La strumentalizzazione di una tragedia...
Un giornalista parla di un tragico fatto di cronaca 
con evidenti intenti
propagandistici



Libero
, domenica 13 ottobre 2002
ETICA E SOCIETA'

La bellezza di Desirée e la malvagità del branco
di Steno Sari

   Fra le cose che accrescono la gioia di vivere c'è la bellezza. E vi sono varie specie di bellezza. C'è quella che stimola i sensi e quella che stimola l'intelletto. C'è poi la bellezza morale che influisce sulla parte migliore di noi, la nostra coscienza e i nostri ideali.
   La bellezza di Desirée, dolce e generosa, a cui bastava poco per essere felice: una pizza con gli amici, un gelato alla domenica pomeriggio. E' stata adescata diabolicamente, amava i gattini e la sua ingenuità le è stata fatale. Un suo compagno ha detto che "in un mondo malvagio è stata recisa una rosa bianca che ritornerà in un mondo migliore".
   La bellezza dei genitori di Desirée, testimoni di Geova, affranti ma composti. Ricordano la figlia senza lanciare anatemi e difendono la sua memoria con forza d'animo, senza livore né odio verso chicchessia. Il padre che predicando la sua fede ha sicuramente preso tante porte in faccia, di rivolge ai genitori di Nicola e dice: "Se volete venire la porta è ancora aperta. Nessuno è mai stato mandato via da casa mia e mai succederà". Non è da tutti e mi sentirei onorato di conoscerli di persona. Sono genitori speciali e avevano una figlia speciale che ha difeso la sua verginità a costo della vita. Scrive Renato Farina che di fronte a questo dovremmo inchinarci perché Desirée "Non ha buttato via la vita facendosela rubare, è come se l'avesse resa intangibile e più viva di prima...facile da distruggere, inerme, eppure impagabile, in fondo vincitrice".
   La bellezza di una comunità cristiana "diversa" per la sua rigorosità, eppure capace di dare identità e senso di aggregazione proclamando la prossima fine della malvagità con la speranza del Regno di Dio. Una congregazione troppo spesso avversata dal pregiudizio della gente ed etichettata sprezzantemente come "setta". I Testimoni hanno dato una lezione di stile e dignità, stringendosi all'unisono intorno ai familiari, senza fanatismi e isterie, senza strumentalizzazioni.
   Dall'altra parte la malvagità del branco, formato da giovani "normali" che hanno fatto scempio del corpo di Desirée. Nonostante ciò alcuni fanno fatica a descriverli per quello che sono: assassini. Alberoni in Tv ha parlato dei "Malvagi che uccidono i buoni". Secondo la sua chiave di lettura: "Questa ragazza testimone di Geova, molto pulita, probabilmente a loro appariva altezzosa, bella. Passava e non andava a giocare con loro, non stava con loro. Era desiderata, invidiata e odiata. Proprio perché bella, perché non stava con loro, perché superiore a loro, con un tipo di moralità diversa. Questo produceva l'odio e se volete il desiderio che li ha portati a volerla umiliare, a volerla stuprare...".
   Tutta l'Italia ha seguito la vicenda con grande emozione, mista a un senso d'impotenza e d'angoscia. Inorridito da tanta brutalità mi sono commosso e ho pianto pensando a mia figlia più o meno della stessa età. Fa il ginnasio, ama la vita e la compagnia dei giovani. ha la stessa spensieratezza di Desirée. Mio Dio, fa che mia figlia sia bella dentro come Desirée...
   Di fronte alla deriva nichilista dei nostri tempi, inchiniamoci con rispetto di fronte a questa ragazzina quattordicenne capace di opporsi alla violenza dei vili con la stessa fede dei Testimoni che nel passato non si inchinarono né a Hitler né a Stalin e per questo furono martirizzati.

 

Qui l'articolo originale


Il commento di Sergio Pollina

25 ottobre 2002 

Era inevitabile che Steno Sari, infaticabile cronista ed autore delle veline dell’Ente Morale dei testimoni di Geova, non si lasciasse sfuggire la ghiotta occasione di un tremendo fatto di cronaca nera al fine ormai consueto di pubblicizzare l’organizzazione della quale egli fa parte. 

Ha intitolato la sua ultima fatica, pubblicata sull’edizione di Libero del 13 ottobre scorso, dedicandola alla “bellezza”. La bellezza  dell’adolescente assassinata, la bellezza dei suoi genitori, la bellezza della comunità dei Testimoni. 

Tanta bellezza, purtroppo, mancava di pudore. Il pudore di non cedere alla tentazione di strumentalizzare un crimine orrendo per i soliti fini propagandistici che rappresentano probabilmente la vera, l’unica ragione sociale di questa congrega che si definisce, a seconda delle circostanze: Associazione, Ente Morale, Congregazione, Ordine Religioso, Società, Studenti Biblici, American Corporation e così via. 

Sarei tentato di chiedere a Sari di usare le sue capacità letterarie per scrivere un saggio – o elevare un’ode – in ricordo di Santa Maria Goretti. Se la memoria non mi tradisce, più o meno 100 anni fa, all’età di 12 anni (quasi l’età della giovane, futura Testimone) una ragazzina cattolica subì la stessa violenza e morì per non cedere ad essa. La madre, pure lei cattolica, perdonò l’assassino della figlia, il quale, pentito, si diede, dopo avere scontato la pena, alla vita monastica. Una storia edificante, non è vero? C’è la bellezza di una dodicenne che preferisce morire per non perdere la virtù; la bellezza di una bambina che in punto di morte perdona il suo carnefice; la bellezza di una madre che perdona anch’essa l’assassino della figlia e, infine, la bellezza di un criminale che si converte e prende i voti.   

Peccato che si trattasse di persone non appartenenti alla congregazione dei Testimoni, e di un episodio che non poteva collegarsi né con l’olocausto (di là da venire), né con le purghe staliniane (dovevano trascorrere venti anni prima che Josif diventasse dittatore). La piccola  (e futura) Testimone invece, porge il destro per un’accorata esaltazione del movimento: il padre che immemore delle porte sbattute in faccia, tiene aperta la sua ai genitori del giovane omicida e aggiunge «nessuno è mai stato mandato via dalla mia casa e mai succederà» (ci chiediamo se lo stesso discorso valga anche nel caso di un “apostata” che recasse a trovarlo: gli offrirebbe the e pasticcini?) Sicché questo pover’uomo diventa un “genitore speciale”, che ha “una figlia speciale che ha difeso la sua verginità a costo della sua vita”. Ma perché è più speciale lui del signor Nardi, padre di Erika, che, pur non essendo Testimone, ha mostrato una dignità ed un ritegno ormai introvabili alla fiera del mercato mediatico? Ma no! Il padre Testimone (pur se non si sottrae alle telecamere) è speciale giustappunto perché Testimone, è ovvio! 

E che dire della “bellezza” di una comunità cristiana “diversa” per la sua rigorosità (ma ci si dimentica per puro caso dei 23.000 pedofili, e di svariati assassini, grassatori, aspiranti mafiosi, cravattari che ne fanno parte), che è “capace di dare identità e senso di aggregazione proclamando la prossima fine della malvagità con la speranza del regno di Dio” (ma si trascura di ricordare che la fine annunciata – come un disco rotto – lo è ormai da più di 120 anni e ricorda curiosamente il motto delle antiche mescite “oggi non si fa credito, domani si”). Questa congregazione ha dato “una lezione di stile e dignità, stringendosi all’unisono intorno ai familiari, senza fanatismi e isterie, senza strumentalizzazioni” (a queste ultime ci ha pensato Sari, meno male). “Senza fanatismi e isterie”. Di quali fanatismi e isterie parla questo signore? La cronaca ci ha, purtroppo, abituato quasi quotidianamente a vedere fatti di sangue e in nessuna circostanza i parenti delle vittime (rigorosamente non Testimoni) hanno mai dato in escandescenze o in atti violenti, mostrando solo lagrime e dolore (come la famiglia dei Testimoni). A me viene in mente, tanto per fare un esempio, la pacata dignità del signor Giuliani, padre del povero Carlo, che assieme alla moglie ha mostrato a tutta l’Italia come si può affrontare un dolore tremendo con calma forza d’animo, senza per questo strombazzare la propria appartenenza ad un’organizzazione (per inciso, il signor Giuliani è membro della CGIL, sarà questa sua appartenenza a renderlo così nobile?). Ma forse Sari pensava agli antichi riti delle prefiche, solo che è in ritardo di qualche secolo. 

È stata stuprata perché testimone di Geova, asserisce Sari citando Alberoni. Anche Sant’Agata? E Santa Lucia? Anche le migliaia di ragazze che ogni anno, forse ogni giorno, subiscono la stessa sorte, devono quest’orrore alla loro appartenenza religiosa? La loro moralità di non Testimoni è di valenza minore e quindi non vale la pena di tesserne il panegirico? Infine, ciliegina sulla torta, il coup de theatre finale: chiamare in causa pure l’olocausto e i Gulag; (che ci azzecca con quest’omicidio?) il che mi ricorda molto da vicino un recente libro di Finkelstein intitolato, per l’appunto, L’industria dell’Olocausto

Perché, in fondo, è proprio questo che Sari e tutti i suoi compagni d’opera fanno. Se ci si prende la briga (o la pena) di leggere i suoi articoli (e le migliaia che riempiono le stucchevoli pagine della rivista ufficiale dell’Associazione, intitolata Svegliatevi!) così generosamente ospitati da Libero, non si faticherà a  comprendere come il loro unico fine sia quello di sottolineare la bontà del prodotto. Sia che il fatto di cronaca si occupi di occultismo, di genocidio, di spettacolo, di medicina, infine tutti i salmi finiscono in gloria: i testimoni di Geova sono i migliori. Ci sono le guerre? Ah, se tutti fossero Testimoni, non ce ne sarebbero più! E allora come si spiega che la Watchtower Society detiene il 50% del pacchetto azionario della Rand Cam Engine Corp., una società che fabbrica componenti di aerei da combattimento per la marina americana? Ah, fossero tutti testimoni di Geova, non ci sarebbe la piaga della pedofilia. Ma, come abbiamo detto, questo è uno dei principali problemi che li affliggono. Si parla di sette sataniche, maghi, streghe, fattucchiere? Loro ne sono immuni. D’altra parte è ovvio per un gruppo che vive nel medioevo da sempre e che crede solo in una dozzina di vecchi santoni recintati in un’enclave munita di tutti i conforti, che gestiscono un impero di miliardi di dollari (esentasse), secondo i quali il sangue è letale (e un po’ satanico), l’alluminio è un veleno, le vaccinazioni erano un infamia agli occhi di Dio, i trapianti una forma di cannibalismo, l’uomo è stato creato 6000 anni fa e non un minuto prima, i dinosauri si sono estinti solo qualche millennio prima, e così via. Che bisogno c’è di credere ad altre fandonie? Quelle in cui i testimoni di Geova sono obbligati a credere, pena la scomunica, bastano e avanzano! 

Potremmo continuare all’infinito, ma è necessario ritornare al tema del discorso. 

Viviamo in un mondo per molti versi sgradevole; ma siamo noi che lo abbiamo voluto così. È un mondo in cui ciò che conta è solo ciò che appare, ciò che si dice (che poi sia vero è un optional), un mondo nel quale vi è un solo propellente: la pubblicità, che viene usata demagogicamente, impietosamente e spesso vigliaccamente per scopi sempre meno nobili. Ed è questa, da sempre, l’arma principale dei vari Sari di tutto il mondo. È morta un’adolescente? Bene, sfruttiamo l’occasione per mettere in vetrina l’organizzazione a cui essa apparteneva ed esaltarne le (supposte) virtù. Infiocchettiamo le sue membra straziate dei triti e ritriti luoghi comuni: la famiglia composta, la congregazione unita, l’eroica resistenza al malvagio … a Hitler … a Stalin … a Gengis Khan …. Forse già l’indomani dell’assassinio l’eroico padre è stato incoraggiato dai suoi anziani a recarsi di casa in casa a mostrare al mondo intero di che fibra sono fatti questi Testimoni! Che pena, signor Sari, che miseria! Pur di vendere la merce non si esita a tirare in ballo persino i propri figli, “Mio Dio, fa sì che mia figlia sia bella dentro come Desirée”. Se invece che da uno del “branco” fosse stata stuprata da uno dei tanti anziani della sua mondiale congrega che quotidianamente fanno tali cose, avrebbe scritto anche questo? La compiango. 

 



Libero
, domenica 20 ottobre 2002
ETICA E SOCIETA'

Il significato della verità al giorno d'oggi.
di Steno Sari

   C'è un proverbio cinese che recita: "Quando il saggio indica la luna, l'imbecille guarda il dito". E' quello che sta succedendo con l'omicidio di Leno. La maggioranza è attratta dai particolari raccapriccianti della vicenda, si sofferma sulle caratteristiche del branco degli assassini e si appassiona seguendo le tavole rotonde, dove si spiegano i perché e i percome del Male. I mass media fanno "audience" soddisfacendo la curiosità morbosa della gente e qualcuno cerca con insinuazioni e mezze verità di pescare nel torbido. Un copione sin troppo banale, con esperti che ci ripetono ciò che già sappiamo: la crisi della società, della famiglia, degli adolescenti...
   Pochi commentatori parlano della vittima e spiegano le ragioni del Bene, cercando di capire perché la giovane testimone di Geova ha resistito agli stupratori. D'altra parte, perché mai i "benpensanti" dovrebbero impegolarsi in riflessioni che potrebbero dare l'impressione "bigotta" che la verginità e la purezza sono dei valori irrinunciabili? Qui sta il punto. Si parla del Male, si va alla ricerca delle cause e non lo si combatte efficacemente perché ci si vergogna del Bene. Viene indicata la luna e ci si sofferma sul dito.
   Dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo: la realtà è che oggi la verginità non viene più considerata come una virtù e imbarazza anche solo pronunciarne la parola, come fosse una condizione anomale, una patologia da curare. I rapporti prematrimoniali, anche in giovane età, sono divenuti per molti un innocuo divertimento, quasi un passatempo. Le statistiche in questo senso sono eloquenti ed evidenziano che a seguito della forte pressione culturale, i giovani si sentono "sessualmente obbligati", prima di finire le scuole. Non c'è da sorprendersi, visto che la nostra società permissiva e irresponsabile, offre ben poche norme morali, se pure ne offre. C'è da chiedersi: che tipo di "civiltà! è questa che mostra ipocritamente solo una facciata di religiosità perbenista e riduce il cristianesimo alla sola presenza della croce in classe?
  I "buonisti" e i filantropi, sono attentissimi a non offendere nessuno e offrono una "nuova moralità" all'acqua di rose. Non costa nulla e si adatta a buon mercato al relativismo dei nostri tempi decadenti. Il triste risultato è sotto gli occhi di tutti. Si vive come se Dio non esistesse, e la "fornicazione" non si sa cosa sia: appartiene ad un lontano passato. Tocca agli scienziati, alle autorità sanitarie, agli psicologi e ai giornalisti, per non parlare di attori e sportivi, dirci ciò che è bene e ciò che è male, possibilmente in TV.
   In questo contesto, chi ha l'ardire di andare controcorrente, di sembrare retrogrado e affermare che solo nell'ambito di un matrimonio onorevole, il sesso ha un ruolo dignitoso e appagante? Chi ha il coraggio di avvertire che "fornicare" tanto per farlo, non è che un modo per lenire ferite emotive o sfuggire ai problemi, un puntello psicologico, una conseguenza della pressione sociale, un'occasione per godere in anticipo delle intimità coniugali senza obblighi o doveri?
   E' questo il motivo per cui molte volte l'atto sessuale di un adolescente è ostile, rabbioso e distruttivo. Un'esperienza prematura, emotivamente doloroso e umiliante, basata primariamente sul piano fisico ed egoistico. Tutto fuorché maturità, tenerezza, reciprocità e senso di responsabilità. In questo credeva la dolce e pura Desirée: ce l'hanno massacrata.

 

Qui l'articolo originale


POST SCRIPTUM

Successivamente alla redazione di queste note, in data 20 ottobre, e cioè ad una settimana dal primo articolo, è apparso sul giornale di Feltri un secondo intervento dello stesso autore. Il suo tenore ed il suo contenuto mi costringono ad un ulteriore commento, anche perché l’articolo in questione rappresenta, seppur ve ne fosse stato bisogno, la conferma a quanto avevo scritto in precedenza. La conferma, cioè, che l’unico, vero scopo della sua redazione era quello pubblicitario. Alcune frasi sono rivelatrici: «Pochi commentatori parlano della vittima … cercando di capire perché la giovane testimone di Geova ha resistito agli stupratori». Traduzione: Noi (testimoni di Geova) volevamo che si sapesse, urbi et orbi, quanto siamo speciali, quanto siamo diversi, quanto siamo migliori della massa di giovani che ogni giorno subiscono le stesse violenze, ma che non sono testimoni di Geova e, per questo, non meritano nessuna particolare menzione, perché lo stupro se lo sono meritati. Come mai i giornali, le televisioni, non hanno rimarcato quest’appartenenza religiosa della giovane vittima? Perché nei dotti dibattiti il nome della premiata ditta “Testimoni di Geova” non è stato menzionato, sottolineato, esaltato, riverito, magnificato, e invece si è solo fatto riferimento ai particolari raccapriccianti della vicenda? Che soddisfazione c’è a dare in pasto un fatto del genere al mondo intero quando poi nessuno sottolinea che al centro dell’orrendo crimine c’è, nientemeno che una testimone di Geova?”. 

«Dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo: la realtà è che oggi la verginità non viene più considerata come una virtù e imbarazza anche solo pronunciarne la parola, come fosse una condizione anomala, una patologia da curare». «Nessuno», continua Sari,« ha l’ardire di andare controcorrente, di sembrare retrogrado e affermare che solo nell’ambito di un matrimonio onorevole, il sesso ha un ruolo dignitoso e appagante? Chi ha il coraggio di avvertire che “fornicare” tanto per farlo, non è che un modo per lenire ferite emotive o sfuggire ai problemi, un puntello psicologico, una conseguenza della pressione sociale, un’occasione per godere in anticipo delle intimità coniugali senza obblighi o doveri?». La risposta a questa domanda retorica è scontata: solo i testimoni di Geova hanno questo ardire, questo coraggio, questa determinazione, ergo, le loro giovani sono di conseguenza le vittime della bramosia, della bestialità del branco. Comprendo che fra le letture preferite di Sari vi siano La Torre di Guardia e Svegliatevi!, ma se, prima di scrivere qualcosa che va sotto gli occhi anche di chi non è testimone di Geova, facesse lo sforzo di approfondire l’argomento di cui si occupa, potremmo suggerirgli di dare un’occhiata a qualche pubblicazione diversa: per esempio qualche enciclica papale (gli suggerirei la Familiaris Consortio del 1981; la Mulieris Dignitatem del 1988 e la Sacra Virginitas del 1954). Comprenderebbe agevolmente come la sua presunzione di avocare soltanto alla sua congrega l’apprezzamento per i valori della verginità, della dignità del matrimonio e del rispetto per la famiglia sono da lungo tempo oggetto di attenzione (seppure spesso non accolta dalle masse) da parte dei pontefici della Chiesa Cattolica. Sì, è vero, essi appartengono a Babilonia la Grande, e quindi tutto ciò che dicono non ha valore alcuno. Ma quando la stessa rivista ufficiale dei Testimoni è costretta a riconoscere che fra gli svaghi principali di molti preminenti rappresentanti del Geovismo vi è “lo scambio delle mogli”, la pedofilia, e piacevolezze del genere, forse  qualcuno potrebbe cominciare a nutrire qualche dubbio sull’identificazione di Babilonia la Grande, non è vero? 

Secondo Sari la maggioranza degli italiani è costituita da imbecilli che non hanno capito che in realtà la morte di questa fanciulla è stata un sacro servizio a Geova. Lo volete capire o no, testoni di telespettatori e di lettori di giornali, che le “tavole rotonde” vanno dedicate non all’omicidio di un’adolescente, ma al martirio di una “dolce e pura” testimone di Geova? Che è della sua congrega che si deve parlare, dei suoi meriti, del suo ruolo fondamentale nello sviluppo civile e sociale del nostro paese che, pertinacemente si ostina ancora a non volerle concedere l’agognato otto per mille? Ma come? Si aveva l’occasione irripetibile di aprire una finestra a livello nazionale sul Geovismo e a porta a porta, da Costanzo i “buonisti” e i “filantropi” non colgono al volo l’opportunità di esaltare i meriti di questo piccolo gruppo di unici, veri cristiani, invitando la massa di imbecilli ad aprire loro le porte, ad acquistare le loro riviste, a frequentare le loro Sale del Regno, a verificare come al loro interno prevalgano solo la bontà, la virtù, la purezza. Si parla del Male e non si parla del Bene (cioè dei testimoni di Geova). E allora che è morta a fare se non vi il ritorno propagandistico tanto atteso? Bisogna farne ammazzare qualche altra? Smettiamola di fare parlare gli “scienziati, le autorità sanitarie, gli psicologi, i giornalisti, gli attori e gli sportivi”; facciamo parlare invece gli epigoni di via della Bufalotta, per esempio il Signor Farneti (ma pare che si sia visto sempre meno da quelle parti, di recente). 

Credo di aver finito, sempre che Sari non ci ripensi e grazie a Libero non ci propini un’altra puntata della sua telenovela basata sullo sfruttamento di un crimine oltraggioso per vendere qualche rivista in più.

Sergio Pollina