La
strumentalizzazione di una tragedia...
Un giornalista parla di
un tragico fatto di cronaca
con evidenti intenti propagandistici
Fra le cose che accrescono la gioia di vivere c'è la bellezza. E vi sono varie
specie di bellezza. C'è quella che stimola i sensi e quella che stimola
l'intelletto. C'è poi la bellezza morale che influisce sulla parte migliore di
noi, la nostra coscienza e i nostri ideali.
|
Il commento di Sergio Pollina 25 ottobre 2002 Era
inevitabile che Steno Sari, infaticabile cronista ed autore delle veline
dell’Ente Morale dei testimoni di Geova, non si lasciasse sfuggire la ghiotta
occasione di un tremendo fatto di cronaca nera al fine ormai consueto di
pubblicizzare l’organizzazione della quale egli fa parte. Ha
intitolato la sua ultima fatica, pubblicata sull’edizione di Libero del
13 ottobre scorso, dedicandola alla “bellezza”. La bellezza dell’adolescente assassinata, la bellezza dei suoi
genitori, la bellezza della comunità dei Testimoni. Tanta
bellezza, purtroppo, mancava di pudore. Il pudore di non cedere alla tentazione
di strumentalizzare un crimine orrendo per i soliti fini propagandistici che
rappresentano probabilmente la vera, l’unica ragione sociale di questa
congrega che si definisce, a seconda delle circostanze: Associazione, Ente
Morale, Congregazione, Ordine Religioso, Società, Studenti Biblici, American
Corporation e così via. Sarei
tentato di chiedere a Sari di usare le sue capacità letterarie per scrivere un
saggio – o elevare un’ode – in ricordo di Santa Maria Goretti. Se la
memoria non mi tradisce, più o meno 100 anni fa, all’età di 12 anni (quasi
l’età della giovane, futura Testimone) una ragazzina cattolica subì la
stessa violenza e morì per non cedere ad essa. La madre, pure lei cattolica,
perdonò l’assassino della figlia, il quale, pentito, si diede, dopo avere
scontato la pena, alla vita monastica. Una storia edificante, non è vero? C’è
la bellezza di una dodicenne che preferisce morire per non perdere la virtù; la
bellezza di una bambina che in punto di morte perdona il suo carnefice; la
bellezza di una madre che perdona anch’essa l’assassino della figlia e,
infine, la bellezza di un criminale che si converte e prende i voti. Peccato che
si trattasse di persone non appartenenti alla congregazione dei Testimoni, e di
un episodio che non poteva collegarsi né con l’olocausto (di là da venire),
né con le purghe staliniane (dovevano trascorrere venti anni prima che Josif
diventasse dittatore). La piccola (e
futura) Testimone invece, porge il destro per un’accorata esaltazione del
movimento: il padre che immemore delle porte sbattute in faccia, tiene aperta la
sua ai genitori del giovane omicida e aggiunge «nessuno è mai stato mandato
via dalla mia casa e mai succederà» (ci chiediamo se lo stesso discorso
valga anche nel caso di un “apostata” che recasse a trovarlo: gli offrirebbe
the e pasticcini?) Sicché questo pover’uomo diventa un “genitore
speciale”, che ha “una figlia speciale che ha difeso la sua verginità a
costo della sua vita”. Ma perché è più speciale lui del signor Nardi, padre
di Erika, che, pur non essendo Testimone, ha mostrato una dignità ed un ritegno
ormai introvabili alla fiera del mercato mediatico? Ma no! Il padre Testimone
(pur se non si sottrae alle telecamere) è speciale giustappunto perché
Testimone, è ovvio! E che dire
della “bellezza” di una comunità cristiana “diversa” per la sua
rigorosità (ma ci si dimentica per puro caso dei 23.000 pedofili, e di svariati
assassini, grassatori, aspiranti mafiosi, cravattari che ne fanno parte), che è
“capace di dare identità e senso di aggregazione proclamando la prossima fine
della malvagità con la speranza del regno di Dio” (ma si trascura di
ricordare che la fine annunciata – come un disco rotto – lo è ormai da più
di 120 anni e ricorda curiosamente il motto delle antiche mescite “oggi non si
fa credito, domani si”). Questa congregazione ha dato “una lezione di stile
e dignità, stringendosi all’unisono intorno ai familiari, senza fanatismi e
isterie, senza strumentalizzazioni” (a queste ultime ci ha pensato Sari, meno
male). “Senza fanatismi e isterie”. Di quali fanatismi e isterie parla
questo signore? La cronaca ci ha, purtroppo, abituato quasi quotidianamente a
vedere fatti di sangue e in nessuna circostanza i parenti delle vittime
(rigorosamente non Testimoni) hanno mai dato in escandescenze o in atti
violenti, mostrando solo lagrime e dolore (come la famiglia dei Testimoni). A me
viene in mente, tanto per fare un esempio, la pacata dignità del signor
Giuliani, padre del povero Carlo, che assieme alla moglie ha mostrato a tutta
l’Italia come si può affrontare un dolore tremendo con calma forza d’animo,
senza per questo strombazzare la propria appartenenza ad un’organizzazione
(per inciso, il signor Giuliani è membro della CGIL, sarà questa sua
appartenenza a renderlo così nobile?). Ma forse Sari pensava agli antichi riti
delle prefiche, solo che è in ritardo di qualche secolo. È stata
stuprata perché testimone di Geova, asserisce Sari citando Alberoni. Anche
Sant’Agata? E Santa Lucia? Anche le migliaia di ragazze che ogni anno, forse
ogni giorno, subiscono la stessa sorte, devono quest’orrore alla loro
appartenenza religiosa? La loro moralità di non Testimoni è di valenza minore
e quindi non vale la pena di tesserne il panegirico? Infine, ciliegina sulla
torta, il coup de theatre finale: chiamare in causa pure l’olocausto e
i Gulag; (che ci azzecca con quest’omicidio?) il che mi ricorda molto da
vicino un recente libro di Finkelstein intitolato, per l’appunto, L’industria
dell’Olocausto. Perché, in fondo, è proprio questo che Sari e
tutti i suoi compagni d’opera fanno. Se ci si prende la briga (o la pena) di
leggere i suoi articoli (e le migliaia che riempiono le stucchevoli pagine della
rivista ufficiale dell’Associazione, intitolata Svegliatevi!) così
generosamente ospitati da Libero, non si faticherà a
comprendere come il loro unico fine sia quello di sottolineare la bontà
del prodotto. Sia che il fatto di cronaca si occupi di occultismo, di genocidio,
di spettacolo, di medicina, infine tutti i salmi finiscono in gloria: i
testimoni di Geova sono i migliori. Ci sono le guerre? Ah, se tutti fossero
Testimoni, non ce ne sarebbero più! E allora come si spiega che la Watchtower
Society detiene il 50% del pacchetto azionario della Rand Cam Engine Corp., una
società che fabbrica componenti di aerei da combattimento per la marina
americana? Ah, fossero tutti testimoni di Geova, non ci sarebbe la piaga della
pedofilia. Ma, come abbiamo detto, questo è uno dei principali problemi che li
affliggono. Si parla di sette sataniche, maghi, streghe, fattucchiere? Loro ne
sono immuni. D’altra parte è ovvio per un gruppo che vive nel medioevo da
sempre e che crede solo in una dozzina di vecchi santoni recintati in
un’enclave munita di tutti i conforti, che gestiscono un impero di miliardi di
dollari (esentasse), secondo i quali il sangue è letale (e un po’ satanico),
l’alluminio è un veleno, le vaccinazioni erano un infamia agli occhi di Dio,
i trapianti una forma di cannibalismo, l’uomo è stato creato 6000 anni fa e
non un minuto prima, i dinosauri si sono estinti solo qualche millennio prima, e
così via. Che bisogno c’è di credere ad altre fandonie? Quelle in cui i
testimoni di Geova sono obbligati a credere, pena la scomunica, bastano e
avanzano! Potremmo
continuare all’infinito, ma è necessario ritornare al tema del discorso. Viviamo in
un mondo per molti versi sgradevole; ma siamo noi che lo abbiamo voluto così.
È un mondo in cui ciò che conta è solo ciò che appare, ciò che si dice (che
poi sia vero è un optional), un mondo nel quale vi è un solo propellente: la
pubblicità, che viene usata demagogicamente, impietosamente e spesso
vigliaccamente per scopi sempre meno nobili. Ed è questa, da sempre, l’arma
principale dei vari Sari di tutto il mondo. È morta un’adolescente? Bene,
sfruttiamo l’occasione per mettere in vetrina l’organizzazione a cui essa
apparteneva ed esaltarne le (supposte) virtù. Infiocchettiamo le sue membra
straziate dei triti e ritriti luoghi comuni: la famiglia composta, la
congregazione unita, l’eroica resistenza al malvagio … a Hitler … a Stalin
… a Gengis Khan …. Forse già l’indomani dell’assassinio l’eroico
padre è stato incoraggiato dai suoi anziani a recarsi di casa in casa a
mostrare al mondo intero di che fibra sono fatti questi Testimoni! Che pena,
signor Sari, che miseria! Pur di vendere la merce non si esita a tirare in ballo
persino i propri figli, “Mio Dio, fa sì che mia figlia sia bella dentro come
Desirée”. Se invece che da uno del “branco” fosse stata stuprata da uno
dei tanti anziani della sua mondiale congrega che quotidianamente fanno tali
cose, avrebbe scritto anche questo? La compiango.
|
C'è un proverbio cinese che recita: "Quando il saggio indica la luna,
l'imbecille guarda il dito". E' quello che sta succedendo con l'omicidio di
Leno. La maggioranza è attratta dai particolari raccapriccianti della vicenda,
si sofferma sulle caratteristiche del branco degli assassini e si appassiona
seguendo le tavole rotonde, dove si spiegano i perché e i percome del Male. I
mass media fanno "audience" soddisfacendo la curiosità morbosa
della gente e qualcuno cerca con insinuazioni e mezze verità di pescare nel
torbido. Un copione sin troppo banale, con esperti che ci ripetono ciò che già
sappiamo: la crisi della società, della famiglia, degli adolescenti...
|
POST SCRIPTUM Successivamente
alla redazione di queste note, in data 20 ottobre, e cioè ad una settimana dal
primo articolo, è apparso sul giornale di Feltri un secondo intervento dello
stesso autore. Il suo tenore ed il suo contenuto mi costringono ad un ulteriore
commento, anche perché l’articolo in questione rappresenta, seppur ve ne
fosse stato bisogno, la conferma a quanto avevo scritto in precedenza. La
conferma, cioè, che l’unico, vero scopo della sua redazione era quello
pubblicitario. Alcune frasi sono rivelatrici: «Pochi commentatori parlano
della vittima … cercando di capire perché la giovane testimone di Geova ha
resistito agli stupratori». Traduzione: Noi (testimoni di Geova) volevamo
che si sapesse, urbi et orbi, quanto siamo speciali, quanto siamo diversi,
quanto siamo migliori della massa di giovani che ogni giorno subiscono le stesse
violenze, ma che non sono testimoni di Geova e, per questo, non meritano nessuna
particolare menzione, perché lo stupro se lo sono meritati. Come mai i
giornali, le televisioni, non hanno rimarcato quest’appartenenza religiosa
della giovane vittima? Perché nei dotti dibattiti il nome della premiata ditta
“Testimoni di Geova” non è stato menzionato, sottolineato, esaltato,
riverito, magnificato, e invece si è solo fatto riferimento ai particolari
raccapriccianti della vicenda? Che soddisfazione c’è a dare in pasto un fatto
del genere al mondo intero quando poi nessuno sottolinea che al centro
dell’orrendo crimine c’è, nientemeno che una testimone di Geova?”. «Dobbiamo
avere il coraggio di ammetterlo: la realtà è che oggi la verginità non viene
più considerata come una virtù e imbarazza anche solo pronunciarne la parola,
come fosse una condizione anomala, una patologia da curare». «Nessuno»,
continua Sari,« ha l’ardire di andare controcorrente, di sembrare
retrogrado e affermare che solo nell’ambito di un matrimonio onorevole, il
sesso ha un ruolo dignitoso e appagante? Chi ha il coraggio di avvertire che
“fornicare” tanto per farlo, non è che un modo per lenire ferite emotive o
sfuggire ai problemi, un puntello psicologico, una conseguenza della pressione
sociale, un’occasione per godere in anticipo delle intimità coniugali senza
obblighi o doveri?». La risposta a questa domanda retorica è scontata:
solo i testimoni di Geova hanno questo ardire, questo coraggio, questa
determinazione, ergo, le loro giovani sono di conseguenza le vittime della bramosia, della bestialità del branco. Comprendo che fra le letture preferite
di Sari vi siano La Torre di Guardia e Svegliatevi!, ma se, prima
di scrivere qualcosa che va sotto gli occhi anche di chi non è testimone di
Geova, facesse lo sforzo di approfondire l’argomento di cui si occupa,
potremmo suggerirgli di dare un’occhiata a qualche pubblicazione diversa: per
esempio qualche enciclica papale (gli suggerirei la Familiaris Consortio
del 1981; la Mulieris Dignitatem del 1988 e la Sacra Virginitas
del 1954). Comprenderebbe agevolmente come la sua presunzione di avocare
soltanto alla sua congrega l’apprezzamento per i valori della verginità,
della dignità del matrimonio e del rispetto per la famiglia sono da lungo tempo
oggetto di attenzione (seppure spesso non accolta dalle masse) da parte dei
pontefici della Chiesa Cattolica. Sì, è vero, essi appartengono a Babilonia la
Grande, e quindi tutto ciò che dicono non ha valore alcuno. Ma quando la stessa
rivista ufficiale dei Testimoni è costretta a riconoscere che fra gli svaghi
principali di molti preminenti rappresentanti del Geovismo vi è “lo scambio
delle mogli”, la pedofilia, e piacevolezze del genere, forse
qualcuno potrebbe cominciare a nutrire qualche dubbio
sull’identificazione di Babilonia la Grande, non è vero? Secondo Sari
la maggioranza degli italiani è costituita da imbecilli che non hanno capito
che in realtà la morte di questa fanciulla è stata un sacro servizio a Geova.
Lo volete capire o no, testoni di telespettatori e di lettori di giornali, che
le “tavole rotonde” vanno dedicate non all’omicidio di un’adolescente,
ma al martirio di una “dolce e pura” testimone di Geova? Che è della sua
congrega che si deve parlare, dei suoi meriti, del suo ruolo fondamentale nello
sviluppo civile e sociale del nostro paese che, pertinacemente si ostina ancora
a non volerle concedere l’agognato otto per mille? Ma come? Si aveva
l’occasione irripetibile di aprire una finestra a livello nazionale sul
Geovismo e a porta a porta, da Costanzo i “buonisti” e i “filantropi”
non colgono al volo l’opportunità di esaltare i meriti di questo piccolo
gruppo di unici, veri cristiani, invitando la massa di imbecilli ad aprire loro
le porte, ad acquistare le loro riviste, a frequentare le loro Sale del Regno, a
verificare come al loro interno prevalgano solo la bontà, la virtù, la
purezza. Si parla del Male e non si parla del Bene (cioè dei testimoni di
Geova). E allora che è morta a fare se non vi il ritorno propagandistico tanto
atteso? Bisogna farne ammazzare qualche altra? Smettiamola di fare parlare gli
“scienziati, le autorità sanitarie, gli psicologi, i giornalisti, gli attori
e gli sportivi”; facciamo parlare invece gli epigoni di via della Bufalotta,
per esempio il Signor Farneti (ma pare che si sia visto sempre meno da quelle
parti, di recente). Credo di aver finito, sempre che Sari non ci ripensi e grazie a Libero non ci propini un’altra puntata della sua telenovela basata sullo sfruttamento di un crimine oltraggioso per vendere qualche rivista in più.
|