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alia nel cuore
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CENNI STORICI:
Pietro  Celestri, nato nel 1581 da Lucrezia Migliaccio dei Baroni di Monte Maggiore e  Giovan Battista Celestri Chirco Primo Marchese di Santa Croce, ricoprì durante la sua breve vita importanti cariche:  fu infatti Marchese Cavaliere di San Giacomo, Deputato del Regno di Sicilia e Principe dei cavalieri d’armi di Palermo, Superiore della carità, Conservatore del Regio Patrimonio e Pretore di Palermo, Deputato e Pari del Regno nel 1606-8 e 1612-14, Consigliere per la guerra e ambasciatore presso il  re di Spagna Filippo III.
il cantone sud di piazza Vigliena a Palermo
Donna Francesca fu obbligata a costruire a sue spese un centinaio di dimore da destinare ai futuri populandi, dovette edificare la chiesa e tutte le altre strutture necessarie per soddisfare i bisogni della comunità. Per attirare gente offrì anche uno pezzo di terra da coltivare, prestiti per comprare il bestiame e gli attrezzi da lavoro. Certo affrontò peripezie e continue illusioni e delusioni la  circondarono per circa un decennio: i primi bandi per attirare gente, non ebbero riscontro, ma sempre grazie alla sua perseveranza donna Francesca realizzò il sogno che si era prefissato.
Ben presto la piccola cappella che era stata eretta in onore e gloria del S.S. Crocifisso fu modificata per ospitare una vera e propria chiesa realizzando le fondazioni per l’ampliamento della stessa.
Il giorno 4 febbraio del 1639, mentre si trovava a Palermo insieme al figlio Giovanni Battista, ispirata dalla devozione per la Madonna e dallo Spirito Santo, si presentò davanti ad un notaio ed decise di  stabilire un beneficio e di costruire una chiesa sotto il titolo di Santa Maria di tutte le Grazie.  Davanti al notaio, donna Francesca nominò il curato e stabilì  l’importo della rendita che doveva essere data al beneficiale affinché egli tutelasse gli interessi della chiesa, della Marchesa e dei fedeli, ovvero: celebrare le messe,  tenere accesa una lampada votiva davanti all’altare dove si custodisce il Santissimo Sacramento e di seppellire i defunti nella chiesa stessa. Stabilì inoltre che nella cripta, sotto il coro principale, dovevano essere seppelliti soltanto i corpi della Marchesa, del figlio, dei loro eredi e successori, in perpetuo, e di nessun altra persona.

Quindi, quando vi chiederanno: dove sei nato, dove abiti, dove trascorri le vacanze, cari concittadini cercate di ricordare quello che avete letto adesso e mostratevi orgogliosi del vostro paesino e cercate di non dimenticare più quella che è stata la sua fondatrice, la sua storia e tutto il bene che vogliono i suoi concittadini dispersi in ogni parte del mondo a questo paese aggrappato sulla montagna.
Nel 1596 sposò donna Francesca Cifuentes, figlia di Melchiorra Imbarbara  Crispo  e di Luca Cifuentes, Reggente della Cancelleria del Regno di Sicilia e del Supremo Consiglio d’Italia in Spagna, Presidente della Gran Corte in Sicilia e Deputato del Regno nel 1588. Pietro  Celestri acquisì  per “maritali nomine” il titolo di Barone di Lalia il 2 maggio 1600. Dal matrimonio tra Pietro e Francesca nacque  Giovanni Battista.
Nel 1611 Pietro Celestri scrisse "Idea del govierno del regno de Sicilia", il manoscritto di quest’opera in cui descriveva l'ordinamento civile e militare del Regno, è conservato presso la British Library di Londra.
Richiese, per conto della moglie Francesca, la “licentia populandi” per il feudo di Lalia al re Filippo III, la cui supplica si trova custodita all’Archivio Historico Nacional de Madrid.
Il decreto di concessione fu emesso a Madrid il 7 marzo 1615, ma per l’improvvisa morte di Pietro Celestri nel 1616 e del monarca spagnolo nel 1621, l’attuazione del suddetto decreto avvenne tuttavia il 10 ottobre 1623, sicuramente per l’interessamento ancora una volta di Francesca Cifuentes, donna di indubbio carattere, tenace e orgogliosa così come in genere lo sono solo le donne rimaste vedove, le quali rispettose della memoria dei mariti riescono ad imporsi. Donna Francesca aveva avuto l’investitura della baronia di Lalia il 7 Agosto 1617, e nel 1623 ebbe finalmente la possibilità di realizzare il sogno di popolare il suo feudo.
Secondo la pratica del tempo, il feudatario, per ottenere il richiesto privilegio, doveva versare al fisco un contributo variabile da 100 a 400 onze, consuetudine che quando il barone di Lalia chiese la “licentiae populandi” era divenuta a tutti gli effetti una legge con un editto del 13 settembre 1610 a firma di Filippo III.
questa lapide situata nel cantone sud a Palermo riporta il nome di don Pietro Celestri marchese di Santa Croce e pretore del Regno di Sicilia
di E. Granata
notizie storiche tratte dalle opere di
Eugenio Guccione e Ciro Leone Cardinale
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