Le origini della festa di Natale
[Tratto da Mario Righetti [*], Storia liturgica, vol. II, Milano, Ancora, 19693, pp. 65-70. Revisione e postilla di Andrea Nicolotti] Una
questione preliminare trattando delle origini della festa di Natale,
riguarda la data della nascita del Salvatore. In quale giorno nacque Gesù?
I Vangeli ne tacciono completamente, e gli scrittori più antichi non ci
hanno lasciato nulla di certo in proposito. Secondo Clemente
Alessandrino (+ c. 215), in Oriente alcuni fissavano la nascita il 20 di
Maggio[1], altri il 20 di Aprile, altri ancora il
18 di Novembre; ed egli,
non senza ironia, appunta coloro "che non si contentano di sapere
in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a
cercarne anche il giorno"[2].
In Occidente S. Ippolito (+ 235), nel Commentario su Daniele, ha
per il primo un accenno alla data del 25 Dicembre[3].
Nel 243, l'anonimo autore del De Pascha computus fa nascere Gesù,
Sol iustitiae, il 28 di Marzo, per il semplice motivo che in quel
giorno, quarto della creazione, Dio creò il sole[4].
Nell’opuscolo De
solstitiis et aequinoctiis (fine
del III sec. o metà del IV), si dice: “Nostro Signore fu concepito il
28 Marzo, che è giorno della Pasqua, della Passione del Signore e del
suo concepimento”, e “Il Signore nacque nel mese di Dicembre, di
inverno, il 25”[5].
Similmente si legge in Tertulliano Adversus Judaeos[6]
e in S. Agostino, De Trinitate[7].
Questa strana varietà di opinioni, dimostra che in quei primi secoli,
non solo non esisteva una tradizione intorno alla data del Natale, ma
che la Chiesa non ne celebrava punto la festa, altrimenti, fra tanta
diversità di pareri, se ne sarebbe fatto questione viva, come avvenne
per determinare la solennità della Pasqua. Del resto, non era tanto la
data della nascita di Gesù che interessava la Chiesa, quanto il fatto
che si realizzava con la venuta di lui sulla terra, l'inizio del mistero
della redenzione[8]. Sennonché, nella prima metà del IV sec., noi incontriamo un documento autentico romano che attesta indiscutibilmente l'esistenza della festa di Natale a Roma il 25 Dicembre[9]. È la Depositio Martyrum filocaliana, un abbozzo di calendario liturgico che rimonta all'anno 354, e nel quale si legge in primo luogo[10]: VIII Kal. Ianuarii natus Christus in Betleem Iudeae seguita
da un breve elenco di martiri venerati a Roma. Un
altro documento che, secondo taluni, conferma i dati del Filocaliano, è
il discorso tenuto da Papa Liberio in S. Pietro nel 353, in occasione
della velatio di S. Marcellina, sorella di S. Ambrogio. Il tenore
del discorso, più di Ambrogio che di Liberio, ci è conosciuto nella
rievocazione fattane dal santo vescovo nel suo De Virginibus,
scritto 23 anni dopo. In esso si parla della festa che si celebrava a
Roma in quel giorno, il Natale del Salvatore; ma poiché nello stesso
giorno si ricordava dalla liturgia il miracolo di Cana, e la
moltiplicazione dei pani, ed era pure consuetudine compiere la
consacrazione delle vergini[12],
tale celebrazione natalizia non può che riferirsi a quella
dell'Epifania[13].
Questa infatti a Roma, nel 376 doveva già coesistere con la festa del
25 dicembre[14]. Come
si è giunti a fissare una tale data? I liturgisti hanno proposto due
ipotesi. La prima, enunciata già da un antico scrittore siriaco
sconosciuto[15],
ripresa da H. Usener[16]
e da B. Botte[17],
suppone che la Chiesa di Roma, dopo la pace, allo scopo di avviare più
facilmente alla fede la massa dei pagani, trovò opportuno istituire al
25 dicembre la festa della nascita temporale di Cristo per distoglierli
dalla festa pagana, celebrata in quello stesso giorno in onore del
"Sole invitto", Mitra, il vincitore delle tenebre. Il culto
del sole a quest'epoca era in auge presso i Romani, e non poteva non
richiamare all'autorità ecclesiastica la nota immagine profetica del Sol
justitiae di Malachia, che la tradizione cristiana applicava a
Cristo[18].
Una decorazione musiva della prima metà del III sec. lo rappresenta
appunto, frammisto a simboli cristiani, nella figura di Helios,
trionfante sopra un carro trascinato da cavalli bianchi[19].
Nel 274, Aureliano aveva innalzato a Mitra un sontuoso tempio, la cui
inaugurazione era avvenuta il 25 Dicembre: N(atalis) Invicti CM. XXX,
annota pure il calendario civile Filocaliano con l'indicazìone dei ludi
circensi da effettuarsi in suo onore[20].
L'ipotesi pertanto prospettata dai critici circa l'origine della festa
natalizia si presenta senza dubbio seducente; ma, dobbiamo riconoscere
che, a parte l'analogia delle due date e delle due feste, mancano prove
positive di una reale sostituzione dell'una all'altra. Intanto
è assai strano che una novità di questo genere, introdotta a principio
del IV sec., sia taciuta completamente dai Padri e dagli scrittori
ecclesiastici dell'epoca. Si citano bensì alcuni testi di S. Ambrogio[21],
S. Massimo di Torino, S. Zenone di Verona, S. Agostino, S. Gerolamo, i
quali si dilettano a mettere in relazione Cristo con il sole e il natale
di quello col natale di questo; ma essi ne parlavano sviluppando
semplicemente l'immagine di Malachia: Orietur vobis sol justitiae
(14,2) e ricordando, non già il natale del sole pagano, Mitra, ma il
natale del sole visibile, il Sol novus, che nasce con il
solstizio d'inverno (25 Dicembre), quando jam incipiunt dies crescere,
come nota S. Agostino[22].
Un passo di S. Leone, che sembra in apparenza dire qualche cosa di più,
ha in realtà tutt'altro significato[23].
Con tutto ciò, non siamo alieni dall'ammettere come la prima ipotesi
sia consona allo stile della Chiesa romana; la quale talvolta si
compiacque di introdurre le sue feste, non tanto per commemorare un
mistero, o per mettere in rilievo una ragione simbolica, quanto
piuttosto per tramandare un fatto avvenuto nell'Urbe, quale la depositio
di un martire, la traslazione delle sue reliquie, la dedicazione di una
basilica od anche, come forse in questo caso, per combattere una festa
pagana dandole un contenuto e un significato cristiano. Più tardi, era
l'idea proposta da S. Gregorio Magno ad Agostino per agevolare la
conversione degli inglesi. La seconda ipotesi, suggerita da L. Duchesne[24], fa derivare la data della nascita di Cristo da quella presunta della sua morte. Infatti, come abbiamo già accennato, era opinione molto diffusa a principio del III sec. che il Redentore fosse morto il 25 di Marzo. S. Ippolito (+ 235), nella sua Tavola pasquale, lo afferma decisamente[25]; e il suo computo è importante, perché sta alla base di una tradizione cronologico-liturgica, che possiamo ritenere romana od occidentale[26]. La data, storicamente insostenibile[27], era dovuta a semplici considerazioni astronomico-allegoriche, cioè, che in quel giorno, cadendo l'equinozio di primavera, fosse stato creato il mondo. Ciò posto, era facile il passaggio ad un'altra coincidenza. Cristo non poteva aver trascorso su questa terra che un numero intiero di anni; le frazioni sono imperfezioni che non si confanno con il simbolismo dei numeri e si è quindi portati ad eliminarle il più che si può. L'Incarnazione perciò dovette avvenire, come la Passione, il 25 Marzo; e coincidendo questa con il primo istante della gravidanza di Maria, la nascita di Cristo s'aveva da computare necessariamente al 25 Dicembre. Tale infatti è la conclusione di Ippolito[28]. Questa ipotesi trova conferma in un uso attestatoci dallo storico Sozomeno, e che spiega analogamente perché gli orientali festeggiassero il Natale il 6 Gennaio. “Sozomeno - osserva Duchesne - parla di una setta di Montanisti, che celebravano la Pasqua il 6 Aprile al posto del 25 Marzo in virtù del fatto che il mondo sarebbe stato creato all’equinozio, cioè, secondo essi, il 24 Marzo, la prima luna piena del primo mese doveva essere caduta quattordici giorni più tardi, vale a dire il 6 Aprile. Ora, tra il 6 Aprile e il 6 Gennaio, v'è giusto nove mesi, come tra il 25 Marzo e il 25 Dicembre. La data greca della natività, il 6 Gennaio, si collega così con un computo pasquale basato su considerazioni simboliche e astronomiche del tutto analoghe a quelle che avrebbero dato origine alla festa del 25 Dicembre”[29]. L'ipotesi del Duchesne non manca di qualche probabilità, come ne possiede anche, e forse maggiori, l'altra sopra riferita, la quale infatti sembra riscuotere le preferenze dei liturgisti moderni. A ben riflettere però, le due teorie potrebbero completarsi a vicenda. Le autorità ecclesiastiche, desiderose di sostituire una festa cristiana alla festa solare del 25 Dicembre, trovarono nel sincronismo delle due date (25 Marzo - 25 Dicembre) un motivo di più per mettervi la commemorazione del Natale di Cristo. S. Agostino lo mette più volte in rilievo[30]. Postilla
di aggiornamento
[Andrea Nicolotti]: Gli
studi di Thomas Talley sul Natale e sulla diffusione del culto del Dies
natalis solis invicti, hanno ridimensionato la predominanza della
teoria legata alla sostituzione della festa pagana. Talley sulla base di
alcune indicazioni di Agostino e del citato De solstitiis et
aequinoctiis, opera anonima di origine africana, ha suggerito la
possibilità che il Natale abbia fatto la sua prima apparizione
nell’Africa donatista piuttosto che a Roma, forse tra il 243 e il 311[31].
Nuove
ed interessanti prospettive sono state aperte dagli studi calendariali.
Occorre notare che la liturgia pone al 25 Marzo la festività
dell'annunciazione dell'angelo a Maria, nove mesi prima della nascita di
Gesù festeggiata il 25 Dicembre; infatti l’angelo, secondo il Vangelo
di Luca, apparve a Maria quando Elisabetta, futura madre di Giovanni
Battista, era al sesto mese di gravidanza[32];
di conseguenza la festa della nascita di Giovanni Battista fu collocata
al 24 Giugno, tre mesi dopo l’annunciazione e sei prima del Natale di
Gesù. L’Oriente
bizantino celebra il 23 settembre l’annuncio a Zaccaria, nove mesi
prima della nascita del Battista in Giugno. Questo
rapporto di date solitamente viene spiegato come un calcolo basato sulla
data ritenuta già stabilita del 25 Dicembre; mancava d’altra parte
qualche riscontro nel testo evangelico che potesse confermare anche solo
una di queste date. L’unica indicazione è quella di Luca 1,5-8, che
parlando di Zaccaria
padre di Giovanni ci informa che egli apparteneva alla classe
sacerdotale di Abia (ex
efêmerias Abia), e
che quando gli apparve Gabriele per annunciare lo stato di gravidanza
della moglie egli “esercitava sacerdotalmente nel turno del suo
ordine” (en tôi
hierateuein auton en têi taxei tês efêmerias autou).
È noto che nel santuario di Gerusalemme Davide stesso aveva disposto
che i sacerdoti fossero distinti in 24 tàxeis, ebraico sebaot
(1 Cr 24, 1-7.19); queste classi, avvicendandosi in ordine immutabile,
dovevano prestare servizio liturgico per una settimana, “da sabato a
sabato”, due volte l’anno. Purtroppo l'evangelista ci informa a
quale turno apparteneva a Zaccaria, ma non ci dice quando questo turno
prestava servizio al Tempio, ragion per cui questa notizia era stata
abbastanza trascurata fino a pochi anni or sono. La
scoperta dei manoscritti di Qumràn e il progresso nello studio dei
calendari in uso presso gli Ebrei ha però permesso di ricostruire l'ipotetico
ordine di successione di queste classi sacerdotali[33];
sono oggi a nostra disposizione anche testi che riportano per iscritto i
turni annuali che i sacerdoti seguivano nel loro servizio al Tempio, dai
quali risulta possibile che il turno di Abia cadesse a
Settembre-Ottobre, come attestato dalla tradizione liturgica[34].
In particolare, secondo il calendario solare che
S. Talmon ha ricostruito, il turno di Abia, prescritto per due volte
l’anno, ricorreva la prima volta dall’8 al 14 del terzo mese del
calendario, e la seconda volta dal 24 al 30 dell’ottavo mese del
calendario. Ora, secondo il calendario solare (non lunare, come è
l’attuale calendario ebraico), questa seconda volta corrisponde
all’incirca all’ultima decade di Settembre [35]. Per A. Ammassari
l’indicazione del
turno di Abia
risalirebbe quindi ad una antica tradizione giudaico-cristiana
registrata da Luca[36];
così
il rito bizantino, che il 23 settembre fa memoria dell’annuncio a
Zaccaria, conserverebbe una data storica abbastanza precisa. Di conseguenza la nascita di Gesù al 25 Dicembre potrebbe
essere una data storica, che cadde quindici mesi dopo l’annuncio a
Zaccaria, nove mesi dopo l’annunciazione a Maria, sei mesi dopo la
nascita di Giovanni il Battista. Il fatto che vi fossero dei pastori con
le loro greggi all'aperto nella notte in cui nacque Gesù[37]
non è un motivo per escludere che fosse inverno; ancor oggi a Betlemme
è possibile vedere ovini al pascolo nei freddi giorni natalizi[38]. In conclusione, manca ancora una soluzione definitiva per il problema della data del Natale, ma gli studi degli ultimi decenni hanno aperto nuove prospettive finora trascurate. Certamente la volontà di cristianizzare una festa pagana può aver rivestito una certa importanza, ma non è escluso che la collocazione di questa festività al 25 Dicembre abbia seguito un proprio percorso, indipendente dalla festa del sole, facendo invece riferimento a calcoli cronologici di matrice esclusivamente cristiana. Non è improbabile nemmeno che la nascita di Gesù in Dicembre sia una tradizione storicamente affidabile, che affonda le sue radici nei racconti evangelici. Andrea
Nicolotti Haec
dissertatio Franciscae Amati dicatur, quia in nataliciis diebus mihi Note: [*] Il Prof. Mario Righetti (docente di Liturgia a Genova, Accademico pontificio, consultore della Congregazione dei Riti e perito conciliare al Vaticano II) fu l’autore della più voluminosa storia della liturgia latina del XX secolo; presentazione in B. BAROFFIO, Mons. Mario Righetti (1882-1975). Un'esimia figura del clero e della cultura italiana, in "Rivista Liturgica" LXII (1975), pp. 597-606. [1] Clemente però, che riporta una notizia probabilmente derivata dai seguaci dello gnostico Basilide, parla di genesis, intendendo probabilmente la concezione di Gesù, e non la nascita. Infati i basilidiani celebravano il battesimo di Gesù a Gennaio, e non a Maggio. [2] Stromata, I,21,146. [3] IV,23,3: "La prima venuta di nostro Signore, quella nella carne, nella quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di gennaio, di mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto". Questo passo è stato considerato da alcuni interpolato (Cfr. B. ALTANER, Patrologia, Casale, 1977, p. 169, che segue il parere di O. Bardenhewer e F. X. Funk). Altri lo vedono come autentico (W. Bauer, A. Harnack), come anche l'editore del testo critico M. Lefèvre (Paris, 1947). Si tratta di un'opera composta probabilmente intorno al 203-204. [4] De pascha computus 19: “O quam praeclara et divina Domini providentia, ut in illo die quo factus est sol in ipso die nasceretur Christus V kl. Apr. feria IIII. et ideo de ipso merito ad plebem, dicebat Malachias propheta: orietur vobis sol iustitiae, et curatio est in pennis”; Ed. Hartel, CSEL 3.3, 266. L’opera era attribuita a Cipriano. [5]
“Conceptus
est ergo Dominus noster octavo calendas aprilis mense Martio, qui est
dies Paschae, passionis Domini et conceptionis
eius”; “Sed et Dominus
nascitur mense Decembri hiemis tempore octavo kalendas ianuarias”.
L'opuscolo fu composto in oriente, secondo la sentenza di B.
BOTTE che ha dato un'edizione critica nell'opera Noel, Epiphanie:
retour du Christ,
Paris, 1966, p. 99. Esso è pervenuto tra le opere falsamente
attribuite a San Giovanni Crisostomo. [6] 8,18: “La passione di Cristo fu compiuta nel tempo delle settanta settimane sotto Tiberio Cesare e i consoli Rubellio Gemino e Rufio Gemino, nel mese di marzo, nel periodo della Pasqua, l'ottavo giorno prima delle calende di Aprile, nel primo giorno degli azzimi”. [7] 4,5: “Secondo la tradizione nacque il 25 dicembre”. [8] O. CULLMANN, Weihnachten in der alten Kirche, Basel, 1947, p. 9. [9] Lasciamo naturalmente da parte la testimonianza del Liber Pontificalis che attribuisce a Papa Telesforo (125-136?) l'istituzione della messa natalizia di mezzanotte: “Hic instituit ut... et Natalem Domini noctu missas celebrantur”; ed. DUCHESNE, t. I, p. 129. Ormai nessuno ammette l'autenticità di questa attribuzione arbitraria fatta nel VI secolo. [10] La Depositio Martyrum fa parte del Calendario filocaliano, ma è preceduta dalla Depositio episcoporum di Roma, l'ultimo dei quali è Papa Silvestro (+ 335). È certo perciò che il Calendario rimonti almeno al 336. Il testo è in Monumenta Germaniae Historica. Auctores Antiquissimi, IX (parte I; 1892) pp. 13-196. Riprodotto in C. KIRCH, Enchiridion fontium historiae ecclesiasticae antiquae, Friburgi, 1965, *544. [11] Il Santorale è quella parte del Messale o del Breviario, chiamata anche Proprio dei Santi, che contiene i formulari liturgici propri di alcune feste disseminate lungo l’anno e non presenti nel Temporale. [12]
De virginitate, III,1. La velatio virginum al IV
sec. sia a Milano che a Roma si faceva di regola nel giorno
dell'Epifania, o nella seconda festa di Pasqua, o nelle feste degli
Apostoli. [13]
H.
FRANK, Zur Geschichte von Weihnachten und Epiphania, in Jahrbuch für
Liturgiewissenschaft (1933), p. 10 opina invece per il Natale.
Comunque si interpreti il testo ambrosiano, è un fatto che il s.
Vescovo compose per il Natale l'inno Intende qui regis Israël.
BORELLA. Il rito ambrosiano, Brescia, 1964, p. 56.
[14]
Il COEBERGH, basandosi sopra
un rescritto dell'imperatore Onorio indirizzato a Simmaco di Roma nel
419, ritiene che a quell'epoca l'Epifania vi era già celebrata come
dies solemnis. Cfr. Revue Bénédectine (1965), p. 304 [15]
In una nota di commento alla Expositio in Evangelia di BAR
SALIBI (+ 1171); ASSEMANI, Bibliotheca Orientalis, tomo II, p.
162. [16]
Das Weihnachtsfest, Bonn, 19693. [17] Les origines de la Noël et de l'Epiphanie, Louvain, 1963. [18]
Tertulliano difende i cristiani dall'accusa dei pagani di essere
"adoratori del sole": “Se il giorno del sole concediamo
alla gioia, lo facciamo per un ben altro motivo che per il culto del
sole”. Apologeticum, 16,10. Sullo stesso argomento ritorna anche in Ad Nationes, I, 13. [19] P. TESTINI, Archeologia cristiana, Roma, 1958, p. 167. L'affresco fu scoperto negli scavi intorno al sepolcro di S. Pietro. [20] Le sigle CM XXX significano Circenses Missus triginta. L'espressione missus nei ludi circensi designava il lancio di un gruppo di bighe o quadriglie nel circo, le quali dovevano compiere cinque o sette giri secondo gli accordi. Dopo di esse seguiva un altro gruppo (missus II) e così via. Il numero variava secondo la solennità del giorno; per lo più era di XXIV. M. R., Il Natale di Mitra e il Natale di Gesù, Torino, 1908, emise l'opinione che la nota Natalis Invicti si debba riferire a Costanzo, vincitore di Massenzio nella battaglia di Mursa (Dicembre 351), ma non fu accettata da alcuno. [21]
Il FRANK (in Archiv für
Liturgiewissenschaft (1952), p. 24) ne vede un riflesso nell'inno Intende
qui regis Israël, dove dice: Praesepe iam fulget duum,
lumenque nox spirat novum, quod nulla non interpolet fideque iugi
luceat. Per gli altri Padri, vedi G. BONACCORSI, Il Natale, Appunti d'esegesi e di storia,
Roma, 1903, p. 51, ove son riportati i passi relativi. [22] Il quale in questo passo mostra di credere che proprio N. Signore fosse nato il 25 Dicembre: “Anche infatti Giovanni, a quanto ha tramandato la Chiesa, è nato il 24 giugno, quando ormai i giorni cominciano ad accorciarsi; quindi il Signore è nato il 25 dicembre, quando i giorni cominciano già ad allungarsi”. Ennarationes in Psalmos, 132,15. Cfr. De Trinitate, IV,5. Anche S. Gerolamo ripete questi concetti. Dal solstizio d'inverno "cresce la luce e decrescono le tenebre, cresce il giorno e decresce l'errore, la verità si avvicina. Oggi nasce per noi il sole della giustizia" (Homilia de nativitate Domini, 155-156). Il calendario dell'astrologo Antiochus segna al 25 Dicembre: “Nascita del sole: cresce il giorno”; citato dal CUMONT, Textes et Monuments relatifs aux mystères de Mithra, I, 342, nota. È interessante pure rilevare da S. Agostino come Fausto manicheo obiettasse ai cristiani: "Celebrate i giorni solenni dei pagani assieme a loro, come le calende ed i solstizi"; Contra Faustum, 20,4. [23] Egli vuol premunire i fedeli dal non festeggiare quel giorno come se fosse una festa della nuova nascita del sole (de novi, ut dicunt, solis ortu). Tractatus septem et nonaginta, 22. Ai tempi di S. Leone (440-461) gli adoratori di Mitra erano forse del tutto scomparsi. Egli in questo passo allude ai Manichei, i quali veneravano il sole tutti i giorni, ma particolarmente nel dì natalizio di Gesù, essendo solis dies natalis. M. R., op. cit., n. 54. [24] L. DUCHESNE, Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant Charlemagne, Paris, 1925, pp. 271-281. Cfr. H. ENGBERDING, Der 25 Dezember als Tag der Feier der Geburt des Herrn, in Archiv für Liturgiewissenschaft (1952), p. 25 sg. che ne riprende la tesi. [25]
Cfr. V. GRUMEL, Traité d'études byzantines; I La
Chronologie, Paris, 1958, cap. II. Della Tavola o Canone
pasquale il residuo
più importante sarebbe il computo inciso sulla cosiddetta statua di
Ippolito a Roma; cfr. EUSEBIUS, Historia Ecclesiastica, VI,22. [26] Cfr. TERTULLIANUS, Adversus Judaeos, 8,18, già citato. Lo stesso affermano il Catalogo Filocaliano dei papi e gli Atti di Pilato, scrittura apocrifa assai diffusa in Oriente a principio del sec. IV e forse prima. [27] Perché nessun venerdì, 25 marzo, cade, tra gli anni che possono essere presi in discussione, nel plenilunio o nel giorno susseguente alla Pasqua giudaica. [28] Commentario su Daniele, IV,23. Cfr. M. HANSSENS, La liturgie d'Hippolyte, Rome, 1960, p. 273. Un'altra conferma la troviamo nel già citato passo (IV,5) del De Trinitate di S. Agostino, composto intorno al 400, dove si dice che Cristo “secondo la tradizione nacque il 25 dicembre”. [29]
Origines du culte chrétien,
pp. 278-279. [30]
De diversis quaestionibus octoginta tribus liber unus, 56:
“Moltiplicati per sei, che è il numero iniziale di questa serie, si
ottiene duecentosettantasei, cioè nove mesi e sei giorni, che vengono
computati dall’ottavo giorno prima delle calende di aprile [25
marzo], giorno in cui si crede che il Signore sia stato concepito ed
è lo stesso giorno della sua passione, sino all’ottavo giorno prima
delle calende di gennaio [25 dicembre], in cui è nato”. [31] Le origini dell'anno liturgico, Brescia, 1991, pp. 93-101. [32]
Luca 1,26-27: “Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio
in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine
si chiamava Maria”. [33] Per una presentazione generale della questione calendariale con bibliografia, http://www.christianismus.it/sezgiudaismo/doc0012/index.html. [34] Cfr. S. TALMON, The Calendar Reckoning of the Sect from the Judæan Desert, in «Scripta Hierosolyminitana» IV (1958), pp. 162-199; R. T. BECKWITH, St. Luke, the Date of Christmas and the Priestly Courses at Qumran, in «Revue de Qumran» IX (1977), pp. 73-94; C. MARTONE, Calendari e turni sacerdotali a Qumràn, in F. ISRAEL - A. M. RABELLO - A. M. SOMEKH (a cura di), Hebraica. Miscellanea di studi in onore di Sergio J. Sierra per il suo 75° compleanno, Torino, 1998, pp. 325-356; J. FINEGAN, Handbook of Biblical Chronology, Peabody, 19982, pp. 275-278. [35] Per altri calcoli basati su diversi computi calendariali, non basati sul calendario solare, cfr. J. FINEGAN, Handbook of Biblical Chronology, Peabody, 19982, pp. 275-278. Essi collocano comunque la nascita di Gesù in inverno. [36] Alle origini del calendario natalizio, in «Euntes Docete», 45 (1992), pp. 11-16. [37] Lc 2,8: “C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge”. [38] È quanto testimoniato ad esempio dal biblista Harry Mulder, che passò il Natale del 1967 a Betlemme e prestò attenzione a questo particolare, registrando la presenza di pecore ed agnelli nel villaggio, e concludendo con queste parole: “Non è impossibile che il Signore Gesù sia nato a Dicembre”. Lo scritto di Mulder è anche riportato nel commentario del Vangelo di Matteo di W. HENDRIKSEN, Exposition of the Gospel according to Matthew. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I, p. 182. Gli scritti rabbinici ci informano dell'esistenza di tre tipi di greggi: quelle che ogni giorno venivano ricoverati alla sera, quelle che tornavano a casa solo d'inverno ma anche quelle che rimanevano all'aperto per tutto l'anno (testi raccolti in H. L. STRACK - P. BILLERBECK, Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrasch, München, Beck, 1922-1961, vol. II, p. 215). Ad esempio, lo Shabbat babilonese (45b) parla di "animali da pastura che pascolano in territorio inabitato senza tornare in città né d'estate né d'inverno". BIBLIOGRAFIA: H.
USENER, Das Weihnachtsfest, Bonn, 1911, 19693.
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