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alia nel cuore
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Il fenomeno emigratorio del XIX e XX secolo da Alia verso la Lousiana tra problemi sociali e linguistici
di
Cristina Guccione

1. - Motivazioni economiche di un espatrio di massa
È opinione comune tra gli studiosi di fenomeni sociali che Alia sia stato tra i primi paesi del Meridione d'Italia, dove abbia avuto inizio l'emigrazione verso gli Stati Uniti d'America. Si tratta di un anticipo di circa dieci anni di quello che diventerà, dopo il 1900, un eccezionale e diffuso fenomeno di massa, dal quale il grosso centro agricolo delle Pre-Madonie continuerà a essere coinvolto con pesanti perdite demografiche.
Francesco Renda, uno degli storici della Sicilia più sensibili ai problemi sociali, dopo avere dimostrato che il mondo rurale isolano fu duramente colpito dall'emigrazione, sostiene, con maggiore precisione, che Alia era tra i 35 comuni della Sicilia e dei 21 della provincia di Palermo "che accusavano una diminuzione effettiva di popolazione"(1). A registrare ciò, spiega Renda, è il Censimento della popolazione del Regno d'Italia del 10 Febbraio 1901. Da esso si evince che: "Evidentemente nelle campagne del palermitano l'emigrazione aveva già acquistato quel carattere di massa che nel decennio successivo sarebbe stato comune a tutto il movimento migratorio isolano"(2). Da allora, tranne una breve parentesi di ripresa durante il periodo fascista, ad Alia si rileva un'oscillazione demografica con tendenza decrescente, che, nel corso di un secolo e mezzo, anche a causa di altri flussi emigratori verso varie parti del mondo, come America meridionale, Canada, Australia, Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Italia settentrionale, ha più che dimezzato il numero dei residenti.
Dai 6.297 abitanti, censiti nel 1881, la popolazione odierna si è ridotta a poco più di tremila anime, sul quale numero grava il fenomeno dell'urbanesimo, ossia delle molte famiglie che, per svariati motivi, sono anagraficamente residenti in paese, ma, di fatto, abitano e lavorano in città. Una recente indagine promossa dal comune di Alia e condotta in collaborazione dei vicini centri di Vicari, Montemaggiore Belsito, Aliminusa, Lercara Friddi, Roccapalumba e Valledolmo, rilevando l'andamento demografico, ha indicato Alia come il comune in cui si è registrato il più alto tasso di emigrazione. È venuto fuori che, nell'ultimo trentennio 1970-2000, hanno abbandonato il paese circa 2.592 persone e gli abitanti, che nel 1970 avevano toccato la punta di 6.494, nel 2000 sono scesi a 3.872(3).
Alia, oggi, proprio a causa dell'emigrazione, è un paese fantasma, dove è altissima la percentuale delle persone superiori ai sessant'anni di età, mentre, anche a ragione della forte riduzione delle nascite nell'ultimo trentennio, è sempre di meno il numero dei giovani. In un'area di due chilometri quadrati, quant'è il suolo del centro abitato di Alia, è sproporzionato il rapporto tra il numero dei nuclei familiari e il numero delle case, nel senso che quest'ultimo è di gran lunga superiore al primo. In molte case, infatti, non c'è più vita. Le loro porte raramente vengono riaperte. Sono le antiche dimore degli emigrati, che magari speravano di potere un giorno fare ritorno, ovvero sono le abitazioni di coloro, che, permanendo per parecchi mesi all'anno in altri comuni d'Italia o del resto d'Europa, sono soliti rientrare ad Alia in occasione delle grandi festività o nel periodo estivo.
Dalla fondazione di Alia o di Lalia, come originariamente il comune era denominato, avvenuta con licentia populandi del 7 marzo 1615 concessa dal re spagnolo Filippo III al barone Don Pietro Celestri, la popolazione era stata in continua crescita. Il primo censimento del 1714 aveva appena registrato una presenza stabile di 605 individui distribuiti in 198 famiglie. Da quell'anno sino al 1881, per via di una campagna di colonizzazione nei paesi viciniori, si ebbe uno straordinario e irripetibile incremento.
"In poco più di un trentennio - si legge in una recente e documentata storia di Alia - l'evoluzione fu tangibile. A confermarla giunsero i dati dei riveli degli anni 1747 e 1748. La popolazione era aumentata, rispetto al 1714, di oltre il 400 per cento ed era passata a 2.651 anime, con 1.610 maschi e 1.041 femmine. I nuclei familiari erano saliti a 356 e ognuno di essi contava in media più di 7 membri. Basterebbe questo solo elemento per indicare l'evidente equilibrio raggiunto dalla colonizzazione. Ma si era semplicemente a una tappa di un graduale progresso, perché, appena qualche decennio dopo, e per l'esattezza nel 1798, la popolazione avrebbe raggiunto le 3.855 anime. Lalia si avviava ormai a diventare un grosso centro e a mettersi in diretta concorrenza con i paesi limitrofi"(4).

In appena 50 anni, si avrà, come si è detto, un altro consistente raddoppio demografico. Dai censimenti è facile rilevare, qua e là, le prime conseguenze dell'emigrazione. A tal proposito sono abbastanza eloquenti i dati rilevati nel 1907 dal pubblicista aliese Ciro Leone Cardinale nella voce "Alia", scritta per il Dizionario illustrato dei comuni siciliani a cura di Francesco Nicotra. Tali dati riguardano, appunto, la popolazione aliese secondo i risultati dei censimenti che rilevano 5.499 abitanti nell'anno 1861, 4.566 nel 1871, 6.297 nel 1881e 6.045 nel 1901.
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