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di Pablo Ayo

Due ricostruzioni artistiche di come dovrebbe apparire l'aereo stealth 'Aurora'
L'Aurora

Superare i limiti del corpo umano, viaggiare al di là delle imposizioni con cui, solo apparentemente, spazio e tempo ci vincolano. È sempre stato questo uno dei sogni dell'uomo, da Leonardo DaVinci ai fratelli Wright e solo in tempi recente scienza e tecnologia sembrano aver concretizzato molte umane aspirazioni, tra cui quella di raggiungere la Luna. Ma lo spazio siderale non è ancora divenuto la nostra dimora, nonostante i viaggi promozionali in orbita offerti da agenzie spaziali private, al modico prezzo di qualche centinaio di milioni. Ma quanto siamo lontani dal realizzare la nave spaziale per eccellenza, cosa che sicuramente non è lo Space Shuttle, ormai adibito a misero cargo che pone satelliti in orbita? Secondo alcuni insiders, scienziati e ricercatori, non molto. Philip Corso, Richard Boylan, Ed Fouche, Steven Greer, Jack Sarfatti e altri sono convinti che esistano diversi velivoli di questo tipo, e che appartengano al gotha militare e dell'intelligence statunitense. Michael Wolf asserisce addirittura di aver volato su uno di questi mezzi. Un velivolo del genere, denominato Penetrator e siglato SR-75, sarebbe lungo 50 metri con apertura alare di 30 metri. Questo velivolo, sulla cui esistenza purtroppo non possediamo ancora prove certe ma che molti sostengono di aver visto, sarebbe anche denominato 'Progetto Aurora', e sembra possa viaggiare a Mach 5, anzi con alcune sostanziali modifiche sarebbe in grado di raggiungere anche Mach 7.
Il Penetrator con l'Aurora montato su I suoi due motori a ciclo combinato si avvarrebbero della combustione di metano e ossigeno liquido, sfruttando una derivazione dei classici jet, ma con applicazioni incredibili. Lo SR-75 verrebbe infatti propulso da "Motori a Onda di Detonazione", ossia da una serie di "esplosioni controllate". Qualcosa di non troppo lontano da quanto progettato da Carlo Rubbia per il suo "razzo a idrogeno per Marte", che dovrebbe venire sospinto nello spazio dalla fissione dell'Americio, metallo che ha una potenza di 500 milioni di Watt per kg. Quindi la potenza conferitagli dai motori a Onda di Detonazione e la sua estrema velocità e maneggevolezza permetterebbero all'SR-75 di raggiungere in poco tempo altitudini neo orbitali. Al Penetrator SR-75 può essere abbinata l'astronave "figlia", detta "Scramp" e siglata SR-74. La sigla Scramp starebbe per Scram Jet Rocket Propulsion, ossia "propulsione a razzo supersonica a reazione". Tale velivolo, più piccolo del Penetrator, gli verrebbe agganciato sopra tramite una piccola piattaforma predisposta, e una volta raggiunti i 30.000 metri verrebbe sganciataAlcuni ingegneri hanno ricostruito il probabile schema tecnico dell'Aurora per accedere a quote più alte, in un vero e proprio volo orbitale (quest'ultimo velivolo supersonico sarebbe il famoso caccia 'Aurora', denominato anche TAV, ossia trans-atmospheric vehicle). Secondo Ed Fouche, ex tecnico specializzato dell'USAF e addetto ai sistemi elettronici dei caccia Stealth, la tecnologia dell'SR-75 sarebbe stata ottenuta dalla retroingegneria di dischi volanti extraterrestri precipitati. Di rilievo il fatto che tempo addietro la NASA presentò il progetto di un velivolo triangolare identico al Penetrator denominato Sänger, che avrebbe portato sul dorso una nave "figlia" battezzata Horus da sganciare poi in quota orbitale. Il progetto apparentemente cadde nel dimenticatoio, ma è logico intuire che sia stato invece collocato tra i "progetti ombra".

Una ricostruzione 3D dell'Aurora


Il TR-3B, triangolo volante

Una ricostruzione del TR-3B (originale di Ed Fouche) Anche il fantomatico TR-3B sarebbe stato concepito nel tentativo di replicare avionica extraterrestre. Si tratterebbe di un triangolo volante di grandi dimensioni (quasi 100 metri di lunghezza) mosso da un sistema high tech. Sotto l'egida del fantomatico Progetto Aurora infatti non si nasconderebbe un ennesimo caccia Stealth come il l'F-117, ma una "Astronave Madre" sostenuta (ma non propulsa) da un sistema capace di alterare la gravità. Al centro del TR-3 infatti troverebbe alloggio un acceleratore circolare al plasma, capace di raggiungere 50.000 giri al minuto. Al suo interno verrebbe iniettato del plasma a base di mercurio (1*), riscaldato a 150 gradi Kelvin e pressurizzato a 250.000 atmosfere, che così stimolato provocherebbe anomalie gravitazionali nelle sue immediate vicinanze. Tale meccanismo, denominato MFD (ossia Magnetic Field Disruptor, interruttore di campo magnetico), non creerebbe una vera e propria antigravità, quanto una diminuzione dell'efficacia dell'attrazione gravitazionale della Terra sulla massa degli oggetti circostanti, che verrebbe ridotta dell'89% circa. Con un peso così ridotto, manovrabilità e velocità del velivolo sono altissime. Il TR-3B verrebbe però solo sollevato dal sistema MFD, mentre a propellerlo penserebbero tre ugelli di scarico, posti uno su ogni angolo, alimentati da un composto di idrogeno (o metano) ed ossigeno. Il reattore riscalderebbe l'idrogeno liquido, iniettando poi l'ossigeno liquido nell'ugello supersonico, in modo che entrambi vengano combusti contemporaneamente nei postbruciatori. Queste informazioni sono state diffuse da Edgard Fouche, che oltre aver lavorato per anni quale esperto di avionica per l'Aeronautica USA, ha parlato con molti addetti allo sviluppo di tali mezzi, le cui competenza e credenziali sono state accertate, accertando come non solo tali aviomezzi esistano, ma sarebbero operativi da tempo su impieghi per lo più militari.

Un computer vivente
Se analisi di laboratorio confermassero le dichiarazioni di Michael Wolf, Philip Corso, Kewper (solo per citare alcune delle nostre fonti di informazioni) ne deriverebbe che i dischi volanti sarebbero composti quasi interamente da silicio, materiale altamente conduttivo atto a contenere informazioni e ad elaborarle. Secondo Kewper, Un pilota NASA a bordo dello Shuttle: questo tipo di sistema di guida è già superato?ex insider dell'intelligence, gli UFO da lui visti nell'Area 51 sarebbero stati una specie di enorme circuito elettronico, di cui il pilota formava la parte centrale, senza la quale l'insieme non funzionava. Attualmente sulla Terra utilizziamo il silicio per costruire le CPU (o unità centrali di calcolo) dei microchip dei computers, per via della sua alta conduttività, ma non abbiamo mai pensato di costruire un velivolo con questo materiale. Le capacità di calcolo di tale mezzo sarebbero impressionanti, e al contrario di quello mostrato da tanti film di fantascienza, un "guasto al computer di bordo" diverrebbe alquanto improbabile. Infatti il computer sarebbe composta dall'intera astronave, e se questo sistema informatico non fosse centralizzato (cosa probabile), finché ne esiste anche un solo pezzo sano e operativo che possa storare i dati e calcolarli, il disco volante avrebbe un suo elaboratore attivo ed efficiente. Ma la domanda più inquietante è un'altra: quale materiale forma quel famoso 0,01 % del minerale che nessun laboratorio è riuscito a classificare e che sembra non provenire da questa Terra? E se si trattasse di un minerale avente le funzioni di enzima bioelettronico? Questo consentirebbe la famosa fusione psichica o interfaccia tra il pilota umanoide e la macchina, rendendo quest'ultima virtualmente "viva" e reattiva ai comandi mentali del pilota. È solo una teoria, che però spiegherebbe la non classificabilità del minerale stesso, forse originario di un pianeta lontano. Dunque, ipoteticamente, l'enorme massa di informazioni contenute in un velivolo quasi integralmente costituito daAlcune trails aeree riprese da un satellite Britannico: potrebbe trattarsi della scia di un caccia Aurora? silicio (ricordiamo che secondo Corso e Kewper l'interno dei dischi sarebbe rivestito da nickel e fibre ottiche), una volta attivata dal comando mentale del pilota, sarebbe a disposizione dello stesso in tempo reale. E non possiamo escludere che un contatto mentale continuo tra il mezzo volante ed il pilota non crei in quegli enzimi bioelettronici una specie di effetto feedback, ossia una imitazione approssimativa e limitata del comportamento umano (o alieno) e delle sue scelte. In pratica le particelle di interfaccia formerebbero una memoria filtro o tampone che "ricorderebbe" le scelte operate dal pilota o le sue caratteristiche, trattenendole quale imprinting nei codici di volo generali del computer di bordo. Seguendo questa ipotesi di lavoro, alternando più piloti alla guida di uno stesso mezzo introdurremmo diverse classificazioni comportamentali nella "memoria tampone" biologica del disco, creando un sistema sempre più complesso. In pratica, il mezzo inizierebbe ad avere una sua personalità ed essere dunque in grado, dopo aver accumulato abbastanza memoria biologica dai suoi occupanti, di pilotare anche in automatico, seguendo un criterio di guida e di scelta delle possibili attività estrapolato dal proprio bagaglio mnemonico-caratteriale.
Nota
Secondo l'antichissimo libro sanscrito Mahabarata gli antichi "dèi" indù viaggiavano su mezzi volanti, i Vimana, propulsi da "mercurio"... si trattava della stessa tecnologia?

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