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 per entrare nel sito gestito da TdG americani
 in cui si riporta lo studio completo in lingua inglese
della prof. C. E. King


Commenti alla traduzione italiana dello studio della King. 
(Pagina inserita il 10 dicembre 2001)

I gestori di un sito italiano, interamente dedicato alla questione “TdG e nazismo”, nel novembre 2001 hanno linkato nel succitato sito americano alcune loro pagine che conterrebbero la traduzione completa e corretta dello studio della professoressa King [«Per questo motivo abbiamo fatto uno studio sul suo materiale, e abbiamo tradotto interamente i due capitoli e gli allegati che lei gentilmente ha permesso di pubblicare in internet nel sito http://www.jehova.to. Ora che le traduzioni in italiano sono pronte, le chiediamo se ci concede l'autorizzazione a pubblicare tradotti *INTERAMENTE* i capitoli 6 e 7 e le appendici del suo libro dedicato ai testimoni di Geova nel nostro sito» (il corsivo è mio, nota 1)]. 
Al momento in cui ho iniziato la costruzione di questa pagina, tale traduzione “completa” era ancora ampiamente lacunosa: ne mancava infatti una lunghissima parte, dal punto in cui si legge ”...An open letter of February 1937 reported in detail on the fate of members of this group in Germany. ..” fino a  “..well as the awareness of belonging to a world-wide believing community”. La “Redazione” del sito italiano precisa, in una nota a fondo pagina, che «... la traduzione è in corso. Il testo presentato non è ancora quello definitivo, in quanto il materiale è stato pubblicato per accontentare le pressanti richieste dei visitatori . . .». La mancanza di tempo non giustifica le succitate dichiarazioni contraddittorie. 

Non solo vi erano queste omissioni ma la stessa traduzione del testo pubblicato era molto imprecisa (nota 2); ne riporto alcuni esempi:

«Having attempted to assure the authorities, by the Declaration of Facts, of their good citizenship, having interpreted and explained their teachings in a way which, given the preoccupations of the regime, was designed to allay fears and offer a hint of compromise, the Witnesses seemed to have expected little further harassment. Had the Declaration not condemned, with the Nazis, the League of Nations, had it not described National Socialism as standing Out against the injustices Germans had suffered since 1919 and had it not ended with a personal appeal to the Führer?» (cap.6, p.142).

Anche chi non conosce bene l'inglese, seguendo solo la logica ed il contesto, comprende che non si può tradurre come hanno fatto questi TdG italiani:

«Cercando di rassicurare le autorità sul fatto di essere dei buoni cittadini attraverso la Dichiarazione dei Fatti, interpretando e spiegando i loro insegnamenti, date le preoccupazioni del regime, nel modo che fu stabilito di dissipare i timori ed offrire un accenno di compromesso, i Testimoni sembravano aspettarsi un ulteriore aumento delle molestie. Non aveva la Dichiarazione condannato, con i Nazisti, la lega delle Nazioni, non aveva descritto il Nazional Socialismo come oppositore delle ingiustizie che i Tedeschi avevano sofferto sin dal 1919 e non era terminata con un appello personale al Führer?» (il grassetto è mio, nota 5).

La traduzione risulta illogica, anche tenendo conto di quanto la King scrive subito dopo: 

«Tali speranze [di subire un aumento delle molestie] erano mal riposte. Sebbene il gruppo vedesse una limitata opposizione ufficiale nei primi mesi del '33, ciò fu dovuto ai tempi burocratici per elaborare e realizzare il bando piuttosto che alcun ammorbidimento della politica Nazista nei suoi confronti».

I TdG si attendevano “un aumento delle molestie”, - come viene detto in questa traduzione  - perché nella Dichiarazione avevano cercato di rassicurare le autorità sulla loro lealtà di cittadini allo Stato? e perché avevano condannato la Lega delle Nazioni? e queste loro speranze “erano mal riposte”? Ma se la King dice che vennero perseguitati, nonostante il loro “accenno di compromesso”! Anche la traduzione letterale “...non aveva la Dichiarazione condannato, con i Nazisti, la lega delle Nazioni” può creare qualche difficoltà di comprensione. Si potrebbe infatti pensare, da questo modo di esprimersi, che i TdG avessero condannato, oltre alla Lega, anche i Nazisti, ma questo non è assolutamente quello che avvenne, almeno in quel caso. 

È chiaro che l'autore di questa traduzione manifesta una conoscenza sommaria dell'inglese per alcune ragioni:

a) nel testo della King (pag. 142), il gerundio (cercando, spiegando ecc) è reso con un gerundio composto (avendo cercato ...);
b) “ai Testimoni parve di doversi aspettare poca altra vessazione” (o molestia, intesa nel senso di essere bersaglio di fastidi), questa è la traduzione letterale della proposizione che viene travisata totalmente: l'enfasi è sul “little” (poco), anche in considerazione del contesto dove - forse maliziosamente - i “traduttori”  fanno credere che la Dichiarazione condannasse la Lega e i nazisti, invece il testo dice che la Dichiarazione e i nazisti condannavano insieme la Lega, il che pone TdG e nazisti dalla stessa parte della barricata contro Lega e alleati!

Viene  tradotto male anche il seguente passo (nota 3):

«The Witnesses had no opportunity to compromise, even if they had been willing to do so; their letters of self-explanation to the government in 1933 had been ignored».
Nel sito geovista si “traduce” così: «I Testimoni non avevano la possibilità di fare compromesso, anche se si fossero mostrati intenzionati a farlo; la loro lettera di auto-chiarimento al governo nel 1933 fu ignorata» (grassetto mio).

La citazione è di pag. 171 e la traduzione letterale della proposizione incriminata (even if they had been willing to do so) dovrebbe essere: “anche se essi erano stati propensi a farlo”. Non si tratta quindi di una proposizione ipotetica ma dichiarativa: in inglese manca il congiuntivo inserito da questi TdG, la cui versione rende incomprensibile il successivo riferimento al 1933: se non ci fosse stata l'intenzione del compromesso, perché fare riferimento implicito alla Dichiarazione? 

Questi passi vengono resi invece correttamente nello studio di Sergio Pollina: 

«Avendo tentato di rassicurare le autorità con la Dichiarazione dei Fatti, della loro lealtà di cittadini, avendo interpretato e spiegato i loro insegnamenti in un modo che, date le preoccupazioni del regime, aveva lo scopo di fugare ogni timore ed offrire una sorta di compromesso, i Testimoni si attendevano problemi di poco rilievo. Non aveva la “dichiarazione” condannato assieme ai nazisti anche la Lega delle Nazioni? Non aveva descritto il Nazionalsocialismo come un baluardo levatosi a difesa delle ingiustizie sofferte dai tedeschi sin dal 1919, e non si era essa conclusa con un appello personale al Führer?»... «Ai Testimoni non fu concessa nessuna opportunità di fare compromesso sebbene essi fossero disponibilissimi a farlo; le lettere di giustificazione che nel 1933 scrissero al governo rimasero inascoltate».

Qui il senso viene reso in maniera chiara e comprensibile, anche se in una forma alquanto libera (e migliore, in italiano); a voler essere pignoli c'è un superlativo di troppo (disponibilissimi anziché disponibili). È rimarchevole anche che la “Redazione” del sito geovista abbia “dimenticato” di tradurre “lettere” (plurale, letters), com'è nel testo. Comunque, una citazione di  pag. 165 [nella parte omessa dai TdG perché 'non ancora tradotta' (nota 4)] rende giustizia all'idea della King, la quale poche pagine prima della predetta citazione, scrive: «The sect, as has been seen, was prepared for compromises in 1933 and did not appear to anticipate what was to follow» (“La setta, come si è visto, si era preparata ai compromessi nel 1933 e non sembrava aspettarsi ciò che sarebbe accaduto”). Anche in altri punti del suo lavoro la King scrive che i TdG erano disponibili a qualche forma di compromesso, usando perfino la stessa formulazione della frase:

«Il documento è un capolavoro nel suo genere e degno delle altre quattro sette sette. Esso spiega, blandisce e offre uno spunto di compromesso». «Sotto molti aspetti furono i nazisti a condurre la setta in una posizione estrema, poiché i membri della setta si erano mostrati intenzionati ad offrire qualche iniziale compromesso». (In inglese si legge: In many ways the Nazis drove the sect into an extreme position, for the sectarians had been willing to offer some initial compromises”).

Interessante quindi notare che la King usa varie volte la parola “compromesso”, per riferirsi ai fatti del 1933. A proposito della Dichiarazione dei Fatti la studiosa usa anche l'espressione “conciliazione”:

«Alcuni membri pure si organizzarono per assistere all'assemblea di Basilea nell'ottobre del '34 e presero parte nel formulare una nuova risoluzione nella quale la risposta ufficiale a Hitler può già essere vista come più dura (e perentoria): qualsiasi forma di conciliazione [ingl. appeasement, che significa pacificazione, appagamento, acquietamento] era decaduta» (p. 154, grassetto e parentesi quadra miei). 

Anche questa studiosa quindi riconosce che i vertici geovisti cercarono inizialmente di trovare un accordo (o “conciliazione”, o “compromesso”) con il nazismo tramite quella famigerata Dichiarazione che deluse molti presenti al congresso di Berlino, come si legge nell'Annuario del 1975, p.111.

Cercando di far dire agli “oppositori” quello che non hanno mai detto, gli autori del sito geovista hanno scritto alla King, chiedendole il permesso di riportare “interamente” nel loro spazio web il suo studio. Ecco come si sono rivolti alla studiosa: 

«Abbiamo avuto occasione di leggere in inglese il libro, “THE NAZI STATE AND THE NEW RELIGIONS: FIVE CASE STUDIES IN NON-CONFORMITY”, frutto dei suoi studi e abbiamo riscontrato come alcuni sedicenti ricercatori antisette hanno pubblicato, sia in alcuni libri, sia in Internet, alcuni stralci del suo libro estrapolandoli dal contesto, in modo da fare giungere il lettore alla conclusione che i testimoni di Geova fossero pronti al compromesso col regime nazista».

Nella sua risposta alla “Redazione” la King dice correttamente che le sue «ricerche mostrano  che i testimoni di Geova rifiutarono assolutamente di fare compromesso e apprezzerei moltissimo che questo venisse chiaramente sottolineato!».

In realtà  nessuno ha mai detto che “i testimoni di Geova [in generale] fossero pronti al compromesso”: furono i vertici del gruppo che cercarono un accordo con il regime - e questo non viene negato dalla King - tramite la Dichiarazione dei Fatti presentata al congresso di Berlino. Per riuscire nel loro intento i dirigenti geovisti organizzarono il congresso in un locale addobbato con le bandiere naziste, fecero cantare un cantico con la stessa melodia dell'inno nazionale, definirono gli Ebrei “affaristi”, oppressori e sfruttatori dei popoli, condannarono le nazioni democratiche e lodarono il Nazismo che si proponeva di liberare i popoli da tali “oppressori”. La King non nega questi fatti, e non potrebbe mai farlo in quanto lei stessa ha sottolineato più volte che ciò che avvenne nel 1933 fu proprio un tentativo non riuscito di “compromesso-accordo-conciliazione” con il nazismo.

Concludo con alcune citazioni che riassumono in poche parole la questione:

«La dottoressa King, pertanto, non presenta il conflitto tra i due sistemi come un problema di fedeltà al vangelo, che caratterizzò moltissimi cattolici e protestanti di varie confessioni, ma come un problema di scontro tra due opposti fanatismi. Ma, prima di arrivare allo scontro, ci fu da parte del sistema americano un tentativo di conciliazione, un tentativo - che possiamo definire senza timore - di compromesso con il nazismo» (citazione dallo studio di Pollina).

«Sebbene i Testimoni fossero tra le prime vittime del Nazismo, inizialmente il loro atteggiamento nei confronti del regime nazista fu ambivalente... Il giorno dopo che la Prussia mise fuori legge la setta (24 giugno 1933), i testimoni di Geova, nel corso di una loro assemblea, dichiararono che in fondo non avevano nessun contrasto con il governo nazional socialista, del quale in linea di principio condividevano l'atteggiamento ostile verso il bolscevismo e la chiesa, ed il suo antisemitismo» - Falk Pingel, in Encyclopedia of the Holocaust, Volume 2°. Mac Millan, New Tork, 1990, p.742.

«Nella prima fase dell'ascesa del regime hitleriano i rappresentanti ufficiali della setta fecero una professione di parziale adesione al nazionalsocialismo, sottolineando la loro apoliticità e, quindi, il loro non voler in nessun modo creare difficoltà al neonato regime. Questo "compromesso" ... non è privo di toni anti-ebraici ed ostili al "complotto" anglo-americano, che indubbiamente tendevano a presentare al Führer la posizione dei Testimoni sotto una luce politicamente accettabile. Ma il compromesso non ebbe ... alcun effetto positivo: la discriminazione e la persecuzione marciarono con inesorabile efficienza» - Prof. Gustavo Corni, docente di Storia all'Università di Trento (articolo).


Note inserite il 21 dicembre 2001:

Nota 1: Questa citazione è tratta dalla lettera come compariva nel sito geovista fino al 20 dicembre. Ora il testo in italiano della lettera inviata alla King è cambiato; non si legge più «... abbiamo tradotto interamente i due capitoli...», ma solo «abbiamo tradotto i due capitoli...». Dov'è finito l'“interamente”? Evidentemente la “Redazione” si è resa conto della contraddittorietà dalle sue dichiarazioni ed ha cambiato il contenuto della lettera pubblicata nel sito. La “Redazione” si è però dimenticata di modificare anche il testo inglese della lettera alla King che riporta ancora la parola “interamente” (... we have thoroughly translated into Italian... ). 

Nota 2: La frase è stata corretta in questa data (si veda anche la nota 5).

Nota 3: Questo grave errore di traduzione, che stravolge completamente il senso della frase, non è stato ancora corretto.

Nota 4: Sono state aggiunte oggi - alla “traduzione completa” - le pagine che mancavano nel capitolo 6.

Aggiunte alle note inserite il 24 dicembre:

Aggiunte alla Nota 1: il 23 dicembre la lettera alla King è ritornata nella sua forma originale; ora nel sito si legge di nuovo «... abbiamo tradotto interamente i due capitoli...». Una nota in calce aggiunge questa precisazione: 

«Alcuni attenti lettori del sito hanno notato che nella  lettera alla Professoressa Christine King, si è asserito erroneamente che tutto il materiale fosse già pronto per la pubblicazione. Chi ha scritto la lettera per la redazione al momento dell'invio era convinto che fosse così. In realtà causa contrattempi, sviste da parte dei nostri traduttori [sempre molto disponibili] siamo riusciti (al 20 Dicembre 2001) a pubblicare interamente solo i capitoli 6 e 7 senza le note e le appendici. Ci stiamo dando da fare per fornire interamente ai nostri lettori il materiale promesso. Ci scusiamo per l'inconveniente». 

Se nessun “attento lettore” se ne fosse accorto, la manomissione della lettera  alla King sarebbe passata del tutto inosservata. Non si poteva aggiungere prima questa nota senza cercare di cambiare disonestamente il contenuto della lettera?  Gli “attenti lettori” avevano anche notato come non vi fosse alcun dubbio da parte della “Redazione” sul fatto che la traduzione del lavoro della King fosse stata completata.

Aggiunte alla Nota 3: Il 23 dicembre è stata corretta una parte di questa frase. Ora si parla di lettere (their letters), come è scritto nel testo originale (“le loro lettere di auto-chiarimento al governo nel 1933 furono ignorate”). Rimane sempre da correggere  la frase “even if they had been willing to do so” (“anche se essi erano stati propensi a farlo”).

Nota aggiunta il 27 dicembre:

Nota 5 La traduzione pubblicata in questa pagina è quella che si trovava nel sito geovista prima del 10 dicembre. Dopo quella data sono stati effettuati numerosi cambiamenti e correzioni. È stata corretta la prima parte di questo passo, mentre la frase conclusiva viene ora così “tradotta”: «Non aveva la Dichiarazione condannato, con i nazisti, la lega delle Nazioni, non aveva descritto il Nazionalsocialismo nell’opporsi alle ingiustizie che i tedeschi avevano sofferto sin dal 1919 e non era terminata con un appello personale al Führer?» (grassetto mio). La frase non ha alcun senso in italiano; era sicuramente migliore la traduzione precedente. 

Nota inserita il 6 gennaio 2002:

Nella pagina delle novità del sito geovista, fino al 4 gennaio si leggeva quanto segue (il grassetto è mio):

  • Rilasciato il testo completo del Capitolo 6: ”Il trionfo della volontà: I testimoni di Geova” ...

  • Rilasciato il testo definitivo del Capitolo 7: ”Alcune Conclusioni” del libro ”LO STATO NAZISTA E LE NUOVE RELIGIONI....

Oggi, nella succitata pagina, si legge:

  • Rilasciato il testo completo non definitivo del Capitolo 6 ...

  • Rilasciato il testo del Capitolo 7: ”Alcune Conclusioni”...

Ora il testo completo del capitolo 6 non è ancora definitivo; il testo del capitolo 7 invece non è più definitivo. Queste modifiche lasciano sperare che presto gli errori di traduzione, ripetutamente segnalati, verranno corretti.

15 Gennaio 2002

Nella pagina delle novità oggi si legge:

  • Rilasciato [sic] una nuova versione del testo completo del Capitolo 6: ”Il trionfo della volontà: I testimoni di Geova” del libro...

Com'è questa nuova versione? Non molto migliore della precedente:

Avendo cercato di assicurare alle autorità che erano buoni cittadini attraverso la Dichiarazione dei Fatti, interpretando e spiegando i loro insegnamenti, date le preoccupazioni del regime, in modo da dissipare i timori ed offrire un allusione di compromesso, i Testimoni sembravano aspettarsi pochi ulteriori fastidi. Non aveva la Dichiarazione condannato, con i nazisti*, la lega delle Nazioni? Non aveva descritto il nazionalismo come oppositore alle ingiustizie che i tedeschi avevano sofferto sin dal 1919 e non era terminata con un appello personale al Führer?

[Nota della  traduzione in italiano: Anche se per motivi diversi, sia i testimoni di Geova che i Nazisti condannarono la lega delle nazioni. Questo è il senso che ha la frase originale in inglese.]

L'italiano rimane sempre incerto. La “Redazione” ha ora aggiunto una nota in cui chiarisce il senso della sua traduzione; ma non era più semplice cercare di rendere la frase in un italiano più comprensibile, anziché attenersi alla lettera dell'originale inglese? Questo è quello che fanno comunemente i traduttori esperti quando il significato di una frase, resa letteralmente, può risultare ambiguo. Che fine ha fatto poi il “Nazional Socialismo” (ingl.  National Socialism), diventato ora un assai meno inquietante nazionalismo, in questa ennesima revisione della “Redazione? 
E perché l'espressione standing Out - che nella traduzione precedente si era semplicemente omesso di tradurre - viene ora resa “oppositore” (in ingl. opposer, opponent)? 

16 gennaio

Nazionalismo è ridiventato nazionalsocialismo.


Alcuni commenti allo studio della King

Il lavoro della dottoressa King sui Testimoni di Geova offre un quadro sostanzialmente positivo del gruppo. Nonostante ciò, alcune sue dichiarazioni, come quelle che si leggono nello studio di Sergio Pollina, non sono mai state citate dalla Società Torre di Guardia; nessun TdG ha mai letto, per esempio, le parole con le quali la King definisce sinteticamente l'essenza del movimento e le ragioni per cui i TdG si opposero al nazismo:

«Si trattava di un conflitto fra due sistemi che l’esasperato totalitarismo che li caratterizzava rendeva molto simili fra di loro, e che non potevano certamente coesistere insieme in Germania. Entrambi erano nuovi, entrambi condividevano una veduta totalitaria del mondo ed erano fortemente autoritari... La vera ragione della frattura fra la setta e lo stato nazista non stava però nei consueti motivi, quali il loro proselitismo, il rifiuto del servizio militare, quello di votare o di salutare la bandiera, ma nello scontro fra due sistemi totalitari. Tutti e due i sistemi promettevano un Reich di mille anni ed è anche stato detto che molti dei rituali nazisti erano molto simili a quelli delle sette. In questa situazione difficile vennero a fronteggiarsi due sistemi non democratici, antiliberali e non disposti al compromesso... Il nazismo era totalitario nella sua struttura e tentava di offrire alla Germania, in sostituzione, una religione politica, rendendo inevitabile il conflitto con la Cristianità. Il fatto che la natura di questa “religione politica” fosse più chiusa verso l’approccio fondamentalista delle sette cristiane e che i suoi capi volessero ispirare nei seguaci un fanatismo come quello mostrato dai Testimoni di Geova, rendeva il conflitto con le sette più urgente e aspro. È significativo che la più autoritaria e totalitaria delle sette era quella che venne al conflitto più serio con lo stato» (pp.176,187, il grassetto è mio). 

Questa autorevole studiosa definisce i TdG una setta totalitaria, non democratica e antiliberale. Non sorprende che queste sue parole non siano mai state citate dalla Watch Tower, dato che si discostano notevolmente dall'immagine assolutamente candida e positiva che la Società vuole dare di se stessa.

Vale anche la pena di osservare che la King commette alcuni errori nel suo studio, peraltro piuttosto corretto. Ad esempio, a pagina 149 del suo lavoro si legge: 

«Poiché i membri di tutti gli  altri quattro gruppi erano saldi nella loro lealtà allo stato tedesco, e  poiché questo era stato dimostrato dal loro arruolamento nella prima  guerra mondiale ...». 

Qui la King afferma che durante la prima guerra  mondiale solo i TdG rifiutarono di partecipare alla guerra, ma questo non è vero. A quel tempo, infatti, la Watch Tower insegnava che non c'era nulla di sbagliato nel fare il servizio militare: 

«Non vi è nessun comando nelle Scritture contro il servizio militare... sarebbe del tutto appropriato colpire ma non uccidere». (WT 1/8/1898, p.231). «Non vi è nulla che debba creare nella nostra coscienza conflitto nei confronti del nostro arruolamento nell'esercito. Ovunque andiamo abbiamo il Signore con noi ... e  ... possiamo trovare delle opportunità di servire Lui e la Sua causa» (WT 15/4/1903 p.120).

Alcuni “Studenti Biblici” (Bibelforscher ), cosi si chiamavano i TdG prima del 1931, fecero quindi il soldato durante la prima guerra mondiale, contrariamente a quanto sostiene la King.

Un altro punto poco chiaro si trova nella seguente questa frase:  

«Circa 10.000 furono imprigionati e insieme ricevettero condanne per un totale di 20.000 anni. Un Testimone tedesco su due fu imprigionato, uno su quattro perse la vita» (p.169). 

I Testimoni in Germania in quel tempo erano circa 20.000. Un Testimone su due sarebbe stato imprigionato, cioè 10.000. Le statistiche della Società, disponibili anche nel 1984, anno dello studio della King, riportano cifre minori:  

«Quanti Testimoni furono imprigionati in Germania? In seguito i testimoni di Geova tedeschi riferirono che 6.262 di loro erano stati arrestati e di questi 2.047 rinchiusi in campi di concentramento» - Proclamatori, p.194. «... In tutto 2.000 fratelli e sorelle erano stati messi nei campi di concentramento, dove avevano passato 8.078 anni e sei mesi, una media di quattro anni. In tutto 635 erano morti in prigione, 253 erano stati condannati a morte e 203 erano stati effettivamente giustiziati» (Annuario del 1975, p.213).

Secondo un altro studioso, Detlef Garbe (Zwischen Wiederstand und Wartyrium: Die Zeugen Jehovas im “Dritten Reich”, Monaco, 1993, pp.479-488), il numero dei Testimoni di Geova morti per mano dei nazisti ammonterebbe a circa 1.100-1.200 unità. Le cifre più attendibili dovrebbero comunque essere quelle diffuse ufficialmente dalla Società nel libro Proclamatori, i cui dati sono in armonia con quelli dell'Annuario del 1975.

Una grave inesattezza si trova a  pagina 189: 

«Solo i  Testimoni non erano organizzati su una base esplicitamente gerarchica e così solo essi erano capaci di essere elusivi e di agire clandestinamente. Tutte le altre [sette] avevano responsabili che potevano essere chiamati per interrogatori e quando i nazisti espressero la loro approvazione al Führerprinzip in modo evidente nelle Chiese Nuova Apostolica e Avventista fu per ragioni più pratiche che ideologiche. I Testimoni si consideravano tutti, sia uomini che donne, come ministri, con il dovere di predicare. La mancanza di una gerarchia formale visibile rendeva così difficile ai nazisti osservare e indagare gli attivisti». 

Sappiamo da molti documenti che i nazisti conoscevano molto bene la struttura organizzativa dei Testimoni e per questo riuscirono ad arrestare i responsabili dell'organizzazione tedesca, costringendoli a denunciare gli altri funzionari. Numerosi documenti, dei quali anche la King dovrebbe essere a conoscenza, indicano che Balzereit, Dollinger, Franke, Winkler, Frost, Riffel, per citarne i nomi più illustri, furono identificati come responsabili e costretti a denunciare l'intera struttura organizzativa, facendo i nomi di altri dirigenti (qui alcuni esempi).  La King quindi si sbaglia e si contraddice: prima definisce i TdG una setta totalitaria e poi afferma che erano privi di gerarchia e direttiva; se ognuno agiva in maniera indipendente, senza direttive da parte di qualche “gerarchia visibile”, come poteva esistere una struttura totalitaria? 

La King non fa poi alcuna menzione del compromesso dei TdG svizzeri, i quali dichiararono di non avere nessuna obiezione contro il servizio militare (link).
Un altro particolare significativo, a cui la King non accenna in tutto il suo dettagliato studio, è che i TdG tedeschi vennero perseguitati anche per il fatto che era loro proibito iscriversi ad un sindacato lavorativo: perché questo silenzio? forse perché oggi è permesso ai TdG fare parte delle varie associazioni sindacali, dopo che la Watch Tower ha modificato il suo 'intendimento' in tal senso?

Al di la di alcuni errori od omissioni, le osservazioni della King rimangono  tuttavia molto interessanti. Per esempio, riferendosi  del fatto che la letteratura della WTS dava l'impressione di essere di natura politica più che religiosa, la King scrive che

«...Prima del 1929 la maggioranza fu assolta dalle accuse che includevano la distribuzione illegale di letteratura, ma dopo quella data molti furono condannati ed il gruppo sentì il bisogno di pubblicare dichiarazioni che sottolineassero che le sue attività erano religiose e non politiche». (p.148).

Che bisogno c'era di pubblicare tali dichiarazioni se a tutti fosse stato chiaro ed evidente (così come doveva essere) che le loro pubblicazioni erano solo ed esclusivamente religiose?

«Molto più di ogni altro gruppo preso qui in considerazione, i Testimoni furono visti come strettamente collegati ai Sionisti e ad organizzazioni sovversive, trovando menzione perfino nei più noti libri antisemiti, “I Protocolli degli Anziani di Sion”, pubblicato nel 1923. Fra gli scrittori antisemiti, Dietrich Eckhart e J. Van Leers sollevarono la questione identificando i Testimoni come il “verme Ebreo” e “Marxisti”» (p.149).

Anche questa dichiarazione indica che effettivamente la Società dava a tutti l'impressione di essere chiaramente filosemita e politicamente coinvolta.

«....Questa assumeva un crescente tono di critica verso il regime, non solo per il trattamento che riservava al movimento stesso, ma nella sua identificazione del Führer come la biblica “bestia selvaggia”. Giornali dei Testimoni, distribuiti sia in Germania che all'estero, condannavano la persecuzione dei Testimoni, la corruzione della gioventù e il danno che veniva fatto alla nazione tedesca dal regime malvagio...» (p.159).

Ci si potrebbe chiedere che fine aveva fatto il linguaggio conciliante e strategico della Dichiarazione dei fatti. Ora che il tentativo di “compromesso” con Hitler era fallito, non c'era più bisogno di usare cautela e discernimento nel riferirsi al regime ed ai suoi folli dirigenti? Perché Rutherford non continuò ad usare lo stesso tono cauto e conciliante? Perché si pubblicarono libri e riviste in cui il “giudice” insultava pesantemente Hitler ed il suo governo, contribuendo in tal modo ad accrescere la persecuzione dei poveri TdG tedeschi? 
Ecco per esempio quello che Rutherford, al sicuro nella sua lussuosa villa di S.Diego in California, scriveva sul dittatore nazista: 

«La causa dell’insanità di Hitler La spiegazione scientifica, veritiera, della condotta insana di Hitler sta nel fatto che egli è posseduto dai demoni, pari a quei sette che il signore scacciò da Maria Maddalena e da altri. È stato detto che, proprio come nel caso di Saul, i suoi nervi sono ammalati e ciò gli causa grande sofferenza e insonnia. Egli a volte siede per ore intere senza far altro che ascoltare la musica di Wagner e di Beethoven rifiutando di parlare con nessuno nemmeno di affari internazionali di grandissima importanza. Senza dubbio egli è indemoniato ed è sulla strada della follia, e questo è ciò che si merita. Incidentalmente, l’intero popolo tedesco, impegnato nel suo ‘heil Hitler’ sta in realtà prestando la sua lode ed il suo omaggio al Diavolo, acclamando lui come il loro dio e liberatore» (L'Età d'Oro, 10/3/1936, p.361).

«Senza alcuna difficoltà Rutherford passò così da un estremo all’altro. Dopo aver definito nella famosa “Dichiarazione” gli ideali del governo e del popolo tedesco i suoi stessi ideali, ed avere lodato la Germania nazista per la sua relazione “pura e santa” con Dio, adesso definisce Hitler indemoniato e tutto il popolo tedesco un popolo di adoratori del demonio. Non c’è da meravigliarsi che i poveri Bibelforscher fossero trattati così male! La realtà è che tutte le accusa di insania che con tanta disinvoltura Rutherford rivolgeva a Hitler avrebbero dovuto essere rivolte proprio al “Giudice”» (citazione dallo studio di Pollina).