La voce al telefono non lascia filtrare incertezze: è un «saccheggio all'ambiente» quello che Regione Piemonte e Provincia stanno per commettere in località rio Acque Striate.
Così l'opposizione degli abitanti alla chiusura dell'acquedotto rio Rollino - che serve Carrosio e Gavi - per far posto a una nuova cava "Cementir" in Val Lemme con una concessione mineraria che potrebbe divorare quasi 200 ettari di boschi e colline, diventa il no di Marco Formentini.
Settant'anni, spezzino di nascita, attualmente deputato europeo dei Democratici italiani, l'ex sindaco leghista di Milano (il più illustre primo cittadino "piazzato" nelle amministrazioni locali dal vento rivoltoso del Carroccio nel 1993) sposa la battaglia della Val Lemme e cerca un alleato potente nella Commissione europea. Convinto di potercela fare.
Anche per contrastare quel «saccheggio ambientale che il governo Berlusconi si appresta a perpetrare in nome delle opere pubbliche».
Onorevole Formentini, perché si è occupato dell'acquedotto Rio Acque Striate?
«Vengo spesso in questa zona, sono stato eletto nel collegio Nord-Ovest, poi me ne hanno parlato amici e ho letto i vostri articoli sulla vicenda.
Quindi ho preso contatto con il comitato che difende l'acquedotto e non vuole la cava e ho visitato i luoghi interessati all'operazione.
E ho tratto la convinzione che si tratti di una vera e propria azione di saccheggio del territorio che passa sopra la testa e la volontà dei cittadini».
Il Comune di Voltaggio però ha detto sì al progetto.
«Si dà il caso che l'acqua verrà a mancare a Carrosio e Gavi. Il bene dell'acqua per uso umano è superiore a qualsiasi altro bene, si può stare a stomaco vuoto ma non senz'acqua».
C'è in ballo il posto di lavoro di una cinquantina di persone, inoltre l'azienda promette altra occupazione con il trasferimento della cava.
«L'interesse occupazionale non è paragonabile a quello vitale dell'approvvigionamento idrico».
Il progetto prevede però la realizzazione di un nuovo acquedotto in sostituzione di quello che verrà chiuso.
«Intanto tolgono un acquedotto che, unico in zona, dà acqua in abbondanza e di buona qualità. In cambio non si sa bene cosa succederà, non si sa se il nuovo impianto fornirà acqua a sufficienza.
E' certo invece che verrà esaurita una vena acquifera e interrotto l'approvvigionamento idrico della Val Lemme: così si rompe l'equilibrio naturale di quella zona».
Quale è la sua strategia?
«L'acqua è un bene sotto primaria attenzione della Comunità europea.
Aggiungo che è in vigore una legge italiana (la 36 del 1994) che lo tutela in questo senso e una direttiva Ue del '92 che non solo difende l'acqua come bene primario ma addirittura l'Alta Val Lemme come isotopo, cioè di quel particolare tipo di acqua».
Quali azioni conta di portare avanti?
«Io non ho strumenti di indagine ma ho interessato la Comunità europea rivolgendo un'interrogazione al Commissario per l'Ambiente Margot Vallstrom, svedese, la quale ha preso atto della segnalazione aggiungendo che si sarebbe attivata per esaminare la situazione.
Tra pochi giorni invierò alla Commissione un dossier con tutti i dati raccolti sulla vicenda "Acque Striate"».
E la Commissione quando si esprimerà?
«La Commissione è stata interessata da un paio di mesi: il fatto che si occupi del progetto come minimo lo blocca.
Ed è l'obiettivo che per il momento ci prefiggiamo, per evitare colpi di mano di cui c'è evidentemente una gran voglia».
Quali sono secondo lei i punti di forza contro il progetto della nuova cava?
«Non credo che la cava costituisca un interesse così forte. Però lì vicino passa la linea dell'Alta Capacità ferroviaria e forse esiste una sovrapposizione di interessi.
Ho assistito ad un'assemblea indetta del comitato nella quale si ipotizzava che il materiale scavato per costruire la galleria "Flavia" del terzo valico verrebbe poi usato per riempire la vecchia cava "Cementir". Queste legame comincia a delinearsi.
Ma questa è una zona delicatissima: se si dice sì alla cava il territorio dal punto di vista ambientale perde valore».
E quindi?
«Occorre proteggere il territorio.
Non vorrei che sulla scia di un'eventuale miniera si potessero poi fare altre cose.
Meglio evitare.
Gli strumenti per farlo ci sono e noi ci muoveremo in questo senso nel momento in cui l'Italia si avvia al saccheggio dell'ambiente in nome delle opere pubbliche».
Cosa pensa dei suoi ex amici della Lega che hanno sposato questa linea?
«Certo che se si decide di stare dalla parte di Berlusconi le conseguenze sono queste.
Io dalla Lega sono uscito».
Vittorio De Benedictis