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Dal n.41 del 03 novembre 2001 - pagg. 1 e 25

Val Lemme: Ipotesi di un disastro ambientale nascosto da anni - Un ex dipendente del Cociv lancia sconvolgenti e inquietanti accuse: "Ho visto gettare i veleni e a nasconderli per conto del Consorzio"
I pozzi occulti del COCIV

di Gino Fortunato e Giampiero Carbone


Il Cociv, il consorzio che ha iniziato i lavori per l'alta velocità (poi diventata alta capacità), ha chiuso i battenti da tempo, ma i suoi veleni sono rimasti.
Ci chiediamo quanto materiale pericoloso sia stato presumibilmente scaricato nei pozzi nascosti alla vista della gente nelle campagne di Gavi e della Vallemme; autentiche trappole prive di ogni sistema di sicurezza, nelle quali possono precipitare anche bambini o ragazzi che transitano lungo la strada che dal Convento dei frati conduce alla galleria Monte Croce dei Rossi, in località Maddalena di Gavi.

Abbiamo appreso che qualcuno, per ordine dello "stato maggiore" del Cociv, avrebbe gettato dissennatamente materiale inquinante in questi pozzi, attraverso i quali questi veleni sarebbero finiti nella falde acquifere del circondario.
Dunque, tonnellate di silicati, elementi necessari alla realizzazione del cemento a presa rapida spruzzato per contenere le volte della galleria di perlustrazione realizzata a Voltaggio nel cantiere allestito a suo tempo per il TAV (Alta Velocità) ed estremamente dannosi per l'ambiente e per l'uomo, sarebbero state scaricate abusivamente nei pressi di affluenti del Lemme e nel torrente stesso.

Se la testimonianza di un ex dipendente "pentito" trovasse riscontro nelle analisi dei terreni in questione, ci troveremmo dinanzi ad un enorme danno ecologico, senza precedenti per il nostro territorio.
L'ipotesi inquietante è quella di aver arrecato un grave e forse irreversibile danno ambientale, poiché gli scarichi potrebbero effettivamente essere stati effettuati in maniera abusiva e dissennata, anziché stoccati e smaltiti secondo le normative vigenti in materia di tutela ambientale.

"Il nostro Giornale" ha raccolto la confessione di questo ex operaio del Cociv, che ha raccontato quanto di pericoloso e terribile sarebbe avvenuto negli ultimi anni durante la conduzione del cantiere dell'alta velocità ferroviaria, oggi chiuso e in attesa di essere riaperto (almeno secondo le intenzioni del Ministro delle Infrastrutture).
Se tutto ciò fosse vero, la nostra denuncia deve servire a smuovere le autorità competenti affinchè tranquillizzino la popolazione ed intervengano per quanto di loro competenza.


Intervista (a pagina 25) :

UN'INTERVISTA DE "IL NOSTRO GIORNALE" PORTEREBBE ALLA LUCE GRAVI INADEMPIENZE, COMPIUTE NEI CANTIERI DELL'ALTA VELOCITA', SULLO SMALTIMENTO DEI MATERIALI

Ecco dove sarebbero finiti i residui
inquinanti prodotti dal COCIV


(n. g.) Questa è l'intervista che "Il nostro Giornale" ha ottenuto dall'ex dipendente del Cociv, nella quale si parla di gravi inadempienze per quanto riguarda lo smaltimento dei materiali inquinanti nel cantiere dell'Alta Velocità.

- Lei dove lavorava?
"Al Covic a Voltaggio".

- Di quale periodo stiamo parlando?
"Precisamente non lo ricordo, mi pare 1993-94 o 1995, quando sono iniziati i lavori".

- Di quali opere stiamo parlando?
"I lavori del TAV, treno ad alta velocità".

- Lei che lavoro svolgeva?
Avevo, tra le altre mansioni, caricare e scaricare materiale".

- Ma lì, in pratica, il lavoro del Tav, in cosa consisteva? Nello scavo della galleria?
"".

- Dunque, il lavoro era di scavo e di trasporto del materiale residuato degli scavi?
"Sì, era così".

- Dove veniva portato questo materiale?
"Il materiale residuale veniva portato presso la cava di Voltaggio della Cementir, e serviva così per bonificare questo sito ormai abbandonato".

- Perché si ritiene che questi materiali residuali della galleria siano inquinanti?
"Non sono questi materiali ad essere inquinanti, ma è il cemento utilizzato per fare la galleria che lo è. Parlo di una fase successiva al primo scavo. Per fare l'imbocco della galleria è stato appunto utilizzato del cemento".

- Ma questi materiali inquinanti, dunque, arrivavano dal sottosuolo?
"No, li producevamo noi facendo il cemento".

- Perché erano di risulta?
"Un po' di scarto c'era sempre, c'era il lavaggio delle betoniere, dell'impianto".

- Erano quantità rilevanti?
"Era un'operazione, quella del lavaggio, che si faceva parecchie volte al giorno".

- Questi residui, non venivano portati nello stesso posto dove si portava il materiale
di risulta degli scavi?
"No, venivano portati via e scaricati in altri posti".

- Dove, precisamente?
"Nei dintorni di Gavi e non sempre nello stesso posto. Più o meno, ho fatto vedere alla persona addetta dove andavano scaricati, ma poi non la seguivo tutte le volte".

- Ma perché venivano scaricati lì?
"Non avevano altro posto dove lasciarli".

- Ma qualcuno vi diceva di fare in questo modo?
"Sì, qualcuno ci ordinava di trovare un posto dove scaricare questi materiali".

- Immagino che avreste dovuto avere delle vasche dove stoccare questi residui del cemento.
"Sì, è così".

- Stabilito che non c'erano vasche al cantiere per stoccare questi liquami, con quale criterio sceglieva i posti per scaricarli?
"Luoghi dove la gente non potesse vedere; ad esempio, dove stavano costruendo la galleria della Maddalena, qui a Gavi, nei pressi della quale c'erano dei pozzi di decantazione delle acque, che ho fatto vedere all'addetto".

- Cosa sono questi pozzi di decantazione delle acque?
"Sono i classici tombini, un po' più grandi".

- Allora, avevano uno scarico?
"Sì, che finiva nel Neirone, in Valle. Scaricavano di sera ma anche di giorno, poiché era una strada chiusa dove non passava nessuno (è la strada che dal convento di Valle conduce alla galleria della Maddalena, n.d.r.)".

- Precisiamo bene quali siano questi materiali inquinanti.
"Oltre ai soliti cemento, sabbia e ghiaia, c'erano anche altri elementi chimici, quali il silicato, molto pericoloso poiché provoca ustioni, che serve a fare il "tetto" della galleria con il cemento a presa rapida. Questo silicato va tenuto ad una certa temperatura sia d'estate che d'inverno, intorno ai 24 - 25 gradi, altrimenti diventa duro e inutilizzabile. C'erano delle vasche da 20 - 30 mila litri nelle quali questo cemento speciale era composto e veniva preparato prima dell'utilizzo. Quando questi contenitori erano risciacquati, i fanghi erano convogliati in un fosso che finiva nel Lemme. Lo stesso fosso andava pulito per evitare che il silicato si depositasse sul fondo e anche il greto del torrente veniva "pulito" da uno scavatore che muoveva il fondo per evitare che si formasse uno strato bianco e duro dovuto al silicato".

- Ma non è mai venuto nessuno a controllare se questi materiali chimici venissero stoccati in maniera lecita, se avevate o meno le vasche di decantazione stabilite per legge?
"Sì, qualcuno è venuto, ma...".

- Lei ha anche parlato di valori del PH alterati; li ha visti?
"Ciò è emerso in una discussione con un ragazzo che lavorava lì ed è finito in ospedale perché si è tranciato un dito. C'era una ditta addetta al controllo del PH delle acque del Lemme. Poi, quando abbiamo costruito le vasche di stoccaggio dei fanghi inquinanti, abbiamo dovuto utilizzare l'acido cloridrico (ne servono ben poche goccie) per dare il PH alle acque. Una sera, parlando con questo ragazzo, mi ha detto di aver dovuto modificare artatamente questo PH delle acque, perché non poteva andare bene così com'era. Anch'io gli ho confessato di fare un lavoro sporco e che eravamo nella stessa barca".

- Dei dirigenti, nessuno si occupava di vedere dove finiva questo materiale inquinante?
"Sì, c'è stato un dirigente che, poiché sapeva che io ero dipendente del cantiere fin dalla sua apertura, mi ha chiesto dove finivano i fanghi. Infatti l'ho accompagnato qui a Gavi a vedere i pozzi vicino al convento dei frati dove appunto scaricavamo il materiale".

- Questo dirigente si è tranquillizzato nel vedere dove ciò avveniva?
"Sì, gli andava bene".

- Cioè, gli andava bene il posto poiché nessuno poteva vedere quello che avveniva?
"Esattamente".

- Se oggi si andasse a fare un prelievo in questi pozzi, risulterebbe ancora qualcosa?
"Nelle acque probabilmente no, ma so che i silicati si depositano e non vanno via facilmente.
Anche se sopra si è depositato uno strato di terra, è molto probabile che sotto ci sia ancora del materiale depositato
".

- A quando risalirebbe l'ultimo scarico abusivo?
"All'anno scorso, nel 2000, quando abbiamo rifatto il soffitto alla galleria sia a Voltaggio sia qui alla Maddalena dove, dopo molti anni di abbandono, veniva giù tutto. Anche dopo che avevamo costruito le vasche di decantazione, comunque, l'inquinamento c'era sempre, poiché l'acqua che fuoriusciva da esse finiva per terra e andava nel Lemme, ed era ovviamente anch'essa inquinata".

- Dunque, realizzate queste vasche, voi eravate a norma. Ma il materiale inquinante che decantava a fondo di queste, dove andava stoccato?
"Precisamente non conosco la procedura. So solo che ci sono dei siti adeguati e che la cosa costa non poco".

- Lei era pagato per questa mansione "illecita"?
"No, io ero pagato come operaio del cantiere, molto bene e non mi è mai venuto in mente di chiedere di più per questo extra poiché avevo una famiglia e, se avessi fatto delle richieste strane, appena finito il cantiere, mi avrebbero lasciato a casa".

- Ma la decisione di smaltire abusivamente questi materiali inquinanti, da dove arrivava?
"Il problema era che una volta che è stato dato il via ai lavori, il cantiere non era certo provvisto di tutta l'attrezzatura necessaria allo stoccaggio, quindi si è partiti e si è proseguito per un bel po' in quella maniera. So solo che ogni ditta appaltatrice aveva i suoi ingegneri e che poi si arrivava a noi operai dipendenti del Cociv".




Gino Fortunato e Giampiero Carbone



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3 NOVEMBRE 2001 ANNO VIII- N. 41 - L. 1.500 (Euro 0,77)




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