquata al cantiere di Rigoroso, mettendo in costante pericolo la vita dei cittadini, oltre a renderne in pratica estremamente problematici gli spostamenti.
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Dell'impatto rappresentato dai "campi base" si ha un vago accenno a pag.10 punto 7:
"7. venga riveduta la localizzazione dei "campi base" previsti al fine di far rientrare la loro realizzazione nella logica della pianificazione urbanistica, verificando che ciascuna localizzazione sia esente da vincoli territoriali che potrebbero rendere impossibile l'occupazione fissa del territorio; "
Frase alquanto sibillina che sottintende un intero ulteriore capitolo di problemi, questa volta riguardanti direttamente i residenti dei siti sede dei cantieri con annessi "campi base"
(problemi sociali, ecologici, esasperati consumi dell'acqua dei preesistenti centri abitati).
E senza alcuna valida contropartita; l'eventuale fonte di lavoro sarebbe comunque a termine, pagata a carissimo prezzo, e comunque, non trattandosi di zone minerarie, i residenti non hanno certo i requisiti tali da essere assunti (il patentino di minatori).
Prendiamo un caso che può considerarsi emblematico: i cantieri di Voltaggio.
Una popolazione residente di circa 800 abitanti, effettiva intorno ai 500, si ripopola nei mesi estivi, ed ha già per ciò periodicamente problemi con l'acqua.
A Voltaggio sono previsti due campi base per un totale di 760 persone, cui vanno aggiunte le 310 della zona a monte (Pian dei Grilli) che gravita su Voltaggio, per cui arriviamo alle 1070 nuove presenze.
Quindi un angusto fondo valle normalmente abitato da 500-800 persone, di colpo si trova a doverne reggere 800+760+310 (tot.1870) non male come impatto!
Ovvio è in casi come questo l'insorgere di problemi, a volontà ed assortiti (di circolazione, di convivenza, di ordine pubblico, sanitari ... di acqua, ecc... ecc... ecc...).
Già ora l'incremento dei consumi d'acqua previsti nel progetto, per i due cantieri e "campi base" di Voltaggio è di 310 metri cubi al giorno.
E per i lavori in galleria, per il calcestruzzo, ecc... è sin troppo facile prevedere che tali cifre sono fortemente per difetto.
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Nella Delibera, a proposito delle discariche di smarino, è apprezzabile il rifiuto della realizzazione di nuove e l'indicazione di ipotesi alternative. Pag. 10 (e 12) punto 15:
"15.venga ridefinito il piano dei siti di discarica, privilegiando l'ipotesi di conferire ai porti tutto il materiale di cui questi necessitano per i loro previsti ampliamenti e mantenendo solo le localizzazioni che effettivamente si pongono come riqualificazione di un'area degradata , eliminando invece quelle che comporterebbero modificazioni della morfologia originaria del territorio."
Noi non riteniamo però opportuna la "riqualificazione" del versante Est del Monte delle Rocche (ex cava Cementir) di Voltaggio.
Nel caso specifico del "ripristino ambientale", con 2.500.000 metri cubi di smarino, previsto nella ex cava a parete Cementir di Voltaggio, si obietta che, non trattandosi di opera soggetta a regolare controllo e manutenzione, bensì di una discarica che deve durare un tempo indefinito, è da scartare l'ipotesi di sistemazione a "terre armate" in quanto ciò innescherebbe una calamità naturale latente (tipo "Sarno"), poiché in natura non esistono inclinazioni di materiale non litificato superiori ai 30°; oltre a questo limite si hanno smottamenti e frane; che nel caso specifico prenderanno "fatalmente" il via con il deterioramento del dispositivo "terre armate".
(… solo dando alle terre angoli "naturali" di sicurezza delle scarpate è possibile assicurare una durata indefinita dell'opera.).
In tutti i casi una montagna all'amianto a ridosso di un centro abitato, è già di per sé un atto criminale.
Infatti le gallerie potrebbero attraversare le serpentiniti (presenti in zona), "tipi litologici suscettibili di contenere minerali amiantiformi" (contenenti amianto) con conseguente impegno aggiuntivo di risorse per la "mitigazione e messa in sicurezza durante lo scavo e la collocazione a dimora definitiva del marino".
(nel caso, si otterrebbe ovviamente un bel risparmio di tempo e denaro non dicendo niente a nessuno ed esponendo all'amianto prima gli ignari operai e poi gli ancor più ignari cittadini esposti alle discariche del marino).
L'esperienza passata, con la cava Cementir in attività, ha dimostrato come le polveri di quel sito investano direttamente ed abbondantemente l'abitato di Voltaggio, posto a ridosso, proprio allo sbocco di quella valle.
Inoltre, il monte all'amianto e di dubbia stabilità, si troverebbe a distanza inferiore ai 150 mt dal torrente Lemme (vincoli ambientali e idrogeologici L.R. 45/89 e vincoli ex D.Lga 490/99 riferiti a distanze inferiori ai 150 mt dai corsi di acque pubbliche) pag. 6; per di più, il torrente Lemme è a rischio di esondazione ed ha una dinamica torrentizia (siti a rischio esondazione CBP2, CBP3,CSP3,tutti nel comune di Voltaggio) pag. 8; il sito CBP2 è proprio la ex cava Cementir.
Ad integrazione dei problemi incombenti sullo specifico sito di Voltaggio, c'è da notare che la zona dalla Barchetta in Borlasca (interessata dalla seconda delle due gallerie di servizio previste in zona) è ricca di sorgenti.
Ora: una galleria scavata dentro le falde acquifere drena immancabilmente ed irrimediabilmente le stesse e le acque defluiscono (ovviamente) nel verso della pendenza della galleria.
Di ciò, oltre alle conoscenze geologiche, fanno testo le esperienze fatte in tutto il mondo, nel corso di oltre cento anni con tutti i precedenti trafori (Geologo Dott. Maifredi).
Il "limitare al minimo l'eventuale emungimento" (pag. 9) o raccogliere le acque per mandarle "verso le destinazioni o gli usi più compatibili" (pag,10 e 12) non tranquilizza, anzi ..... suona esplicitamente a conferma di un timore: che non avremo più l'acqua perché verrà dirottata verso Genova, che avrà così risolto, a danno nostro, la sua perenne ricerca di acqua.
A pag. 7 si legge che la discarica di Fraconalto (riempimento della vallata) è stato dichiarato idoneo ai sensi della L.R. 45/89 ed autorizzato con D.D. n. 295 del 10/4/98.
Vediamo che sia solo di smarino della galleria e non di altro.
Della cava-discarica di Pozzolo non si parla esplicitamente (si deduce comunque che la cava la renderà "zona degradata", la discarica di smarino la "riqualificherà"). Niente da eccepire, però, anche in questo caso, visti i precedenti di quelle zone, sarebbe opportuno chiarire che se discarica deve essere, lo sarà solo di smarino della galleria e non di altro.
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La ghiaia della Val Borbera è un problema che va disgiunto e affrontato separatamente dal progetto del Terzo valico.
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Ribadiamo che non c'è una lira di stanziamento, l'impegno economico si prospetta colossale e non basterà la sola finanziaria di un anno a coprirlo.
Con la Torino-Lione che necessita di fondi parrebbe opportuno che la Regione Piemonte pensi ad impegnare lì le già scarse risorse, sospendendo il delirio "Terzo Valico", motivando ciò semplicemente con l'effettiva mancanza di soldi, in attesa di tempi migliori.
Associazione "Alta Voracità - Contro questo Terzo Valico"
Sede: Loc. Vallegge n° 31 Gavi (AL) - cap 15066 - Tel. 0143/64.33.82
E-mail: altavoracita@libero.it - Sito Web: http://digilander.libero.it/altavoracita/
Il presidente - Roberto Stretti
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