[ Torna alla Pagina precedente ]
- Testo originale a: http://www.comitatiscrivia.it/tav34.htm
13 ottobre 2003 a NOVI LIGURE - NO a una Opera Inutile, Costosa, Devastante per l'ambiente
NO AL TERZO VALICO
INTERVENTO DI ANTONELLO BRUNETTI
La vicenda del Terzo Valico nasce nell'agosto del 1991 quando venne deciso
di inserire la Milano-Genova fra le opere dell'Alta velocità per
spartire più equamente la torta dell'affare del secolo, appunto
L'Alta Velocità ferroviaria.
Nel libro di Ferdinando Imposimato "Corruzione ad alta velocità"
viene riportata una affermazione di Salvatore Portaluri, che fu presidente della
TAV per tre anni, fatta ai magistrati di Perugia " Tutti i gruppi
imprenditoriali erano stati accontentati, eppure vi erano ancora dei problemi
di equilibrio, ma anche questi vengono risolti con la costituzione di un nuovo
consorzio per la tratta più discussa, il COCIV per la Milano-Genova,
un consorzio anomalo di sei imprese".
Queste imprese erano la Del Prato di Genova, la Grassetto di Ligresti, l'Itinera
di Gavio, la Gambogi di Ferruzzi, la Technimont e il CIV, ossia un 3 per cento
delle cooperative emiliane e un 2 per cento di un pool di banche tra le quali
la San paolo di Torino.
Allora il ministro Bernini e l'Amministratore delegato Necci dissero a
Giacomo Gualco, presidente della Regione Liguria, "Signori avete vinto
la vostra battaglia".
Vi risparmio la cronaca di quanto accaduto fra quella data e oggi, il tutto
ben documentato e raccolto in una ventina di faldoni, dai quali si potrebbe
ricavare benissimo un libro da aggiungere al già citato volume di Imposimato
e all'altro testo "Alta velocità" di Tartaglia, Zambrini
e company.
Seguono una serie di progetti sempre bocciati dai Ministeri e definiti scadenti
e lacunosi dalla Comunità europea; proclami di imminente avvio dei lavori
mai avvenuto; convegni, riunioni festose e protocolli di intesa mai rispettati;
un abbozzo di scavo, definito fori pilota, bloccato dai carabinieri
e sotto processo a MILANO con una imputazione assai grave di TRUFFA AGGRAVATA
PER IL CONSEGUIMENTO DI EROGAZIONI PUBBLICHE, ecc, ecc.
Ma veniamo ad oggi, ossia al 29 settembre 2003, ore 18,30, quando Gianni Letta,
alla presenza di Berlusconi, Marzano, Tremonti, Lunardi, Buttiglione, Moratti
e altri, rivolgendosi al presidente della Regione Liguria Biasotti, gli dice:
"Lo porti a casa il Terzo Valico, finalmente, eh".
Biasotti, commentando l'accaduto il giorno dopo con il SECOLO XIX, dichiara:
"È un vantaggio per tutto il Paese".
Noi ovviamente non concordiamo affatto con questo commento, noi che siamo definiti
da Lunardi inutili ambientalisti e più recentemente pseudoambientalisti,
noi asini raglianti, come ci ha definito il signor Palenzona, quel
cavallo da corsa vincitore di ogni gara al posticino prestigioso e
remunerativo.
Noi non consideriamo affatto quell'opera come un vantaggio per tutti,
bensì, riprendendo il nostro vecchio logo, un UTILE PER ALCUNI,
UN LUSSO PER POCHI, UN DANNO PER MOLTI, A SPESE DI TUTTI.
Vediamo ora le caratteristiche generali di questo progetto, così come
emergono dal parere VIA espresso nell'agosto scorso.
- 54 chilometri da Genova a Tortona, di cui 35 in galleria, 4 in gallerie artificiali e 15 all'aperto
- Si chiama sempre, esattamente come nel 1991, Tratta ad Alta Velocità Milano-Genova ed è ancora general contractor il Cociv
che ora, però, è tutto di proprietà della Impregilo di
Romiti che ha acquistato tutte le quote dei sei soci originari. Va ricordato
che la Comunità europea ha diffidato il governo italiano, il quale fa
orecchio da mercante, ad affidare opere di questa consistenza senza una gara
d'appalto. Inoltre pare che i ricorsi regionali contro la Legge obiettivo
stiano dando qualche risultato.
- Il CIPE, nella sua seduta del 29 settembre [2003], ha deciso che le Ferrovie dello
stato, tramite un mutuo con il Tesoro, stanzino 319 milioni di euro
per la progettazione definitiva ed esecutiva, abbinata alle indagini geognostiche
richieste dal VIA.
Ancora una volta a carico del COCIV neppure un lirino. Insomma ai privati i benefici e i profitti, allo Stato le spese e i rischi.
- Facciamo due conti alla buona: 155 miliardi + IVA per tutta
la progettazione del periodo 1992-1993 (non siamo a conoscenza di ulteriori
versamenti negli anni successivi); 100 miliardi nel 1997 per i fori pilota voluti
dal senatore Grillo; ora più di 600 miliardi per i mesi futuri: in totale
quasi novecento miliardi al Cociv senza il benché minimo miglioramento
effettivo al trasporto ferroviario.
- I lavori dovrebbero iniziare il 1° agosto 2005 e proseguirebbero per
sette anni con avvio del servizio nel febbraio 2013. Il ministro Lunardi,
in una dichiarazione di dodici giorni fa, sostiene che i lavori inizieranno
prima del giugno 2004 e saranno completati nel 2011.
- Dal bivio Fegino del nodo di Genova ad Arquata si sviluppa
in galleria a doppia canna, con un breve viadotto in Liguria di soli 25 metri.
Viene allo scoperto ad Arquata in corrispondenza della zona Moriassi-Libarna.
Dopo Novi si realizza la connessione con Torino e Piacenza e la linea prosegue
in rilevato a parte alcuni tratti in galleria artificiale nel Novese e tra Rivalta
e Tortona.
- Sono previste sei finestre, 4 interconnessioni, 6 cave, 14
depositi e 35 cantieri.
- Verrà creata una nuova viabilità funzionale
alle attività di cantiere.
- I lavori dureranno sette anni e prevedono, ad esempio per la zona di Novi,
il transito di 322 camion al giorno con un impatto insostenibile
con la viabilità ordinaria o la presenza di 700 addetti
esterni ospitati presso i due campi base con intuibili impatti sociali ed economici.
- Occorrerà smaltire 12 milioni e mezzo di metri cubi di materiale proveniente
dallo scavo e necessiteranno 6 milioni e mezzo di inerte da costruzione che
nulla ha a che fare con lo smarino.
- Le motivazioni Co.civ del Terzo Valico sono quelle
a) della saturazione della linea passeggeri nel 2004 (questa
è una novità assoluta),
b) della saturazione della linea merci nel 2007 (teniamo presente
che la linea Voltri-Ovada-Domodossola è quasi inutilizzata; tanti convogli
merci vengono annullati; esistono altre due linee alle spalle di Savona e La
Spezia da finire di ammodernare con le quali si può andare dove si vuole,
anche a Rotterdam e a Kiev come vuole Lunardi),
c) della necessità di velocità (dicono a 250
km. orari in galleria); eppure tutti sanno che le merci non hanno bisogno di
velocità ma di smistamenti organizzati, basti pensare che negli USA i
merci viaggiano a 30-50 all'ora,
d) del bisogno di risparmiare tempo. Annunciano che si andrà
da Genova a Milano con ben 15 minuti in meno, ma pagheremo questi pochi minuti
con uno sfacelo ambientale (ad esempio si pensi solo a tutte le sorgenti che
inaridiranno alla faccia della priorità della difesa dell'acqua
sostenuta, nell'enunciato berlusconiano del tema d'esame) e con
una valanga di miliardi,
e) dell'utilità di aver concluso una parte del percorso Genova-Rotterdam,
magari – come traspare dai panegirici dei fautori dell'opera –
con un successivo secondo lotto Tortona-Milano ripreso dal
progetto iniziale del 1992, come se fosse indispensabile raggiungere il Nord
Europa passando tutti per il collo d'imbuto della Genova-Milano e non
utilizzando i cinque passaggi appenninici attualmente esistenti fra porti liguri
e la pianura padana.
Dopo questa rapida sintesi delle vicende del Terzo valico e delle sue caratteristiche
attuali, vorrei concludere rapidamente per lasciare spazio agli altri interventi,
riassumendo schematicamente i motivi della nostra opposizione. Opposizione non
certo allo sviluppo del trasporto su rotaia, non all'ammodernamento, non
all'efficienza , come vi spiegherà Renato Milano, bensì
ad un'opera troppo costosa, distruttiva dell'ambiente e fortemente
impattante con la qualità della vita rispetto ai pochi benefici recati
e all'urgenza artificiosamente dilatata di una nuova via da aggiungere
ai cinque valichi appenninici.
- Il riequilibrio del settore dei trasporti, ovvero il trasferimento di
quote significative del trasporto passeggeri dal mezzo privato a quello collettivo
e del trasporto merci dalla strada alla ferrovia è un obiettivo prioritario.
Ma va ottenuto aumentando la capacità complessiva, la funzionalità
e la sicurezza della rete esistente. Quello che è indispensabile è
il miglioramento dei trasporti locali e sulle medie distanze, velocizzandoli
e ammodernandoli per favorire una utenza che oggi è in via di riduzione
poiché penalizzata da ritardi, disagi e da una pessima gestione evidenziata
nell'ultimo servizio di Report dedicato alle ferrovie italiane
- La concessione per la realizzazione della ferrovia è stata affidata
a un consorzio preconfezionato, senza lo svolgimento di alcuna gara, Una tale
procedura, priva di qualsiasi trasparenza, è talmente contraria ai principi
di una buona amministrazione che il maggiore giornale francese nel settore ferroviario
(La vie du rail) titolava nel 1992 con un Milan-Genes: scandales sur toute la
ligne e commentava con "un consortium privé a fait main basse sur
le projet". Il che equivale a dire che hanno trovato il modo di privatizzare
i profitti e di addebitare allo Stato le perdite.
- Smettiamola di parlare contemporaneamente di Alta Velocità e di Alta
Capacità. Non è possibile sulla stessa linea far viaggiare i passeggeri
a 250 all'ora e treni merci per una questione di verifica e manutenzione costante.
Inoltre il problema delle merci non è la velocità ma la presenza
di scali efficienti.
- Ci raccontano che l'opera fornirà migliaia di posti di lavoro. Non
è così e per di più si tratterà in gran parte di
mano d'opera di basso profilo professionale che richiamerà nuova immigrazione
con annessi problemi di inserimento sociale.
- Sul SOLE 24 ORE del 5 gennaio 1994 veniva espresso un giudizio che abbiamo
sempre condiviso "Per costruire binari, di cui abbiamo urgente bisogno,
è necessario abbandonare l'originario progetto dell'Alta velocità
che prometteva di autofinanziarsi mentre in realtà consuma ingenti risorse
pubbliche lasciando al resto delle ferrovie poche briciole del piano di investimenti.
Il progetto risulta fortemente squilibrato per gli elevati impatti ambientali
e per le scarse ricadute positive. Vanno abbandonate le tratte più insensate
come la Milano-Genova e la Milano-Venezia che non hanno utenze tali da ripagare
l'investimento e quindi le Ferrovie dovrebbero riequilibrare i loro piani e
destinare le risorse al potenziamento delle tratte esistenti e ai servizi ferroviari
regionali".
- Una volta il sindaco di Genova, certo Merlo, raccontava la favoletta dei genovesi
che, con l'Alta Velocità, sarebbero andati alla Scala a vedere l'Aida
e tornati a casa a dormire comodi e sicuri entro un'oretta, mentre i milanesi
avrebbero potuto partire dopo colazione e andare a Genova a comprare la focaccia
e tornare a casa per l'ora di pranzo. Il che avrebbe coinvolto 55.000 persone
al giorno, ossia un decimo degli abitanti di Genova.
Ora a motivare l'opera ci raccontano che il prossimo anno i treni passeggeri
saranno stracolmi e fra quattro anni il traffico merci sarà tale che
dovranno chiudere il porto di Genova. Vanno bene la creatività, la fantasia
e l'immaginazione nel creare storie originali e simpatiche, ma non certo per
un'opera da 9.000 miliardi di vecchie lire.
- A fronte di una linea in più, praticamente superflua ma che comporterà
certamente qualche beneficio trasportistico, vi sono una spesa gigantesca che
toglierà risorse per interventi più urgenti, un impatto ambientale
notevole, anni di sensibili disagi nelle zone cantierizzate, viabilità
fortemente compromessa, falde e sorgenti inaridite (vedi cosa è successo
lungo la Firenze-Bologna), cave e depositi di smarino, alterazione delle linee
di scorrimento delle falde di pianura fra Novi e Tortona, elettromagnetismo,
rumore e polveri per almeno cinque anni. Il problema sta tutto qui: ne vale
la pena? O sarebbe meglio spendere i soldi di tutti e chiedere sacrifici a tutti
per opere ben più valide e impellenti.
La questione è che a decidere non sono i cittadini (o il popolo, come
dice Bossi), ma le grandi imprese che movimentano tanta ghiaia e tanti miliardi.
A loro vanno bene le opere che danno alti profitti e non tengono conto della
razionalità economica, del bene comune, delle popolazioni che vivono
nel territorio coinvolto. I big delle costruzioni anziché farsi concorrenza
fra di loro, come ci raccontano i fautori delle privatizzazioni selvagge, si
accordano fra loro, formano consorzi e hanno come unico fine il profitto
- Download testo in formato PDF: (
pdf - 17Kb ) - (
pdf-zip - 14Kb )
[ Torna ad inizio pagina ]
|
- Associazione "Alta Voracità - Contro questo Terzo Valico" - 13 ottobre 2003 -
|