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                  il collezionismo dei ferri da stiro


Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio 2002

 

IL NOME

Che non sia una passione molto comune lo si capisce già dalla mancanza di un nome specifico per designarla. Chi raccoglie francobolli è appassionato di filatelia, chi smania per le monete è un numismatico, persino chi raccoglie libri ha la sua bella etichetta: è un bibliofilo.

Ma chi colleziona ferri da stiro come si chiama ?

Ho da sempre cercato con particolare curiosità qualche traccia del collezionismo dei ferri da stiro sui libri dedicati agli oggetti antichi, soprattutto su quelli che si proclamano "enciclopedie dell'antiquariato" e che si propongono come scopo proprio quello di coprire, in modo ovviamente superficiale, tutti i possibili generi. Ebbene, in mezzo agli oggetti più strani e dimenticati, immancabilmente il grande assente è proprio l'umile ferro da stiro, al quale fanno accenno solo un paio di pubblicazioni. E anche in questi casi è possibile percepire l'imbarazzo dell'autore che, in un lodevole tentativo di ufficializzare la categoria, si rifugia nel termine "siderofilia", tanto corretto dal punto di vista etimologico quanto sgradevole. E il fatto che questo termine non abbia goduto di alcuna diffusione presso gli addetti ai lavori è la conferma migliore di questa sensazione...

Destino migliore è toccato invece ai nostri cugini francesi che, forti della loro tradizione nel settore e complice la loro lingua raffinata, possono vantare uno splendido "pressophilie". Non ci resta così che italianizzare il termine e definire "pressofili" tutti quelli che, come me, dedicano il loro tempo libero alla ricerca e lo studio di questi antichi oggetti del passato.

LE CORRENTI

Il collezionismo dei ferri da stiro è caratterizzato fondamentalmente da due correnti o impostazioni, che potremo definire, per semplicità, di modello europeo e di modello americano.

Collezionismo europeo

Il collezionismo dei ferri da stiro ha la sua culla, per ovvi motivi, nel Vecchio Continente e soprattutto in Francia e in Germania si segnala il maggior numero di appassionati e di club (uno fra tutti, l'attivissimo PHER di Jean Pierre Lensky con sede a Sebourg, al confine tra Francia e Belgio). Non a caso le prime testimonianze su questa passione si trovano proprio sulle riviste francesi, alla fine degli anni '60, con la comparsa, sulla rivista "ABC Décor", dell'articolo "....", che sancisce la nascita dei primi fermenti e interessi attorno al ferro da stiro inteso come oggetto di antiquariato.

Nonostante l'interesse anche per i ferri più "moderni", il collezionismo europeo è caratterizzato fondamentalmente dalla predilezione (che spesso diventa criterio esclusivo) per i ferri da stiro "antichi", intendendo con questo termine esclusivamente la produzione artigianale. Un esplicito manifesto di questo orientamento è contenuto nel "Dieci secoli di stiratura" di Ferrario, che non nasconde la sua scarsa considerazione per i ferri da stiro di produzione industriale, al quale dedica, per puro amore di completezza, solo i frettolosi capitoli finali del suo splendido libro.  

Collezionismo americano

Tutt'altro che secondo al collezionismo europeo per intensità della passione e attivismo, il collezionismo americano si differenzia però profondamente da quello del Vecchio Continente. Per ovvi motivi di disponibilità è infatti quasi totalmente dedicato (anche se non mancano ovviamente le eccezioni) al periodo finale dell'Età dell'Oro del ferro da stiro, coprendo l'incredibilmente ricca produzione industriale che va dall'inizio dell'800 fino a circa la metà del '900. Pur non potendo vantare esemplari troppo antichi i nostri cugini d'oltre oceano possono però contare su una varietà di ferri industriali assolutamente sorprendente ed inimmaginabile che, nonostante la serrata caccia in corso da almeno 40 anni, ancora oggi riesce a sorprendere con nuovi esemplari che all'improvviso riemergono da qualche vecchio solaio. Ferri da stiro a gas, a petrolio, ad alcohol, ad olio di balena (!), dalle forme più svariate, forse in pochi altri campi l'ingegno umano si è sbizzarrito così tanto fornendo risposte così varie ad una esigenza tutto sommato semplice, quella di rendere senza pieghe la propria biancheria. A testimonianza di questo sforzo creativo ci restano i "Patented Model", ovvero i modelli in legno o metallo che, all'atto della registrazione del dispositivo, venivano depositati presso l'Ufficio Brevetti a garanzia dell'esclusività dell'idea creativa. Questi esemplari unici, preda ambita da parte dei collezionisti, costituiscono in alcuni casi l'inizio di un prodotto di grande successo (es. il Cold Handle Iron di Mrs. Potts), in altri rappresentano invece l'unico esemplare conosciuto di quel modello, al quale non seguì alcuna produzione industriale.

LA datazione

E' questo il tema in assoluto più controverso, insieme a quello della valutazione, di tutto il mondo dei ferri da stiro, ma proprio per questo è anche uno dei più affascinanti. 

Naturalmente è una problematica che riguarda quasi esclusivamente i ferri da stiro "artigianali", dal momento che per quelli di produzione industriale si conoscono esattamente la data di nascita (che coincide con il deposito del brevetto) ed in molti casi anche quella di fine produzione.

Nonostante l'incertezza è però possibile tentare di soddisfare la curiosità legittima che assale di fronte ad un esemplare che mostra chiaramente i segni del tempo ma che, come un'elegante signora, custodisce gelosamente il segreto della sua reale età. In questo impresa possiamo contare su una vasta serie di indizi che, incrociati tra loro, possono portarci a circoscrivere il periodo storico che vide la nascita del nostro ferro. Un primo sguardo consente innanzitutto di cogliere quei caratteri generali che permettono una valutazione iniziale: tipologia, materiali usati, tecnica costruttiva, stile, ... Una più attenta osservazione del ferro, unita ad una buona dose di esperienza, consentono poi di apprezzare la composizione del ferro ed il tipo di forgiatura, aggiungendo elementi fondamentali per una corretta datazione.

Tutto questo senza dimenticare che gli strumenti di stiratura non vennero mai rimpiazzati completamente dagli ultimi ritrovati della tecnica (appannaggio delle classi più ricche) e pertanto le persone meno abbienti continuarono ad usare i vecchi ferri piatti per molti anni anche dopo la comparsa dei più comodi box iron e charcoal iron. Ovviamente questa considerazione non fa che aumentare il livello di approssimazione che ogni datazione porta con sé.

Pertanto per i ferri più antichi si può parlare solo del presunto secolo di costruzione e, nonostante questo ampio margine, ci sarà sempre posto per dispute più o meno accese sulla presunta età. Non si può infatti dimenticare il fattore "emozionale", che porta il collezionista, in modo più o meno inconscio, a determinare per i propri ferri un'età maggiore della reale. E questo è ben evidente al momento dell'acquisto, durante il quale sia il venditore che l'acquirente, sebbene per diverse motivazioni (il primo per spuntare un prezzo più alto, il secondo per confermare una "scoperta" importante), sono interessati ad invecchiare oltremodo il ferro da stiro in vendita. 

Su questo tema sono già stati spesi fiumi di parole e spesso si accendono accesi dibattiti tra i collezionisti, ma fortunatamente è un capitolo al quale non si potrà mai mettere, in modo definitivo, la parola fine.

LA valutazione

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una tematica i cui contorni sono difficilmente circoscrivibili, tali e tanti sono i fattori che vanno a influenzare il valore venale di un ferro da stiro. In realtà nessun collezionista europeo si era mai preso la briga di definire un prezziario dei ferri da stiro e l'unico riferimento in questo campo era dato dai cataloghi delle rarissime aste dedicate al settore. Questi cataloghi, quasi sempre fascicoletti di difficile reperimento, riportano, oltre alla fotografia, il prezzo base e quello spuntato alla fine dell'asta da ciascun esemplare e costituiscono pertanto un'ottima istantanea della situazione del mercato. Fra tutte si distingue particolarmente la Graeber Auktionhaus di Wuppertal, che ormai da parecchio tempo dedica due sessioni annuali dedicate al "buegeleisen" accompagnate da un sempre interessante catalogo.

Ma qual'è il prezzo corretto di un ferro da stiro? Naturalmente non esiste una risposta soddisfacente: come quantificare il valore di un esemplare unico, come unici sono tutti i ferri da stiro artigianali, forgiati a mano da antichi fabbri ? Nel definire il valore di un ferro concorrono diversamente molti fattori, dai più intuitivi quali la rarità, lo stato di conservazione, fino a quelli più sfuggenti, come quel "fascino" particolare che circonda alcuni esemplari e che li rende assolutamente desiderabili.

Ancora una volta è possibile differenziare il discorso per il collezionismo americano, orientato in larga parte alla produzione industriale. In questo caso esistono ben due testi di riferimento per i prezzi, con una consolidata tradizione alle spalle: i libri di David Iron e la guida annuale dei coniugi Walker.

Nei libri di Iron vengono riportati, per ciascun ferro, due indici, uno relativo alla "rarità" e l'altro relativo al "valore economico", quest'ultimo espresso secondo categorie che definiscono una fascia di prezzo. Naturalmente entrambi gli indici sono applicabili alla realtà americana, cosa particolarmente evidente nelle basse valutazioni dei ferri artigianali, che evidentemente godono di scarso appealing oltreoceano. Questa impostazione è stata corretta nell'ultimo libro "Even more irons by irons", che raccoglie il meglio di alcune splendide collezioni europee. Impossibile non rimanere ammirati di fronte alla qualità degli esemplari presentati, ai quali però viene attribuita una valutazione che ritengo, in alcuni casi, eccessiva (peraltro non attribuita da Irons ma dagli stessi proprietari dei ferri, e questo sarebbe già sufficiente per mettere in guardia...).

La guida dei coniugi Walker (Year 2000 Pressing Iron Guide) si propone invece come un vero e proprio listino, contribuendo a rafforzare l'aspetto commerciale del collezionismo. Sinceramente questa eccessiva "commercializzazione" della nostra passione non può non generare un sottile fastidio, ma in questo caso i Walker si fanno subito perdonare, essendo gli appassionati editori dell'ottimo magazine "IronTalk". Nel loro libro, in forma di agile fascicolo rilegato ad anelli, ciascun ferro viene schedato sotto una categoria precisa e corredato di valutazione (compreso all'interno di un range) ed un indice sulla rarità. Tra l'altro proprio nell'edizione del 2000 viene ospitato un interessante scambio di opinioni sul tema " I ferri da stiro costano troppo ?", con interventi di diversi collezionisti americani: inutile dire che non si perviene a nessuna risposta definitiva.