Viaggio di studio in Crimea e Mar Nero

 27 agosto - 3 settembre 2007

Programma e Itinerario

Partecipanti

 

 

 Contributi

Un “granaio” in cerca di futuro

G.Pellegrini

Dentro l’Ucraina, ai confini del deserto dei Tartari

O.Andrich

Tra i paesaggi nel cuore della steppa

C.Lasen

In cerca di identità

PROGRAMMA E ITINERARIO

Giorno 27/08

Partenza da Feltre, Belluno ore 3.00, Cadola 3.15 arrivo Bologna aeroporto ore 5.45. Ore 7.30 volo Czeck Airlines per Odessa  via Praga con arrivo a Odessa verso le ore 14.30 ora locale. Trasferimento all’Hotel Chernoye More New ***. Ore 17.00 breve visita alla città. Ore 20.00 cena in ristorante con intrattenimento folkloristico.

Odessa (Wikipedia)

Giorno 28/08

Visita ad una azienda vitivinicola. Proseguimento per Simferopoli .Cena e pernotta all’ ”Ucraina hotel***.

Crimea (Wikipedia)

Giorno 29/08

Mattinata dedicata alla visita di una azienda di erbe officinali. Pomeriggio visita al centro di produzione vinicola di Massandra. Arrivo a Yalta con cena e pernotto presso l’hotel Bristol***.

Giorno 30/08

Giornata dedicata alla visita delle montagne denominate Petri Mountain con salita in funivia. Pomeriggio visita ai giardini di Voronstoff e del relativo palazzo. Cena e pernotto a Yalta nel medesimo Hotel.

Giorno 31/08

Visita alla baia e alla città di Sebastopoli, al famoso insediamento greco di Chersonesus. Pranzo. Pomeriggio dedicato alla scoperta della  base sotterranea di Balaklava; cena e pernotto a Simferopoli medesimo hotel del 29/08.

Giorno1/09

Partenza per Askania. Ore 11.00 inizio della visita alla riserva della biosfera denominata Askania. Escursione nell’ultima steppa d’Europa, alle aziende sperimentali che si occupano del recupero di razze di animali in via di estinzione pecore cavalli. Trasferimento per il pernotto a Kherson Hotel Fregat**.

 

Giorno 2/09

Giornata dedicata alla crociera sul fiume Dnieper, visita ad caratteristico villaggio sul fiume ”water village” arricchito da un mercatino dell’artigianato locale. Proseguimento per Odessa. Cena e pernotto ad Odessa medesimo hotel del primo giorno.

Giorno 3/09

Mattinata libera per visita ala città di Odessa. Ore12.00 transfer all’areoporto per il volo delle ore 15.15 per Bologna via Praga. Arrivo previsto a Bologna alle ore 23.55. Proseguimento per Belluno e Feltre.

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PARTECIPANTI

Andrich Orazio Arnoldo Giovanni Barattin Aldo Barattin Antonio
Bedin Patrizia Berto Paola Bortoluzzi Gelindo Bortot Gina
Brustolon Fiorangela Brustolon Italia Busatta Maurizio Carazzai Corinna
Campedel Dario Celli Pierenzo Chiesura Angelo Chimenti Chiara
Da Pozzo Michele Dalfreddo Ivano De Pra Ido Donazzolo Francesco
Fent Elena Fent Paolo Ghedina Ludovico Lasen Cesare
Lasen Lavinia Manfroi Giorgio Mazzone Mariarosa Menardi Adriana
Menegus Paola Pampanin Leone Pellegrini Giuseppe Soccal Marino
Solfa Massimo Vagnini Julia Viotto Orianna Zanola Gianluigi
Zallot Andreina Zanon Rino Zentile Maria

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Un “granaio” in cerca di futuro

G.Pellegrini

 L’annuale viaggio di studio dell’Associazione dei dottori agronomi e forestali della provincia ha avuto come meta la Crimea:  regione semiautonoma dalla patria Ucraina, che possiede una ricchezza naturalistica immensa, ma che sconta ancora oggi gravi problemi sociali dovuti principalmente alle numerose etnie che convivono in questa penisola che si affaccia sul Mar Nero.

            L’Ucraina era considerata il granaio d’Europa con le sue immense distese di coltivazioni a cereali che sfamavano l’intera Repubblica sovietica prima del crollo del ‘91, quando tutto il sistema di produzione agricolo basato sui  kholkoz (grandi cooperative statali) è collassato senza più la pianificazione centralizzata dello Stato.

Attualmente le proprietà sono rimaste in capo allo Stato e vengono concesse in affitto a società o produttori che generalmente facevano parte della vecchia dirigenza lasciando poco spazio alla costituzione di nuove imprese che potrebbero innovare la struttura tecnologica delle aziende ed essere competitive sui mercati internazionali.

Tuttavia alcuni segnali di uno spirito imprenditoriale ritrovato, un po’ all’occidentale, li abbiamo toccati con mano visitando la cooperativa di Massadra che si dedica alla produzione di vini di qualità e un’altra cooperativa che coltiva piante officinali.

In questi due casi non si è evitato il collasso dell’attività aziendale dopo il ‘91 soprattutto per la volontà di alcune persone che confidando sulla professionalità acquisita negli anni precedenti e credendo nella qualità e nel futuro dell’azienda hanno deciso di continuare l’attività produttiva.

Oggi sono due realtà che propongono non solo al mercato ucraino ma anche a quello dei Paesi limitrofi in particolare quello russo, una elevata qualità di vini ed una serie di prodotti salutistici quali gli estratti di erbe officinali che possono vantare una ricerca scientifica centenaria.

Molto del futuro di questo Paese dipende da quanto decide la politica attualmente in stallo per il continuo disaccordo fra quanti vogliono allearsi  con l’Occidente europeo e quanti vogliono mantenere il timone saldamente diretto verso la Russia.

Forse la soluzione potrebbe essere una via di mezzo che farebbe bene ad entrambe le fazioni. Certamente l’Ucraina non può rinunciare la mercato russo per i propri prodotti ma non può neppure rimanere nel limbo per quanto riguarda lo sviluppo della piccola e media impresa tuttora inesistente.

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Dentro l’Ucraina, ai confini del deserto dei Tartari

O.Andrich

 Cosa ci fanno dei bellunesi sullo scorcio dell’immensa pianura dell’Ucraina? Sono tra i pochi - per ora - connazionali che ci vanno. Forse, inconsciamente spinti dalla memoria di Dino Buzzati, cercano l’ultimo avamposto ai confini della civiltà sul “Deserto dei Tartari”, evocativo teatro di aggressioni da parte di micidiali e alieni avversari?

Più concretamente, tecnici e operatori del campo agricolo, forestale e ambientale della provincia si sono proposti di completare la propria visione biogeografica del continente europeo andando nel cuore della regione steppica, che è importante al pari di altre (alpina, continentale, atlantica, mediterranea, boreale, ecc). Inoltre, varcando il peduncolo dell’istmo di Perekop, che porta alla Crimea, ci si può fare l’idea dell’esclusivo, esotico, bioclima pontico nella straordinaria penisola che signoreggia il Mar Nero.

Diventa di prassi la storia mondiale: francesi, inglesi e anche piemontesi alla guerra di Crimea (la prima guerra anche mediatica, per l’ influenza della stampa), rivoluzione e controrivoluzione. Dopo quello del 1855 (imperituramente descritto da Tolstoj), un altro assedio di Sebastopoli nel 1942 vede titanici scontri tra armate e l’impiego di mostruose artiglierie, come il cannone “Dora” che ha un calibro di 800 mm (la canna lunga m 32,50, il proietto di 4500 kg) al quale nessuno spessore di cemento armato può resistere. A Yalta (1945), la spartizione del mondo; poi in crescendo, la dissoluzione dell’Unione sovietica la separazione dell’Ucraina dalla Russia (1991) fino ai giorni nostri e al futuro, tutt’altro che scontato…

In Ucraina vi sono le terre nere di leggendaria fertilità, il proverbiale granaio d’Europa. Si deve fare l’abitudine ad annotare numeri sempre giganteschi: di superfici, di prodotti, di distanze, di sistemi di supporto. Il legname non si produce che in misura limitata, ma arriva da nord tramite il grande fiume Dnepr. L’energia posa su sbarramenti e oltre 20.000 laghi artificiali. Per se stessa, l’Ucraina non aveva bisogno di Chernobyl…

Un numero sembra incredibile: quello che corrisponde al costo umano che ebbe in Ucraina la creazione dei kholkoz, allo sterminio per fame dei contadini nel 1932-33 che si opponevano alla collettivizzazione. Per volontà di Stalin tutto il grano venne sequestrato ai disobbedienti, determinando sei milioni di morti.

Ma la vita rinasce continuamente, l’ambiente sana le piaghe umane, le memorie positive assorbono quelle angoscianti.

Nelle enormi praterie dell’Ucraina meridionale, non si vedono molta gente e abitazioni né rilevante è la vegetazione arborea: anche gli alberi stanno copiosi e curati nelle città, assieme alla popolazione.

La Crimea ha una ricchezza straordinaria di flora, soprattutto sulle montagne di fronte al mare, dove subito i bellunesi si sono trovati nel loro elemento.

In un momento si è potuto rivivere quanto Caterina II scriveva, non senza ironia: «Ho visto le montagne Tauriche che con passi pesanti ci venivano incontro e con aria languida ci facevano l’inchino».

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Tra i paesaggi nel cuore della steppa

 C.Lasen

Tra spazi sconfinati di campi e pascoli siccitosi, spuntano villaggi lineari e ordinati secondo rigidi piani che, nelle città, risultano ormai superati da espansioni che ricordano il nostro meridione. Le casupole di tartari, invece, rammentano, più nel fine che nelle sembianze, i nostri usurpi. Filari di alberi, con pruni e albicocchi sempre in vista, e linee elettriche, delineano profili immutabili. Fortunatamente la montagna costiera della Crimea riserva ancora scorci straordinari che rendono il paesaggio pontico più vicino al nostro, mediterraneo-montano.

Sequenze di alberi ed arbusti, con generi e specie solo in parte noti, richiamano quel crocevia di migrazioni che trova puntuale riscontro nella complessa struttura delle diverse etnie della penisola.

Sorprende osservare un frassino, ben diverso dal nostro orniello, sui versanti più aridi, o il tasso, prostrato e ramificato dalla base, coprire spuntoni di roccia, ancor più esposti. Assai più regolare, invece, l’ecologia del pero selvatico, i cui copiosi frutti, più piccoli dei nostri, risultano acerbi e già gustosissimi.

Come non ricordare i recinti per gli animali semiselvatici o i giardini botanici estesi quanto un nostro parco nazionale?

Ovunque, le dimensioni e le scale di riferimento risultano, per noi prealpini e dolomitici, abituati ai mille campanili, del tutto inusitate.

Tra steppe ormai bruciate e monotone colture cerealicole (a riposo), o girasoli stentati eppur vitali, ripercorro l’immaginario di quanto studiato in fitogeografia: dai mitici suoli scuri “cernozièm”, a quelli ricchi di sale (“solonetz”).

Tra i monti, invece, il paesaggio muta radicalmente e si scorgono vallette con boschi ubertosi e già policromi, incombenti su costiere rocciose ed impervie in cui gli elementi pontici e mediterranei si sovrappongono.

Tra i pascoli steppici di un esteso altopiano carsico, spuntano gli ultimi fiori, specialmente sui detriti ghiaiosi più protetti o nelle depressioni più fresche. Non è difficile richiamare alla mente le probabilissime spettacolari fioriture primaverili con adonidi rosse e pulsatille lilacine, peonie, orchidee ed altre geofite.

Quale contrasto tra questi pur vegetati versanti e le bassure del Dniepr. Raggiunte le sue sponde, si superano sterminati canneti (ideale habitat per molti uccelli) e boschi ripariali strutturalmente analoghi ai nostri in cui lanche rami secondari creano spettacolari successioni ecologiche.

Dalle acque del fiume, lentamente fluenti, emergono, come su verdi vassoi, bianche ninfee e gialli nannufari, o colonie di minuscole lenticchie d’acqua, morso di rana ed altre curiose idrofite galleggianti. Una ben distinta e prevedibile fascia di robuste elofite (cannuccia, Arundo, mazzasorda) orla i salici-populeti che si protendono verso le acque libere, scosse dal moto ondoso generato dai natanti.

Localmente, boschetti di ontano nero richiamano acque lentiche, ancora più tranquille. Illusorio sperare di poter disporre di una barchetta a remi per potersi insinuare tra gli angoli più remoti, da sempre riservati ai numerosi pescatori, con le loro armoniche abitazioni, ormai parte consistente del complesso e articolato ecosistema deltizio.

In terraferma, si ritorna ad una realtà assai meno bucolica ed attraente, con i segni, certo non immacolati, di una civiltà industriale di classica impronta sovietica.

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In cerca di identità

 Due fronti contrapposti (uno filoccidentale, uno filorusso),  un sistema giuridico fragile, una struttura economica arretrata, una classe di “oligarchi” che condiziona la politica, un diffuso rischio instabilità confermato dalle elezioni di domenica 30 settembre: questo oggi lo specchio dell’Ucraina, ex bastione sovietico, nodo strategico per il transito dei gasdotti russi, il Paese d’origine di molte “nostre” badanti, chiamato (in condominio con la Polonia) ad organizzare gli Europei di calcio 2012, il Paese della “rivoluzione arancione”, peraltro ancora in cerca di identità.

Per comprendere l’Ucraina, non è secondario cercare di afferrare l’intensità del sentimento religioso. È constatabile, di fronte a icone e immagini o entrando in un luogo di culto, che vi è un grande risveglio, originato in un quadro di tensioni sociali e con tanti eventi drammatici alle spalle. Attorno alle chiesa ortodosse e  greco-cattoliche ucraine, si registra un ritorno del sacro.

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